Il “museo” della sconfitta a Miami

Edmundo García https://lapupilainsomne.wordpress.com

BaiaLa Brigata 2506, armata ed addestrata da un piano congiunto Pentagono, Casa Bianca, Dipartimento di Stato e CIA, fu una marionetta dell’eterna ossessione delle forze più oscure, degli USA, per sconfiggere la Rivoluzione Cubana. Ciò che resta di essa è caduto oggi nelle peggiori mani e parlano a suo nome Felix Ismael Rodriguez, l’assassino del Che Guevara, e Esteban Bovo, padre di un commissario di Miami, che non ha perso l’occasione per promuovere, dice ispirato dall’esempio del progenitore, progetti contro Cuba e la più recente emigrazione cubana a Miami.

La scorsa settimana questi mercenari hanno informato dell’apertura nella città di Hialeah Garden del cosiddetto “museo” della Brigata 2506, che non è altro che il museo della sconfitta. Questo progetto sarà gestito, dicono in perpetuo, dal governo di Hialeah Gardens; il che significa che sarà pagato dai contribuenti, molti dei quali non sono cubani, o che sono cubani che non condividono questo tipo di investimento, soprattutto quando il suo scopo è quello di onorare mercenari che invasero il loro paese di nascita.

Lo scopo di questo presunto museo non è, come alcuni hanno detto, salvaguardare una parte della storia di Miami; ciò che cerca è vendersi e raccogliere fondi come uno dei luoghi dove la vecchia controrivoluzione può invitare i nuovi mercenari dissidenti per riprendere i loro vecchi piani contro Cuba, da cui le azioni violente non sono escluse.

La maggior parte dei pezzi, che annuncia il cosiddetto museo, sono contras cocinosrepliche con molta poco autenticità; alcuni d’armamento ben noto e altri falsificati dalla loro stessa denominazione, come il sensazionalistico “TIR della morte”. Ma la cosa più significativa è che con questi pezzi, senza peso storico, la collezione comprende una replica di uno degli aerei degli Hermanos al Rescate, l’organizzazione di provocatori guidata da José Basulto, una persona che si offerse per promuovere un incidente internazionale tra Cuba e USA, e nella cui pianificazione lo stesso Basulto fece attenzione a rimanere illeso.

La Giunta Scolastica di Miami deve preoccuparsi per i piani di questo “museo”, perché i suoi promotori hanno dichiarato che pensano di portare nelle sue sale gli studenti delle scuole della zona per insegnare loro, nelle parole dei suoi promotori, “leggende” di quanto accaduto in Playa Giron. Non la vera storia di quello che lì è successo, nell’aprile 1961, quando il popolo cubano li sconfisse e li scambiò per cibo e composte, dopo che molti di loro avevano dichiarato di essere sbarcati come cuochi: mostreranno nelle vetrine del “museo” i mestoli, padelle e schiumarole che avevano appeso sulle spalle e con cui spararono contro il loro paese?

Questo progetto ha avuto un supporto ufficiale che la stampa di Miami non ha investigato approfonditamente. E’ noto che il legislatore Roberto Casas ha contribuito con $ 50000, che il commissario Esteban Bovo Jr armeggiò fondi insieme a Rene Garcia ed il sindaco Joseph de la Cruz; oltre all’approvazione di un milione di dollari da parte del governatore Rick Scott. Sanno i contribuenti di Miami di queste enormi spese fatte solo per diffondere leggende, repliche e copie delle immagini pubblicate su Internet?

felix rodriguez mendigutiaL’idea di questo “museo” è così campata in aria, che il suo principale promotore e presidente della Brigata 2506, il mercenario Felix Ismael Rodriguez, ha riconosciuto che dovette forzare perché tra gli stessi brigatisti c’era grande opposizione. Ciò conferma che, se quello che vogliono è raccontare la storia, la prima cosa che devono dire è la verità sulla Brigata 2506. Devono riconoscere, prima di tutto, che molti di loro si arresero alle milizie rivoluzionarie per mancanza di ideali, basso morale, che si tradirono l’un l’altro durante i processi, che non pochi accettarono essere scambiati sapendo che altri dei propri erano lasciati alle spalle e che poi, giunti a Miami, e reinseriti nella vita, alcuni diventarono trafficanti, terroristi o protagonisti di altre azioni criminali.

Non c’è da stupirsi che i mercenari abbiano scelto Marco Rubio come l’oratore principale nel giorno della sua sconfitta. Con un piede fuori dalla politica nazionale, ma pronto a continuare il suo show a Miami, l’oggi senatore Marco Rubio è uno si quelli che assicura, senza aver fondamento, che un giorno si potrà dire, dei mercenari, qualcosa di diverso da ciò che tutti sanno; che invasero il suo paese per intascare alcuni dollari.

BaiaSecondo ricerche del giornalista Juan Marrero, dal 21 al 25 aprile dello stesso anno 1961 una quarantina di mercenari prigionieri si offrirono, volontariamente, di comparire davanti alle telecamere della televisione cubana e rispondere ad inquietudini  del popolo formulate da un gruppo di giornalisti. Quello che dissero è di dominio pubblico e diverse cose erano chiare: che dei più di 1000 mercenari 800 appartenevano a famiglie benestanti ed il loro obiettivo, all’invadere Cuba, era quello di recuperare i loro privilegi; e che altri 135 erano ex militari o ex membri dei servizi repressivi di Batista. Questa è la grande verità: andarono a combattere per vantaggi materiali e non per la libertà. Ma questo, sicuramente, lo nasconderà il cosiddetto “museo” dei mercenari sconfitti a Playa Giron.

