Il Nicaragua e l’offensiva neofascista degli USA

Fabián Escalante Font https://lapupilainsomne.wordpress.com

Nell’aprile di quest’anno, i titoli dei giornali e dei mezzi informativi mondiali hanno riportato lo scoppio di una “rivoluzione” in Nicaragua contro il governo del Fronte Sandinista guidato dal comandante Daniel Ortega.

Fino ad allora, e per 11 anni, il governo di quel paese, legittimamente eletto, in elezioni supervisionate da organismi regionali, aveva realizzato un ampio progetto per ridurre la povertà, l’insalubrità e l’analfabetismo esistente, anche numerosi programmi sociali a beneficio della popolazione rurale ed urbana. Strade, vie, acquedotti ed un ampio sistema elettrico sono stati costruiti ed un solido fronte sociale, con la partecipazione dei sindacati, impresari e dello Stato ha regolato le relazioni economiche e politiche tra loro, dando priorità al beneficio dei settori poveri e vulnerabili del paese.

La sicurezza civica offerta da una polizia ed un esercito (formati nella guerra condotta contro l’Impero) hanno sistematicamente combattuto il traffico di droga e le bande criminali regionali, fornendo una sicurezza inesistente in alcun paese dell’aerea e, probabilmente, del continente.

La diversità di tendenze politiche e religiose ed una libertà di parola e riunione, espressa in numerosi mezzi di stampa, TV e radio, hanno caratterizzato questi anni di governo. Nell’Assemblea Nazionale sono rappresentate tutte le correnti politiche che hanno ottenuto il voto popolare, che hanno apportato, nel periodo trascorso, un necessario equilibrio per il sostenuto sviluppo economico che il paese ha sperimentato, concretizzato nella crescita annuale del 4% del PIL.

Il suo peccato originale consisteva nell’aver realizzato una Rivoluzione e nel difenderla vittoriosamente. Gli USA ed i reazionari locali non lo avrebbero mai dimenticatoi. Alla fine del secolo scorso, una feroce e drammatica guerra devastò quel paese, allora di solo 3,5 milioni di abitanti, con un costo di 50000 morti e decine di migliaia di feriti insieme alla distruzione della sua infrastruttura socioeconomica. Tre governi liberali rovinarono la sua economia, e si rubarono persino i chiodi, e, nel 2006, l’FSLN vinse le elezioni, con Daniel come Presidente, ed allora i controrivoluzionari ripiegarono ma rimasero nelle loro tane in attesa di qualsiasi opportunità.

Da parte sua, l’Impero lavorava di soppiatto. Per diversi anni, la CIA ed il suo braccio “legale” l’International Development Agency, USAID il suo acronimo in inglese, attraverso organizzazioni come National Endowment for Democracy, NED, Freedom House, Heritage Foundation e l’Albert Institute Einstein, formava quadri ed organizzava gruppi all’interno di diversi settori dissidenti della società nicaraguense, con l’obiettivo di aggredire, screditare e rovesciare il governo sandinista, per mostrare al mondo, ed in particolare a nostra America, che essere rivoluzionario è un peccato veniale, allo stesso modo che agire a beneficio della grande maggioranza è un crimine di lesa umanità.

Ad aprile, il governo del Nicaragua, insieme all’impresa privata ed ai sindacati, su richieste del Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha negoziato la riforma della previdenza sociale. La proposta del FMI era di aumentare l’età pensionabile, in una popolazione le cui aspettative di vita non raggiungono i 70 anni, aumentare il contributo di lavoratori, datori di lavoro, ridurre drasticamente le pensioni ai pensionati ed eliminare i programmi sociali

I negoziati condotti dal governo e con la partecipazione dei sindacati e dell’impresa privata è stata tesa, mentre il Nicaragua riceve numerosi aiuti da organismi internazionali e questo era minacciato. Infine, grazie all’abilità utilizzata, è stato concordato, con il FMI, di non modificare l’età pensionabile e apportare alcune modifiche ai contributi previdenziali. Quindi i lavoratori avrebbero dovuto contribuire alla previdenza con il 7% del loro stipendio rispetto all’attuale 6,25, i datori di lavoro con il 22,5%, superando il precedente 19% ed ai pensionati sarebbero state ridotte del 5% le loro pensioni per le loro spese mediche, che sarebbero state compensate con bonus monetari consegnati dal governo a loro vantaggio.

