La politica estera di Cuba: verità, emozioni e intelligenza

Con la presenza del Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito e Presidente della Republica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, si è svolta, lunedì 11 aprile, nella sede della Cancelleria, la riunione di bilancio annuale del lavoro del Ministero delle Relazioni Estere di Cuba (Minrex)

La radiografia di un mondo complesso, e di un’Isola immersa in lui; le proiezioni di un paese il cui miglior ingrediente è la sua vocazione di resistere, la decisione di continuare a mostrare e difendere le verità proprie.

La mattina di lunedì 11 il bilancio annuale del  lavoro  Ministero delle Relazioni Estere di Cuba (Minrex) è stato formato da quegli elementi e da altri necessari.

Questa valutazione è stata condivisa nella sede della Cancelleria, dal Primo Segretario del Comitato Centralr del Partito Comunista e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, con un gruppo di lavoratori che aspettavano nello spazio di ricevimento dell’organismo, al termine della riunione di bilancio.

Altri temi hanno motivato le analisi, come la necessità di continuare a lavorare con le alleanze che Cuba ha costruito con gli amici nel mondo, questi che la difendono e che realizzano un lavoro intenso.

Il dignitario lo ha dettagliato al gruppo di lavoratori che lo aspettavano per salutarlo e ha detto loro: «Abbiamo elogiato anche il lavoro di tutti voi, l’apporto di ognuno dei lavoratori (…) e si è parlato molto dei giovani».

Due ore prima era iniziato l’incontro, condotto dal membro del Burò Politico e titolare del Minrex, Bruno Rodríguez Parrilla, dal membro del Burò Politico e primo ministro, Manuel Marrero Cruz; il vice primo ministro, Ricardo Cabrisas Ruiz; il titolare del Commercio Estero e l’Investimento Straniero, Rodrigo Malmierca Díaz.

Bruno Rodríguez ha esposto analisi sul lavoro realizzato dal Minrex, e sulle proiezioni, tra le quali s’include la battaglia per l’eliminazione del blocco statunitense contro l’Isola grande delle Antille.

Tra gli altri obiettivi della politica estera di Cuba, il Cancelliere si è riferito alla difesa e all’avvicinamento  permanente alle nazioni progressiste di Nuestra America; a un lavoro incessante nella dimensione della comunicazione; all’intensificazione,da qualsiasi latitudine, dei vincoli che si traducono a beneficio del paese e a  una buona preparazione delle nuove generazioni impegnate, o che lo saranno nel prezioso impegno della diplomazia.

Il vice cancelliere, Carlos Fernández de Cossío, ha toccato il tema cardinale delle relazioni tra l’Isola e gli Stati Uniti. Tra le altre idee, ha precisato, è possibile ampliare i víncoli con settori della società del nord, quelli delle arti, lo sport, o le scienze.

E questo è uno sforzo che dipende dal Minrex, ma riguarda anche tutti gli organismi del paese.

A proposito di come va il mondo nell’ambito delle relazioni multilaterali –marcato da squilibri e arbitrarietà imposte da posizioni di forza–, la viceministro Anayansi Rodríguez Camejo ha parlato dell’importanza che ha per Cuba oggi assumere una visione rinnovata, attiva, nella sua relazione con i paesi fraterni vicini e specialmente i paesi del Sud.

«Dobbiamo essere innovatori» –ha segnalato–, fare le cose non con molte risorse, ma sì con qualità», ed ha descritto le ambasciate non come semplici collettori d’istruzioni, ma come spazi chiave dai quali si possa ascendere a un gradino superiore nel lavoro della diplomazia.

Ernesto Soberón Guzmán, direttore generale dei Temi Consolari e Cubani Residenti all’Estero,ha incitato a continuare a fomentare i vincoli di Cuba con la sua emigrazione e in questo senso si è riferito all’importanza di disegnare modelli di gestione per coloro che sono nati nell’Isola e vivono in altri luoghi del mondo, per far sì che le relazioni con questa comunità non siano cammini di non ritorno, ma possibilità di accrescere scambi e implicazioni autentiche e permanenti.

La scienza, la tecnologia e l’innovazione, strumenti che Cuba in questi tempi ha utilizzato con particolare enfasi per risolvere le sue sfide, sono state apportate successivamente  dalla viceministro Josefina Vidal Ferreiro, che ha ricordato che la Cancelleria, tra le sue forze ha una vasta esperienza nei lavori d’analisi, per cui non si partirà da zero se di diagnosi e di studi si tratta.

«È nostro interesse – ha sottolineato-  che l’Accademia si vincoli più attivamente alle analisi delle relazioni internazionali e alle analisi di ogni situazione contestuale».

La guerra politico-comunicazionale che i gendarmi imperiali fanno a Cuba, è stata trattata da Juan Antonio Fernández Palacios, direttore generale della Stampa, la Comunicazione e l’Immagine del Minrex, che, tra gli impegni della diplomacia nella Rivoluzione ha citato l’uso di una narrativa di maggior efficacia: «Dobbiamo comunicare meglio», ha ragionato, per raggiungere un pubblico che necessitiamo vicino; dobbiamo spiegare, ha detto, i temi più complessi in maniera creatrice e imparare a stare nelle piattaforme della comunicazione in cui non stiamo o dove non abbiamo una presenza notabile.

