I media nascondono i vincoli di Trump e Duque nell’Operazione Gedeon

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Si è scatenata una serie di racconti d’evasione di responsabilità dopo gli eventi che hanno portato alla sconfitta dell’incursione marittima da parte di mercenari pianificata dai governi di USA e Colombia.

L’azione, che è stata messa in moto da Juan Guaidó e dai suoi stretti consiglieri dall’ottobre 2019, ha avuto come esecutori il generale disertore venezuelano Clíver Alcalá Cordones, che si è consegnato agli USA accusato di narcotraffico e Jordan Goudreau, un “contrattista” canadese collegato alla sicurezza di Donald Trump.

Il governo venezuelano ha catturato Luke Denman, 34 anni, e Airan Berry, 41 anni, entrambi veterani USA, insieme a sei venezuelani dopo il lancio della cosiddetta “Operazione Gedeon” il 3 maggio, organizzata da Goudreau e Alcalá. Nella fallita incursione del primo gruppo da Macuto, nello stato di La Guaira, sono state neutralizzate otto persone ed altre due sono state arrestate.

La stampa aziendale ha avviato un’operazione di controllo dei danni come misura per evitare di insudiciare i governi e gli attori politici coinvolti; abusano dei termini come “presunto” e “presumibilmente” per svincolare Trump e Duque dagli operatori visibili.

Inoltre, uno dei partiti politici implicati nel golpe continuato ha fatto la sua parte.

Di seguito alcune delle “tesi” presentate

Clíver Alcalá è un “agente doppio” che ha lavorato per Nicolás Maduro

 

Clíver Alcalá è stato incluso in una lista di “narcotrafficanti reclamati” dal Dipartimento di Giustizia USA, ciò si è verificato dopo che si sono svelati i piani di attacco al Venezuela dal dipartimento colombiano di La Guajira per il sequestro “accidentale” di armi che sarebbero state usate nello stesso.

Si è consegnato alle autorità colombiane ed è stato estradato in modo curiosamente amichevole negli USA, e si suppone che sia sotto custodia a New York in attesa di un processo federale in un caso in cui si accusa il presidente Maduro di essere il capo di un cartello della cocaina.

Il media USA Breitbart News fa riferimento a Joseph Humire, presentato come esperto nell’emisfero occidentale e direttore esecutivo del Center for a Safe Free Society (SFS), che descrive l’incursione come “un’operazione di controspionaggio del regime di Maduro, che ha usato un disertore militare come “pericolo” per prima sostanzialmente infiltrarsi nell’opposizione venezuelana e poi infiltrarsi anche nelle autorità colombiane ed USA”.

Secondo l’ “esperto”, il cervello dell’operazione è stato Alcalá, secondo quanto commentato da Daniel Hoffman, ex capo della stazione CIA. Questi ha avvertito Fox News che i mercenari potrebbero essere stati infiltrati dall’intelligence militare venezuelana, segnalando che sarebbe “qualcosa che gli USA dovrebbero guardare”.

Humire ha affermato che il disertore manteneva legami amichevoli con Guaidó, ma ha anche stabilito un ampio arco di connessioni che include Hezbollah (etichettando il movimento come “una delegato narco-terrorista iraniano”); il vicepresidente dell’Economia, Tareck El Aissami; l’ambasciatore venezuelano in Iran e fratello di Clíver, Carlos Alcalá; e l’ex leader del cartello de La Guajira, Hermágoras “El Gordito” González Polanco, fratello di Marta González, moglie di Clíver Alcalá.

Secondo Humire, Goudreau, che aveva la rete militare per eseguire l’operazione ed ha reclutato tutte le persone che hanno partecipato a questa operazione, è stato ingannato da Clíver Alcalá su ordine del presidente Maduro. Aggiunge: “Il problema è che Alcalá è ora sotto custodia federale USA … ciò significa che non gli si puoi far domande sul controspionaggio o spionaggio perché ha un avvocato ed è solo coinvolto, ora, nel caso di cui è accusato, che è quello di narcotraffico”.

Jordan Goudreau era disperato per una ricompensa multimilionaria

 

Da parte sua, il New York Post ha pubblicato un reportage che afferma, tra i suoi passaggi, che Juan Guaidó ha vinto le elezioni del 2018 e che è considerato il legittimo presidente del paese da oltre 60 paesi.