Poco dopo, al pubblicarsi il relativo decreto, sono scoppiati i tumulti, che inizialmente si sono concentrati nelle Università e nei centri di insegnamento, molti dei quali privati, dove i sovversivi stavano aspettando. Accorgendosi del corso che stavano prendendo gli eventi, il governo ha annullato il decreto ed espresso la sua disponibilità a negoziare per trovare un’altra alternativa, poiché lo stesso decreto era stato il risultato di un negoziato imposto dal FMI ed il Nicaragua riceve importanti finanziamenti da organismi internazionali relazionati con elettricità, acqua, salute, educazione, ecc. che poteva perdere a causa della decisiva influenza del FMI in quelle entità.

È così che sono scoppiati i tumulti, per i quali la CIA ed i suoi accoliti dell’USAID erano già pronti. La rivolta, con l’aiuto della controrivoluzione ed incoraggiata dai suoi mezzi informativi, unito ad un’abile manipolazione delle reti sociali, si è diffuso rapidamente nel resto della geografia del paese, come un’epidemia. In tali circostanze, la polizia ha reagito nell’adempimento delle sue funzioni e gli scontri iniziali si sono inaspriti quando sono comparse armi fatte in casa ed altre convenzionali, nelle mani dei “rivoltosi” che, come se fosse un piano generale, hanno cominciato a stabilire “blocchi” di strade e vie di accesso in tutto il paese, per far collassare la sua economia.

Stranamente, le richieste dell’opposizione non sono mai state rimuovere dal potere, con immediatezza, le autorità stabilite, ma richiedere l’anticipo delle elezioni presidenziali per il 2019, qualcosa che muoveva alla riflessione. Quali erano le ragioni? poteva chiedersi un osservatore. Solo una, la controrivoluzione non era pronta ad assumere il potere, inoltre, voleva logorare le autorità e screditarle. Non avevano programmi, coesione o dirigenti capaci di governare.

Allora, il governo si è appellato alla Chiesa cattolica affinché mediasse, come “garante e testimone”, supponendo che avrebbero agito in buona fede. Il primo incontro, con la partecipazione di Daniel e del suo governo, è stato il 23 maggio ed è diventato uno show mediatico armato sotto lo sguardo complice dei gerarchi della Chiesa. Giovani sconosciuti, imprenditori arcigni e rinnegati di vecchia data, si sono gettati sulla delegazione governativa in una monumentale provocazione. Il presidente Daniel ha dovuto resistere agli insulti di ogni tipo e con la sua nota presenza di spirito, ha resistito alla tempesta, per ottenere, nei giorni successivi, che la trattativa non fallisse, accordandosi il ritiro dei blocchi stradali, essenziale per la fornitura, proposto dalle autorità ed il ritiro della polizia, accusata di abusi, richiesto dall’opposizione, in tutte le località; richiesta di fatto un pò inaudita e senza precedenti.

Il governo ha accettato tale richiesta cercando di evitare lo scontro e nella fiducia che la Chiesa, con la sua presunta autorità morale ed i suoi alleati, avrebbero reagito positivamente; nel mentre pensavano che anche loro desideravano una soluzione pacifica al conflitto creato, qualcosa che non è accaduto e gli scontri si sono intensificati, come previsto dallo “stato maggiore” controrivoluzionario.

Immaginiamo, per un momento, cosa significa ritirare la polizia in una città qualsiasi, in mezzo a passioni traboccanti e stimolate da tutti i mezzi informativi e dalle reti sociali. Gli scontri sono iniziati e si sono moltiplicati, le bande di malviventi contrattate dagli oppositori e per interesse personale si sono rese presenti nelle strade e nei blocchi, con il noto saldo di morti e feriti da entrambe le parti.

