Geraldina Colotti http://ilmanifesto.info
I manifestanti avanzano, un muro di scudi in plexiglas li controlla, ma le forze dell’ordine non reagiscono. Qualcuno scavalca gli scudi appoggiandosi sulle spalle dei militari, scarta di lato, viene allontanato. In Venezuela, l’opposizione cerca di raggiungere il centro di Caracas e la sede del Consejo Nacional Electoral (Cne).
Il Cne sta esaminando le firme che dovrebbero mettere in moto la prima fase del referendum revocatorio (possibile a metà mandato per tutte le cariche politiche elette), per deporre il presidente Nicolas Maduro. L’opposizione preme per accelerare i tempi e accusa il Cne di parzialità. Per evitare devastazioni, il Comune non ha autorizzato il percorso richiesto e la Mesa de la Unidad Democratica (Mud) ha deciso di sfilare nei quartieri agiati della capitale, suoi bastioni.
Nei pressi di un ponte, la scena cambia. Un gruppetto mascherato, armato di spranghe e bastoni, ha isolato due giovani agenti, e attacca: la poliziotta perde l’equilibrio, cade, il gruppo colpisce e colpisce, prima che alcune persone intervengano. Un cronista filma la scena e la posta sulle reti sociali. Così le componenti oltranziste dell’opposizione venezuelana contano di rimettere in moto le violenze di piazza che, nel 2014, hanno provocato 43 morti (in maggioranza fra le forze dell’ordine, uccisi con colpi di arma da fuoco) e oltre 850 feriti. Intanto, le destre in colletto bianco moltiplicano le interviste sui grandi media Usa ed europei e chiedono l’intervento della “comunità internazionale”. L’ex candidato delle destre Henrique Capriles, battuto prima da Chavez e poi da Maduro, parla di un possibile “colpo di stato interno” e invita le Forze armate a scegliere “tra la costituzione e Maduro”, modulando al nuovo contesto il copione giocato nel 2013, quando il suo appello a “sfogare la rabbia” provocò 11 morti chavisti e milioni di danni alle strutture pubbliche, e poi nel 2014, quando – durante la campagna “la salida”, lanciata dalle destre più estreme (Lopez, Machado, Ledezma) – ha mantenuto il classico piede in due scarpe.
In una conferenza internazionale interattiva, durante la quale sono intervenuti ospiti dalle ambasciate accreditate in tutto il mondo, Maduro ha denunciato l’attacco concentrico che soffre il suo governo e il ruolo dei grandi media, che diffondono un “format” adatto a preparare aggressioni militari come in Libia. Per due volte – ha detto – aerei di ricognizione bellica provenienti dagli Usa hanno violato lo spazio di difesa venezuelano.
In questi giorni, si stanno svolgendo operazioni militari di “difesa preventiva e integrale”, che coinvolgono sia le Forze armate che le organizzazioni popolari. Presenti numerosi aggregati militari di altri paesi, anche europei. Il generale Vladimir Padrino Lopez, ministro della Difesa, ha spiegato il carattere delle operazioni e lo spirito che anima l’”unione civico-militare”, ossatura dello stato bolivariano: “Una simbiosi perfetta tra lotta armata e non armata per la difesa integrale delle conquiste sociali garantite dalla nostra Costituzione. Una dottrina pacifica del popolo organizzato.” Ieri, in tutto il paese si è svolta una giornata dimostrativa “di prevenzione delle imboscate”. Insieme ai militari, anche le milizie popolari, sorta di servizio volontario dei cittadini che si dispiegano in tutti i settori sociali e che agiscono come funzione di complemento alle Forze armate. In campo anche i Consigli comunali, le milizie operaie “delle imprese socialiste integrate” e i comitati che animano la vita e l’organizzazione delle Comunas. “Siamo qui per dire alla destra che non arretreremo di un centimetro nella difesa delle conquiste sociali realizzate in questi anni, e che il popolo è preparato psicologicamente, socialmente e militarmente”, dice una leader comunitaria. Dal Tachira, stato di confine e zona di infiltrazione del paramilitarismo colombiano, un’altra chavista, esponente dei comitati per la difesa della Mision Vivienda (case popolari), spiega: “Questa è un’attività di prevenzione di qualunque attività controrivoluzionaria. In questi otto anni di esistenza della milizia popolare abbiamo imparato a svolgere azione di intelligence comunale, di vigilanza alle centrali elettriche e agli stabilimenti commerciali. L’unione civico-militare è una dottrina pacifica del popolo organizzato. Prima della difesa con le armi, viene quella del convincimento e delle idee. Non è tempo di tradimento, ma di lealtà”.
E intanto, non si placa la polemica tra Maduro e il capo dell’Osa, Luis Almagro, che vuole sanzionare il Venezuela. E martedì alle 16,30 a Roma, la Rete Caracas ChiAma organizza una manifestazione di sostegno alla rivoluzione bolivariana (Viale Parioli, angolo via Secchi).