I “prigionieri politici” de “El camaján” contano solo a Miami

Edmundo García https://lapupilainsomne.wordpress.com

Elizardo sanchez camajanE’ apparso, poco fa, un altro rapporto di Elizardo Sanchez Santacruz, il creatore e unico membro realmente attivo della cosiddetta Commissione Cubana per i Diritti Umani e la Riconciliazione Nazionale (CCDHRN). E’, nuovamente, uno di quei rapporti opportunisti in cui una volta si dice una cosa e la seguente l’altra.

Dicono che lo stesso Elizardo sorrida quando qualcuno gli ricorda che lo chiamano “El camaján” (il camaleonte) un animaletto che cambia colore a seconda di chi lo paga, che fugge in provincia quando le cose si complicano all’Avana e che incorpora e rimuove prigionieri, dal suo elenco personale, a seconda del metereo.

Nella lista dei “prigionieri politici” di Elizardo, una volta, c’era persino il giocatore Leo Messi, accompagnato da altri “prigionieri”, che si rivelarono essere giocatori di pallavolo latinoamericani, attori e personaggi della moda. Non è serio Elizardo, né la sua commissione, né la sua lista; né è comprensibile la sua idea fantasiosa di ciò che è un “prigioniero politico”.

Ramon Saul Sanchez RizoElizardo dice nella sua recente menzogna che a Cuba ci sono 93 “prigionieri politici”. Non sono più 88, così che al capo flottiglia, di una sola barca, Ramon Saul Sanchez, gli mancheranno 5 fuochi artificiali, perché il suo piano era un fuoco per reo.

La stessa Yoani Sánchez, quando rivela nel suo cosiddetto giornale “14ymedio” il nuovo “rapporto” di Elizardo, sicuramente lo ha visto come privo di rigore che prende la distanza e lo pubblica avvisando che viene fatto “secondo CCDHRN la” La commissione del “camaján”.

L’agenzia di stampa EFE, al divulgare il cosiddetto “rapporto” del CCDHRN, chiarisce che si tratta di una commissione “dissidente”; il che significa che sempre va ad “informare” contro il governo cubano a prescindere dai numeri reali.

Commentavo che Elizardo dice che, ora, ci sono 93 “prigionieri politici”, che una volta aggiunti 22, dà il nuovo risultato di 93; ma tutto questo non ha senso, che neppure riconosce le liberazioni che porta implicite.

Nel programma di “La tarde se mueve” di questo mercoledì (http://latardesemueve.com/grabaciones) vi invitiamo a pensare con più attenzione cosa è un “prigioniero politico”. In linea di massima si può dire che un “prigioniero politico” è colui che è sottoposto e riconosciuto in processo per trasgressioni legate alle idee e alla coscienza; che finiscono nella effettiva violazione di una specifica norma giuridica.

Un “prigioniero politico” non è qualcuno che entra illegalmente dai confini di un altro paese e assassina persone, che pone esplosivi su un aereo, che sequestra navi, che attenta contro le strutture turistiche e culturali del paese, che ruba e truffa l’economia nazionale ed i cittadini, ecc, come di solito è il tipo di persona che Elizardo pone nella sua lista.

Solo a Miami danno importanza a quella lista; forse perché Elizardo lo fa proprio per ingraziarsi e servire la destra cubano-americana. Mensilmente si commenta, fino alla nausea, in giornali, radio e TV anticubana. Nonostante tutte le sue inesattezze e falsità nessuno gli chiede, nessun giornalista gli richiede la documentazione. La stampa di Miami solo si limita ad accettare i numeri che dà Elizardo e manipolarli nel senso di una maggiore repressione. E se per alcuna rara congiuntura, se per opportunismo, un giorno quei numeri scendono, allora a Miami si dice che è peggio, molto peggio, perché la repressione diventa così segreta che non può neppure quantificare.