Attacchi ad edifici pubblici, stazioni radio governative o sandiniste, assassinii di militanti e poliziotti, persone infiammate ballando danze di morte su alberi della vita, uomini bruciati vivi e poi “caricato” (il video) il suo supplizio nelle reti, infine, la società è caduta nel caos mentre gli “oppositori” gridavano aiuto, come presunte vittime con un fucile in mano che sparava a destra ed a sinistra, invocando l’OSA, l’ONU il “cartello di Lima” e tutte le organizzazioni internazionali che, allora, hanno espresso costernazione, sollevando “grida al cielo”, chiedendo misure di condanna contro i governanti nicaraguensi e, oggi, guardano con indifferenza la crisi umanitaria provocata dall’esodo honduregno alla ricerca del “sogno americano”.

L’atmosfera della guerra degli anni ’80 circondava le barricate sollevate. Il denaro scorreva a piene mani per comprare mercenari e uccidere e sequestrare poliziotti, sandinisti o semplicemente sospettati. Non ricordo di aver visto o vissuto circostanze così drammatiche nel seno di un popolo nobile, gentile, affettuoso e cordiale.

Le autorità realizzando che la Chiesa non era neutrale, né garante di nulla, che diverse delle sue chiese erano divenute caserme di controrivoluzionari e che l’obiettivo perseguito dalle opposizioni era un colpo di stato morbido, hanno ripreso le strade ed imposto l’ordine, arrestando i principali dirigenti e terroristi, che sono stati sottoposti all’ordine dei tribunali. Tutto questo all’interno dei quadri legali esistenti e senza muovere l’esercito dalle sue caserme.

Le strade sono, lentamente, tornate alla normalità ed il popolo sandinista, in massicce manifestazioni popolari, ha appoggiato il suo governo ed i suoi dirigenti.

Nel fragore degli scontri e del fumo delle sparatorie, è sorta l’Alleanza Civica per la Giustizia e la Democrazia, composta, secondo loro stessi, dai principali gruppi di opposizione, guidati dalla COSEP, cioè il Consiglio dell’Impresa Privata e dalla cupola cattolica, e poi, dietro di essa, piccoli gruppi formati all’ultimo minuto, come il Movimento del 19 aprile, gli anti-canale (interoceanico) e altri. Ciò era stupefacente. Per la prima volta nella storia dell’umanità, i ricchi ed i loro vescovi pretendevano dirigere una “rivoluzione popolare”: che paradosso.

Secondo il giornalista nordamericano Max Blumenthal, un diligente investigatore degli eventi:

“Da quando sono iniziate i tumulti, la NED ha preso misure per occultare i nomi dei gruppi che finanzia in Nicaragua con l’argomento che potevano affrontare rappresaglie del governo. Ma i principali recettori del sostegno di Washington erano già ben noti nel paese.

“Facciamo Democrazia” o Let’s Make Democracy, è il maggior beneficiario dei fondi NED, ottenendo più di $ 525000 in sovvenzioni dal 2014. Il presidente del gruppo, Luciano Garcia, che sovrintende una rete di giornalisti e attivisti, ha dichiarato che Ortega ha trasformato il Nicaragua in uno “stato fallito” ed ha richiesto le sue immediate dimissioni.

“L’Istituto per gli Studi Strategici e Politiche Pubbliche (IEEPP) di Managua, il cui presidente è Felix Madariaga, ha ricevuto almeno $ 260000, dalla NED, dal 2014. Le sovvenzioni sono state destinate a sostenere il lavoro del IEEPP nella formazione di attivisti per “promuovere il dibattito e generare informazione su sicurezza e violenza. “Il finanziamento ha coerto anche gli sforzi per monitorare la “maggiore presenza di Russia e Cina nella regione”, un’ovvia priorità per Washington.