Fa un ritratto di Jordan Guy MacDonald Goudreau, un ex soldato USA di 43 anni nato in Canada, decorato delle Forze Speciali che ha pianificato attaccare “nel profondo del cuore del nemico”, catturare il presidente Nicolás Maduro ed incassare una ricompensa multimilionaria.

E’ noto che Goudreau ha elogiato l’ “Operazione Gedeon” ed ha detto che c’erano numerose “cellule” ancora attive nel paese, pronte ad attaccare “Maduro ed i suoi compari”.

L’ex berretto verde e autoproclamato consulente della sicurezza è sotto inchiesta federale per traffico di armi in Colombia, secondo quanto hanno detto fonti al portale. Ha prestato servizio in Iraq, tra il 2006 ed il 2007, ha prestato servizio due volte in Afghanistan (nel 2011 e 2014) ed è stato decorato con tre medaglie della Stella di Bronzo. Ma la sua carriera militare è terminata quattro anni fa dopo aver subito una commozione cerebrale in un incidente di paracadutismo e numerose lesioni alla schiena.

Il testo fa allusione a dichiarazioni di Frank Riley, veterano della guerra in Afghanistan che ha anche aiutato Goudreau a creare la compagnia di sicurezza Silvercorp. Descrive il suo ex socio come un opportunista che era disperato di monetizzare la sua esperienza di combattimento dopo aver lasciato il servizio.

A suo avviso, Goudreau aveva bisogno di soldi veloci ed è arrivato a suggerire proposte come infiltrare mercenari come maestri di scuola per far fronte alle numerose sparatorie nei centri educativi.

Nel 2018, aveva debiti che superavano i 100000 $ ed il media afferma che “il motivo principale di Goudreau per organizzare il golpe può aver avuto poco a che vedere con la lotta per la libertà e più con un urgente bisogno di denaro contante”.

Come riportato dal Washington Post, Goudreau ha incontrato Juan José Rendón ed il deputato Sergio Vergara, commissari del “governo ad interim” di Guaidó, rispettivamente per strategia e cura della crisi. Ha detto a Rendón, che è latitante dalla giustizia venezuelana per abusi sessuali, che aveva 800 mercenari pronti ad irrompere in Venezuela ed ha chiesto più di 200 milioni di $ per completare il lavoro.

Il New York Post afferma che sebbene Rendón ed i suoi soci inizialmente hanno accettato l’operazione e gli hanno versato 50000 $, sono diventati timorosi quando Goudreau non è stato in grado di presentare alcuna prova di un piccolo esercito ed ha chiesto il pagamento immediato di un anticipo di 1,5 milioni di $.

Primero Justicia chiede la destituzione di tutti

 

In varie interviste, Rendón ha ammesso che esiste, e che ha firmato con Vergara e Goudreau, un “pre-accordo che non è stato approvato”, esonerando Guaidó dalla responsabilità della firma di un documento chiaramente genocida. Dell’operazione fa parte l’intero cosiddetto “Centro di Governo”, che comprende Leopoldo López, come coordinatore, e Julio Borges, come commissario presidenziale per le relazioni estere.

Curiosamente, il partito Primero Justicia, guidato da Borges, ha elencato tre richieste concrete mediante un comunicato:

“Destituire immediatamente i funzionari che, a nome della Presidenza della Repubblica, si associano a questi attori di gruppi illegali”.

“Riproporre i meccanismi decisionali nell’opposizione ed il ruolo del Centro di Governo in modo che veramente si rispetti l’unità e si torni a collocare il focus della lotta politica sulla uscita di Maduro dal potere. Ci preoccupa che le energie si destinino alla creazione di una casta burocratica e non al cambio politico”.

“Promuovere un’indagine indipendente da parte dell’Assemblea Nazionale in modo che sia possibile stabilire le responsabilità. Non è sufficiente segnalare che l’operazione di gruppi illegali era infiltrata dai servizi di intelligence del regime di Maduro”.

Il partito politico, che è stato associato a tentativi di colpo di stato dal 2002, ha espresso disaccordo con il tentativo smantellato lo scorso 30 aprile 2019 nelle vicinanze della base aerea di La Carlota, di cui facevano parte diversi disertori che sono stati catturati nella fallita incursione.

Hanno espresso: “Il partito rifiuta i fatti che si sono verificati in vari luoghi sulla costa venezuelana. Sono azioni come quelle del 30 aprile che finiscono per frustrare il nostro popolo e distruggere la fiducia tra coloro che lottano per il cambio politico”.

