Rivendicazione della Rivoluzione Sandinista

José Ramón Rodríguez Ruiz http://www.cubadefensa.cu

Facendo una ricerca di informazioni sulla destabilizzazione che viene promossa, oggi, nelle strade del Nicaragua, troviamo un articolo -pubblicato nel febbraio 2015- su The Washington Post dal titolo: “Dal Nicaragua alla Primavera Araba, seminando semenze di una controrivoluzione” (1) il cui contenuto vale la pena analizzare alla luce degli eventi attuali.

Nel leggere le parole “Nicaragua” e “controrivoluzione”, nel titolo del suddetto articolo, le mie prime reazioni furono di sorpresa e soddisfazione: per caso la grande stampa USA avrebbe dedicato uno dei suoi spazi alle aggressioni che ha affrontato il popolo sandinista e che ancora si tramano contro la volontà del popolo guidato da Daniel Ortega?

La speranza è stata effimera. Davanti ai nostri occhi si presentava un testo pieno di menzogne ed errori storici.

Il Post alludeva alla commemorazione di un nuovo anniversario delle “elezioni libere mediante le quali il popolo nicaraguense ha espulso dal potere i sandinisti marxisti dopo 12 anni di rivoluzione, guerra e povertà.

“Fu parte di una rivoluzione democratica globale -proseguiva l’articolo- il drammatico punto culminante che venne con la caduta del muro di Berlino, nel novembre 1989.

“Oggi, tuttavia, -si lamentava lo scrittore- il Nicaragua è sotto le regole dei sandinisti … la democrazia lì continua ad essere indebolita dalle tendenze autoritarie del presidente e dagli sforzi per sovvertire la costituzione per suo beneficio politico”.

The Washington Post aggrediva la verità storica chiamando “elezioni libere” e “processo rivoluzionario” la guerra sporca che la “CIA” e le Forze Speciali USA lanciarono contro il Nicaragua alla fine degli anni ’80. Non lo affermiamo da Cuba, lo hanno detto i loro stessi esecutori. Se il Post avesse consultato i manuali della campagna del suo paese sulla Guerra Non Convenzionale (GNC) o le pubblicazioni specializzate del Comando Operazioni Speciali, avrebbe notato che i suoi stessi connazionali lo smentono.

Un articolo (2) della rivista USA specializzata in temi di operazioni speciali ‘Special Warfare’ dell’anno 2006 afferma quanto segue: “Le campagne segrete in Nicaragua ed Afghanistan, durante gli anni ’80, permangono uno dei maggiori sforzi occulti mai sviluppati dagli USA. Forse le lezioni più significative del sostegno ai “Contras” in Nicaragua, fu un movimento di resistenza non può essere fabbricato se il potenziale per esso non esiste previamente”.

L’editorialista del Post non ha neppure consultato i suoi thinks tank su questo tema. Forse avrebbe trovato uno studio (3) della ‘RAND Corporation’ preparato su richiesta del Pentagono, nel 1990, nelle cui pagine afferma: “gli sforzi USA per assistere i Contras in Nicaragua furono ovviamente resi difficili dalla mancanza di esperienza su come organizzare effettivamente e sviluppare un’insurrezione. Gli USA errarono, in particolare, nello strutturare i Contras come una forza d’incursione convenzionale che dipendeva profondamente dal supporto esterno”.

La stessa rivista ‘Special Warfare’, nell’articolo citato, si riferisce ai “contras” come “mercenari costruiti artificialmente che cercarono di farsi passare come combattenti per la libertà in un’area in cui non avevano il sostegno locale”.

Ma se gli esempi di cui sopra non bastassero, il Post ha ignorato ciò che allora costituiva il più recente documento dottrinale USA sulla GNC. Nelle pagine dell’attuale pubblicazione di Tecniche dell’esercito 3-05.1, è incluso come “esempio selezionato di attività di GNC sponsorizzate dagli USA” il caso del Nicaragua. Lì si segnalava: “Gli USA ebbero successo -sebbene limitato e temporaneo- nel forzare ed interrompere le attività del governo sandinista che cercavano di incoraggiare e sostenere le attività rivoluzionarie in tutta l’America Centrale, mediante un’attività di guerriglia simile alla GNC”.

Dopo aver letto quanto sopra, non vi è alcun dubbio su quanto impreciso ed errato sia il discorso del suddetto articolo. Ma il tema non è così semplice come un isolato lavoro giornalistico. Gli USA veramente pretendono far credere che i processi di regressione storica sperimentati da diverse nazioni, tra la fine degli anni ottanta e l’inizio del seguente decennio del passato secolo, possano essere classificati sotto il carattere di vere rivoluzioni.

