A Cuba la COVID-19 è un problema di tutti

Nella riunione de gruppo per la prevenzione e il controllo de nuovo coronavirus è stata passata in rivista la situazione de L’Avana e Matanzas. Inoltre è stato analizzato il lavoro dei Servizi Medici delle Forze Armate Rivoluzionarie nello scontro alla COVID – 19, nelle cui istituzioni sono stati assistiti il 64,6% de casi diagnosticati nel paese

Leticia Martínez

Se qualcosa è stata ben chiarita nell’Isola in questi 84 giorni di scontro frontale alla COVD – 19, è stata la necessità di unire tutti gli sforzi per il bene comune e supremo di salvare vite.

Oggi, quando l’Avana è l’epicentro del epidemia nella nazione, questa premessa non è scaduta e il Governo cubano segue da vicino la situazione della capitale che ha confermato ieri, martedì 2 giugno, altri nove casi nuovi, per un totale di 1075 da quando la malattia è arrivata nel territorio nazionale.

Di fronte a questo panorama, buona parte della sessione del gruppo di lavoro per la prevenzione e il controllo del nuovo coronavirus – guidata dal Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, e dal primo ministro, Manuel Marrero Cruz– è stata dedicata all’analisi dello scenario epidemiologico de L’Avana, dove, come ha informato il ministro di Salute Pubblica, José Ángel Portal Miranda, ci sono 152 dei 180 casi attivi che sono ricoverati a Cuba.

In questo territorio occidentale c’è il tasso più alto d’incidenza di casi positivi alla COVID – 19 nelle ultime due settimane. Inoltre in sei dei contagi aperti, gli eventi di trasmissione della malattia che ci sono nel paese, tre sono ubicati nella capitale.

Il governatore Reinaldo García Zapata, ha offerto dettagli soprattutto sul focolaio generato nei laboratori AICA, che ha apportato cinque dei nuovi casi positivi di este martedì 2 giugno nella città.

Lì si stanno realizzando prove a un totale di 1 035 lavoratori per concludere con sicurezza lo studio previsto e si continuano ad investigare le cause e le condizioni che hanno provocato il contagio in questa importante istituzione.

Nella capitale, ha assicurato García Zapata, si stanno rinforzando tutte le misure di scontro ed è stato presentato un piano più completo che comprende azioni d ordine interno e di salute.

Prossimamente si chiuderanno gli eventi (le quarantene) del consiglio popolare  Luyanó Moderno e del Cotorro, e resterà quello del Centro Habana, più ampio e più complesso proprio di qusta zona dela città.

Come parte dell’incremento nelle misure che si stavano applicando, il vice primo ministro Roberto Morales Ojeda ha segnalato che  «Non possiamo smettere di realizzare a L’Avana, come minimo, 1500 prove  PCR, non solamente a contatti o persone sospette ; dobbiamo andare più in là, con la stratificazione del rischio perchè l’investigazione clinica, per il numero degli asintomatici, non ci sta dando molta informazione».

L’investigazione, ha sottolineato, dev’essere di laboratorio e la sicurezza la dà il   PCR. «Indipendentemente da tutte le misure s’isolamento, di distanza sociale, di disciplina e di partecipazione attiva alla quale si stanno convocando la nostra popolazione e tutte le autorità amministrative, e anche dal punto di vista del settore della Salute, si stanno pianificando altri gruppi di decisioni.

Ma come principio, ha reiterato, non possono essere meno di 1500 le prove in questo momento e l’intenzione è che possiamo crescere per far sì che l’universo da investigare ogni giorno sia superiore, soprattutto nelle zone di silenzio «che ci permetta di fermare questo e non avere nuovi eventi nelle istituzioni, perchè diverrebbe interminabile la coda dell’epidemia».

Da Matanzas, in videoconferenza, il governatore Mario Sabines Lorenzo ha attualizzato sulla situazione di  questo territorio, che poco a poco va mostrando risultati più promettenti.  Di 195 casi in totale, 166 hanno superato la malattia, restano 21 positivi ricoverati negli ospedali e non ci sono pazienti in stato critico  o grave.

In questo incontro, il capo della direzione dei Servizi Medici delle Forze Armate Rivoluzionarie, generale di brigata Francisco Martínez Quintela, ha dettagliato sulla partecipazione di queste istituzioni nello scontro alla COVID – 19,  dopo la decisione del Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz d’incorporare sei degli ospedali militari del paese e due posti medici di Salute territoriale.

Sono stati abilitati 1.240 letti per i ricoveri, di questi 110 per l’assistenza del paziente critico o grave.

Hanno partecipato circa 3380 persone, tra medici, dentisti, infermieri, tecnici, studenti di medicina, militari, soldati e lavoratori civili.

Dal 13 de marzo, ha aggiunto sono stati ricoverati 6963 pazienti, dei quali 1347 positivi alla COVID – 19, e questo numero rappresenta il 64,6% del totale dei casi diagnosticati nel paese.

«Nelle nostre unità di terapia intensiva, ha specificato, sono morti 35 pazienti per il nuovo coronavirus, con un tasso di letalità del 2.5%,  molto al di sotto della media mondiale che questo martedì 2 giugno ha chiuso con il 6.06%.

Inoltre partecipano a 14 prove cliniche proposte dal Minsap e dal Gruppo di Imprese  BioCubaFarma, tra le quali spiccano per i risultati soddisfacenti l’utilizzo del Heberferón Alfa 2b, del peptide CIGB-258 nei pazienti critici, del plasma iper immune e di recente gli studi relazionati alla strategia d’appoggio psicologico».

Dopo questa dettagliata esposizione, il Presidente Díaz-Canel ha segnalato gli eccellenti risultati ottenuti in queste unità delle FAR, la modestia dei loro lavoratori, che non hanno risparmiato sforzi nella nobile battaglia di salvare vite.

Come parte di un popolo impegnato interamente alla battaglia contro la COVID – 19 le istituzioni militari hanno fatto molto più di un passo avanti.

 

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.