Detto comunicato, oltre a mostrare l’atomizzazione del più recalcitrante anti-chavismo, fa intravedere forti segnali verso operatori specifici come López, Borges, Guaidó e Rendón dai loro stessi ranghi davanti alla loro mancanza di trasparenza.

Tuttavia, ha più lo stile di uno smarcamento di fronte all’evidente fallimento della strategia bellica con cui i suddetti operatori hanno perseguito l’opposizione, lasciandola, in fallimento, nella più assoluta solitudine.

Ultimo jolly: “E’ stato Diosdado”

 

Il portale web PanAm Post ha pubblicato un articolo in cui si afferma che “Operazione Gedeon” si giunta al termine e successivo fallimento, dovuto al fatto che Rendón e i suoi compagni hanno smesso di finanziarla nel 2019 e “la tirannia di Maduro ha orchestrato il movimento per poi vittimizzarsi davanti alla comunità internazionale ed a sua volta, eliminare i suoi nemici”.

Chiamando “cospiratori” le persone armate e con chiari piani di omicidio, l’articolo pone in dubbio che le imbarcazioni abbiano lasciato la Colombia poiché non sono state rilevate in nessun punto di controllo.

Fa riferimento a dichiarazioni del presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente, Diosdado Cabello, che ha espresso che in alcuni casi si sono dovute finanziare riunioni preparatorie poiché tra i membri dell’opposizione si rubavano i fondi.

Il governo venezuelano ha affermato in numerose occasioni di aver infiltrato, con elementi di intelligence, il tentativo di colpo di stato e massacro espresso nel “pre-accordo” firmato da Juan Guaidó con i suoi consiglieri e la società Silvercorp presieduta da Goudreau. Ha anche mostrato prove dei campi di addestramento, dei legami di Clíver Alcalá con il governo di Iván Duque e dell’ex berretto verde con il governo Donald Trump.

Lo stesso articolo allude allo sbarco del “Falke” durante la dittatura di Juan Vicente Gómez, il cui governo infiltrò l’operazione per “raggruppare tutti i suoi nemici all’estero in una missione infiltrata, condurli nel paese e quindi catturarli tutti in uno solo sforzo”, tuttavia, è chiaro ed evidente che nessuno dei “nemici” del chavismo si è imbarcato su alcuna lancia perché non è nel loro stile assumere le conseguenze legali o politiche delle loro azioni violente.

Chi mette il piano mette i mezzi?

 

Sono molti altri gli elementi che rimangono in evidenza dell’offuscamento coordinato della responsabilità che hanno i governi USA e della Colombia nell’ “Operazione Gedeon”. Ma secondo Humire, la responsabilità finale è del governo venezuelano che si è infiltrato e è riuscito ad ingannare entrambi i governi guidati dall’estremismo suprematista della destra globale.

Resta l’interrogativo se l’amministrazione Trump costringerà Clíver Alcalá a dichiararsi un “doppio agente”, come suggerito dagli operatori mediatici che sono usciti a controllare i danni. Già l’agenzia d The Asociated Press aveva già iniziato a farlo pochi giorni prima della fallita incursione, stabilendo una distanza tra gli esecutori, i loro finanziatori e agevolatori a Washington, Miami e Bogotá.

La matrice che cerca far filtrare The New York Post su Goudreau non chiarisce come un ex militare ambizioso e con problemi mentali abbia pianificato la sicurezza internazionale del presidente Trump e del suo segretario alla difesa.

Un’altra serie di domande rimane aperta, al di là dell’ovvio, per i partiti che un tempo costituivano la defunta Tavola dell’Unità Democratica (MUD), che sostengono le misure unilaterali coercitive del governo USA ma pretendono che si abbia “un’uscita pacifica, che offra tranquillità e stabilità a tutti i venezuelani e alle loro famiglie “, come afferma il comunicato dello scorso 7 maggio.

Infine, molti settori dell’anti-chavismo nazionale hanno intrapreso altre operazioni violente e l’intelligence venezuelana li ha smantellati prima di aver luogo. Uno di questi era il “Golpe Azul”, noto anche come Operazione Gerico, che avrebbe avuto luogo il 12 febbraio 2015 attraverso i bombardamenti di istituzioni governative e della sede della catena Telesur, e per i quali l’ex è stato arrestato e processato l’ex sindaco metropolitano Antonio Ledezma come uno dei suoi autori intellettuali.

