Cuba, un’ossessione nordamericana

Fabián Escalante Font https://lapupilainsomne.wordpress.com

Le relazioni tra Cuba e gli USA sono state antagonistiche fin da tempi remoti. La famosa Dottrina Monroe, che aggiudicava Cuba al Nord America al momento di rendersi indipendente dalla Spagna, più tardi due interventi militari per imporre una neocolonia vanificando l’indipendenza e la sovranità nazionale e quindi l’imposizione di diversi governi e dittature corrotte che garantiranno agli USA il controllo politico, economico e sociale dell’Isola furono le strategie seguite per assicurarsi che la “frutta matura” cadesse nel suo cortile.

Vale la pena, allora, oggi che gli USA perfezionano le loro strategie per piegare la resistenza del popolo cubano, di rivedere alcuni momenti salienti di quella storia, quando la CIA e altre agenzie sovversive USA cercarono di contrastare la rivoluzione che si progettava nella Sierra Maestra.

Già nell’ultima fase delle lotte del popolo cubano per la sua indipendenza e sovranità, prima del rovesciamento della dittatura di Fulgencio Batista, gli USA cercarono, senza successo, di atomizzare e far fallire il processo rivoluzionario, insieme ai loro partner del “sindacato del crimine organizzato” che si era stabilito a L’Avana alla fine degli anni quaranta.

Nel 1950 un noto mafioso di primo piano, Meyer Lansky, [1], fece accordi con il governo autentico [2] di Carlos Prio, da 250000 $, per consentire il ritorno a Cuba di Batista e dargli un protocollo da senatore della repubblica. Era il loro uomo di fiducia a L’Avana, per ogni evenienza. Poi, rendendosi conto, governanti del nord e mafiosi, dell’instabilità politica causata dalla drammatica corruzione e ladrocinio di quel governo e della possibilità di una eventuale esplosione popolare, propiziarono il colpo di stato eseguito da Batista nel marzo 1952. Questo diede loro le garanzie necessarie per mantenere le prebende e privilegi che avevano a cui si sarebbe unito il progetto, della mafia, per fare dell’isola, “Las Vegas dei Caraibi”, una rete di casinò, prostituzione, droga, aborti clandestini, gangsterismo e corruzione diffusa, che divennero realtà quotidiana; ciò che Fidel Castro con l’assalto al Moncada e la guerra di liberazione sviluppata in seguito, sradicò definitivamente dalla nostra patria.

La stazione CIA all’Avana contava allora su più di due decine di agenti operativi nella sua ambasciata ed altrettanti agenti sotto “copertura profonda” collocati in posti chiave nella società avananera di allora. William Caldwell, aggregato diplomatico, era il capo della stazione, mentre l’ambasciatore, Arthur Gardner, diveniva l’ alabardiere del regime di Batista. Estratti di un libro scritto da un veterano agente CIA, Howard Hunt, poi attivo partecipante all’aggressione contro Cuba, riferiva una riunione a L’Avana di quegli anni, che mostrava, pittorescamente, lo scenario di allora:

“Venti di noi stavamo seduti nello spazioso ufficio dell’onorevole Arthur Gardner, ambasciatore USA a Cuba. Attraverso le alte finestre potevamo guardare verso il mare e vedere gli yacht e le barche da pesca dondolarsi nel Caribe. Sotto, il malecón avanero, auto ultimo modello transitavano rapidamente tra i turisti che passeggiavano con i loro colorati vestiti da vacanza. L’aria era fredda in quella mattina del dicembre 1956, ma il sole era brillante e molti di noi volevamo passare il pomeriggio nuotando nelle spiagge di Mariano.

“Ad eccezione dell’ambasciatore Gardner tutti eravamo ufficiali CIA, tranne alcuni funzionari del quartiere generale, capi di stazioni in America Latina e nei Caraibi. Per tre giorni abbiamo partecipato ad una riunione regionale la cui sede di celebrazione annuale era scelta in base all’accessibilità dei partecipanti, così come dell’assenza di ambasciate comuniste. Il nostro incontro annuale era verso la fine e partecipiamo ad un incontro di cortesia dell’ambasciatore.

