Cuba e USA prima di Girón (Parte IV e finale)

Fabián Escalante https://lapupilainsomne.wordpress.com

Il piano consisteva nel reclutare il capo del gruppo di polizia per collocare, furtivamente, nella stanza del dirigente cubano una scatola di sigari. Questi avrebbero contenuto una piccola carica esplosiva destinata a fare saltare la sua testa. Il poliziotto si rifiutò, con veemenza, brandendo l’argomento che la sua missione era quella di prendersi cura di lui, non di ucciderlo.

Fidel ritornò a Cuba, mentre i piani della CIA-mafia continuavano il loro corso, Rosselli e Maheu si trasferirono a Miami e a metà ottobre, dello stesso anno, il mafioso presentava al suo complice due individui di tutta sua fiducia: Salvatore Giancana e Santos Trafficante, che sarebbero stati gli incaricati di cercare gli esecutori tra gli esuli cubani.

Alla fine novembre, Giancana propose ad O’Connell cercare un’altra forma di assassinio, dove l’esecutore avesse la possibilità di fuggire vivo. Entrambi pensarono al veleno come il metodo più appropriato. Scheider fu richiamato ed i suoi laboratori si posero a lavorare …

Il 5 ottobre sbarcò nella baia di Navas, situata tra le città di Moa e Baracoa, un distaccamento di mercenari composto da 27 sbirri batistiani, accompagnati da due nordamericani. Il capo del gruppo era il noto criminale Armentino Fair, alias El Indio, che fu capitano di una banda paramilitare batistiana. Pochi giorni dopo tutti erano  arrestati dall’Esercito Ribelle e dalle milizie contadine, che fin dai primi momenti iniziarono la loro persecuzione. Tra i catturati si trovava lo yankee Tony Salvad, consigliere militare de Feria. L’avventura si concluse con un totale fallimento.

L’8 ottobre le forze dell’Esercito Ribelle concludevano un’importante operazione nel massiccio montagnoso dell’Escambray. I controrivoluzionari del luogo, stimolati dalla CIA, fomentarono distaccamenti armati in quei luoghi, che commettevano crimini e atrocità contro la popolazione contadina. Lo scopo del nemico era preparare una forza militare nella retroguardia delle truppe rivoluzionarie per, al momento giusto, quando sbarcasse la loro brigata mercenaria sulle coste cubane, annientassero le linee di rifornimento e la retroguardia. Inoltre avevano la missione di creare il clima di caos e destabilizzazione che evidenziasse una guerra civile nel paese e giustificasse l’invasione e lo stesso intervento USA.

I capi controrivoluzionari Porfirio Ramirez, Plinio Prieto e Sinesio Walsh rispondevano al FRD di Tony Varona, che attraverso suo cognato Jose Ruiz Sanchez, alias comandante Augusto, coordinava con l’ambasciata yankee il rifornimento aereo di armi, munizioni e logistica che la CIA gli inviava. In settembre paracadutarono un consulente USA di nome Richard Pecoraro, che doveva incontrarsi con i capi dei banditi, conoscere le loro esigenze e raccomandare le misure organizzative necessarie per migliorare la combattività delle truppe, alla vigilia della Baia dei Porci.

L’operazione dell’Esercito Ribelle distrusse i principali gruppi controrivoluzionari e si sequestrarono numerose armi e attrezzature militari. Nel frattempo, nelle città cubane continuava un’incessante lotta tra questi e le forze di Sicurezza, che sostenute dal popolo, li andavano smantellando.

Un caso importante sarebbe stato denunciato in ottobre. Si trattava dell’operazione “Opera”, per cui il G-2 penetrò la stazione CIA nell’ambasciata USA nelle persone del colonnello Erickson S. Nichols ed il maggiore Robert Robert Van Horn, due addetti militari. Lo scopo di queste spie era organizzare la controrivoluzione nella città dell’Avana. Stavano per attuare un ampio piano sovversivo che si proponeva di far esplodere la raffineria Nico Lopez, la centrale elettrica di Tallapiedra, promuovere rivolte nell’ Escambray e minacciare la vita dei dirigenti della Rivoluzione, in particolare del Comandante in capo.

