Cuba uscirà dalla lista terrorista, ma rimarrà bloccata

Paula Martinez Alonso http://www.granma.cu
blocco palma
Il 14 aprile scorso il presidente Barack Obama ha notificato, al Congresso USA, la sua decisione di escludere Cuba dalla lista degli Stati sponsor del terrorismo internazionale. Da quella data, il governo deve attendere un periodo di 45 giorni perché diventi effettiva l’uscita di Cuba da questa lista.


ros ileana lehtinen pigDue settimane fa, la congressista di origine cubana Ileana Ros-Lehtinen (Repubblicana-Florida) ha presentato alla Camera dei Rappresentanti un progetto di legge per cercare d’invertire la decisione del Presidente. Tuttavia, ha subito un completo fallimento nei suoi sforzi ed è stata costretta a ritirare la sua proposta. Al farlo, ingannevolmente ha sostenuto la presunta mancanza di meccanismi legislativi per revocare l’esclusione di Cuba, ciò che non è vero perché il Congresso dispone di procedure per mantenere la designazione di un paese come Stato sponsor del terrorismo. La realtà è che la congressista anticubana non è riuscita a raccogliere i voti necessari, neppure tra i membri del Partito Repubblicano, che attualmente detiene la maggioranza in entrambi i rami del Congresso, per approvare una legge che annullasse la decisione di Obama e sopravvivesse ad un possibile veto presidenziale.

Ciò significa che,trascorsi i 45 giorni stabiliti dalla legge, cioè, il prossimo 29 maggio, si concluderà la qualificazione di Cuba come Stato terrorista.

Questo fatto costituirà un atto di storica giustizia con il popolo cubano. Per 33 anni il governo USA ha tenuto il nostro paese, in modo infondato ed ingiustificato, in una ignominiosa lista in cui mai avrebbe dovuto essere incluso, per la sua condizione di paese vittima di centinaia di atti terroristici, che hanno ucciso 3478 persone e ferito 2099 cittadini cubani. Cuba ha sempre condannato il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, nonché qualsiasi azione che mira a fornire incoraggiamento, sostegno, finanziamento e favoreggiamento di atti di questa natura. Come segno del suo impegno internazionale, lo Stato cubano ha ratificato tutte le convenzioni e i protocolli che in materia di lotta al terrorismo sono stati promossi dalle Nazioni Unite.

Un risultato positivo della decisione presidenziale, su Cuba, in campo giuridico, sarà l’eliminazione della possibilità che si presentino nuove spurie denunce contro il Governo cubano, come le interposero, in passato, persone senza scrupoli che, difese dalle leggi antiterroriste USA  e con la complicità dei tribunali, in particolare di Miami, hanno ottenuto sentenze di compensazione che gli hanno consentito di appropriarsi di beni congelati negli USA appartenenti ad organismi dello Stato cubano, in virtù della nostra designazione come sponsor del terrorismo.

Tuttavia, l’esclusione definitiva da questa lista non implicherà un sollievo del blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba. Questo perché la maggior parte delle leggi e dei regolamenti che hanno imposto la politica di strangolamento economico sono stati emessi prima del 1982, quando per la prima volta Cuba fu dichiarata Stato sponsor del terrorismo e, di conseguenza, le sanzioni e le restrizioni che questa designazione impone, già facevano parte del blocco contro il nostro paese.

Gli stessi funzionari USA hanno chiarito, a partire dal momento che è stata resa pubblica la decisione del presidente Obama, che la maggior parte delle restrizioni connesse all’inclusione di Cuba nella lista terrorista continueranno, poiché contenute nella complessa rete di sanzioni che compongono il blocco. La Legge sul Commercio con il nemico (1917), il Foreign Assistance Act (1961) e la Export Administration Act (1979), che sostennero, nei primi anni della Rivoluzione, la politica di guerra economica contro Cuba, sono state emanate prima del 1982, come il Regolamento per il Controllo degli Attivi Cubani (1963) ed il Regolamento per l’Amministrazione delle Esportazioni (1979), emanati in attuazione  del codificato in queste leggi. In seguito, altre leggi, come la Torricelli (1992), la legge Helms-Burton (1996) e la Legge di Riforma delle Sanzioni Commerciali ed Espansione delle Esportazioni (2000), intensificarono i divieti sulle operazioni con Cuba, con un marcato carattere extraterritoriale.