I suoi difensori hanno sostenuto che i piani erano impossibili da concretizzare; direbbero lo stesso se fossero stati denunciati nell’ottobre 2019. Chi mette il piano mette i media. In questo caso, “Operazione Gedeon”, il piano ed il denaro sono provenuti da Washington e Bogotà, come dimostrano le prove.


Medios encubren los vínculos de Trump y Duque en la Operación Gedeón

Se ha desatado una serie de relatos de evasión de responsabilidad luego de los sucesos que devinieron en la derrota de la incursión marítima por mercenarios planificada por los gobiernos de Estados Unidos y Colombia.

La acción, que fue puesta en marcha por Juan Guaidó y sus asesores cercanos desde octubre de 2019, tuvo como ejecutores al general desertor venezolano Clíver Alcalá Cordones, quien se entregó a Estados Unidos acusado de narcotráfico, y a Jordan Goudreau,“contratista” canadiense vinculado a la seguridad de Donald Trump.

El gobierno venezolano capturó a Luke Denman, de 34 años, y Airan Berry, de 41, ambos veteranos estadounidenses, junto a seis venezolanos tras el lanzamiento de la llamada “Operación Gedeón” el 3 de mayo, organizada por Goudreau y Alcalá. En la incursión fallida del primer grupo por Macuto, estado La Guaira, fueron neutralizadas ocho personas y arrestadas otras dos.

La prensa corporativa ha iniciado una operación de control de daños como medida que evite el salpicamiento a los gobiernos y actores políticos implicados; abusan de términos como “supuesto” y “supuestamente” para desvincular a Trump y a Duque de los operadores visibles.

Más aun, uno de los partidos políticos implicados en el golpe continuado ha hecho su parte.

A continuación algunas de las “tesis” presentadas.

Clíver Alcalá es un “agente doble” que trabajó para Nicolás Maduro

Clíver Alcalá fue incluido en una lista de “narcotraficantes solicitados” por el Departamento de Justicia estadounidense, esto ocurrió luego de que se develaran los planes de ataque a Venezuela desde el departamento colombiano de La Guajira por la incautación “accidental” de unas armas que serían utilizadas en el mismo.

Se entregó a las autoridades colombianas y fue extraditado de una manera curiosamente amistosa a Estados Unidos, y se supone que está bajo custodia en Nueva York, esperando un juicio federal en un caso por el que se acusa al presidente Maduro de ser el cabecilla de un cartel de cocaína.

El medio norteamericano Breitbart News hace referencia a Joseph Humire, presentado como experto en el hemisferio occidental y director ejecutivo del Centro para una Sociedad Libre Segura (SFS, sus siglas en inglés), quien describe la incursión como “una operación de contrainteligencia del régimen de Maduro que usó a un desertor militar como ‘peligro’ para básicamente infiltrarse en la oposición venezolana primero y luego también infiltrarse en las autoridades colombianas y estadounidenses”.

Según el “experto”, el cerebro de la operación fue Alcalá, en concordancia con lo comentado por Daniel Hoffman, ex jefe de estación de la CIA. Este advirtió a Fox News que los mercenarios podrían haber sido infiltrados por la inteligencia militar venezolana, señalando que sería “algo para que los Estados Unidos lo miren”.

Humire dijo que el desertor mantenía lazos de amistad con Guaidó, pero también establece un amplio arco de conexiones que incluye a Hezbolá (catalogando al movimiento como de “apoderado narcoterrorista iraní”); al vicepresidente de Economía, Tareck El Aissami; al embajador venezolano en Irán y hermano de Clíver, Carlos Alcalá; y al ex líder del cartel de La Guajira, Hermágoras “El Gordito” González Polanco, hermano de Marta González, esposa de Clíver Alcalá.

Según Humire, Goudreau, quien tenía la red militar para llevar a cabo la operación y reclutó a todas las personas que participaron en esta operación, fue engañado por Clíver Alcalá tras órdenes del presidente Maduro. Agrega:

“El problema es que Alcalá está ahora bajo custodia federal de Estados Unidos… eso significa que no se le puede hacer preguntas sobre contrainteligencia o espionaje porque tiene un abogado y solo está involucrado ahora en el caso del que se le acusa, que es el de narcotráfico”.

Jordan Goudreau estaba desesperado por una recompensa multimillonaria

Por su parte el New York Post publicó un reportaje que dice, entre sus pasajes, que Juan Guaidó ganó las elecciones de 2018 y que es considerado el presidente legítimo del país por más de 60 países.

