Discorso del Ministro esteri di Cuba all’ONU

Il discorso del ministro degli Esteri  cubano nell’Assemblea Generale della ONU. La Dichiarazione del Ministro delle Relazioni Estere di Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla, nel dibattito generale del 69º Periodo di Sessioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.  New York, 27 settembre del 2014, “Anno 56º della Rivoluzione”.

Signor Presidente:

Signor Segretario Generale:

Eccellentissimi Signori Capi di Stato e di Governo:

Eccellenze:

Distinte delegate e distinti delegati:

bruno-23Viviamo in un mondo globalizzato che avanza verso la multipolarità, in un’epoca marcata dalla minaccia alla sopravvivenza della specie umana.

Il governo degli Stati Uniti e la NATO  non potranno invertire questa tendenza con una nuova ripartizione del mondo  per la forza delle armi, ma esiste un serio rischio che, tentandolo, lo rendano ingovernabile.

Gli enormi  arsenali nucleari e convenzionali accumulati, la spesa militare annuale imposta di un bilione, 750.000 milioni di dollari, e l’incremento al 2% del PIL dei bilanci per la guerra reclamato a tutti i paesi della NATO non serviranno per affrontare, nè risolvere  i problemi della povertà, la fame, le epidemie, le ondate migratorie, nè per scongiurare le crisi dell economia globale, ambientale, alimentare, energetica e idrica.

Com’è già stato dimostrato, dove applicano la detta “Guerra Non Convenzionale”, descritta nella Circolare di Addestramento 18-01 delle Forze delle Operazioni Speciali, e le novità della Revisione Quadriennale della Strategia di Difesa degli Stati Uniti, tutte del  2010, s’imporranno il caos, mediante la destabilizzazione o smantellamento degli Stati; la proliferazione di gruppi violenti ed estremisti, la distruzione delle nazioni, delle culture e delle religioni   facendo sorgere gravi pericoli per la pace e la sicurezza regionale e internazionale,

È necessario respingere la militarizzazione del ciber – spazio,  gli interventi  illegali e segreti  dei sistemi informatici di alcuni paesi per utilizzarli in azioni  aggressive contro terzi, con il fine di stimolare  conflitti; così come lo spionaggio globale di governi e società intere.

L’applicazione extraterritoriale delle leggi degli Stati Uniti, a detrimento di altre nazioni sovrane è ogni giorno più aggressiva, e prolifera l’applicazione di sanzioni unilaterali, soprattutto finanziarie, come strumento di politica estera. L’utilizzo delle loro Corti di

Giustizia per imporre multe di miliardi, anche ai loro alleati,  con sentenze che violano il Diritto Internazionale, è diventato uno strumento di castigo, di minaccia e di ottenimento spurio di risorse finanziarie.

Se i governi declineranno la difesa della loro  sovranità,  l’applicazione delle loro stesse leggi a protezione delle norme del sistema finanziario internazionale, dei legittimi interessi nazionali, delle loro compagnie e dei cittadini, staranno creando le condizioni per l’incremento di queste pratiche che mettono in pericolo l’indipendenza di tutti gli Stati e dell’impero del Diritto Internazionale.

Gli empori mediatici, sempre più vincolati con gli obiettivi egemonici delle potenze occidentali, proseguono le loro campagne di disinformazione, manipolano i fatti in maniera vergognosa e cinica, e creano matrici d’opinione pubblica che favoriscono l’ aggressione.

È necessario un altro ordine internazionale, senza spazio per la filosofia della guerra e del saccheggio delle risorse naturali.

L’intervento straniero in Siria deve terminare. Non è possibile che le  potenze occidentali stimolino,  finanzino e forniscano armi ai gruppi di terroristi, per lanciarli contro uno  Stato, mentre tentano di combattere i loro crimini in un altro, come accade adesso in Iraq.

Il governo degli Stati Uniti viola il Diritto Internazionale quando sferra al margine dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, bombardamenti unilaterali senza rispettare frontiere nè Stati sovrani, anche se lo dissimula con dubbiose coalizioni.

Il tentativo di far avanzare la NATO sino alle frontiere della Russia, avrà gravi conseguenze per la pace e la sicurezza internazionali e per la stabilità in Europa. Le sanzioni contro la Russia cono immorali e ingiuste.

Lo spiegamento strategico  nordamericano in Asia-Pacifico creerà pericoli per la sovranità di tutte le nazioni dell’area.

I crimini d’Israele contro il popolo  palestinese, più recentemente nella Striscia di Gaza, non devono restare senza punizione, protetti dal veto nel Consiglio di Sicurezza.

La Palestina dev’essere già uno Stato membro delle Nazioni Unite, stabilito con le frontiere del 1967,  e come capitale Gerusalemme Orientale. ( applausi)

L’Assemblea Generale deve esercitare  le prerogative che le concede la Carta, nella pericolosa e instabile situazione  internazionale attuale, piena di minacce e di sfide.

