La guerra dei Contra di Trump in America Latina

Wayne Madsen SCF – http://aurorasito.altervista.org

Una storia largamente ignorata, riportata dalla rivista libanese “al-Shirah” il 3 novembre 1986, presto sbocciò in un grande scandalo che coinvolse la vendita segreta di armi nordamericane al governo dell’Iran e la fornitura illegale di armi ai ribelli di destra nicaraguensi.

La rivista libanese fu la prima a rivelare che l’amministrazione di Ronald Reagan vendeva di nascosto armi all’Iran in cambio del rilascio di sette ostaggi nordamericani da parte di gruppi filo-iraniani in Libano. Il 25 novembre 1986, tre settimane dopo l’articolo di “al-Shirah”, il Procuratore Generale degli Stati Uniti Edwin Meese annunciò a una nazione stordita che il profitto della vendita di armi nordamericane all’Iran veniva usato per comprare e inviare armi ai ribelli della Contra che combattevano contro il governo socialista del Presidente Daniel Ortega in Nicaragua. L’operazione segreta dell’amministrazione Reagan violava almeno due leggi. La prima era la violazione dell’embargo sulle armi degli Stati Uniti all’Iran. La seconda la violazione dell’emendamento Boland del 1982, che proibiva di utilizzare i fondi dei contribuenti statunitensi per rovesciare il governo del Nicaragua. Lo scandalo quasi portò all’imputazione da parte del Congresso di Reagan e del suo vicepresidente, George HW Bush.

Oggi, con un déjà vu, l’amministrazione di Donald Trump intraprende una politica reaganesca di armi clandestine inviate ai ribelli venezuelani in Colombia e Brasile, preparando l’insurrezione contro il governo del Presidente Nicolas Maduro del Venezuela. Allo stesso tempo, gli agenti segreti statunitensi venivano colti nell’atto di montare operazioni contro i governi di Haiti e Nicaragua, entrambi membri del sempre più ristrettio campo degli alleati latinoamericani di Maduro.

Riprendendo il ruolo di Reagan, Trump, il 18 febbraio durante un discorso alla Florida International University di Miami, esortava gli ufficiali venezuelani a sollevarsi con un colpo di Stato, e scacciare Maduro, che Trump definiva “fantoccio cubano”. L’appello di Trump sembra una ripetizione della storia, la Casa Bianca aveva recentemente nominato Elliott Abrams “inviato speciale” di Trump per la transizione forzata del governo in Venezuela da Maduro a Juan Guaido, un “burattino di Trump”.

Nel 1991, Abrams, dopo essersi accordato per collaborare col consulente legale indipendente Lawrence Walsh, fu condannato per due crimini rifiutando informazioni al Congresso. Abrams negò di essere coinvolto nella richiesta illegale di fondi per i Contras. Il 24 dicembre 1992, George HW Bush diede il perdono presidenziale ad Abrams e cinque suoi co-cospiratori dello scandalo Iran-Contra. Bush fu identificato come un “co-cospiratore indiscusso” nel rapporto finale di Walsh. Retrospettivamente, Abrams, insieme a personaggi bizzarri come il direttore dell’Agenzia d’Intelligence Centrale William Casey, l’ammiraglio della sicurezza nazionale John Poindexter e il suo sottoposto tenente-colonnello Oliver North erano destinati a confondere le acque della cospirazione criminale. Ad esempio, Abrams sollecitò un contributo illegale di 10 milioni di dollari ai Contras dal Sultano del Brunei. Quando North in seguito diede a Abrams il numero di conto bancario svizzero della Lake Resources, facciata della CIA a Ginevra, diede ad Abrams il prefisso errato 368 invece di quello effettivo 386. Abrams quindi passò il numero di conto al Brunei, dove il sultano Hassanal Bolkiah spedì 10 milioni di dollari dalla filiale di Citibank in Brunei al conto sbagliato del Credit Suisse di Ginevra. A causa dell’errore di North e Abram, un magnate delle spedizioni svizzere improvvisamente guadagnò 10 milioni di dollari. L’uomo d’affari svizzero prontamente reinvestì i guadagni imprevisti. Le autorità svizzere si rifiutarono di identificare il fortunato vincitore dell’incompetenza di Abrams e North. Un altro esempio di déjà vu dell’Iran-Contra, il procuratore generale che presiedeva il perdono di Bush ai sei dell’Iran-Contra, tra cui Abrams, e delle pessime scuse di Poindexter e North era il famigerato artista degli insabbiamenti William Barr, che Trump ha recentemente nominato suo procuratore generale.