“Non appena sono iniziate le violente proteste contro Ortega, il direttore di IEEPP, Felix Madariaga, ha portato alla luce la sua agenda. L’ex leader globale del ‘Young World Fórum’, educato a Yale e Harvard, è stato elogiato da ‘La Prensa’ (giornale di destra) per “sudare, sanguinare e piangere con i giovani studenti che hanno guidato le proteste in Nicaragua che continuano da aprile sino alla fine di maggio”.

“Quando il quotidiano “La Prensa” ha chiesto se ci fosse una qualche via d’uscita alla violenza senza un cambio di regime, Madariaga è stato franco: “Non riesco a immaginare una via d’uscita, in questo momento, che non includa una transizione verso la democrazia senza Daniel Ortega” .

Di fronte ai fallimenti sofferti, l’opposizione ed i suoi manipolatori hanno creato una nuova organizzazione, l’Unità Nazionale Azzurro e Bianco, ricordando forse l’unità creata dalla CIA negli anni ’80, la UNO (Unione Nazionale d’Opposizione), per affrontare, allora, i sandinisti. Ora pretende unire tutti i gruppi di opposizione e spostano in retroguardia l’Alleanza Civica, che risultava scomoda, a causa della sua composizione classista, per i suoi piani “rivoluzionari”.

Questa storia è molto simile ai golpe morbidi diretti dalla CIA, NED e loro partner dopo il crollo sovietico, nei paesi dell’Europa orientale, in cui con coperture, organizzazioni e slogan simili, rovesciarono i loro governi. Questo episodio, ancora incompiuto, in Nicaragua sarà diverso perché esiste un popolo combattivo e con tradizioni di lotta, che non si lascia facilmente ingannare e che ha rovesciato una delle dittature più vecchie del continente, armato con il pensiero e l’esempio di Augusto C. Sandino e Carlos Fonseca.

Una testimonianza di un avversario dei Sandinisti, che rivela gli aspetti interiori del colpo di stato, può servire da epilogo a queste righe:

“Sono del Municipio di Jinotepe, del Barrio San Juan e Studente del FAREM di Carazo, io ed alcuni amici e compagni di classe ci siamo uniti alle proteste, il 19 aprile, a Jinotepe, queste proteste erano contro le riforme realizzate dal Governo Sandinista nella Sicurezza Sociale dove si colpiva noi e tutti i nicaraguensi…

“Abbiamo architettato, in ogni momento, nelle reti sociali attacchi della Polizia, attacchi della Gioventù Sandinista, incluso che si sono sequestrati studenti con lo scopo di ottenere un ripudio e odio delle persone del governo, ma anche per ottenere il supporto e sostegno della popolazione. All’epoca, allo stesso modo, abbiamo detto che non avremmo continuato in quella campagna di menzogne e che avremmo pubblicato sulla nostra lotta, ma le bugie sono continuate…

“La Contrattazione di Malavitosi dei quartieri, ha generato molte polemiche poiché in molti ci siamo opposti dato il fatto, durante la notte, per mantenere i blocchi stradali li lasciavamo nelle mani dei membri delle bande malavitose e ciò causava rapine e rapimenti come quelle dei 2 poliziotti stradali. Ma quello che ci ha infastidito era sapere che c’erano persone che finanziavano il pagamento di questi malavitosi. Da dove venivano quei soldi? …

“Entrare nel Collegio di San José fu la goccia che fece traboccare il vaso. Quando le suore hanno consegnato il collegio, per la presunta protezione degli attacchi, nessuno ha prestato attenzione al fatto che sarebbe stato un disastro.

“Ciò ha permesso l’ingresso di più oziosi, più ladri e si è permesso più violenza. Tutto questo anche lo critichiamo e consideriamo che non era l’obiettivo con cui abbiamo iniziato il 19 aprile…

“Purtroppo vedere come circolava la droga e l’alcol, di notte, a San José, come vedere rapine tra noi stessi e alterchi a botte per una bevuta, per un ordine o per qualsiasi cosa.