Ad esempio, tra le operazioni vietate dalla legge, derivanti dall’ inclusione di un paese nella lista degli Stati terroristi si trovano le esportazioni di equipaggiamento militare e di tecnologia a doppio uso (civile e militare), la concessione di assistenza estera e lo sviluppo di programmi di aiuti governativi, la concessione di prestiti e crediti da parte di istituzioni finanziarie internazionali, e l’approvazione di sistemi di preferenze e tariffe commerciali. Tutte queste restrizioni resteranno in vigore per Cuba, nonostante la sua esclusione dalla lista, nel rispetto delle leggi e dei regolamenti del blocco.

L’uscita dalla lista terrorista, per il suo effetto simbolico e politico positivo, potrà avere un certo impatto sulla percezione di Cuba come un paese a rischio da parte delle istituzioni finanziarie e alleviare – anche se non eliminare – il timore delle banche, in particolare straniere, a sostenere i rapporti con il nostro paese. Questo riflette il fatto che dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, gli USA rafforzarono le proprie leggi e regolamenti sul settore finanziario nella lotta al finanziamento del terrorismo, che ha avuto un ulteriore impatto negativo sugli Stati individuati come sponsor del terrorismo che sono stati oggetto, negli ultimi cinque anni, di una vera vessazione e persecuzione delle loro operazioni finanziarie, con il pretesto della lotta al terrorismo.

Tuttavia, Cuba continuerà ad essere considerata un significativo rischio in materia finanziaria, per essere sottoposta ad un regime di sanzioni economiche unilaterali da parte del governo USA. Vale la pena ricordare che, quando le banche straniere si rifiutano di lavorare con Cuba, lo fanno per due ragioni: per la sua designazione come uno Stato terrorista e per essere un paese sanzionato dal blocco USA. Conferma ciò il fatto che l’Ufficio Controllo dei Beni Stranieri (OFAC) del Dipartimento del Tesoro, responsabile di vigilare il rispetto delle norme del blocco e di penalizzare le istituzioni bancarie USA e straniere che lo violano, hanno mantenuto la persecuzione delle transazioni finanziarie cubane, anche dopo gli annunci del 17 dicembre 2014. Le milionarie multe imposte contro la banca tedesca Commerzbank (1,71 miliardi di $) e la società USA di pagamento online PayPal (7658300 dollari) lo scorso marzo, dimostrano la vigenza di questa politica e la sua marcata natura extraterritoriale.

Benché l’esclusione di Cuba dalla lista non comporta praticamente nessun cambiamento nell’applicazione del blocco, si tratta di una misura giusta ed è stata accolta con favore dall’opinione pubblica USA. Un sondaggio del media digitale del New Jersey, NJ.com, ha mostrato che il 64% degli statunitensi crede che il Presidente ha preso la decisione giusta.

Questa azione della Casa Bianca permette far avanzare il processo per il ripristino delle relazioni diplomatiche tra i due paesi. Ma, per poter normalizzare i rapporti con Cuba, tra altre questioni importanti in attesa di soluzione, gli USA dovranno prima rimuovere completamente il blocco.

Così come Cuba mai avrebbe dovuto far parte della lista degli Stati sponsor del terrorismo internazionale, perché mai promosse o sostenne atti terroristici, neppure merita di continuare ad essere oggetto del sistema delle sanzioni economiche, commerciali e finanziarie unilaterali più vasto e prolungato che mai sia stato imposto contro nazione alcuna del mondo; quindi è arrivato il momento che anche il blocco giunga al termine.