Tra gli agenti più importanti della CIA coinvolti in questi piani, si trovava la nordamericana Geraldine Shapman una bostoniano sposata con un miliardario del tabacco. Fu reclutata dal maggiore Robert Van Horn ed era una delle persone chiavi per coordinare le spedizioni di armi ai banditi dell’Escambray. Fu arrestata il 15 novembre, quando si sequestrò un grosso carico di armi ed esplosivi in un appartamento di sua proprietà nell’elegante quartiere Biltmore, oggi Siboney, del comune di Marianao. Nelle sue dichiarazioni alle autorità cubane, la Shapman avrebbe spiegato i preparativi che si stavano realizzando in Florida ed in Guatemala per invadere Cuba. Lei stessa aveva preso in affitto una casa a Miami, destinata a servire da transito alle reclute in marcia verso i campi in America Centrale. La Rivoluzione cubana denunciò, ancora una volta, queste prove; tuttavia, pochi vollero ascoltarla. La congiura posta in essere aveva comprato Presidenti e messo a tacere i mass media del continente.

In settembre agenti della Sicurezza cubana penetrarono, in Costarica, uno dei gruppi di sostegno ai mercenari che si preparavano in Guatemala, chiarendo la grandezza del contingente che si addestrava ed il punto di partenza della progettata invasione: Puerto Cabezas in Nicaragua

Il 1 dicembre 1960 Richard Bissell convocò una riunione urgente del gruppo operativo anti-cubano. Ore prima aveva ricevuto una cablogramma cifrato proveniente dal capo della stazione CIA in Guatemala, Robert Kendall Davis. Il messaggio esponeva:

“Urgente: Bissel, Kirkpatrick e Barnes:

“La brigata soffre una profonda demoralizzazione. Pepe San Román rifiuta di continuare il comando delle truppe per l’azione nascosta che Varona sta realizzando per imporre un suo uomo come capo militare. E’ necessario porre fine alle discussioni politiche e pacificare i partecipanti alla spedizione. Nessuno assiste agli addestramenti e, praticamente, c’è un’ insubordinazione. Aspetto istruzioni. Fine. Fine”.

Giorni dopo il Gruppo Speciale del Consiglio Nazionale di Sicurezza approvava un aumento del bilancio ed ordinava al Pentagono che agevolasse tutte le armi e gli specialisti richiesti per l’operazione contro Cuba che, ora, avrebbe ricevuto il nome in codice di “Pluto”.

Il traffico aereo e navale tra Costarica, Nicaragua, Guatemala e Florida era intenso. Aerei e navi cariche di uomini e merci attraversavano, costantemente, le sue rotte e fu in quel momento che gli astuti cubani, nordamericani e altri allegri sostenitori della libera impresa, iniziarono la fiorente attività del contrabbando segreto di armi e attrezzature militari per la “causa della libertà”. Poi, ispirati dal produttivo affare, il whisky divenne la mercanzia principale; poi sarebbe stato il commercio del sangue e successivamente la droga.

In dicembre il gruppo operativo della CIA si riunì di nuovo con Bissell e conclusero che gli uomini reclutati non erano abbastanza e che bisognava organizzare un contingente di attacco di maggior importanza, che contasse su potenti mezzi, marina e forza aerea, e così si organizzava, nei giorni seguenti, la brigata di assalto 2506 con una componente di 1500 uomini, artiglieria, carri armati, armi di tutti i tipi, aerei da combattimento e trasporto ed, infine, una flottiglia di imbarcazioni che li avrebbe trasportati sulla coste cubane e avrebbe fornito il supporto navale necessario.

Inoltre, in novembre si registrarono 80 atti di sabotaggio nella capitale cubana, a cui si aggiungerebbero ulteriori 57 il mese successivo, mentre in quel periodo se ne realizzavano 35 a Pinar del Rio, 16 in Las Villas, un assalto ad una stazione di polizia nella capitale camagueyana e 7 azioni terroristiche a Santiago de Cuba.

Un complotto per assassinare Fidel Castro si mise in opera, mediante il quale un agente –Felix Rodriguez Mendigutía– infiltrato dagli USA e con la collaborazione interna si proponeva sparare al leader cubano quando visitasse la casa della compagna Celia Sanchez; complotto che fallì per l’azione della Sicurezza dello stato.