Mentre Trump inizia ad emulare Reagan nel rovesciare governi progressisti in America Latina, la buffoneria di Abrams già giocava. Il 3 febbraio, le autorità dell’Aeroporto Internazionale Arturo Michelena in Venezuela sequestravano un aviogetto Boeing 767 della 21Air LLC, che avrebbe portato armi ai ribelli sostenuti dagli Stati Uniti in Venezuela. Il Boeing 767 era partito lo stesso giorno da Miami. Durante le scappatelle della guerra dei Contr di Abrams e compari, la Florida era il nesso delle compagnie aeree di proprietà della CIA che spedivano armi ai guerriglieri di destra nell’America centrale e meridionale. Tali compagnie aeree, che non avevano alcun controllo da parte del Congresso o delle forze dell’ordine, spesso tornavano negli Stati Uniti con carichi di droga, per lo più cocaina dalla Colombia. Nella bolla del carico segreto c’erano 9 armi d’assalto, tra cui fucili AR-15, una pistola semiautomatica Micro Draco e un fucile Colt 7,62 con mirino telescopico, oltre a 118 cartucce munizioni e antenne radio militari. Il presidente dell’Air LLC è Adolfo Moreno, che, secondo McClatchy News, è legato a Gemini Air Cargo, compagnia aerea coinvolta nel programma di “extraordinary rendition” della CIA durante l’amministrazione di George W. Bush e identificata come tale in un rapporto ufficiale del Consiglio d’Europa. La Gemini Air Cargo, prima di cessare l’attività nel 2008, aveva sede presso l’aeroporto internazionale di Dulles, in Virginia, presso Washington DC. Il Boeing sequestrato in Venezuela era impegnato negli ultimi mesi da volare dall’aeroporto internazionale di Miami a Valencia e Caracas, Venezuela e Bogotà e Medellin, in Colombia. La 21Air, che ha sede a Greensboro, nel North Carolina, dichiarò a McClatchy che il Boeing 767 era stato noleggiato da un’altra società chiamata GPS-Air. 21Air gestisce una società sorella, 21Cargo, Inc. di Doral, in Florida. 21Cargo era precedentemente chiamata Solar Cargo CA. Doral è degno di nota come luogo di residenza di molti oligarchi venezuelani che, dopo l’ascesa al potere di Hugo Chavez nel 1999, si sono trasferiti in Florida portandosi i soldi, al sicuro dalle autorità fiscali di Caracas. La Gemini Cargo Logistics Inc., affiliata con Gemini Air Cargo, utilizzava un indirizzo di Miami condiviso con aziende collegate al 21Air. Quell’indirizzo è ora utilizzato dalla compagnia aerea nazionale colombiana Avianca. Il presidente di destra colombiano Ivan Duque, insieme al presidente neonazista brasiliano Jair Bolsonaro, forniscono basi e supporti logistici ai gruppi ribelli della destra venezuelana.