Cuba saldrá de la lista terrorista, pero seguirá bloqueada

 Paula Martínez Alonso
 
 El pasado 14 de abril, el presidente Barack Obama notificó al Congreso de Estados Uni­dos su decisión de excluir a Cuba de la lista de Estados patrocinadores del terrorismo internacional. A partir de esa fecha, el go­bierno debe esperar un plazo de 45 días para que se haga efectiva la salida de Cuba de esta lista.
 
 Hace dos semanas, la congresista de origen cubano Ileana Ros-Lehtinen (Repu­bli­cana-Florida) presentó en la Cámara de Re­presentantes un proyecto de ley para tratar de revertir la decisión del Presidente. Sin embargo, sufrió un fracaso rotundo en sus esfuerzos y se vio obligada a retirar su propuesta. Al hacerlo, alegó engañosamente la supuesta falta de mecanismos legislativos para revocar la exclusión de Cuba, lo cual no es cierto, porque el Congreso sí cuenta con procedimientos para mantener la designación de un país como Estado patrocinador del terrorismo. La realidad es que la congresista anticubana no logró reunir los votos necesarios, ni siquiera entre los miembros del Partido Republicano, que actualmente ostenta la mayoría en ambas cámaras del Congreso, para aprobar una ley que anulara la decisión de Obama y sobreviviera a un posible veto presidencial.
 
 Esto significa que, transcurridos los 45 días establecidos por la ley, es decir, el próximo 29 de mayo, terminará la calificación de Cuba como Estado terrorista.
 
 Este hecho constituirá un acto de justicia histórica con el pueblo cubano. Durante 33 años, el Gobierno de Estados Unidos mantuvo a nuestro país, de manera infundada e injustificada, en una lista ignominiosa en la que nunca debió ser incluida, por su condición de país víctima de centenares de actos terroristas, que ocasionaron la muerte a 3 478 personas e incapacitaron a 2 099 ciudadanos cubanos. Cuba siempre ha condenado el terrorismo en todas sus formas y manifestaciones, así como cualquier acción que busque dar aliento, apoyo, financiamiento y encubrimiento a actos de esta natura­leza. Como muestra de su compromiso internacional, el Estado cubano ha ratificado todas las convenciones y protocolos que en materia de lucha antiterrorista se han promovido por las Naciones Unidas.
 
 Un resultado positivo de la decisión presidencial sobre Cuba en el ámbito legal, será la eliminación de la posibilidad de que se presenten nuevas demandas espurias contra el Gobierno cubano, como las interpuestas en el pasado por personas inescrupulosas que, amparadas en las leyes antiterroristas estadounidenses y con la complicidad de los tribunales, sobre todo de Mia­mi, ob­tuvieron fallos compensatorios que les permiten apropiarse de activos con­ge­lados en Estados Unidos pertenecientes a entidades del Estado cubano, en virtud de nuestra designación como patrocinador del terrorismo.
 
 Sin embargo, la definitiva exclusión de esta lista no implicará un alivio del bloqueo económico, comercial y financiero contra Cuba. Ello obedece a que la mayoría de las leyes y regulaciones que establecieron la política de asfixia económica fueron emitidas antes de 1982, cuando por primera vez Cuba fue declarada como Estado patrocinador del terrorismo y, por tanto, las sanciones y restricciones que esta designación impone, ya formaban parte del bloqueo contra nuestro país.
 
 Los propios funcionarios del gobierno es­tadounidense han aclarado, a partir de ha­berse hecho pública la decisión del presidente Obama, que la mayoría de las restricciones asociadas a la inclusión de Cuba en la lista terrorista continuarán, ya que están contenidas en el complejo entramado de sanciones que conforman el bloqueo. La Ley de Comercio con el enemigo (1917), la Ley de Asistencia Exterior (1961) y la Ley de Ad­ministración de las Exportaciones (1979), que sustentaron en los primeros años de la Revolución la política de guerra económica contra Cuba, fueron promulgadas con anterioridad a 1982, al igual que las Regu­la­ciones para el Control de Activos Cubanos (1963) y las Regulaciones para la Ad­ministración de las Exportaciones (1979), emitidas para im­plementar lo codificado en estas legislaciones. Con posterioridad, otras leyes como la Torricelli (1992), la Helms-Burton (1996) y la Ley de Reforma de las Sanciones Co­merciales y Ampliación de las Ex­por­ta­cio­nes (2000), recrudecieron las pro­­hibi­cio­nes a las operaciones con Cuba, con un marcado carácter extraterritorial.
 