Nel frattempo, nei primi giorni di gennaio, gli USA avrebbero rotto le relazioni diplomatiche con il governo cubano e avrebbero cominciato ad infiltrare per via aerea, marittima e legale le squadre di agenti e le armi necessarie per “sollevare” la controrivoluzione interna.

Il 20 gennaio, mentre entrava in carica il presidente John Kennedy, la CIA, probabilmente senza il suo consenso, organizzava il dipartimento ZR/Rifle che aveva il compito di “liquidare i leader politici ostili alle politiche USA”, con Fidel, come prima priorità.

In febbraio, la CIA decise, a causa delle discrepanze esistenti riguardanti il ​​protagonismo di ciascuna delle organizzazioni controrivoluzionarie che operavano all’interno di Cuba, far fuoriuscire i suoi capi per unirli ed istruirli nelle azioni che il “fronte interno” doveva sviluppare a sostegno dell’invasione che si preparava e raggrupparli sotto un’entità chiamata a Fronte Unità Interna, FUR.

In quel mese anche la CIA decise di garantire la partecipazione USA nel conflitto contro Cuba che si stava preparando, organizzando un contingente di 163 esuli che in uniformi dell’Esercito Ribelle e comandato da Higinio Díaz Ane avrebbe dovuto attaccare la base USA di Guantanamo, per far apparire, di fronte al mondo, che le forze rivoluzionarie stavano facendo una rappresaglia per l’aggressione militare che doveva svilupparsi nella Baia dei Porci.

Il 13 marzo, i capi della controrivoluzione interna al comando di Humberto Sori Marin, Rafael Diaz Hanscon e Rogelio Gonzalez Corso s’infiltravano nelle vicinanze del Jibacoa in provincia de L’Avana e convocavano in un conclave, il giorno 18, tutti i capi interni in una casa del quartiere Siboney a Miramar, con l’obiettivo di istruire tutti alle azioni da sviluppare alla vigilia dello sbarco mercenario. Nel frattempo inviava un gruppo di suoi uomini al quartiere Celimar, vicino alla capitale, per raccogliere 40 sacchi di esplosivo al plastico infiltrati. una di quelle notti. da imbarcazioni nemiche, fatto in cui furono catturati dalle milizie rivoluzionarie.

Il giorno stabilito per la riunione, allertati dall’impiegata della residenza, la Sicurezza cubana arrestò tutti i leader riuniti, sequestrando i piani e nascondigli dove si erano occultate armi ed esplosivi per le azioni. Fu un colpo mortale. La “quinta colonna” interna era stata smantellata.

Tuttavia la CIA non si rassegnò ai fallimenti. In marzo erano pronte le pastiglie al botulino sintetico, un veleno letale, che avevano preparato nei loro laboratori e che introdussero a Cuba attraverso uno dei diplomatici dell’ambasciata spagnola, che vennero consegnate a Juan Orta, allora capo dell’ufficio del Primo Ministro e ad un gastronomico del ristorante Pekin dove Fidel, d’abitudine, mangiava cibo cinese. Entrambe le azioni fallirono poiché non si incontrarono, gli assassini, il leader rivoluzionario.

Un altro complotto omicida sarebbe fallito, quello stesso mese, a causa dell’arresto di Diaz Hanscon uno dei leader imprigionati, che prevedeva posizionare una potente bomba presso l’Istituto di Risparmio e Casa in una riunione prevista. per il 28 dello stesso mese, in cui Fidel avrebbe riesaminato la realizzazione dei piani di costruzione di alloggi di quell’organismo.

Infine, il colpo finale lo avrebbe dato il popolo cubano e le sue organizzazioni politiche che alla vigilia dell’aggressione detennero migliaia di controrivoluzionari in tutto il paese smontando qualsiasi tipo di azioni sovversive a sostegno degli invasori.