“Il nostro capo di Divisione, il colonnello JC King, dava al diplomatico i punti di vista della CIA, quando un aiutante dell’ambasciata entrò e sussurrò qualcosa all’ambasciatore. Ritirandosi lo stesso Gardner ci disse che il presidente Batista lo aveva informato che una barca carica di rivoluzionari era stata affondata nella provincia di Oriente e che i sopravvissuti erano perseguiti dall’esercito e dalla forza aerea. Il capo della banda era un vecchio agitatore, Fidel Castro, che era tra i morti. “Voltandosi verso King, Gardner disse: “che il nome mi è familiare … non stava Castro coinvolto nelle rivolte a Bogotá? “Profondamente coinvolto” annuì King. Il famoso bogotazo … “

L’anno successivo, 1957, vicino alla città di New York, in una località chiamata Apalachin, l’FBI “sorprese” [3] una riunione dei capimafia di tutto il paese, tra le altre cose, puntualizzavano le competenze di ciascuna “famiglia” nelle attività di gioco d’azzardo, prostituzione e traffico di droga a L’Avana.

Sotto il mantello di un programma agricolo, denominato “Punto IV”, i diplomatici ed ufficiali CIA si muovevano liberamente per tutto il paese in cerca di informazioni, reclutamento e azioni segrete destinate al sostegno del governo di Batista ed altre a “stimolare” l’ “opposizione morbida” alla dittatura, alla ricerca di sostegno da entrambi i lati. Dopo il Moncada e la popolare auto-difesa di Fidel Castro, la CIA iniziò a lavorare in tre direzioni principali: la guerra psicologica, con un forte accento anticomunista, per manipolare i pregiudizi socio-politici esistenti e appioppare ai rivoluzionari l’aggettivo di “salariati” di interessi foranei di una potenza extra continentale, l’URSS; rafforzare la polizia e militarmente Batista, aumentando le consegne di armi e consulenza per lo sterminio dei fuochi ribelli e la resistenza urbana; ed infine, il “gioiello della corona”, che consisteva nello sviluppare una “opposizione insurrezionale”, che tra altre azioni includeva la formazione di una zona guerrigliera proprio nell’Escambray cubano, che, se necessario, frustrasse il progetto di Fidel per spostare la guerra di liberazione verso l’occidente del paese, mentre screditasse il movimento rivoluzionario, causando violenze e crimini tra la popolazione contadina.

Per il primo compito si scelse il veterano di Cile e Guatemala, David A. Phillips [4], che anni dopo sarebbe diventato capo della Divisione dell’Emisfero Occidentale della CIA, che operando da un ufficio di pubbliche relazioni, ubicato nella strada Humboldt [5], nella centrale Rampa avanera, doveva condurre una campagna di sovversione politica ed ideologica attraverso i principali mezzi stampa, radio e televisione locali. Articoli, discorsi, conferenze presso università e scuole, associazioni culturali e confraternite, reclutamento di personaggi televisivi e culturali infine tutto ciò che era alla sua portata fu utilizzato per tali scopi.

Da parte sua, Alan Dulles, capo della CIA, si recò nella capitale cubana per intervistare i principali capi della polizia, a cui raccomandò la creazione del Bureau per la Repressione delle Attività comunisti, BRAC [6], come il mezzo più efficace per sterminare il movimento rivoluzionario, stabilendo corsi di addestramento per gli ufficiali responsabili di queste attività e fornendo loro abbondanti risorse.

Parallelamente la CIA incoraggiava una formazione paramilitare creata, “le tigri” capitanate da un “collaboratore” dell’ambasciata, Rolando Masferrer Rojas, che avrebbe commesso centinaia di crimini in tutto il paese, al fine di indebolire il movimento rivoluzionario ed instaurare il terrorismo di stato. La missione militare USA elevò il suo organico dentro l’esercito nazionale e una importante consulenza ed aiuto in attrezzature ed armi fu consegnata a partire da allora alle forze militari del tiranno.

Infine l’Agenzia decise di implementare un nuovo metodo di lavoro; formare una guerriglia “rivoluzionaria”, come oggi appoggiano lo Stato Islamico o, all’epoca, crearono Al Qaeda, per il quale designarono un loro collaboratore, Eloy Gutierrez Menoyo e un gruppo di personaggi, molti provenienti da organizzazioni autentiche allontanate dal potere [7], che detto per inciso, contavano nel paese su sostanziosi arsenali occulti, in attesa di un’occasione per usarli, non per liberare la patria, ma per assaltare il potere e recuperare i privilegi perduti. Così nacque, contro natura, il “II Fronte Nazionale dell’Escambray” di triste ricordo per i contadini delle regioni in cui operò, per gli abusi e gli eccessi commessi, che gli fecero accreditare l’aggettivo popolare di “mangia vacche” poiché rubare bestiame era una delle “azioni militari” preferite. Un’insegna alle porte del loro principale accampamento li definiva: “Vietato l’accesso ai comunisti.” Là nel loro gruppo, due agenti sotto contratto CIA, William Alexander Morgan e John Maple Spiritto, erano gli incaricati di controllare i “ribelli di Menoyo”.

