Guantanamo: Il significato di 120 anni di occupazione illegale

Per molte persone nel mondo, la parola Guantanamo è diventata sinonimo di tortura da quando gli Stati Uniti vi hanno aperto il loro centro di detenzione militare nel 2002. Da allora, oltre 780 persone catturate dalle forze statunitensi hanno subito massicce violazioni dei diritti umani da parte della CIA. Per il popolo cubano, una società che pone i diritti umani e il benessere al di sopra di tutto, si tratta di un orrore collettivo compiuto sul proprio suolo sovrano da un esercito straniero.

Questo articolo spera di andare oltre, perché oggi ricorre il 120° anno di occupazione navale ininterrotta di Guantanamo da parte degli Stati Uniti. Il nostro presidente Miguel Diaz Canal ha chiarito questa mattina il sentimento collettivo del popolo cubano: “La nostra sovranità è stata recisa, questo giorno del 1903, quando Tomás Estrada Palma ha firmato la cessione del territorio che rimane illegalmente occupato dagli Stati Uniti contro la volontà del popolo cubano”.

La firma del 1903 riguardava un “Trattato per la locazione di basi navali e carbonifere”, che dava agli Stati Uniti il diritto di utilizzare quattro delle migliori baie dell’isola per costruire strutture militari. Il trattato fu firmato in base all’articolo VII dell’Emendamento Platt, un documento redatto dal Congresso degli Stati Uniti e allegato alla Costituzione cubana appena approvata (1901). Si trattava di un’azione obbligatoria per porre fine all’occupazione statunitense che durava già da quattro anni. L’emendamento non era altro che il coperchio della tomba sull’appena nata “indipendenza” cubana. L’emendamento stabiliva chiaramente che, per lasciare le truppe statunitensi, Cuba avrebbe dovuto ottenere l’approvazione degli Stati Uniti per tutte le decisioni importanti del Paese.

Il quadro del diritto internazionale non rappresenta adeguatamente il sentimento del popolo cubano, per il quale la firma di quel trattato non fu altro che un atto di coercizione da parte della potenza emisferica su un piccolo Paese che portava la pesante croce di una costante minaccia di intervento militare, minaccia che è sempre presente oggi.

La storia della base navale, i suoi dettagli e i consueti eccessi delle forze militari statunitensi oltreoceano sono stati affrontati in numerosi articoli e libri nel corso di questi 120 anni. Tuttavia, i sentimenti del popolo cubano, soprattutto di coloro che hanno vissuto vicino alla base militare, sono il miglior argomento legale e morale per capire perché si tratta di un territorio sequestrato con la forza e occupato illegalmente.

Per loro, quei quasi 118 chilometri quadrati rappresentano qualcosa di più della loro comprovata importanza geografica o economica. È qualcosa che va nel profondo dell’anima della nazione. Ci sono ancora alcuni testimoni tra la popolazione locale che ricordano come la struttura abbia plasmato le loro vite per oltre cinque decenni.

Prima della nostra rivoluzione del 1959, Guantanamo era un luogo in cui i servizi educativi e sanitari esistevano a malapena, ma c’erano molti bar e bordelli. Anche le scarse fonti d’acqua erano dedicate esclusivamente a soddisfare i bisogni dei Marines americani. Per la gente del posto era come essere stranieri nel proprio Paese. Oggi questa realtà è solo un amaro ricordo, ma la base rimane un simbolo anacronistico che ci impedisce di ottenere la nostra completa sovranità. Delle oltre 750 basi militari statunitensi che costellano il mondo, Guantanamo è la più antica.

Durante la lotta armata guidata da Fidel Castro nella Sierra Maestra, l’esercito statunitense elaborò diversi piani per creare un pretesto per invadere l’isola o fornire ulteriori aiuti alla dittatura di Batista per sconfiggere i ribelli. Dopo il trionfo della rivoluzione, le forze armate statunitensi passarono ad azioni concrete. Dalla base, sostennero gruppi controrivoluzionari, pianificarono attacchi contro i leader della Rivoluzione e lanciarono persino attacchi di mortaio contro le popolazioni locali.

Fu durante i primi anni della rivoluzione che venne creata la Brigata di frontiera per proteggere l’area, forse non da un possibile attacco, che era sempre una possibilità, ma più da atti provocatori lungo il confine della base che arrivarono fino all’assassinio di due soldati cubani. Migliaia di giovani cubani sono passati attraverso questo corpo militare in sei decenni, assicurando che questa piaga duratura del nostro Paese sia compresa da ogni generazione.

Sebbene le tensioni lungo il confine siano diminuite fino a raggiungere una cauta coesistenza, il comportamento irrispettoso nei confronti dei soldati cubani sembra essere un’eredità. Puntare i fucili contro le postazioni cubane, specialmente quelle sorvegliate da donne, o violare le acque territoriali cubane sono pratiche persistenti.

Dal punto di vista di un giovane soldato cubano della Brigata di frontiera, l’uniforme militare cubana ha un valore in più in quel luogo. La gente capisce molto meglio l’onore che porta con sé e la responsabilità che implica”. Ha anche spiegato l’affronto che avviene ogni mattina alle 8, quando l’inno statunitense risuona grazie a decine di altoparlanti installati sul perimetro della base. Il suono inonda il silenzio caratteristico delle zone desertiche e si estende alle città più vicine e ai campi militari cubani circostanti.

Nonostante il passare del tempo, nessuno si è abituato, e ogni mattina condividono la stessa sensazione che il poeta cubano Bonifacio Byrne espresse nella sua poesia “La mia bandiera” quando tornò all’Avana all’inizio dell’occupazione militare statunitense:

“Ho cercato con ansia la mia bandiera

 e ne ho vista un’altra accanto alla mia!

Oggi dico a gran voce

che due bandiere non devono sventolare

una è sufficiente: la mia!”.

Questo sentimento spiega perché questa è la regione dove la bandiera cubana sventola con incomparabile bellezza, anche se il paesaggio sembra desolato e non è impregnato del verde tipico della campagna cubana.

Questo sentimento non può essere fatto valere in un tribunale internazionale da nessuno dei migliori avvocati internazionali. Tuttavia, ogni cubano che abbia messo piede in questa zona sarebbe in grado di convincere la più dura delle giurie che la Baia di Guantanamo è occupata illegalmente, un’usurpazione della terra che appartiene a tutti i cubani e che può continuare solo con il più vile ricatto di 120 anni fa. È l’unica spiegazione possibile, dato che nessun cubano ha mai accettato la natura ignobile della base navale yankee nella nostra Guantanamo.

Fonte: https://www.struggle-la-lucha.org/…/guantanamo-the…/…

Traduzione: www.italiacuba.it

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