Oggi, al leggere queste note – pezzi della nostra storia – risulta incredibile, forse incomprensibile ad alcuni, che il popolo cubano abbia resistito ad una così grande offensiva, mai conosciuta prima. Senza dubbio, una delle pagine più eroiche scritte che, a dir il vero, solo poté essere possibile dalla confluenza di due fattori determinanti: la decisiva partecipazione del nostro popolo in difesa delle sue conquiste e l’invalutabile direzione e guida di Fidel Castro. Mai nessuno, allora, si preoccupò per la dimensione o la potenza del nemico da affrontare, semplicemente come un solo uomo, il popolo combatté e li sconfisse totalmente.

link III parte


Cuba y EEUU antes de Girón (Parte IV y final)

El plan consistía en reclutar al jefe del grupo de policías para colocar subrepticiamente en la habitación del dirigente cubano una caja de tabacos. Éstos contendrían una pequeña carga explosiva destinada a volar su cabeza. El policía se negó airadamente, esgrimiendo el argumento de que su misión era cuidarlo, no matarlo.

Fidel regresó a Cuba, mientras los planes CIA-Mafia continuaban su curso, Rosselli y Maheu se trasladaron a Miami y a mediados de octubre de ese año el mafioso le presentaba a su cómplice dos individuos de toda su con­fianza: Salvatore Giancana y Santos Trafficante, quienes serían los encargados de buscar a los ejecutores entre los cubanos exiliados.

A fínales de noviembre, Giancana le propuso a O’Connell buscar otra forma de asesinato, donde el ejecutor tuviera la posibilidad de escapar con vida. Ambos pensaron en el veneno como el método más indicado. Scheider fue llama­do de nuevo y sus laboratorios se pusieron a trabajar…

El 5 de octubre desembarcó por la bahía de Navas, situada entre los poblados de Moa y Baracoa, un destaca­mento de mercenarios integrado por 27 esbirros batistianos, acompañados por dos norteamericanos. El jefe del grupo era el connotado criminal Armentino Feria, alias El Indio, quien fue capitán de una banda paramilitar batistiana. A los pocos días todos eran detenidos por el Ejército Rebelde y las milicias campesinas, que desde los primeros momentos iniciaron su persecución. Entre los capturados se encontraba el yanqui Tony Salvad, asesor militar de Feria. La aven­tura terminó con un rotundo fracaso.

El 8 de octubre las fuerzas del Ejército Rebelde concluían una importante operación en el macizo montañoso del Escambray. Los contrarrevolucionarios del patio, estimula­dos por la CIA, fomentaron destacamentos armados en aquellos parajes, que cometían crímenes y desmanes con­tra la población campesina. El objetivo enemigo consistía en preparar una fuerza militar en la retaguardia de las tropas revolucionarias, para en el momento oportuno, cuando desembarcasen su brigada mercenaria por las costas cu­banas, aniquilaran las líneas de suministro y retaguardia. Además, tenían la misión de crear el clima de caos y desestabilización que evidenciara una guerra civil en el país y justificase la invasión y la propia intervención de Estados Unidos.

Los jefes contrarrevolucionarios Porfirio Ramírez, Plinio Prieto y Sínesio Walsh respondían al FRD de Tony Varona, quien a través de su cuñado José Ruíz Sánchez, alias Comandante Augusto, coordinaba con la embajada yanqui el suministro aéreo de armas, municiones y logística que la CIA les enviaba. En septiembre lanzaron en paracaídas a un asesor norteamericano nombrado Richard Pecoraro, quien debía entrevistarse con los jefes de bandidos, conocer sus necesidades y recomendar las medidas orga­nizativas necesarias para mejorar la combatividad de ¡as tropas en vísperas de la invasión de Bahía de Cochinos.

La operación del ejército rebelde aniquiló las principales agrupaciones contrarrevolucionarias y se ocuparon nume­rosas armas y pertrechos militares. Mientras, en las ciuda­des cubanas continuaba una lucha sin cuartel entre estas ellas y las fuerzas de la Seguridad, que apoyadas en el pueblo, las iban desmantelando.

Un caso importante sería denunciado en ese mes de octubre. Se trataba de la operación “Ópera”, mediante el cual el G-2 penetró la estación de la CIA en la embajada nortea­mericana, en las personas de! coronel Erickson S. Nichols y el mayor Robert Robert Van Horn, ambos agregados militares. El objetivo de estos espías era organizar la contrarrevo­lución en la ciudad de La Habana. Iban a poner en práctica un amplio plan subversivo que se proponía volar la refinería Ñico López, la planta eléctrica de Tallapiedra, promover alzamientos en el Escambray y atentar contra la vida de dirigentes de la Revolución, en particular del Comandante en Jefe.