Il 17 febbraio 1957, poche settimane dopo lo sbarco del Granma, Fidel Castro, ancora con una piccola truppa di 20 uomini, perseguito e vessato dalle forze della tirannia, s’intervistava con il giornalista Hebert Mathew, del New York Times, per esporre all’opinione pubblica mondiale ed USA i motivi e le ragioni di quella guerra che aveva appena iniziato.

Quattro mesi più tardi, l’11 luglio, Celia Sanchez informava il leader cubano che “Quel mezzogiorno Frank (Pais) ricevette un urgente avviso di María Antonia Figueroa che lo informava che il vice-console USA a Santiago de Cuba, Robert Wichea desiderava stabilire un contatto con il comandante nella Sierra insieme ad un altro nordamericano che non conosceva a cui Frank aveva risposto: “per una cosa di tale portata dobbiamo consultare Alex (Fidel Castro). Ora stesso parte la richiesta, suppongo ci vorranno 5 giorni per la risposta. Il console era conosciuto, ma l’altro signore no. Prima abbiamo bisogno di sapere chi è. Oltre a quali cose o argomenti vogliono trattare. Questo è molto importante “[8]

In quei giorni il Comandante Fidel Castro lavorava con altri compagni ad un documento che si chiamò “Il Manifesto della Sierra Maestra” che, datato 12 luglio, costituì una dichiarazione di principi e proiezioni politiche di singolare importanza storica, che definiva con chiarezza la posizione del movimento 26 luglio di fronte a “patti” mediatori e colpi di stato militari. Fu quello il momento in cui ricevette la lettera di Frank, dove questo, inoltre, puntualizzava: “oramai sono intrattabile con tanto movimento e le conversazioni dell’ambasciata. Penso che converrebbe chiuderci un po’ di più, senza mai perdere il collegamento, ma non dar loro l’importanza che gli si sta dando, poiché vedo che si stanno introducendo e non vedo chiaramente i loro veri scopi. Ho dubbi su altra mediazione “[9].

Sabato 20, Fidel scrive una lunga lettera a Frank. In essa, analizzava questioni molto importanti e tra le altre cose puntualizzava: “non pongo nessuna obiezioni alla probabile visita di un diplomatico USA nella Sierra, in quanto ciò costituirebbe un riconoscimento della belligeranza delle forze rivoluzionarie e un’ulteriore vittoria contro la tirannia, sempre e quando si sappia tener alto la dignità e la sovranità nazionale”. E aggiunge: “che ci fanno richieste? le rifiutiamo, che vogliano sapere le nostre opinioni? le esponiamo senza paura, che desiderino stringere legami di amicizia con la democrazia trionfante a Cuba? Magnifico! Questo è un segno che riconoscono il risultato finale di questa lotta. Che ci propongano una mediazione amichevole? Risponderemo che non c’è una mediazione onorevole, né mediazioni patriottica, né mediazione possibile in questa lotta”[10].

Nel frattempo, il Dipartimento di Stato aveva considerato necessario eseguire due misure supplementari al progetto sovversivo; una, sostituire ambasciatore di allora, Arthur Gardner, un noto batistiano, per l’esperto Earl Smith e l’altra assegnata alla CIA che doveva rafforzare il suo contingente presso l’ambasciata con un gruppo di operativi reduci dell’operazione “Exito (Successo)” che nel 1954 rovesciò il governo di Jacobo Arbens in Guatemala, guidati da David S. Morales, che occupò la carica di aggregato diplomatico e capo delle operazioni sporche.

Mentre i mafiosi guidati da Santos Trafficante Junior, un uomo di fiducia di Meyer Lansky, stavano tentando, con tutti i mezzi, di accedere e di corrompere le strutture rivoluzionarie, fornendo risorse finanziarie e anche, se necessario, “case sicure” per accogliere i rivoluzionari profughi. Esempio di questo furono le attività realizzate dal gioielliere Carlos Tepedino, uomo di fiducia del mafioso, con uffici all’Havana Hilton, che attirò nella sua cerchia diversi partecipanti alla lotta contro Batista di provenienza autentica.