 Por ejemplo, entre las transacciones prohi­bidas por la ley, que se derivan de la inclusión de un país en el listado de Estados terroristas se encuentran la exportación de equipamiento militar y de tecnología de uso dual (civil y militar), el otorgamiento de asistencia exterior y el desarrollo de programas de ayuda gubernamental, la concesión de préstamos y créditos por parte de instituciones financieras internacionales, y la aprobación de sistemas de preferencias y tarifas comerciales. Todas estas restricciones seguirán en vigor para Cuba, a pesar de su exclusión de la lista, en cumplimiento de las leyes y regulaciones del bloqueo.
 
 La salida de la lista terrorista, por su efecto simbólico y político positivo, podría te­ner cierto impacto en la percepción de Cuba como país de riesgo por parte de las instituciones financieras y aliviar —aunque no eliminar—, el temor de los bancos, sobre todo extranjeros, a sostener relaciones con nuestro país. Esto obedece al hecho de que tras los ataques terroristas del 11 de septiembre del 2001, Estados Unidos fortaleció sus leyes y regulaciones sobre el sector financiero para combatir el financiamiento del terrorismo, lo cual tuvo un impacto negativo adicional para los Estados singularizados co­mo patrocinadores del terrorismo, los cuales han sido objeto en el último lustro de un verdadero acoso y persecución de sus operaciones financieras, bajo el pretexto de la lucha antiterrorista.
 
 No obstante, Cuba continuará siendo con­siderada un importante riesgo en materia financiera, por estar sometida a un régimen de sanciones económicas unilaterales del go­bierno estadounidense. Vale recordar que cuando los bancos extranjeros rechazan trabajar con Cuba, lo hacen por dos razones: por su designación como Estado terrorista y por ser un país sancionado por el bloqueo de Estados Unidos. Confirma lo anterior el hecho de que la Oficina para el Control de Activos Extranjeros (OFAC) del Depar­ta­men­to del Tesoro, encargada de velar por el cumplimiento de las regulaciones del bloqueo y de penalizar a las instituciones bancarias estadounidenses y extranjeras que las violen, ha mantenido la persecución con­tra las transacciones financieras cubanas, aún después de los anuncios del 17 de di­ciembre del 2014. Las multas millonarias im­puestas contra el banco alemán Com­merzbank (1710 millones de dólares) y la compañía estadounidense de pagos en in­ternet PayPal (7 millones 658 300 dólares), el pasado mes de marzo, demuestran la vigencia de esta política y su marcado carácter extraterritorial.
 
 Aún cuando la exclusión de Cuba de la lista no implique prácticamente ningún cambio en la aplicación del bloqueo, es una medida justa y ha sido bien acogida por la opinión pública de Estados Unidos. Una encuesta realizada por el medio digital de Nueva Jersey, NJ.com, arrojó que el 64 % de los estadounidenses consideran que el Pre­sidente adoptó la decisión correcta.
 
 Esta acción de la Casa Blanca permite avan­zar en el proceso para el restablecimiento de las relaciones diplomáticas entre ambos países. Pero, para poder normalizar los vínculos con Cuba, entre otros asuntos importantes pendientes de solución, Esta­dos Unidos deberá, en primer lugar, levantar totalmente el bloqueo.
 
 Como mismo Cuba nunca debió formar parte de la lista de Estados patrocinadores del terrorismo internacional, porque nunca promovió ni apoyó actos terroristas, tampoco merece seguir siendo objeto del sistema de sanciones económicas, comerciales y fi­nancieras unilaterales más abarcador y prolongado que jamás se haya impuesto contra nación alguna en el mundo, por lo que ha llegado el momento de que el bloqueo también llegue a su fin.

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