Con questo termine pretende anche definire le rivolte ed agitazioni che, sotto i precetti della GNC, hanno promosso nelle nazioni del terzo mondo. La caduta del muro di Berlino non fu il “culmine della rivoluzione democratica globale”, come sottolinea il quotidiano USA; si è trattato del successo parziale di una strategia che gli USA hanno vincolato alla loro sicurezza nazionale, nel 1987, e che, sotto l’amministrazione Reagan, si è orientata alla sconfitta dei movimenti di liberazione nazionale che avevano avuto luogo e ancora ardevano in varie nazioni; l’isolamento dell’URSS e l’ostacolo all’avanzata dell’ideologia marxista-leninista, così come l’aggressione contro le nazioni socialiste (4).

A questo iniquo piano è sopravvissuta la Rivoluzione Cubana, esempio ed amica della Rivoluzione Sandinista che il giornale USA ha attaccato, nel 2015, ed attaccano oggi i media imperialisti, in un concerto mediatico che cerca legittimare la stessa strategia sovversiva applicata negli anni ’80, ora profilata con le reti sociali e le ONG yankee, ma la cui aggressiva finalità si dimostra osservando come il bilancio delle vittime aumenta, in modo esponenziale, nelle strade del Nicaragua, per la gioia degli istigatori.

Gli infastidisce che il Nicaragua abbia il proprio canale; li terrorizza l’integrazione; il socialismo; l’unità dell’America, e allora ritornano ai metodi di sempre: la controrivoluzione contro le rivoluzioni. Mettiamo al loro posto le cose che la stampa yankee ed i suoi accoliti intendono distorcere. Combattiamo con il popolo del Nicaragua, come abbiamo fatto prima, con la verità.

Riferimenti

1. http://www.washingtonpost.com/opinions/from-nicaragua-to-the-arab-spring-sowing-seeds-of-a-counterrevolution/2015/02/25/ca0a3080-bd0e-11e4-b274- e5209a3bc9a9_story.html

2. “Understanding Unconventional Warfare and U.S. Army Special Forces” del tenente colonnello Mark Grdovic su http://static.dvidshub.net/media/pubs/pdf_8240.pdf

3. “The Army’s Role in Counter Insurgency and Insurgency” in http://www.rand.org/content/dam/rand/pubs/reports/2006/R3947.pdf

4. Vedi l’articolo “Prigionieri politici: una bugia di più” di José Ramón Rodríguez Ruiz in Cubadefensa il 20/01/2015, in merito alla Strategia di Sicurezza Nazionale degli USA, 1987, disponibile all’indirizzo: www.cubadefensa.cu/?q=node/3046


Vindicación de la Revolución Sandinista

Por: José Ramón Rodríguez Ruiz

Haciendo una búsqueda de información sobre la desestabilización que se promueve hoy en las calles de Nicaragua, hallamos un artículo –publicado en febrero de 2015– en The Washington Post bajo el título: “De Nicaragua a la Primavera Árabe, sembrando semillas de una contrarrevolución”, 1 cuyo contenido vale la pena analizar a la luz de los acontecimientos actuales.

Al leer las palabras “Nicaragua” y “contrarrevolución” en el título del mencionado artículo, mis primeras reacciones fueron de sorpresa y beneplácito ¿Acaso la gran prensa de EE.UU., dedicaría uno de sus espacios a las agresiones que ha enfrentado el pueblo sandinista y que aún se traman contra la voluntad de pueblo que dirige Daniel Ortega?

La esperanza fue efímera. Ante nuestros ojos se presentaba un texto cargado de mentiras y desaciertos históricos.

Aludía el Post a la conmemoración de un nuevo aniversario de “las elecciones libres mediante las cuales el pueblo nicaragüense expulsó a los sandinistas marxistas del poder luego de 12 años de revolución, guerra y pobreza.

“Fue parte de una revolución democrática global –continuaba el artículo– el dramático punto álgido que vino con la caída del muro de Berlín en noviembre de 1989.

“Hoy, sin embargo –se quejaba el articulista– Nicaragua está bajo las reglas de los sandinistas […] la democracia allí continúa debilitada por las tendencias autoritarias del presidente y los esfuerzos de subvertir la constitución para su beneficio político”.

The Washington Post agredía la verdad histórica al llamar “elecciones libres” y “proceso revolucionario” a la guerra sucia que la CIA y las Fuerzas Especiales de EE. UU. lanzaron contra Nicaragua a finales de la década de los años ochenta. No lo afirmamos desde Cuba, lo han dicho sus propios ejecutores. Si el Post hubiera consultado los manuales de campaña de su país sobre la Guerra No Convencional o las publicaciones especializadas del Comando de Operaciones Especiales, se habría percatado de que sus propios coterráneos le desmienten.