Il 28 agosto 1958 atterrarono in un piccolo aereo con armi ed equipaggiamenti, in un luogo conosciuto come “Cayo Espino”, nelle vicinanze della Sierra Maestra, Pedro Luis Diaz Lanz, che più tardi sarebbe stato capo della forza aerea dei ribelli e l’agente CIA, su contratto, Frank Sturgis con le istruzioni d’intervistare Fidel Castro e verificare la presunta presenza comunista nella guerriglia. Come riportò quest’ultimo in un libro autobiografico, si incontrò con il leader rivoluzionario e potette constatare che quelle accuse erano infondate; ciò di cui informò, in novembre, dopo essere sceso dalla montagna e andato a Santiago de Cuba, l’ufficiale CIA e vice console USA, Robert Wichea, che da quel luogo aveva un “avamposto” per osservare e cercare di influire lo sviluppo della lotta armata nell’oriente di Cuba.

Alcuni giorni dopo, il 12 dicembre 1958, in un’operazione combinata tra FBI, seguaci di Carlos Prio e polizia di Batista [11], utilizzando l’ex marine nordamericano Alan Robert Nye cercarono di assassinare Fidel Castro nelle vicinanze di Bayamo, in piena offensiva dei ribelli. Lo yankee, che doveva consegnarsi ai ribelli e “passare” per simpatizzante dei rivoluzionari, alla prima occasione in cui avesse incontrato il dirigente, lo doveva assassinare con le armi che gli consegnarono e fuggire al riparo delle truppe di Batista. Questo fatto fu riconosciuto dai tribunali rivoluzionari, nel febbraio 1959, processato e punito, evidenziando come le autorità USA si coinvolsero nel far fallire la rivoluzione, assassinare il leader rivoluzionario e proteggere Fulgencio Batista.

D’altra parte, gli sforzi dell’amministrazione Eisenhower per salvare la dittatura furono supremi e multilaterali. Dopo aversi celebrato la farsa elettorale, del novembre 1958, in cui, come previsto, vinse il candidato governativo, il presidente USA inviò due emissari a Cuba: William Pawley, ex ambasciatore e proprietario della fabbrica del gas dell’Avana e di una linea di autobus urbano e l’ispettore generale della CIA, Lynman Kirpatrick, per convincere Batista che era il momento di ritirarsi, cosa che il dittatore sapeva bene, poiché nel 1944 Meyer Lansky fu il messaggero del presidente Franklin D. Roosvelt con le stesse finalità [12]. Tuttavia, Batista ignorò i consigli dei suoi padroni e ora sono noti i risultati.

La dittatura fu rovesciata proprio quella fine dell’anno e come Fidel Castro aveva, in precedenza, espresso in una lettera a Celia Sánchez, era da allora che iniziava la vera Rivoluzione. Cuba cambiò diventando faro di luce e di speranza per tutti i popoli del continente, la sua solidarietà non ha avuto confini, migliaia di medici, insegnanti, istruttori d’arte e sport hanno percorso il mondo, e tra le sue principali realizzazioni ha avuto la creazione di un cubano più colto, libero, intelligente, solidario e onesto, elevando i suoi standard di vita, spirituali e morali. Questa è l’eredità di Fidel che sarà sempre tra noi. Gloria eterna alla sua memoria!!

Note

[1] Meyer Lansky della mafia ebraica di New York, FU, per molti anni, il secondo al comando di Luky Luciano, “capo di tutti i capi”, che, nel 1947, riunì presso l’Hotel Nacional de L’Avana, i principali capi delle famiglie mafiose USA per dividersi quello che sarebbe stata “la Las Vegas dei Caraibi”: Cuba.

[2] Partito Rivoluzionario Cubano, PRC, “autentico” che fu guidato dall’ex presidente Ramón Grau San Martin, un politicante corrotto, che nominò come suo successore Carlos Prio, un noto corrotto e tossicodipendente.

[3] “sorprese”, perché miracolosamente i principali capi delle famiglie mafiose lì riuniti, fuggirono

[4] David Atlee Phillips iniziò le sue attività nella CIA in Cile negli anni cinquanta, poi in Guatemala, dove diresse la campagna di guerra psicologica, in seguito a Cuba, poi l’operazione della Baia dei Porci, l’assassinio del presidente John Kennedy, aggressione alla Repubblica Dominicana, nel 1965, l’assassinio del Che Guevara in Bolivia, il colpo di stato militare contro il presidente Allende, furono tra le altre le sue più importanti operazioni, fino alla sua ascesa a capo della dell’emisfero settentrionale.

[5] la David Phillips Asociation

[6] Il BRAC era comandato da due agenti veterani: Mariano Faget e José de Jesús Castaño

[7] Nazario Sargent, Armando Fleites, Jesus Cabrera, Plinio Prieto, Sinesio Walch tra gli altri.