Entre los agentes más importantes de la CIA involucrados en estos planes, se encontraba la norteamericana Geraldine Shapman, una bostoniana casada con un millonario taba­calero. Fue reclutada por el mayor Robert Van Horn y era una de las personas claves para la coordinación de los envíos de armas a los bandidos del Escambray. Fue arrestada el 15 de noviembre cuando se ocupó un importante cargamento de armas y explosivos en un apartamento de su propiedad en el elegante reparto Biltmore, hoy Siboney, del municipio Marianao. En sus declaraciones ante las autoridades cuba­nas, la Shapman explicaría los preparativos que se estaban realizando en la Florida y Guatemala para invadir a Cuba. Ella misma había alquilado una casa en Miami, destinada a servir de tránsito a los reclutas que marchaban hacia los campamentos en Centroamérica. La Revolución Cubana una vez más denunció estas evidencias; sin embargo, pocos quisieron escucharla. La conjura instrumentada ha­bía comprado Presidentes y silenciado los medios de difusión masiva del continente.

En septiembre agentes de la seguridad cubana penetraron en Costa Rica a uno de los grupos de apoyo a los mercenarios que se preparaban en Guatemala, esclareciendo el volumen del contingente que se entrenaba y el punto de partida de la proyectada invasión: Puerto Cabezas en Nicaragua

El 1ro de diciembre de 1960 Richard Bissell convocó una reunión urgente del grupo operativo anticubano. Horas antes había recibido un cablegrama cifrado procedente del jefe de la estación de la CÍA en Guatemala, Robert Kendall Davis. EI mensaje exponía:

“Urgente: Bissel, Kirkpatrick y Barnes:

“La brigada sufre una profunda desmoralización. Pepe San Román se niega a continuar al mando de las tropas por labor de zapa que Varona está realizando para imponer a un hombre suyo como jefe militar. Es necesario acabar con las discusiones políticas y pacificar a los expediciona­rios. Nadie asiste a los entrenamientos y prácticamente hay una insubordinación. Espero instrucciones. Fin. Fin”.

Días más tarde el Grupo Especial del Consejo Nacional de Seguridad aprobaba un aumento del presupuesto y ordenaba al Pentágono que facilitara todas las armas y especialistas requeridos para la operación contra Cuba, que ahora recibiría el nombre codi­ficado de “Pluto”.

El tráfico aéreo y naval entre Costa Rica, Nicaragua, Guatemala y la Florida era intenso. Aviones y barcos carga­dos con hombres y mercancías atravesaban constantemen­te sus rutas y fue en aquella época en que avispados cubanos, norteamericanos y otros alegres partidarios de la libre empresa, comenzaron el próspero negocio del contra­bando encubierto de armas y pertrechos militares para la “causa de la libertad”. Después, inspirados en lo productivo del negocio, el whisky se convirtió en la mercancía principal; luego sería el comercio de la sangre y más tarde, la droga.

En diciembre la fuerza de tarea de la CIA se reunió nuevamente con Bissell y concluyeron que los hombres reclutados no eran suficientes y que había que organizar un contingente de ataque de mayor envergadura, que contara con poderosos medios, marina y fuerza aérea y así se organizaría en los días posteriores la brigada de asalto 2506 con un componente de 1,500 hombres, artillería, tanques, armas de todo tipo, aviones de combate y transporte y finalmente una flotilla de embarcaciones que los transportarían a costas cubanas y brindarían el apoyo naval necesario.

Por otra parte en noviembre, se reportaron 80 actos de sabotajes en la capital cubana, a los que sumarían 57 más al mes siguiente, mientras en ese periodo, se realizaban 35 en Pinar del Rio, 16 en Las Villas, un asalto a una estación de policía en la capital camagüeyana y 7 acciones terroristas en Santiago de Cuba.

Un complot para asesinar a Fidel Castro se puso en marcha, mediante el cual un agente –Félix Rodríguez Mendigutía- infiltrado desde USA y con colaboración interna se proponía disparar al líder cubano cuando visitara la casa de la compañera Celia Sánchez, el cual fracaso por la acción de las seguridad del estado.