“Oggi ho deciso di fare questa denuncia pubblica per un semplice motivo …. Fa male vedere il danno che hanno fatto a Jinotepe, fa male vedere come picchiarono i nostri amici solo per non avere la stessa ideologia, fa male vedere come davano droghe a giovinetti, fa male vedere come hanno saccheggiato istituzioni governative che si prendevano cura della nostra stessa popolazione, fa male vedere morti nelle strade della nostra Jinotepe… Quando è successo questo? Nella mia memoria non ricordo, vedere persone con AK 47 e tutti i tipi di armi e dicendo che vogliono uccidere un poliziotto..

“Chiedo perdono e sono pentito, e so che Dio porterà più calma a Jinotepe ed al Nicaragua, quella calma che tutti avevamo e che alcuni ci hanno strappato.” …


Nicaragua y la ofensiva neofascista de Estados Unidos

Por Fabián Escalante Font

En abril del año en curso, los cintillos de los periódicos y medios informativos mundiales reportaron el estallido de una “revolución” en Nicaragua contra el gobierno del Frente Sandinista encabezado por el comandante Daniel Ortega. Hasta entonces y por 11 años, el gobierno de ese país, legítimamente elegido, en elecciones supervisadas por organismos regionales, había ejecutado un amplio proyecto para reducir la pobreza, insalubridad y analfabetismo existente, también numerosos programas sociales en beneficio de la población rural y urbana. Carreteras, caminos, acueductos y un amplio sistema eléctrico fueron construidos y un sólido frente social, con la participación de los sindicatos, los empresarios y el Estado reguló las relaciones económicas y políticas entre ellos, priorizando el beneficio de los sectores pobres y desprotegidos del país.

La seguridad ciudadana proporcionada por una policía y un ejército (formados en la guerra librada contra el Imperio) han combatido sistemáticamente al tráfico de drogas y a las maras regionales, proporcionado una seguridad no existente en ninguno de los países del aérea y probablemente de otros confines del continente.

La diversidad de corrientes políticas y religiosas y una libertad de palabra y reunión, expresada en numerosos medios de prensa, televisivos y radiales, caracterizaron estos años de gobierno. En la Asamblea Nacional están representadas todas las corrientes políticas que obtuvieron el voto popular, las que aportaron al periodo trascurrido un balance necesario para el desarrollo económico sostenido que el país experimentó, materializado en el crecimiento del 4% anual del PIB.

Su pecado original, consistía en haber realizado una Revolución y defenderla victoriosamente. Estados Unidos y los reaccionarios locales jamás lo olvidarían. A finales del pasado siglo, una feroz y dramática guerra, asoló ese país de entonces solo 3,5 millones de habitantes, a un costo de 50,000 víctimas mortales y decenas de miles de heridos junto a la destrucción de su infraestructura socioeconómica. Tres gobiernos liberales arruinaron su economía y se robaron hasta los clavos y en el 2006 el FSLN ganó las elecciones con Daniel como Presidente y entonces los contrarrevolucionarios se replegaron, pero permanecieron en sus guaridas esperando cualquier oportunidad.

Por su parte, el Imperio trabajaba sigilosamente. Desde hacía varios años, la CIA y su brazo “legal” la Agencia Internacional para el Desarrollo, USAID por sus siglas en inglés, a través de organizaciones como la Fundación Nacional para la Democracia, NED, Freedom House, Fundación Heritage y el Instituto Albert Einstein, capacitaba cuadros y organizaba grupos dentro de varios sectores disidentes en la sociedad nicaragüense, con el objetivo de agredir, desacreditar y derrocar al gobierno sandinista, para mostrar al mundo y particularmente a nuestra América, que ser revolucionario es un pecado venial, al igual que actuar en beneficio de las grandes mayorías es un delito de lesa Humanidad.