[8] Archivio della Rivoluzione, Consiglio di Stato

[9] Idem

[10] Idem

[11] Al comando del colonnello Orlando Piedra Negueruelos, capo del Bureau of Investigation, simile all’FBI yankee.

[12] Secondo Warren Hinckle e William Turner autori de “Il pesce è rosso”


Cuba, una obsesión norteamericana

Por Fabián Escalante Font

Las relaciones entre Cuba y Estados Unidos han sido antagónicas desde épocas pretéritas. La conocida doctrina Monroe, que adjudicaba Cuba a Norteamérica al independizarse de España, más tarde dos intervenciones militares para imponer una neocolonia frustrando la independencia y soberanía nacional y luego la imposición de varios gobiernos y dictaduras corruptas que les garantizaran el control político, económico y social de la Isla fueron las estrategias seguidas para asegurarse que la “fruta madura” cayera en su patio.

No es ocioso entonces, hoy que Estados Unidos perfecciona sus estrategias para doblegar la resistencia del pueblo cubano, repasar algunos momentos culminantes de aquella historia, cuando la CIA y otras Agencias subversivas norteamericanas intentaron frustrar la revolución que se gestaba en la Sierra Maestra.

Ya en la última etapa de las luchas del pueblo cubano por su independencia y soberanía, antes del derrocamiento de la dictadura de Fulgencio Batista, Estados Unidos trató infructuosamente de atomizar y frustrar el proceso revolucionario, en compañía de sus asociados del “sindicato del crimen organizado”, que se habían asentado en la capital cubana a finales de los años cuarenta.

En 1950 un prominente mafioso, Meyer Lansky[1], hizo tratos con el gobierno autentico[2] de Carlos Prío para, por 250,000 dólares, posibilitar el regreso a Cuba de Batista y dotarlo de un acta de senador de la República. Era su hombre de confianza en la Habana, para cualquier eventualidad. Luego, al percatarse gobernantes del norte y mafiosos, de la inestabilidad política provocada por la dramática corrupción y latrocinio de aquel gobierno y la posibilidad de una eventual explosión popular, propiciaron el golpe de estado ejecutado por Batista en marzo de 1952. Ello le dio las garantías necesarias para mantener las prebendas y privilegios con que contaban, a lo cual se uniría el proyecto de la Mafia para hacer en la Isla, “Las Vegas del Caribe”, un entramado de casinos de juego, prostitución, drogas, abortos ilegales, gansterismo y corrupción generalizada, las cuales devinieron en realidad cotidiana, algo que Fidel Castro con el asalto al Moncada y la guerra de liberación desarrollada posteriormente, erradicó definitivamente en nuestra patria.

La estación de la CIA en la Habana contaba en esa época con más de dos decenas de oficiales operativos en su embajada y otros tantos agentes bajo “cubierta profunda” ubicados en puestos claves en la sociedad habanera de entonces. William Caldwell, agregado diplomático, era el jefe de la estación, mientras que el embajador, Arthur Gardner, devenía en alabardero del régimen batistiano. Fragmentos de un libro escrito por un veterano agente CIA Howard Hunt, luego activo participante de la agresión contra Cuba, refería una reunión en la Habana de aquellos años, que mostraba pintorescamente el escenario de entonces:

“Veinte de nosotros estábamos sentados en la espaciosa oficina del honorable Arthur Gardner, embajador de Estados Unidos en Cuba. A través de las altas ventanas podíamos mirar hacia el mar y ver los yates y botes de pesca mecerse en el Caribe. Debajo, el malecón habanero, autos del último modelo transitaban rápidamente entre los turistas que paseaban con sus coloridas ropas de vacaciones. El aire era frío en aquella mañana de diciembre de 1956, pero el sol era brillante y muchos de nosotros deseábamos pasar la tarde nadando en las playas de Mariano.

“A excepción del embajador Gardner todos éramos oficiales de la CIA, salvo algunos funcionarios del cuartel general, jefes de estaciones en América Latina y el Caribe. Durante tres días habíamos estado participando en una reunión regional, cuyo lugar de celebración anual, era escogido sobre la base de la accesibilidad de los participantes, así como de ausencia de embajadas comunistas. Nuestra reunión anual llegaba a su fin y asistíamos a una reunión de cortesía del embajador.