Mientras, en los primeros días de enero, Estados Unidos rompería relaciones diplomáticas con el gobierno cubano y comenzarían a infiltrarse por vías aéreas, marítimas y legales los teams de agentes y las armas necesarias para “levantar” la contrarrevolución interna.

El 20 de enero, mientras tomada posesión de la presidencia John Kennedy, la CIA probablemente sin su consentimiento organizada el departamento ZR/Rifle que tenía la misión de “liquidar a líderes políticos hostiles a las políticas norteamericanas” con Fidel como primera prioridad.

En febrero, la CIA decidió, debido a las discrepancias existentes relativas al protagonismo de cada una de las organizaciones contrarrevolucionarias que operaban dentro de Cuba, ex filtrar a sus jefes para unirlos e instruirlos en las acciones que el “frente interno” debía desarrollar en apoyo a la invasión que se preparaba y agruparlos bajo una entidad que denominó Frente de Unidad Interna, FUR.

En ese mes también la CIA decidió asegurar la participación de Estados Unidos en el conflicto contra Cuba que se estaba preparando, organizando un contingente de 163 exilados, que en uniformes del ejército rebelde y al mando de Higinio Díaz Ane deberían atacar la Base norteamericana de Guantánamo, para hacer parecer ante el Mundo que las fuerzas revolucionarias tomaban represalia por la agresión militar que debía desarrollarse en Bahía de Cochinos.

El 13 de marzo, los jefes de la contrarrevolución interna al mando de Humberto Sorí Marín, Rafael Díaz Hanscon y Rogelio González Corso se infiltraban por las inmediaciones de Jibacoa en la provincia de la Habana y convocaban a un conclave el día 18 a todos los jefes internos para una casa del reparto Siboney en Miramar, con el objetivo de instruir a todos en las acciones a desarrollar en vísperas del desembarco mercenario. Mientras enviaba a un grupo de sus hombres al reparto Celimar, muy cerca de la capital a recoger 40 sacos de explosivos plásticos infiltrados en una de aquellas noches por embarcaciones enemigas, ocasión en que fueron capturados por las milicias revolucionarias.

El día señalado para la reunión, alertados por la empleada de la residencia, la Seguridad cubana detuvo a todos los dirigentes reunidos, ocupando los planes y escondrijos donde se había ocultado las armas y explosivos para las acciones. Fue un golpe demoledor. La “quinta columna” interna había sido desmantelada.

Sin embargo la CIA no se conformó con los fracasos. En marzo estuvieron listas las pastillas de botulina sintética un veneno letal que habían preparado en sus laboratorios y que introdujeron en Cuba a través de uno de los diplomáticos de la embajada española, quienes las entregaron a Juan Orta, por entonces jefe de las oficinas del Primer Ministro y a un gastronómico del restaurante Pekín a donde Fidel acostumbraba a comer comida china. Ambas acciones fracasaron a causa de no coincidir los asesinos con el líder revolucionario.

Otro complot de asesinato fracasaría ese mismo mes, a causa de la detención de Díaz Hanscon uno de los dirigentes apresados, en tanto tenía previsto colocar una potente bomba en el Instituto de Ahorro y Vivienda en ocasión de una reunión pautada para el 28 de ese mes, en la cual Fidel revisaría el cumplimiento de los planes de construcción de viviendas de ese organismo.

Finalmente el golpe definitivo lo daría el pueblo cubano y sus organizaciones políticas que en vísperas de la agresión detuvieron a miles de contrarrevolucionarios en todo el país, desmantelando así cualquier tipo de acciones subversivas en apoyo a los invasores.

Hoy al leer estas notas – retazos de nuestra historia- resulta asombroso, incomprensible quizás para algunos, que el pueblo cubano haya resistido tamaña ofensiva, jamás antes conocida. Sin dudas, una de las páginas más heroicas escritas, que a decir verdad, solo pudo ser posible por la confluencia de dos factores determinantes: la decisiva participación de nuestro pueblo en la defensa de sus conquistas y la invaluable dirección y guía de Fidel Castro. Jamás nadie en aquellos tiempos, se preocupó por el tamaño o el poderío del enemigo a enfrentar, simplemente como un solo hombre, el pueblo combatió y los venció rotundamente.

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