Hace una semblanza de Jordan Guy MacDonald Goudreau, ex soldado estadounidense de 43 años de edad nacido en Canadá, condecorado de las Fuerzas Especiales que planeó atacar “en lo profundo del corazón del enemigo”, capturar al presidente Nicolás Maduro y cobrar una recompensa multimillonaria.

Se sabe que Goudreau elogió la “Operación Gedeón” y dijo que había numerosas “células” todavía activas en el país, listas para atacar a “Maduro y sus compinches”.

El ex boina verde y autodenominado consultor de seguridad está bajo investigación federal por tráfico de armas en Colombia, según dijeron fuentes al portal. Sirvió en Irak entre 2006 y 2007, sirvió dos veces en Afganistán (en 2011 y 2014) y fue galardonado con tres medallas de Estrella de Bronce. Pero su carrera militar terminó hace cuatro años después de que sufriera una conmoción cerebral en un accidente de paracaidismo y numerosas lesiones de espalda.

El texto hace alusión a declaraciones de Frank Riley, veterano de la guerra de Afganistán que también ayudó a Goudreau a crear la empresa de seguridad Silvercorp. Describe a su ex socio como un oportunista que estaba desesperado por monetizar su experiencia de combate después de dejar el servicio.

A su entender, Goudreau necesitaba dinero rápido y llegó a establecer propuestas como infiltrar mercenarios como maestros de escuela para hacer frente a los numerosos tiroteos en centros educativos.

En 2018, tenía deudas que superaban los 100 mil dólares y el medio afirma que “la principal razón de Goudreau para organizar el golpe puede haber tenido menos que ver con la lucha por la libertad, y más con una necesidad urgente de dinero en efectivo”.

Como informó el Washington Post, Goudreau se reunió con Juan José Rendón y el diputado Sergio Vergara, comisionados del “gobierno interino” de Guaidó para estrategia y atención a la crisis, respectivamente. Le dijo a Rendón, quien es fugitivo de la justicia venezolana por abuso sexual, que tenía 800 mercenarios listos para irrumpir en Venezuela y pidió más de 200 millones de dólares para completar el trabajo.

New York Post afirma que, aunque Rendón y sus socios aceptaron inicialmente la operación y le pagaron 50 mil dólares, empezaron a tener miedo cuando Goudreau no pudo presentar ninguna evidencia de un pequeño ejército y exigió el pago inmediato de un anticipo de 1,5 millones de dólares.

Primero Justicia pide destituir a todo aquel

En diversas entrevistas Rendón ha aceptado que existe, y que firmó junto a Vergara y Goudreau, un “preacuerdo que no fue aprobado”, exculpando a Guaidó de la suscripción de un documento genocida a todas luces. De la operación forma parte todo el llamado “Centro de Gobierno” del que forman parte Leopoldo López como coordinador y Julio Borges como comisionado presidencial para las relaciones exteriores.

Curiosamente el partido Primero Justicia, que dirige Borges, enumeró tres peticiones concretas mediante un comunicado:

“Destituir inmediatamente a los funcionarios que, en nombre de la Presidencia de la República, se vinculan con estos actores de grupos ilegales”.

“Replantear los mecanismos de toma de decisiones en la oposición y el rol del Centro de Gobierno para que se respete verdaderamente la unidad y se vuelva a colocar el foco de la lucha política en la salida de Maduro del poder. Nos preocupa que las energías se coloquen en la creación de una casta burocrática y no en el cambio político”.

“Adelantar una investigación independiente por parte de la Asamblea Nacional para que sea posible establecer responsabilidades. No es suficiente señalar que la operación de grupos ilegales estaba infiltrada por los servicios de inteligencia del régimen de Maduro”.

El partido político, que ha estado sumado a intentos de golpes de estado desde 2002, expresó desacuerdo con la intentona desarticulada el pasado 30 de abril de 2019 en las inmediaciones de la base aérea de La Carlota, de la cual formaron parte varios de los desertores que han sido capturados en la incursión fallida.

Expresaron: “El partido rechaza los acontecimientos ocurridos en varios lugares del litoral venezolano. Son acciones como las del 30 de abril que terminan frustrando a nuestro pueblo y destrozando la confianza entre quienes luchan por el cambio político”.

