Come chiamare chi inserisce unilateralmente Cuba nella cosiddetta lista dei Paesi che sponsorizzano il terrorismo, accusandola di aver protetto, come previsto dai trattati internazionali, la delegazione dell’Esercito di Liberazione Nazionale Colombiano (ELN) che si trovava all’Avana per negoziare un accordo di pace con il governo colombiano, quando quest’ultimo ha deciso di interrompere i negoziati?
Non solo viene disprezzato il suo sforzo di facilitare e contribuire a una pace definitiva in Colombia, mettendo tutte le sue risorse a disposizione di entrambe le squadre negoziali, come aveva già fatto con successo con le FARC-EP, ma viene anche incluso in questa esecrabile lista che comporta sanzioni e nuove misure commerciali, economiche e finanziarie che puniscono ingiustamente il dignitoso popolo cubano. Né sembra bastare all’impero il fatto che Gustavo Petro, l’attuale presidente colombiano, abbia espressamente richiesto l’esclusione di Cuba da questa lista, o che il territorio cubano sia di nuovo il luogo in cui riprenderanno i negoziati tra il gruppo guerrigliero e il governo colombiano per la ricerca di una pace necessaria, giusta e duratura.
Come chiamare altrimenti coloro che nel momento peggiore della pandemia hanno negato e impedito l’arrivo a Cuba dell’ossigeno necessario per curare i pazienti critici colpiti dal Covid?
A un Paese che è stato in grado di sviluppare con i propri mezzi tre vaccini e altri due candidati contro la malattia, che è riuscito a vaccinare la propria popolazione, compresi i bambini a partire dai due anni di età, e che ha raggiunto, nonostante gli ostacoli e le battute d’arresto, tassi di mortalità ben al di sotto di quelli dei Paesi del cosiddetto primo mondo.
Come chiamare chi accusa Cuba di schiavitù bianca e sfruttamento del lavoro per aver messo a disposizione la sua ricca conoscenza ed esperienza inviando brigate mediche in Paesi con scarse risorse e sistemi sanitari carenti che ne hanno fatto esplicita richiesta?
Questo Paese, piccolo per estensione territoriale ma immensamente grande per umanesimo, merita un monumento per aver mantenuto per anni brigate di professionisti della salute in 59 Paesi con 28.000 uomini, e che durante la pandemia ha fornito supporto in 42 Paesi con 58 brigate mediche.
Come chiamare altrimenti coloro che da oltre 60 anni bloccano Cuba dal punto di vista commerciale, economico e finanziario, facendo soffrire la sua popolazione di privazioni e penurie?
Tutto questo, nonostante i ripetuti pronunciamenti della stragrande maggioranza dei Paesi del mondo che da 29 anni ne chiedono la revoca all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Tutt’altro, il precedente “energico” presidente dell’impero ha approvato altre 243 misure crudeli per cercare di affogare il popolo cubano, e che purtroppo l’attuale inquilino “soft touch” della Casa Bianca mantiene nella sua interezza.
Come altro possiamo chiamare coloro che hanno minato la sicurezza di questo Paese per decenni, proteggendo, finanziando e pianificando atti di terrorismo che hanno causato quasi 3.500 morti e più di 2.000 invalidi, oltre a un’intensa guerra biologica che colpisce direttamente persone, animali e colture?
All’inizio della Rivoluzione, l’attacco terroristico alla nave La Coubre ancorata nel porto dell’Avana, in cui morirono quasi cento persone e più di 200 rimasero ferite, e l’attentato anni dopo al volo Cubana de Aviación alle Barbados, in cui morirono tutte le 73 persone a bordo, erano ben noti per la loro portata e gravità. Ma ce ne sono stati molti altri, contro il personale delle ambasciate cubane all’estero e persino contro le strutture alberghiere dell’isola, come quello che ha tolto la vita al giovane italiano Fabio Di Celmo, causato da una bomba fatta esplodere nell’hotel dell’Avana dove alloggiava.
Anche per la gravità dei danni causati dal bioterrorismo che, per quanto infinito, comprenderebbe, in conformità alla Task 33 della nota Operazione Mangusta, l’introduzione di virus e altri agenti patogeni che negli anni hanno distrutto coltivazioni di ogni tipo e costretto all’abbattimento di animali.
Una menzione particolare merita l’introduzione a Cuba della febbre emorragica Dengue, che ha causato la morte di 158 persone, tra cui 101 bambini, e della congiuntivite emorragica, che ha colpito duramente ed è stata superata grazie al potente sistema sanitario cubano.
È comprensibile che gran parte dell’umanità non sia a conoscenza delle atrocità qui descritte; la cappa di silenzio e la manipolazione dell’opinione generata da chi le ha provocate è evidente. Invito solo le persone in buona fede a informarsi; oggi è possibile farlo più facilmente che in passato.
Intanto, oggi, questo bel Paese continua a resistere all’assalto, con nuovi e più sofisticati mezzi legati al cyber-terrorismo, di quelli che vanno definiti miserabili furfanti.
di Miguel Ángel Santos Genero – Segretario generale della FACUA (1982-2007) e segretario delle relazioni istituzionali del CCOO di Siviglia (2008-2017).
Fonte: Cubainformación
Traduzione: italiacuba.it