“Nuestro jefe de División el coronel JC King daba al diplomático los puntos de vista de la CIA, cuando un ayudante de la embajada penetró y le susurro algo a éste. Al retirarse el mismo Gardner nos dijo que el presidente Batista le había informado que un bote cargado de revolucionarios había sido hundido en la provincia de Oriente y que los sobrevivientes eran perseguidos por el ejército y la fuerza aérea. El líder de la banda era un antiguo agitador, Fidel Castro, quien estaba entre los muertos. “Virándose hacia King, Gardner dijo: “ese nombre me es familiar… no estuvo Castro involucrado en las revueltas de Bogotá? “Profundamente involucrado” asintió King. El famoso bogotazo…”

Al año siguiente, 1957, muy cerca de la ciudad de Nueva York, en una localidad denominada Apalachin, el FBI “sorprendió”[3] una reunión de los jefes mafiosos de todo el país, que entre otros asuntos, puntualizaban las competencias de cada “familia” en las actividades de juego, prostitución y tráfico de drogas en la Habana.

Bajo el manto de un programa de agricultura denominado “Punto IV” los diplomáticos y oficiales de la CIA se movían libremente por todo el país, en búsqueda de informaciones, reclutamientos y acciones encubiertas destinadas unas al apoyo del gobierno de Batista y otras a “estimular” la “oposición blanda” de la dictadura, en búsqueda de apoyos en ambos bandos. Después del Moncada y la conocida autodefensa de Fidel Castro, la CIA comenzó a trabajar en tres direcciones fundamentales: la guerra sicológica, con fuerte acento anticomunista, para manipular los prejuicios socio políticos existentes y endilgar a los revolucionarios el calificativo de “asalariados” de intereses foráneos de una potencia extra continental, la URSS; fortalecer policial y militarmente a Batista, aumentado las entregas de armamentos y asesoramiento para el exterminio de los focos rebeldes y resistencia urbana; y finalmente la “joya de la corona” que consistía en desarrollar una “oposición insurreccional”, que entre otras acciones incluía la formación de una zona guerrillera propia en el Escambray cubano, que llegado el caso, frustrara el proyecto de Fidel para trasladar la guerra de liberación hacía el occidente del país, al tiempo que desacreditar al movimiento revolucionario, provocando desmanes y crímenes entre la población campesina.

Para la primera tarea se escogió al veterano de Chile y Guatemala David A. Phillips[4], quien años después, llegaría a ser jefe de la División del Hemisferio Occidental en la CIA, el que operando desde una oficina de relaciones públicas ubicada en la calle Humboldt[5], en la céntrica Rampa habanera, debía dirigir una campaña de subversión política e ideológica a través de los principales medios de prensa, radio y televisión local. Artículos, charlas, conferencias en Universidades y escuelas, sociedades culturales y fraternales, reclutamiento a personajes de los medios televisivos y culturales en fin todo lo que estuvo a su alcance fue utilizado para tales fines.

Por su parte, Alan Dulles, jefe de la CIA, viajó a la capital cubana entrevistando a los principales jefes policiales, a los cuales recomendó la creación del Buró para la Represión de Actividades Comunistas, BRAC[6], como el medio más eficaz para exterminar al movimiento revolucionario, estableciendo cursos de entrenamiento para los oficiales a cargo de esas tareas y proveyéndolos de abundantes recursos.

Paralelamente la CIA estimulaba una formación paramilitar creada, “los tigres” capitaneados por un “colaborador” de la embajada, Rolando Masferrer Rojas, quien llegaría a cometer cientos de crímenes a lo largo y ancho del país, a los fines de debilitar al movimiento revolucionario e instaurar el terrorismo de estado. La misión militar norteamericana elevó su plantilla dentro del ejército nacional y un importante asesoramiento y ayuda en equipos y armamentos fue entregado a partir de entonces a las fuerzas militares del Tirano.

Finalmente la Agencia decidió ejecutar un novedoso método de trabajo; formar una guerrilla “revolucionaria”, al igual que hoy apoyan al Estado Islámico o en su momento crearon Al Qaeda, para lo cual designaron a su colaborador, Eloy Gutiérrez Menoyo y un grupo de personajes, muchos provenientes de las organizaciones auténticas desplazadas del poder[7], que dicho sea de paso, contaban en el país con cuantiosos arsenales escondidos, que esperaban una oportunidad para utilizarse, no para liberar la patria, sino para asaltar el poder y recuperar las prebendas perdidas. Así nació, contra natura, el “II Frente Nacional del Escambray”, de triste recordación de los campesinos de las comarcas donde operó, por los abusos y desmanes cometidos, que los hicieron acreedores del calificativo popular de “come vacas” pues robar ganado era una de las “acciones militares” preferidas. Un letrero a las puertas de su campamento principal los definía: “Prohibida la entrada a los Comunistas”. Allá en su grupo, dos agentes bajo contrata de la CIA, William Alexander Morgan y John Maple Spiritto, eran los encargados de controlar a los “rebeldes de Menoyo”.