Dicho comunicado, además de mostrar la atomización del antichavismo más recalcitrante, hace entrever señalamientos fuertes hacia operadores concretos como López, Borges, Guaidó y Rendón desde sus mismas filas ante su falta de transparencia.

Sin embargo, tiene más el estilo de un desmarque ante el fracaso evidente de la estrategia bélica por la que los mencionados operadores han encausado a la oposición dejándolo, al fracaso, en la más absoluta orfandad.

Último comodín: “Fue Diosdado”

El portal web PanAm Post publicó un artículo donde afirma que la “Operación Gedeón” llegó a su término, y posterior fracaso, debido a que Rendón y sus compañeros dejaron de financiarla en 2019 y “la tiranía de Maduro orquestó el movimiento para luego victimizarse ante la comunidad internacional y a su vez dar de baja a sus enemigos”.

Llamando “conspiradores” a personas armadas y con planes claros de asesinatos, el artículo pone en duda que las embarcaciones hayan salido de Colombia debido a que no fueron detectadas en ningún punto de control.

Hace referencia a declaraciones del presidente de la Asamblea Nacional Constituyente, Diosdado Cabello, en las que ha expresado que en algunos casos hubo que financiar reuniones preparatorias a causa de que entre miembros de la oposición se robaban los fondos.

El gobierno venezolano ha afirmado en numerosas oportunidades que ha infiltrado, con elementos de inteligencia, el intento de golpe de estado y masacre expresado en el “preacuerdo” que firmó Juan Guaidó junto a sus asesores y la empresa Silvercorp presidida por Goudreau. También ha mostrado pruebas de los campos de entrenamiento, de las vinculaciones de Clíver Alcalá con el gobierno de Iván Duque y del ex boina verde con el gobierno de Donald Trump.

El mismo artículo hace alusión al desembarco del “Falke” durante la dictadura de Juan Vicente Gómez, cuyo gobierno infiltró la operación para “agrupar a todos sus enemigos en el exterior en una misión infiltrada, conducirlos al país y así capturarlos a todos en un solo esfuerzo”, sin embargo, queda claro y es evidente que ninguno de los “enemigos” del chavismo se embarcó en lancha alguna porque no es su estilo asumir las consecuencias jurídicas ni políticas de sus acciones violentas.

¿Quien pone el plan pone los medios?

Son muchos más los elementos que quedan en evidencia del blanqueamiento coordinado de la responsabilidad que tienen los gobiernos de Estados Unidos y Colombia en la “Operación Gedeón”. Pero según Humire, la responsabilidad final es del gobierno venezolano que se infiltró y logró engañar a ambos gobiernos dirigidos por el extremismo supremacista de la derecha global.

Queda la interrogante respecto a si la Administración Trump coaccionará a Clíver Alcalá para que se declare “doble agente” tal como lo sugieren los operadores mediáticos que han salido a hacer control de daños. Ya la agencia The Asociated Press había comenzado a hacerlo pocos días antes de la incursión fallida estableciendo distancia entre los ejecutores y sus financistas y facilitadores en Washington, Miami y Bogotá.

La matriz que intenta dejar colar The New York Post acerca de Goudreau no aclara cómo un ex militar ambicioso y con problemas mentales ha planeado la seguridad internacional para el presidente Trump y su secretario de Defensa.

Otro banco de preguntas queda abierto, más allá de lo evidente, para los partidos que una vez conformaron la extinta Mesa de Unidad Democrática (MUD), que apoyan las medidas coercitivas unilaterales del gobierno estadounidense pero pretenden que haya “una salida en paz, que brinde tranquilidad y estabilidad a todos los venezolanos y sus familias”, como dice su comunicado del 7 de mayo pasado.

Por último, muchos sectores del antichavismo nacional han emprendido otras operaciones violentas y la inteligencia venezolana las ha desmontado antes de llevarse a cabo. Una de ellas fue el “Golpe Azul”, también conocido como Operación Jericó, que se efectuaría el 12 de febrero de 2015 mediante el bombardeo de instituciones gubernamentales y la sede de la cadena Telesur, y por el cual fue detenido y juzgado el ex alcalde metropolitano Antonio Ledezma como uno de sus autores intelectuales.

Sus defensores argumentaron que los planes eran imposibles de materializar; lo mismo dirían si hubieran sido denunciados en octubre de 2019. Quien pone el plan pone los medios. En este caso, la “Operación Gedeón”, el plan y el dinero vinieron de Washington y Bogotá, como lo evidencian las pruebas.

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