Un artículo 2 de la revista estadounidense especializada en temas de operaciones especiales Special Warfare del año 2006 señala lo siguiente: “Las campañas encubiertas en Nicaragua y Afganistán durante la década de los ochenta permanecen como uno de los mayores esfuerzos encubiertos jamás desarrollados por EE. UU. Quizás las lecciones más significativas del apoyo a los ‘Contras’ en Nicaragua, fue que un movimiento de resistencia no puede ser fabricado si el potencial para ello no existe previamente”.

Tampoco consultó el articulista del Post a sus propios tanques pensantes sobre este tema. Quizás habría hallado un estudio 3 de la RAND Corporation elaborado a solicitud del Pentágono en 1990, que en sus páginas señala: “los esfuerzos de EE. UU. para asistir a los Contras en Nicaragua fueron obviamente dificultados por la falta de experiencia en cómo organizar efectivamente y desarrollar una insurgencia. Los EE. UU. erraron particularmente en estructurar a los Contras como una fuerza de incursión convencional que dependía profundamente del apoyo exterior”.

La propia revista Special Warfare, en el artículo citado se refiere a los “Contras” como “mercenarios erigidos artificialmente que intentaron hacerse pasar por luchadores por la libertad en un área en que no tenían el apoyo local”.

Pero si los ejemplos anteriores no bastaran, el Post ignoró el que para ese entonces constituía el más reciente documento doctrinal de EE. UU. sobre la Guerra No Convencional. En las páginas de la vigente Publicación de Técnicas del Ejército 3-05.1 se incluye como “ejemplo selecto de actividades de Guerra no Convencional patrocinadas por EE. UU.” el caso de Nicaragua. Allí se señala: “EE. UU. tuvo éxito –aunque limitado y temporal– en coaccionar e interrumpir las actividades del Gobierno sandinista que buscaban fomentar y apoyar las actividades revolucionarias en toda América Central, mediante una actividad guerrillera parecida a la Guerra No Convencional”.

Después de leer lo anterior, no caben dudas de lo desenfocado y errado del discurso del citado artículo. Pero el tema no es tan simple como un trabajo periodístico aislado. EE. UU. de veras pretende hacer creer que los procesos de retroceso histórico que experimentaron varias naciones a finales de la década de los ochenta y comienzos de la siguiente del pasado siglo, pueden signarse bajo el carácter de verdaderas revoluciones.

Con ese término pretende definir también a las revueltas y disturbios que bajo los preceptos de la Guerra No Convencional ha promovido en naciones del tercer mundo. La caída del muro de Berlín no fue el “punto álgido de la revolución democrática global” como señala el diario estadounidense; se trató del éxito parcial de una estrategia que EE. UU. vinculó a su seguridad nacional en 1987 y que bajo la administración Reagan se orientó a la derrota de los movimientos de liberación nacional que habían tenido lugar y todavía ardían en varias naciones; el aislamiento de la URSS y la obstaculización del avance de la ideología marxista-leninista, así como la agresión contra las naciones socialistas 4.

A ese inicuo plan sobrevivió la Revolución Cubana, ejemplo y amiga de la Revolución Sandinista que el diario estadounidense atacó en 2015 y atacan hoy los medios imperialistas, en un concierto mediático que busca legitimar la misma estrategia subversiva aplicada en los ochenta, ahora perfilada con las redes sociales y las ONG yanquis, pero cuya finalidad agresiva se demuestra al observar cómo la cifra de muertos asciende exponencialmente en las calles de Nicaragua, para beneplácito de los instigadores.

Les molesta que Nicaragua tenga su propio canal; les aterra la integración; el socialismo; la unidad de América, y vuelven entonces a los métodos de siempre: la contrarrevolución contra las revoluciones. Pongamos en su lugar las cosas que la prensa yanqui y sus acólitos pretenden desvirtuar. Vamos a combatir junto al pueblo de Nicaragua, como ya lo hicimos antes, con la verdad.

Referencias

1. http://www.washingtonpost.com/opinions/from-nicaragua-to-the-arab-spring-sowing-seeds-of-a-counterrevolution/2015/02/25/ca0a3080-bd0e-11e4-b274-e5209a3bc9a9_story.html

2. “Understanding Unconventional Warfare and U.S. Army Special Forces” por el teniente coronel Mark Grdovic en http://static.dvidshub.net/media/pubs/pdf_8240.pdf

3. “The Army’s Role in Counter Insurgency and Insurgency” en http://www.rand.org/content/dam/rand/pubs/reports/2006/R3947.pdf

4. Ver artículo “Presos políticos: una mentira más” por José Ramón Rodríguez Ruiz en Cubadefensa 20/01/2015, en lo referente a la Estrategia de Seguridad Nacional de EE. UU. 1987, disponible en: www.cubadefensa.cu/?q=node/3046

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