Elizardo viene pagato per fare quella lista; con gli escamotage di sempre, naturalmente. Egli ha sperperato l’opportunità che gli è stata offerta alla Chiesa cattolica di fornire una lista responsabile per mediare per questi “prigionieri politici” che, i calunniatori, dicono che esistano a Cuba; ma Elizardo non precisa nomi, né causa né il tipo di reato. Il suo scopo è solo quello di diffamare la Rivoluzione Cubana ed, in particolare, il processo di riforma approvata dal VII Congresso del Partito.

Cuba ha sempre invitato a fare il nome di qualcuno prigione per un “reato politico”. Nessuno può realmente definire questo tipo di causa perché in questo modo, come “delitto politico”, non è prescritto nel Codice Penale di Cuba. E’ falso, come dicono alcuni media, che Cuba non accetta l’esistenza di “prigionieri politici”, perché preferisce chiamarli “mercenari” e “controrivoluzionari”. Non è una questione di nomi. La non accettazione cubana si deve al fatto che si regge, rigorosamente, sulle leggi.

Cuba non usa epiteti gratuiti. Nel Libro II del Codice Penale, Titolo I, si normano i “Delitti contro la sicurezza dello Stato”. Lì s’includono “Atti contro l’Indipendenza o l’Integrità Territoriale” sono compresi, come potrebbero essere le violazioni della frontiera od il sequestro di barche o aeronavi con bandiera nazionale. Si prescrive, anche, la penalizzazione dello “Spionaggio” e “Rivelazione di Segreti Riguardanti la Sicurezza dello Stato”, che vanno dal fornire informazioni sulle Forze Armate sino al trasferimento, ai cittadini stranieri, di dati sull’ economia cubana. Nel Titolo II di questo Libro II si è più precisi con questo crimine, che è definito come “Rivelazione di Segreto Amministrativo, sulla Produzione o sui Servizi”. Non si tratta allora di “prigionieri politici” così per dire; si tratta di traditori e nemici dello stato cubano in specifico, quasi sempre al servizio di un paese straniero; sanzionati con un giusto processo e archiviati con numero di causa.

Il Codice Penale considera anche delittuosa la “Propaganda Nemica”, che ricorda da vicino la sistematica diffamazione delle istituzioni cubane che fa Elizardo Sanchez con il suo redditizio CCDHRN.

Los “presos políticos” de “El camaján” solo cuentan en Miami

Por Edmundo García

Apareció hace poco otro reporte de Elizardo Sánchez Santacruz, el creador y único miembro realmente en activo de la llamada Comisión Cubana de Derechos Humanos y Reconciliación Nacional (CCDHRN). Se trata nuevamente de uno de esos informes oportunistas donde una vez se dice una cosa y a la siguiente otra. Dicen que el propio Elizardo sonríe cuando alguien le recuerda que le llaman “El camaján”, un animalito que cambia de color según quien le paga, que se escapa a provincia cuando se complica en La Habana y que incorpora y quita prisioneros de su lista personal en dependencia del estado del tiempo.

En la lista de “presos políticos” de Elizardo estuvo una vez hasta el futbolista Leo Messi, acompañado de otros “prisioneros” que resultaron ser voleibolistas latinoamericanos, actores y figuras de la moda. No es serio Elizardo, ni su comisión, ni su lista; ni es comprensible su antojadiza idea de lo que es un “preso político”.

Dice Elizardo en su reciente paquete que en Cuba hay 93 “presos políticos”. Ya no son 88, así que al flotillero de un solo barco Ramón Saúl Sánchez le faltaron 5 fuegos artificiales, porque su plan era a fogonazo por reo. La misma Yoani Sánchez, cuando da a conocer en su llamado periódico “14ymedio” el nuevo “reporte” de Elizardo, seguramente lo vio tan falto de rigor que toma distancia y lo publica advirtiendo que está hecho “según la CCDHRN”, la comisión del “camaján”.

La agencia de noticias EFE, al divulgar el llamado “informe” de la CCDHRN, aclara que se trata de una comisión “disidente”; lo que significa que siempre va a “informar” contra el gobierno cubano independientemente de los números reales.