(www.latardesemueve.com/@edmundogarcia65)

El “museo” de la derrota en Miami

Por Edmundo García

La Brigada 2506, armada y entrenada por un plan conjunto del Pentágono, la Casa Blanca, el Departamento de Estado y la Agencia Central de Inteligencia CIA, fue una marioneta de la eterna obsesión de las fuerzas más oscuras de Estados Unidos por derrotar a la Revolución Cubana. Lo queda de ella ha caído hoy en las peores manos y hablan en su nombre Félix Ismael Rodríguez, el asesino del Che Guevara, y Esteban Bovo, padre de un comisionado de Miami que no desaprovecha la oportunidad para promover, dice que inspirado en el ejemplo de su progenitor, proyectos contra Cuba y la más reciente emigración cubana en Miami.

La pasada semana estos mercenarios informaron de la inauguración en la ciudad de Hialeah Garden del llamado “museo” de la Brigada 2506, que no es más que el museo de la derrota. Este proyecto será administrado, dicen que a perpetuidad, por el gobierno de Hialeah Garden; lo que quiere decir que será pagado por los contribuyentes, muchos de los cuales no son cubanos, o son cubanos que no comparten ese tipo de inversión, sobre todo cuando su fin es homenajear a mercenarios que invadieron a su país de nacimiento.

El objetivo de este supuesto museo no es, como algunos han dicho, salvaguardar una parte de la historia de Miami; lo que busca es venderse y recaudar dinero como uno de los lugares donde la vieja contrarrevolución puede invitar a los nuevos mercenarios disidentes para retomar sus viejos planes contra Cuba, de los que no se excluyen las acciones violentas.

La mayoría de las piezas que anuncia el llamado museo son réplicas con muy poca autenticidad; algunas de armamento bastante conocido y otras de objetos falseados desde su propia denominación, como la sensacionalista “rastra de la muerte”. Pero lo más significativo es que junto a estas piezas sin peso histórico, la colección incluye una réplica de uno de los aviones de Hermanos al Rescate, la organización provocadora que dirige José Basulto, una persona que se prestó para propiciar un incidente internacional entre Cuba y Estados Unidos, y en cuya planificación el propio Basulto cuidó que él saliera ileso.

La Junta Escolar de Miami debe preocuparse por los planes de este “museo”, pues sus promotores han declarado que piensan llevar a sus salas a estudiantes de las escuelas del área para enseñarles, según las palabras de sus promotores, “leyendas” de lo ocurrido en Playa Girón. No la verdadera historia de lo que allí sucedió en abril de 1961, cuando el pueblo cubano les derrotó y les cambió por alimentos y compotas, luego de que muchos de ellos declararan que habían desembarcado como cocineros: ¿mostrarán en las vitrinas del “museo” los cucharones, sartenes y espumaderas que llevaban colgadas a los hombros y con las que dispararon contra su propio país?

Este proyecto ha tenido un apoyo oficial que la prensa de Miami no ha investigado profundamente. Se sabe que el legislador Roberto Casas aportó 50 mil dólares, que el comisionado Esteban Bovo Jr. cabildeó fondos junto con Rene García y el alcalde Joseph de la Cruz; más la aprobación de un millón de dólares por parte del gobernador Rick Scott. ¿Conocen los contribuyentes de Miami de estos enormes gastos hechos solo para propagar leyendas, réplicas y copias de imágenes publicadas en internet?

La idea de este “museo” es tan descabellada, que su principal promotor y presidente de la Brigada 2506, el mercenario Félix Ismael Rodríguez, reconoció que tuvo que poner fuerza porque entre los propios brigadistas hubo gran oposición. Esto confirma que si lo que desean es contar la historia, lo primero que deben decir es la verdad sobre la propia Brigada 2506. Han de reconocer ante todo que muchos de ellos se rindieron a las milicias revolucionarios por falta de ideales, por baja moral, que se delataron unos a otros durante los procesos, que no pocos aceptaron ser cambiados sabiendo que otros de los suyos quedaban atrás y que luego, al llegar a Miami y reinsertarse en la vida, algunos se convirtieron en traficantes, en terroristas o en protagonistas de otras acciones delictivas.

No es extraño que los mercenarios hayan escogido a Marco Rubio como el orador principal en el día de su derrota. Con un pie fuera de la política nacional, pero dispuesto a continuar su show en Miami, el hoy senador Marco Rubio es de los que asegura sin tener fundamento que algún día se podrá decir de los mercenarios algo distinto a lo que ya todos saben; que invadieron su país por llevarse unos dólares a sus bolsillos.

Según investigaciones del periodista Juan Marrero, desde el 21 al 25 de abril de ese año 1961, unos cuarenta mercenarios prisioneros se brindaron voluntariamente a comparecer ante las cámaras de la televisión cubana y responder inquietudes del pueblo formuladas a través de un panel de la prensa. Lo que dijeron es record público y varias cosas quedaron en claro: que de los más de mil mercenarios 800 pertenecían a familias ricachonas y su objetivo al invadir Cuba era recuperar sus privilegios; y que otros 135 eran exmilitares o ex miembros de los servicios represivos de Batista. Esa es la gran verdad, que fueron a luchar por ventajismo material y no por la libertad. Pero esto seguramente lo va a esconder el llamado “museo” de los mercenarios derrotados en Playa Girón.

(www.latardesemueve.com / @edmundogarcia65)

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