El 17 de febrero de 1957, pocas semanas después del desembarco del Granma, Fidel Castro, aún con una pequeña tropa de 20 hombres, perseguido y acosado por las fuerzas de la Tiranía, se entrevistaba con el periodista Hebert Mathew, del New York Times, para exponer a la opinión pública mundial y norteamericana los motivos y razones de aquella guerra que recién comenzaba.

Cuatro meses más tarde, el 11 de julio Celia Sánchez le informaba al líder cubano que “Ese mediodía Frank (País) recibió aviso urgente de María Antonia Figueroa informando que el vicecónsul norteamericano en Santiago de Cuba, Robert Wichea deseaba establecer contacto con el comandante en la Sierra junto con otro norteamericano que no conocía a lo que Frank había respondido: “una cosa de esa envergadura tenemos que consultarle a Alex (Fidel Castro). Ahora mismo sale la petición, supongo que tardará 5 días la respuesta. Al cónsul se conocía, pero al otro señor no. Tenemos que saber quién es antes. Además que cosas o temas van a tratar. Esto es muy importante”[8]

En esos días el Comandante Fidel Castro trabajaba con otros compañeros en un documento que se denominó “El manifiesto de la Sierra Maestra” que con fecha 12 de julio constituyó una declaración de principios y proyecciones políticas de singular trascendencia histórica, que definía con meridiana claridad la posición del movimiento 26 de julio frente a “pactos” mediadores y golpes militares. Fue ese el momento en que recibió la carta de Frank, donde éste además puntualizaba: “ya yo estoy arisco con tanto movimiento y conversaciones de la embajada. Creo que convendría cerrarnos un poquito más, nunca perder el enlace, pero no darle la importancia que se le está dando, pues veo que se están introduciendo y no veo claro sus verdaderos fines. Tengo recelos de otra mediación”[9].

El sábado 20, Fidel escribe una larga carta dirigida a Frank. En ella, analizaba temas muy importantes y entre otros asuntos puntualizaba: “no pone ninguna objeción en la probable visita de un diplomático norteamericano a la Sierra, pues ello constituiría un reconocimiento de beligerancia de las fuerzas revolucionarias y una victoria más contra la tiranía, siempre y cuando se sepan mantener en alto la dignidad y la soberanía nacional”. Y añade: “que nos hacen exigencias?, las rechazamos, que desean conocer nuestras opiniones?, las exponemos sin temor alguno, que desean estrechar lazos de amistad con la democracia triunfante en Cuba?, Magnifico!. Eso es síntoma de que reconocen el desenlace final de esta lucha. Que nos proponen una mediación amistosa?, responderemos que no hay mediación honrosa, ni mediación patriótica, ni mediación posible en esta lucha”[10].

Mientras, el Dpto. de Estado había considerado necesario implementar dos medidas adicionales al proyecto subversivo; una, sustituir al embajador de entonces, Arthur Gardner, un connotado batistiano por el experimentado Earl Smith y la otra asignada a la CIA que debía reforzar su contingente en la embajada con un grupo de operativos veteranos de la operación “Éxito” que en 1954 derrocara al gobierno de Jacobo Arbens en Guatemala, encabezados por David S. Morales, que ocupo el cargo de agregado diplomático y jefe de operaciones sucias.

Mientras, los mafiosos encabezados por Santos Traficante junior, hombre de confianza de Meyer Lansky trataban por todos los medios de acceder y corromper las estructuras revolucionarias, aportando recursos financieros e incluso, llegado el caso, “casas de seguridad” para acoger a revolucionarios prófugos. Ejemplo de ello fueron las actividades realizadas por el joyero Carlos Tepedino, hombre de confianza del mafioso, con oficinas en el Havana Hilton, quien atrajo a su círculo a varios participantes en la lucha contra Batista de procedencia autentica.