Comentaba que Elizardo dice que ahora hay 93 “presos políticos”, de ellos 22 nuevos; eso quiere decir que de los antiguos 88 se liberaron 17, quedando en algún momento 71, que al sumarle 22, da el nuevo resultado de 93; pero todo esto es un desatino, que ni siquiera reconoce las liberaciones que lleva implícitas.

En el programa “La tarde se mueve” de este miércoles (http://latardesemueve.com/grabaciones) invitamos a pensar con más cuidado qué es un “preso político”. A grandes rasgos puede decirse que un “preso político” es aquel que es sometido y reconocido en proceso por transgresiones ligadas a las ideas y la conciencia; que acaban en la violación efectiva de una determinada norma legal.

Un “preso político” no es alguien que entra ilegalmente por las fronteras de otro país y asesina personas, que pone explosivos en un avión, que secuestra naves, que atenta contra instalaciones turísticas y culturales del país, que roba y estafa a la economía nacional y los ciudadanos, etc., como suele ser el tipo de personas que pone Elizardo en su listado.

Solo en Miami le dan importancia a esa lista; quizás sea porque Elizardo la hace precisamente para congraciarse y servir a la derecha cubanoamericana. Mensualmente se comenta hasta la saciedad en los periódicos, la radio y la televisión anticubana. A pesar de todas sus imprecisiones y falsedades nadie le pregunta, ningún periodista le solicita documentación. La prensa de Miami solo se limita a aceptar los números que da Elizardo y manipularlos en el sentido de un aumento de la represión. Y si por alguna rara coyuntura, si por oportunismo, un día esos números bajaran, entonces en Miami se dice que es peor, mucho peor, porque la represión se vuelve tan encubierta que no se puede ni cuantificar.

Elizardo es pagado por hacer esa lista; con las tapaderas de siempre, por supuesto. Él mismo ha desperdiciado la oportunidad que le ha ofrecido la iglesia católica de que le entregue una lista responsable para mediar por esos “presos políticos” que los calumniadores dicen que existen en Cuba; pero Elizardo no precisa nombres y apellidos, ni causa, ni tipo de delito. Su objetivo es solo difamar a la Revolución Cubana y en particular al proceso de reformas refrendado por el VII Congreso del Partido.

Cuba siempre ha invitado a que le nombren alguien preso por un “delito político”. Realmente nadie puede precisar ese tipo de causa porque de esa manera, como “delito político”, no está prescrito en el Código Penal de Cuba. Es falso, como dicen algunos medios, que Cuba no acepta la existencia de “presos políticos” porque prefiere llamarlos “mercenarios” y “contrarrevolucionarios”. No es un problema de nombres. La no aceptación cubana se debe a que se rige estrictamente por sus leyes.

Cuba no utiliza epítetos gratuitos. En el Libro II del Código Penal, Título I, se norman los “Delitos contra la seguridad del Estado”. Allí se incluyen los “Actos contra la Independencia o la Integridad Territorial”, como pudieran ser las violaciones de la frontera cubana o el secuestro de barcos y aeronaves con bandera nacional. Se prescribe también la penalización del “Espionaje” y la “Revelación de Secretos Concernientes a la Seguridad del Estado”, que van desde la entrega de información sobre las Fuerzas Armadas hasta el traspaso a ciudadanos extranjeros de datos sobre la economía cubana. En el Título II de este mismo Libro II se es más preciso con este delito, que se define como “Revelación de Secreto Administrativo, de la Producción o de los Servicios”. No se trata entonces de “presos políticos” en el aire; se trata de traidores y enemigos del estado cubano en específico, casi siempre al servicio de un país extranjero; sancionados con debido proceso y archivados con número de causa.

El Código Penal también considera delictiva a la “Propaganda Enemiga”, que se parece mucho a la sistemática difamación de las instituciones cubanas que hace Elizardo Sánchez con su rentable CCDHRN.

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