La natura delle proprietà della CIA è che utilizzano una complessa rete di facciate ed indirizzi temporanei “pieghevoli” per mascherare le loro attività segrete. Durante le scappatelle Iran-Contra della CIA, compagnie anonime facevano decollare aerei senza nominativi da piccoli aeroporti in Florida, Alabama, Louisiana, Arkansas, Texas e Arizona a supporto delle operazioni d’inivio di armi ai Contra. Apparentemente Trump ha ripristinato tali operazioni a sostegno dei dissidenti di destra in Venezuela, Haiti, Nicaragua e Cuba. La debacle della CIA colta in flagrante all’aeroporto di Valencia veniva presto seguita da un’altra a Port-au-Prince, ad Haiti. Haiti, che era alleata di Maduro e beneficiaria di 2 miliardi di dollari di aiuti dal Fondo venezuelano PetroCaribe, veniva sottoposta a forti pressioni dall’amministrazione Trump per recidere il legami col governo Maduro. Gli Stati Uniti risposero al non-intervento haitiano sul riconoscimento del governo fantoccio Guaido intensificando le operazioni di “cambio di regime” contro il presidente Jovenel Moise e il primo ministro Jean-Henry Céant. Il 7 febbraio iniziavano violente proteste nelle strade di Port-au-Prince, Cap Haïtien, Jeremie, Gonaïves e Jacmel. Più sospettosamente, il dipartimento di Stato degli Stati Uniti ordinò che tutto il personale non essenziale uscisse dal Paese dopo lo scoppio delle dimostrazioni anti-governative. Il 17 febbraio, la polizia haitiana arrestava un gruppo di otto uomini armati pesantemente che viaggiavano in due auto nella capitale di Port-au-Prince. Nel gruppo c’erano cinque americani e un russo (successivamente identificato come cittadino serbo); un serbo con almeno un timbro di visto croato sul passaporto; e un haitiano. L’haitiano potrebbe essere un impiegato straniero dell’ambasciata statunitense a Port-au-Prince. Il russo e il serbo avrebbero la residenza permanente negli Stati Uniti. Il quotidiano haitiano “Le Nouvelliste” riferiva che la polizia aveva scoperto nelle auto degli stranieri, fucili automatici pistole calibro 45 e Glock, una grande quantità di munizioni, droni e telefoni satellitari. Nei veicoli c’erano anche un telescopio, zaini, giubbotti antiproiettile e vari documenti, incluso un elenco di nomi di cittadini haitiani. I veicoli non portavano targhe e i passaporti dei sospettati non avevano bolli del visto haitiano. I passaporti mostravano viaggi in altri Paesi prima di essere ad Haiti. Cinque targhe haitiane furono trovate nei veicoli. Quando arrestati dalla polizia, gli otto uomini rifiutavano d’identificarsi, insistendo che erano in una sorta di “missione del governo”. Non identificarono il “governo” per cui lavoravano, ma insistevano sul fatto che non dovevano parlare con la polizia. Uno degli agenti disse che uno degli arrestati gli riferì: “Il nostro capo chiamerà il tuo capo”. Gli statunitensi arrestati avevano tutti un passato da militari. Apparentemente, ci fu una specie di telefonata perché il 20 febbraio i cinque nordamericani furono portati da Haiti a Miami, dove furono visti essere ammanettati dalle forze dell’ordine. L’haitiano non fu rimandato negli Stati Uniti

Anche se alcune rivelazioni iniziali sullo scandalo Iran-Contra provenivano dalla rivista libanese, l’aspetto della Contra nicaraguense della cospirazione criminale fu svelato quando un aereo di un mercenario della CIA fu abbattuto sul Nicaragua durante una missione aerea a sostegno dei ribelli. Il 5 ottobre 1986, dopo la richiesta di Abrams di 10 milioni di dollari dal Sultano del Brunei, ma prima delle rivelazioni di “al-Shirah”, un C-123 gestito della Corporate Air Services, sussidiaria della Southern Air Transport, fu abbattuto da un soldato nicaraguense usando un missile spalleggiabile Strela-2. Corporate Air Services e Southern Air Transport, quest’ultima con sede a Miami, erano entrambi proprietà della CIA. Esse e le altre compagnie aeree di facciata operavano in Florida e negli Stati Uniti sudorientali. Anche se pilota e copilota del C-123, cubano-americani, e il radiotrasmettitore della Contra, rimasero uccisi, ci fu un sopravvissuto. L’“addetto” alla stiva, Eugene Hasenfus, che era, come il capo della squadra nordamericana arrestata ad Haiti, un ex-marine. Due degli arrestati ad Haiti erano ex-ufficiali SEAL della Marina degli Stati Uniti. Il primo ministro Céant li definiva gruppo di “mercenari”. Hasenfus, sopravvissuto grazie al paracadute, fuo rapidamente processato in Nicaragua e condannato a 30 anni di carcere per terrorismo e altre accuse. Nel dicembre 1986, Hasenfus fu graziato dal Presidente Ortega e tornò negli Stati Uniti. Tuttavia, la rivelazione che compiva missioni segrete per la CIA da una base aerea in El Salvador contribuì a svelare la cospirazione criminale di Abrams, North, Poindexter, Casey e tutti i loro compari. Il sequestro del Boeing 767 e del suo carico di armi in Venezuela e l’arresto degli statunitensi ben armati e dei loro camerati ad Haiti potrebbero essere l’inizio, come le rivelazioni del 1986, nell’esporre un’altra impresa incompetente della CIA diretta da una Casa Bianca corrotta, coinvolgendo, ironicamente, il pasticcione Elliott Abrams, che fallì miseramente nel rovesciare il Presidente Chavez nel 2002 mentre lavorava nel Consiglio di sicurezza nazionale di George W. Bush.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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