El 28 de agosto de 1958 aterrizaron en una avioneta con armas y pertrechos, en un lugar conocido como “cayo Espino”, en las inmediaciones de la Sierra Maestra, Pedro Luis Díaz Lanz, quien posteriormente fuera jefe de la fuerza aérea rebelde y el agente CIA por contrata Frank Sturgis, con instrucciones de entrevistar a Fidel Castro y comprobar la alegada presencia comunista en la guerrilla. Según relató éste último en un libro autobiográfico, se entrevistó con el líder revolucionario y pudo comprobar que aquellas acusaciones eran infundadas, algo que informó en noviembre, al bajar de la montaña a Santiago de Cuba, al oficial CIA y vicecónsul norteamericano, Robert Wichea, que desde esa plaza tenía un “puesto de avanzada” para de observar y tratar de influir el desarrollo de la lucha armada en el oriente cubano.

Días más tarde, el 12 de diciembre de 1958 en una operación combinada del FBI, seguidores de Carlos Prío y la policía batistiana[11], utilizando al ex marine norteamericano Alan Robert Nye trataron de asesinar a Fidel Castro en las inmediaciones de Bayamo, en plena ofensiva rebelde. El yanqui que debía entregarse a los rebeldes y “pasar” por simpatizante de los revolucionarios, en la primera ocasión que encontrara al dirigente, asesinarlo, con las armas que le entregaron y huir al amparo de las tropas batistianas. Este hecho fue conocido por los tribunales revolucionarios en febrero de 1959, juzgado y sancionado, poniendo en evidencia hasta qué punto las autoridades norteamericanas se involucraron en hacer fracasar la revolución, asesinar al líder revolucionario y proteger a Fulgencio Batista.

Por otra parte, los esfuerzos de la administración de Eisenhower por salvar a la dictadura fueron supremos y multilaterales. Después de celebrada la farsa electoral de noviembre de 1958, donde como era de esperar, ganó el candidato gubernamental, el presidente norteamericano envió a dos emisarios a Cuba: William Pawley, ex embajador y dueño de la fábrica de gas de la Habana y una línea de ómnibus urbano y al inspector general de la CIA Lynman Kirpatrick para persuadir a Batista de que ya era hora de retirarse, algo que el dictador conocía bien, pues en 1944 Meyer Lansky fue el mensajero del presidente Franklin D. Roosvelt con iguales propósitos[12]. Sin embargo, Batista no hizo caso de los consejos de sus amos y ya se conocen los resultados.

La dictadura fue derrocada precisamente aquel fin de año y como Fidel Castro antes había expresado en carta a Celia Sánchez, era a partir de entonces que comenzaba la verdadera Revolución. Cuba cambio transformándose en faro de luz y esperanza para todos los pueblos del Continente, su solidaridad no ha tenido fronteras, miles de médicos, maestros instructores de arte y deporte han recorrido el Mundo, y entre sus logros principales ha tenido la creación de un cubano más culto, libre, inteligente, solidario y honrado, elevando sus niveles de vida, espirituales y morales. Esa es la herencia de Fidel que por siempre estará entre nosotros. Gloria a su memoria eterna!!

Notas

[1] Meyer Lansky de la mafia judía de Nueva York, fue durante muchos años segundo al mando de Luky Luciano, “capo de tuti le capi”, quien en 1947 reunió en el hotel nacional de la Habana, a los principales jefes de familias mafiosas de USA para repartirse lo que sería “las Vegas del Caribe”: Cuba.

[2] Partido Revolucionario Cubano, PRC, “autentico” que comandó el ex presidente Ramón Grau San Martín, un politiquero corrupto, que designó como sucesor a Carlos Prío, un conocido corrupto y drogadicto.

[3] “sorprendió” porque milagrosamente los principales jefes de las familias mafiosas allí reunidas, escaparon

[4] David Atlee Phillips comenzó sus actividades en la CIA en Chile en los años cincuenta, luego Guatemala, donde dirigió la campaña de guerra sicológica, más tarde en Cuba, luego en la operación de bahía de cochinos, el asesinato del presidente John Kennedy, la agresión a Republica Dominicana en 1965, el asesinato del Ché en Bolivia, el golpe militar contra el presidente Allende, fueron entre otras sus principales operaciones, hasta su ascenso a jefe del Hemisferio Norte.

[5] La David Phillips Asociation

[6] El BRAC estuvo comandando por dos veteranos agentes: Mariano Faget y José de Jesús Castaño

[7] Nazario Sargent, Armando Fleites, Jesús Cabrera, Plinio Prieto, Sinesio Walch entre otros.

[8] Archivos de la Revolución, Consejo de Estado

[9] Idem

[10] Idem

[11] Al mando del coronel Orlando Piedra Negueruelos, jefe de Buró de Investigaciones, un similar al FBI yanqui.

[12] Según Warren Hinckle y William Turner autores del “Pez es Rojo”

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