«Affrontiamo –ha denunciato– un laboratorio tossico che conta  con moltissime risorse e che cerca di distruggere i nostri simboli». Un laboratorio che vuole smontare i nostri ideali, il nostro romanticismo rivoluzionario in una guerra per la quale ci dobbiamo preparare.

Il Primo Ministro, a proposito dell’immagine del paese che il nemico cerca di degradare con malvagità, ha detto che difendere Cuba in questa dimensione è una grande sfida.

«È lì dove dobbiamo crescere e cercare alternative», ha commentato.

Ed ha parlato di difendere questa immagine, d’attendere tutti i visitatori, «cercando di prima mano di trasferire i messaggi», per far sì che chi arriva «veda con i suoi stessi occhi la nostra realtà, le nostre potenzialità».

Marrero Cruz ha indicato d’andare «più in là di tutta questa matrice di opinioni che si è generata nelle  reti sociali di un paese fallito di una paese malvagio».

S’impone, ha sottolineato, passare all’offensiva nella comunicazione, nell’impegno di comunicare la «nostra verità, anche con le nostre insufficienze, ma non è uguale se le diciamo noi o le dice il nemico con quella sua maestria di trasformare le menzogne in verità, di far parte di una verità e insistere e insistere sino a che si generano opinioni (negative) su Cuba»

«Lo scenario –ha sottolineato– è molto complesso ma, come abbiamo sempre sostenuto, noi rivoluzionari nei tempi difficili dobbiamo crescere ed è lì che tutti insieme dobbiamo approfittare le potenzialità e andare avanti cercando soluzioni.

Il vostro lavoro, ha detto ai diplomatici, è realmente una chiave».

Miguel Díaz Canel, presidente di Cuba, ha segnalato il momento che sta vivendo Cuba: si è riferito al blocco indurito, all’aggressività della politica imperiale degli Stati Uniti che si manifesta soprattutto in una strategia, in un’operazione d’intelligenza ben montata, in una campagna mediatica di superbia, brutale contro Cuba, cercando di screditare tutte le conquiste della Rivoluzione: «Stanno agendo con questa strategia mediatica – ha denunciato– contro la Rivoluzione in maniera intensa, articolata, finanziata, ben appoggiata tecnologicamente».

Il terzo elemento del contesto citato dal Capo di Stato è stata l’epidemia, che «ha generato un’ enorme incertezza nel mondo», questo nel quale, invece della solidarietà a favore della vita si attizzano guerre, si promuovono egoismi e aumenta la disuguaglianza.

Per Cuba, ha indicato, la COVID-19 ha rappresentato una realtà complessa, ma anche un apprendistato. E lo ha detto con una chiara allusione alle vaccinazioni nate grazie alla scienza del paese.

«È un apprendistato – ha detto- che io chiamo resistenza creativa, che è quello che abbiamo per difendere, nelle condizioni attuali, con relazione al tema economico e sociale».

Indicando il bestiale blocco ha ricordato che «non possiamo restare a braccia incrociate», e che la resistenza può essere quella di sempre: si deve agire con maggior creatività, per superare anche le insufficienze o i limiti interni «che ci siamo imposti noi, e che dobbiamo superare».

La dinamica demografica del paese è stata citata dal mandatario in qualità d’elemento del contesto, perché «ci sta portando a una situazione molto complessa».

Poi si è riferito alla strategia ideologica con la quale si cerca di dare continuità a quanto approvato nel 8º Congresso del Partito Comunista di Cuba,«lavorando ai concetti di continuità,d’unità, al concetto di fare politica sulla base di quattro elementi fondamentali: la cultura (che va molto al di là dell’ artístico letterario ed è una visione che beve dalla storia), il Diritto (che comprende la ricerca del giusto), l’etica, e la politica solidale».

Perchè ci siano unità e continuità dobbiamo lavorare con i giovani, trattarli come le persone importanti che sono e senza paternalismi; si deve applicare alla quotidianità la frase martiana /con tutti e per il bene di tutti/; si devono difendere i concetti del potere popolare, la partecipazione popolare, la democrazia e il controllo popolare.

Poi si è riferito all’emigrazione cubana e all’importanza di sviluppare politiche per approfittare tutte le potenzialità di questa emigrazione nello sviluppo del paese.

L’ antimperialismo, dare volti al blocco con teorie concrete della sofferenza che questa politica apporta al popolo, avere risposte sistematiche per le azioni aggressive del Governo statunitense, studiare i nuovi leaders della solidarietà con Cuba, essere attivi e rompere la routine nelle relazioni con le altre nazioni, sono stati altri temi analizzati dal mandatario.

«Si tratta – ha affermato– d’articolare emozioni e intelligenza con l’azione rivoluzionaria», per «trasformare un gruppo di cose, e crescere di fronte  alla situazione complessa che stiamo vivendo».

Il Capo di Stato ha espresso che si può fare, consegnando il cuore a Cuba, cercando «d’andare per più», e andando «con tutto».

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