Il Consiglio di Sicurezza dev’essere ricostruito su basi di democrazia, trasparenza, giusta rappresentatività dei discriminati paesi del Sud come Membri Permanenti e non Permanenti,  con credibilità e uno stretto rispetto della Carta delle Nazioni Unite;

senza doppie morali, procedimenti oscuri e anacronistici veti.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite necessita una profonda riforma e la difesa dei suoi principi. Il Segretario Generale dev’essere difensore e garante della pace internazionale.

Signor  Presidente:

I 1.200 milioni di persone che vivono in miseria, gli 842 milioni che soffrono per fame  cronica, i 774 milioni di adulti analfabeti e i 57 milioni  di bambine e bambini che non frequentano scuole, ci confermano che le Mete di Sviluppo del Millennio, discutibili

nei metodi, erano un miraggio.

È mancata e manca la volontà politica dei governi degli Stati industrializzati, dove prevale un cieco e inefficace egoismo.

Voraci empori multinazionali concentrano sempre più la proprietà su enormi risorse.

La disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza è sempre più brutale. È necessario, indubbiamente, un nuovo ordine economico internazionale.

In queste circostanze, l’accordo  dell’Agenda di Sviluppo Successivo al 2015 difficilmente potrà essere una speranza. Nonostante tutto però, va tentato come il compito più perentorio. Dev’essere  il risultato di affrontare in maniera congiunta e decisa, con una  cooperazione  genuina e sufficiente, l’epidemia di ebola che colpisce alcuni paesi del continente africano

Cuba ha deciso di mantenere la sua cooperazione  medica nei 32 paesi africani dove lavorano più di 4000 specialisti, e di estenderla, con la conduzione della  OMS, alle altre nazioni più colpite, com’è stato informato.

I nostri medici e paramedici lo faranno in forma volontaria.

Chiamiamo la comunità internazionale e in particolare gli Stati industrializzati che contano su grandi mezzi, a rispondere con energia alla convocazione delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione Mondiale della Salute, che permetta di contare immediatamente con le risorse finanziarie, sanitarie e scientifiche, per sradicare questo flagello e impedire che continui a costare vite umane.

Si dovranno apportare anche le risorse necessarie in appoggio all’Agenda 2063 dell’Unione Africana che fissa il foglio della rotta  per lo sviluppo di questa regione.

In questi cinque decenni, 325.000 lavoratori della sanità cubani hanno lavorato in 158 nazioni del sud, includendo 39 paesi africani, nei quali hanno lavorato 76.000 collaboratori. Inoltre hanno studiato gratuitamente 38.000 medici di 121 paesi e di questi 3392 di 45 nazioni africane.

Se Cuba, piccola e bloccata, ha potuto, quanto si potrebbe fare di più a favore dell’Africa con la cooperazione di tutti e in particolare degli Stati più ricchi?

 Signor Presidente:

Nel II Vertice della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici, a L’Avana, abbiamo convenuto che per realizzare l’obiettivo  di società più giuste e inclusive, è imprescindibile una miglior distribuzione della ricchezza e delle entrate, lo sradicamento dell’analfabetismo, un’educazione di qualità per tutti, lo stabilimento di una vera sicurezza alimentare e sistemi di salute di copertura universale, tra gli altri diritti umani.

La solenne Proclamazione dell’America Latina e i Caraibi come Zona di Pace,

firmata dai capi di Stato e di Governo, consacra il rispetto dei  principi e delle norme del Diritto Internazionale; la promozione di una cultura di pace, del disarmo nucleare e del disarmo generale e completo, così come il diritto inalienabile di tutti gli Stati d’eleggere il loro sistema politico, economico e sociale.

Ci siamo impegnati anche ad ottenere che l’America Latina ed i Caraibi siano un territorio libero dal colonialismo ed appoggiamo il diritto inalienabile di Puerto Rico all’ autodeterminazione e all’indipendenza.

Il Vertice de L’Avana ha riconosciuto che le crisi economica, finanziaria e ambientale attuali, colpiscono soprattutto i piccoli stati insulari in via di sviluppo e tra loro le nazioni dei Carabi.

Gli sforzi per elevare il benessere delle loro popolazioni non dovrebbero essere puniti definendoli paesi a reddito medio, mediante il calcolo schematico delle entrate pro capite, senza considerare le particolarità e le vulnerabilità.

Nella CELAC, la regione dell’America Latina e dei Caraibi ha incontrato uno spazio autoctono e legittimo dove forgiare, dalla  sua ricca diversità, l’imprescindibile unità per realizzare i sogni degli Eroi  di conquistare  la definitiva indipendenza di “Nuestra América” e dare un contributo sostanziale all’“equilibrio del mondo”.