En abril, el gobierno de Nicaragua, junto a la empresa privada y los sindicatos, a exigencias del Fondo Monetario Internacional, FMI, negociaba reformas al seguro social. La propuesta del FMI era elevar la edad jubilatoria, en una población cuyas expectativas de vida no alcanzan los 70 años, aumentar los aportes de trabajadores, empleadores, rebajar drásticamente las pensiones a los jubilados y eliminar los programas sociales

La negociación dirigida por el gobierno y con la participación de los sindicatos y la empresa privada fue tensa, en tanto Nicaragua recibe numerosas ayudas de organismos internacionales y ello estaba amenazado. Finalmente, gracias a la habilidad empleada, se acordó con el FMI no cambiar la edad jubilatoria y realizar algunos ajustes a las contribuciones de la seguridad social. De manera que los trabajadores tendrían que contribuir al seguro con el 7% de su salario frente a un 6.25 actual, los empresarios con el 22.5%, sobrepasando el 19% anterior y a los jubilados se le rebajaría un 5 % de sus pensiones para sus gastos médicos, que les serían compensados con bonos monetarios entregados por el gobierno para su beneficio.

Poco después, al publicarse el decreto correspondiente, estallaron los disturbios, que originalmente se concentrarían en Universidades y centros docentes, muchos de ellos privados, donde los subversivos aguardaban. Al percatarse del curso que tomaban los acontecimientos, el gobierno anuló el decreto y expresó su voluntad de negociar para encontrar otra alternativa, en tanto el mismo había sido el resultado de una negociación impuesta por el FMI, y Nicaragua recibe importantes financiamientos de organismos internacionales relacionados con la electricidad, el agua, la salud, la educación etc. que podía perder debido a la decisiva influencia del FMI en aquellas entidades.

Así fue como estallaron los disturbios, para los cuales ya estaban preparados la CIA y sus acólitos de la USAID. La asonada, con la ayuda de la contrarrevolución y alentada por sus medios informativos, sumado a una hábil manipulación de las redes sociales, se extendió rápidamente por el resto de la geografía, al igual que una epidemia. En tales circunstancias, la policía reaccionó en cumplimiento de sus deberes y los enfrentamientos iniciales se recrudecieron al aparecer armas caseras y otras convencionales, en manos de los “sublevados” que, como si se tratase de un plan maestro, comenzaron a colocar “tranques” de carreteras y vías de acceso en todo el país, para colapsar su economía.

Extrañamente, las exigencias opositoras nunca fueron sacar del poder con inmediatez a las autoridades establecidas, sino solicitar el adelanto de las elecciones presidenciales para el 2019, algo que movía a la reflexión. ¿Cuáles eran las razones?, podía preguntarse un observador. Solo una, la contrarrevolución no estaba preparada para asumir el poder, además, deseaba desgastar a las autoridades y desacreditarlos. No tenían programa, cohesión ni líderes capaces de gobernar.

Entonces, el gobierno apeló a la Iglesia Católica para que mediara, como “garante y testigo”, suponiendo que ellos actuarían de buena fe. La primera reunión, con la participación de Daniel y su ejecutivo fue el 23 de mayo y devino en show mediático armado bajo la mirada cómplice de los jerarcas de la Iglesia. Jóvenes desconocidos, empresarios adustos y renegados de vieja data, se lanzaron sobre la delegación gubernamental en una provocación monumental. El presidente Daniel tuvo que resistir insultos de todo tipo y con su conocida presencia de ánimo, capeó el temporal, para lograr en los días subsiguientes que la negociación no fracasara, acordándose la retirada de los tranques, imprescindible para el abastecimiento, propuesta por las autoridades y la retirada de la policía, acusada de abusos, exigida por la oposición, en todas las localidades, reclamo por cierto algo inaudito y sin precedentes.

El gobierno accedió a tal demanda tratando de evitar la confrontación y en la confianza de que la Iglesia, con su pretendida autoridad moral y sus aliados, reaccionarían positivamente, en tanto pensaban que ellos también deseaban una salida pacífica al conflicto creado, algo que no sucedió y los enfrentamientos escalaron, tal y como tenía previsto el “estado mayor” contrarrevolucionario.

