Aberrazioni di una politica fallita

La Legge Helms-Burton si sfracella contro  la dignità e la  resistenza del popolo  cubano. Sono passati 23 anni dalla posta in marcia di questo testo, e già di quegli insonni congressisti non si parla più ; ne sono venuti altri accompagnando presidenti di uno  o dell’altro partito e Cuba è qui, libera, sovrana e sempre più impegnata con il suo progetto sociale, politico ed economico.

 Elson Concepción Pérez  www.granma.cu/

I governi degli Stati Uniti, tutti con la volontà d’asfissiare Cuba, dato che non sono mai riusciti a vincerla, non si accontentarono del blocco economico  e commerciale stabilito dal 1962, e nel marzo del 1996 approvarono la Legge

Helms-Burton, nota così per la sua creazione da parte di due congressisti dei tanti che sono passati per questa struttura e non si sono convinti ancora che Cuba sa difendersi, prima di tutto, con la dignità e  la resistenza.

In questo paese dove quelli che ottengono il potere possono chiamarsi democratici o repubblicani – la questione  è che abbiano abbastanza denaro – non ci deve stupire che sia stato un democratico, Bill Clinton, a firmare il 12  marzo del 1996 la nuova provocazione creata per via delle pressioni – perchè sono sempre esistite, dei settori più recalcitranti della contro rivoluzione, installati nella parte sud della Florida.

Il documento, illegale in tutta la sua dimensione, ha un Titolo III che si può catalogare come uno degli esercizi più insolenti di un governo,  di mancanza di rispetti per altri paesi e lontano totalmente dal concetto di sovranità che Cuba ha difeso e difende.

Il suo proposito è, da punto di vista economico,  frenare con tutti i mezzi gli investimenti degli imprenditori  stranieri a Cuba.

Sono passati 23 anni dalla posta in marcia di questo testo, e già di quegli insonni congressisti non si parla più ; ne sono venuti altri accompagnando presidenti di uno  o dell’altro partito e Cuba è qui, libera, sovrana e sempre più impegnata con il suo progetto sociale, politico ed economico, così come si riflette nella sua nuova Costituzione che il suo popolo ha appena approvato in un Referendum popolare con il Sì del 86,85% di coloro che hanno esercitato il diritto di voto.

E conviene ritornare alla genesi di tutte queste leggi e imbrogli applicati dalle amministrazioni  statunitensi contro Cuba, perché gli anni passano e le nuove generazioni devono essere bene informate sull’obiettivo reale di ogni misura, legge, minaccia o aggressione durante questi 60 anni e più.

L’unica pretesta è distruggere la Rivoluzione cubana.

Negli ultimi decenni un ruolo molto importante in questo piano è quello che hanno giocato i grandi media della comunicazione al servizio degli Stati Uniti e di alcune potenze europee.

Il Titolo III della legge citata che adesso l’amministrazione Trump ha rispolverato, stabilisce l’autorizzazione a nazionali statunitensi di presentare nei tribunali degli Stati Uniti denunce contro tutti gli stranieri che “trafficano” con le proprietà che furono nazionalizzate  in Cuba nel decennio del 1960, in un processo legittimo, come ha riconosciuto la stessa Corte Suprema degli Stati Uniti, realizzato dal Governo cubano con totale rispetto della legge nazionale e del Diritto Internazionale.

Invito la gioventù a cercare nelle biblioteche e nei centri di documentazione il contenuto della Legge cubana che decretava la confisca delle proprietà degli stranieri nel nostro paese al principio della Rivoluzione e come fu che tutto  quello relazionato al processo d’ indennizzo stabilito  – accettato dagli altri paesi i cui cittadini avevano proprietà nell’Isola –  che non fu accettato dagli Stati Uniti e quindi né le sue imprese nazionalizzate,  né i cittadini statunitensi si adattarono a questo con franca arroganza, scommettendo che la Rivoluzione sarebbe scomparsa dopo tre mesi.

È raccomandabile che nonni, genitori, zii e altre persone che hanno vissuto o ricevuto informazioni su quegli anni di sfruttamento a cui era sottoposta la popolazione cubana, spieghino questo alle nuove generazioni, senza cambiare una virgola su tutta l’infamia alla quale era sottoposta Cuba prima dall’impero spagnolo e poi dal nordamericano.

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