Per questo impegno, sono stato rilevanti l’incontro BRICS-UNASUR, la riunione dei leaders della Cina  e dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi e la costituzione del Foro CELAC-Cina a Brasilia, nel luglio scorso, com’era stato deciso a L’Avana.

Salutiamo la Dichiarazione di  Fortaleza, adottata nello stesso luglio in Brasile, nel VI Vertice BRICS, le cui economie  costituiscono il 25 % del PIL mondiale e rappresentano quasi il 40% della popolazione del pianeta, così come la costituzione del Nuovo Banco di Sviluppo e di un Fondo Comune di Riserva delle Divise, che sono molto importanti per i paesi del Sud e per la costruzione di una nuova architettura  finanziaria internazionale.

Esprimiamo tutta la nostra solidarietà con la  Rivoluzione Bolivariana e Chavista, che lotta e si difende dalle azioni di destabilizzazione e d’ingerenza, con la guida del Presidente Nicolás Maduro.

Sosteniamo  la degna battaglia che  l’Argentina sferra di fronte ai  fondi speculativi e ci opponiamo alle decisioni d’ingerenza – che violano il Diritto  Internazionale- delle Corti statunitensi.

Ugualmente, reiteriamo il nostro fermo appoggio ai legittimi diritti dell’Argentina sulle Isole Malvine.

Reitero il nostro appoggio invariabile alla  lotta dell’Ecuador di fronte alla spoliazione  e al danno economico provocati delle attività delle multinazionali.

Alle soglie del Decennio Internazionale degli Afrodiscendenti (2015-2024), ricordiamo che quest’anno si celebra il 210º anniversario dell’indipendenza di Haiti, la cui Rivoluzione anti schiavista e indipendentista fu anticipatrice dei movimenti di liberazione in  America Latina e nei Caraibi.  Haiti merita un contributo speciale per la sua ricostruzione e il suo sviluppo, con la conduzione sovrana del suo governo, e per questo incitiamo la comunità  internazionale.

Appoggiamo il reclamo dei Caraibi a proposito delle riparazioni da parte delle potenze coloniali, per gli orrori della schiavitù.

Signor Presidente:

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti  ha nuovamente inserito Cuba nella sua lista unilaterale e arbitraria degli Stati patrocinatori del terrorismo internazionale.

Il loro vero proposito è indurire la persecuzione delle nostre transazioni  finanziarie  internazionali in tutto il mondo e giustificare la politica di blocco.

Durante l’attuale governo, si è prodotto un inasprimento senza precedenti del carattere extraterritoriale del blocco, con una marcata e inedita enfasi nell’ambito finanziario, mediante multe miliardarie  a banche di terzi paesi.

È stato il caso della scandalosa e ingiusta maxi-multa imposta alla banca francese BNP Paribas.

Inoltre gli USA non desistono dalla promozione della destabilizzazione in Cuba, destinando ogni anno bilanci  milionari e appoggiandosi informa crescente con l’uso di metodi segreti,  con l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e le comunicazioni.

Il progetto ZunZuneo, della USAID, che non solo viola le leggi cubane, ma viola anche quelle degli stessi USA, è una delle prove più evidenti e recenti.

Le ultime rivelazioni sull’uso di giovani del nostro continente in lavori sovversivi  inCuba, finanziati ed eseguiti dalla USAID, confermano le reiterate denunce del Governo cubano sulla continuità di piani illegali per sovvertire l’ordine interno, in violazione della sovranità cubana e di terzi paesi, e del Diritto Internazionale.

È indispensabile ricordare che in questo mese si compiono 16 anni d’ingiusta reclusione di tre cubani del gruppo dei Cinque – Gerardo, Ramón e Antonio -, che hanno affrontato con enorme altruismo i piani di terrorismo organizzati  nel territorio nordamericano contro il nostro paese.

Reitero, a nome del popolo e del governo di Cuba, che non riposeremo sino ad ottenere il loro ritorno in Patria.

Cuba comunque si mantiene serena e disposta ad un dialogo mutuamente rispettoso e responsabile, su basi reciproche, con il governo degli Stati Uniti.

Nello stesso tempo avanza il processo di attualizzazione del modello socio- economico, nel mezzo di uno scenario internazionale avverso, marcato dalla crisi economica globale e dal rafforzamento del blocco.

L’attualizzazione del modello socialista cubano è incamminata ad assicurare benessere, equità e giustizia sociale per tutte le cubane e tutti i cubani.

I cambi che realizziamo vogliono preservare le conquiste della Rivoluzione, per tutte le generazioni che hanno lottato, ed hanno l’obiettivo dell costruzione di un socialismo cubano sempre più giusto, prospero e sostenibile.

Molte grazie.

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