Imaginémonos por un momento lo que significa retirar la policía en una ciudad cualquiera, en medio de pasiones desbordadas y estimuladas por todos los medios informativos y las redes sociales. Las confrontaciones se iniciaron y multiplicaron, las maras contratadas por los opositores y por interés propio se hicieron presentes en las calles y tranques, con el conocido saldo de muertos y heridos, de ambos lados.

Ataques a edificios públicos, estaciones radiales gubernamentales o sandinistas, asesinatos de militantes y policías, personas enardecidas bailando danzas de muerte sobre arboles de la vida, hombres quemados vivos y luego “subido” su suplicio a las redes, en fin, la sociedad se caotizó, mientras los “opositores” gritaban auxilio, como supuestas víctimas, con un fusil en las manos que disparaba a diestra y siniestra, invocando a la OEA, la ONU el “cartel de Lima” y todas las organizaciones internacionales, que entonces se consternaron, elevando el “grito al cielo” exigiendo medidas condenatorias contra los gobernantes nicaragüenses y hoy miran con indiferencia la crisis humanitaria provocada por el éxodo hondureño en pos del “sueño americano”.

El ambiente de la guerra de los años 80 rondaba las barricadas levantadas. El dinero corría a manos llenas para comprar mercenarios y asesinar y secuestrar a policías, sandinistas o simplemente sospechosos. No recuerdo haber visto o vivido circunstancias tan dramáticas en el seno de un pueblo noble, amable, afectuoso y cordial.

Al percatarse las autoridades que la Iglesia no era neutral, ni garante de nada, que varias de sus iglesias devinieron en cuarteles contrarrevolucionarios y que el objetivo perseguido por la oposición era un golpe de estado blando, recobraron las calles e impusieron el orden, deteniendo a los principales dirigentes y terroristas, que fueron puestos a la orden de los tribunales. Todo ello dentro de los marcos legales existentes y sin sacar al ejército de sus cuarteles.

Las calles volvieron lentamente a la normalidad y el pueblo sandinista en demostraciones populares masivas, apoyó a su gobierno y a sus dirigentes.

En el fragor de los enfrentamiento y el humo de los disparos, surgió la Alianza Cívica por la Justicia y la Democracia, compuesta, según ellos mismos, por los principales grupos opositores, encabezados por el COSEP, es decir el Consejo de la Empresa Privada y la cúpula católica, y después, allá detrás, grupitos formados a última hora como el Movimiento 19 de abril, los anti canal y otros. Aquello era asombroso. Por primera vez en la historia de la humanidad los ricos y sus obispos, pretendían dirigir una “revolución popular”, qué paradoja.

Según el periodista norteamericano Max Blumenthal, un acucioso investigador de los sucesos:

Desde que comenzaron los disturbios, la NED tomó medidas para ocultar los nombres de los grupos que financia en Nicaragua con el argumento de que podrían enfrentar represalias del gobierno. Pero los principales receptores de respaldo de Washington ya eran bien conocidos en el país.

Hagamos Democracia”, o Let’s Make Democracy, es el mayor receptor de fondos NED, cosechando más de $ 525,000 en subvenciones desde 2014. El presidente del grupo, Luciano García, que supervisa una red de reporteros y activistas, ha declarado que Ortega ha convertido a Nicaragua en un “Estado fallido “y exigió su renuncia inmediata.

El Instituto de Estudios Estratégicos y Políticas Públicas ( IEEPP ) de Managua, cuyo presidente es Félix Madariaga, recibió al menos $ 260,000 del NED desde 2014. Las subvenciones se destinaron para apoyar el trabajo del IEEPP en la capacitación de activistas para “fomentar el debate y generar información sobre seguridad y violencia. “El financiamiento también cubrió los esfuerzos para monitorear la “mayor presencia de Rusia y China en la región”, una prioridad obvia para Washington.

Tan pronto como se iniciaron las violentas protestas contra Ortega, el director de IEEPP, Félix Madariaga, sacó a la luz su agenda. Ex líder global del Young World Fórum educado en Yale y Harvard, fue elogiado por La Prensa por “sudar, sangrar y llorar junto a los jóvenes estudiantes que han encabezado las protestas en Nicaragua que continúan desde abril hasta finales de mayo”.

Cuando el diario “La Prensa” le preguntó si había alguna forma de salir de la violencia sin un cambio de régimen, Madariaga fue franco: “No puedo imaginar una salida en este momento que no incluya una transición a la democracia sin Daniel Ortega”.

Ante los fracasos sufridos, la oposición y sus manipuladores, han creado una nueva organización, la Unidad Nacional Azul y Blanco, rememorando quizás, la unidad creada por la CIA en los ochenta, la UNO (Unión Nacional Opositora), para enfrentar entonces a los sandinistas. Ahora pretenden unir a todos los grupos opositores y pasar a la retaguardia a la Alianza Cívica, que resultaba incómoda, por su composición clasista, para sus planes “revolucionarios”.

Esta historia se parece mucho a los golpes blandos dirigidos por la CIA, la NED y sus asociados después del derrumbe soviético, en los países de la Europa del Este, donde con coberturas, organizaciones y consignas parecidas, derrocaron a sus gobiernos. Este episodio aún inconcluso, en Nicaragua será diferente, porque existe un pueblo combativo y con tradiciones de lucha, que no se deja engañar fácilmente y que derrocó a una de las dictaduras más añejas del continente, armado con el pensamiento y ejemplo de Augusto C. Sandino y Carlos Fonseca.

Un testimonio de un adversario de los Sandinistas, que revela las interioridades del golpe, puede servir de epílogo a estas líneas:

Soy del Municipio de Jinotepe, del Barrio San Juan y Estudiante del FAREM de Carazo, yo y varios amigos y compañeros de clases nos sumamos a las protestas el 19 de Abril en Jinotepe, estas protestas fueron en contra de la reformas que realizó el Gobierno Sandinista en la Seguridad Social donde nos afectaba a todos los Nicaragüenses. …..

Inventamos a cada momento en las redes sociales ataques de la Policía, ataques de la Juventud Sandinista, incluso que nos secuestraron a estudiantes con el objetivo de lograr un repudio y odio con las personas del gobierno, pero también para obtener apoyo y respaldo de la población. Igual dijimos en su momento que no seguiríamos en esa campaña de mentiras y que publicáramos sobre nuestra lucha pero siguieron las mentiras….

La Contratación de Pandilleros de los barrios, generó mucha controversia ya que muchos nos opusimos y era que por las noches para mantener el tranque se lo dejábamos en manos a pandilleros y eso provocaba robos y secuestros como el de los 2 policías de tránsito. Pero lo que si nos molestó fue saber que había personas financiando el pago de estos pandilleros. De donde salía esa plata? …….”Entrar al Colegio San José fue la gota que derramó el vaso. Cuando las monjas entregaron el colegio para la supuesta protección de los ataques nadie hizo caso que eso sería un desastre.

Eso permitió el ingreso de más vagos, mas ladrones y se permitió más violencia. Todo eso también lo criticamos y planteamos que no era el objetivo con el que iniciamos un 19 de abril……

Lamentable ver como circulaba la droga y el alcohol por las noches en el San José, al igual que ver robos entre nosotros mismos y pleitos a golpes limpios por un trago, por una orden o por cualquier cosa.

Hoy he decidido hacer esta denuncia pública por una sencilla razón…. Duele ver el daño que hicieron a Jinotepe, duele ver como golpearon a nuestros amigos solo por no tener la misma ideología, duele ver como se les daba drogas a chavalitos, duele ver como saquearon instituciones del gobierno las que atienden a nuestra misma población, duele ver muertos en las calles de nuestro Jinotepe. ..Cuando había pasado eso? En mi memoria no recuerdo, ver personas con AK 47 y todo tipo de armas y decir que quiere matar a un Policía…..

Pido perdón y estoy arrepentido, y sé que Dios traerá más calma a Jinotepe y Nicaragua, esa calma que todos teníamos y que unos cuantos nos habían arrebatado.”…

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