Prima analisi: il Venezuela accetta mediazione tra Petro e l’ELN

Franco Vielma  Misión Verdad

Il governo colombiano guidato dal presidente Gustavo Petro ha inviato una lettera richiedendo l’incorporazione del Venezuela come garante del processo di negoziazione e pace tra la sua amministrazione e l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN).

Il Venezuela ha dato una risposta affermativa per voce del presidente Nicolás Maduro Moros, il quale ha sottolineato che “ancora una volta, come lo fece il comandante (Hugo) Chávez, a suo tempo, per garantire gli Accordi di Pace, il Venezuela accetta il carattere di garante dei negoziati e degli Accordi di Pace della Colombia con l’ELN”.

Inoltre, ha indicato che il suo Paese è impegnato per la pace, la stabilità e la sicurezza della Colombia, poiché considera che anche “è quella della nostra nazione, del Sud America e dell’intero continente”.

Nella missiva di Petro indirizzata al presidente venezuelano, si indica che l’esecutivo colombiano e la guerriglia dell’ELN hanno “raggiunto un accordo per dare applicazione piena e sicura a tale protocollo”, per il quale hanno previsto “la realizzazione di una tempestiva riunione in Venezuela al fine di concretare la procedura, nonché altri passaggi per l’anelato ristabilimento del tavolo dei colloqui con questa guerriglia”.

Ciò accade dopo che lo scorso 11 agosto una delegazione del governo colombiano è arrivata a L’Avana, Cuba, per avviare i riavvicinamenti con i rappresentanti dell’ELN e lavorare così alla ripresa dei colloqui di pace, riferisce Telesur.

Gustavo Petro ha indicato, dalla sua campagna elettorale, che avrebbe ripreso i colloqui con l’ELN, che sono stati sospesi, ad oggi, per gli sforzi del governo di Iván Duque, che ha anche abrogato de facto gran parte degli accordi di pace che erano stati raggiunti con le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia-Esercito del Popolo (FARC-EP).

Questo annuncio include molti elementi al di là della vita della Colombia. Per il Venezuela e la regione riveste una pietra miliare che può aprire la strada, questa volta in modo credibile, alla stabilizzazione della Colombia e alla fine del conflitto armato più lungo registrato nel continente.

Per il Venezuela, in particolare, questo invito ha anche diverse implicazioni.

IL VENEZUELA RIPRENDE POSTO SULLA SCENA INTERNAZIONALE

 

Nell’ultimo anno, il Venezuela ha attraversato un processo evolutivo delle sue relazioni internazionali, dopo che nel 2019 sono state pregiudizievolmente chiuse dall’imposizione del cosiddetto “governo ad interim” guidato da Juan Guaidó e per l’isolamento diplomatico a cui si è tentato di confinare il paese.

Di fronte al comprovato esaurimento e fallimento di questa strategia, i paesi hanno deciso, in maniera progressiva e pragmatica, di adeguarsi alla dimensione reale della politica venezuelana. Nel 2021 è stato il Governo bolivariano a rappresentare il Paese al Vertice Iberoamericano. Nel 2022 il governo USA non ha dato spazio al “governo ad interim” al Vertice delle Americhe. Nonostante l’esclusione del Venezuela e di altri paesi da questo evento, allo stesso modo i nordamericani hanno intavolato negoziati diretti con il legittimo governo di Caracas. In effetti puramente concreti, il preteso isolamento è risultato insostenibile e non percorribile.

In questo modo il governo colombiano ha ripreso le relazioni diplomatiche e consolari con Caracas e ha capito che il Venezuela potrebbe svolgere un ruolo costruttivo nel negoziato con l’ELN, come è avvenuto con il processo di pace intrapreso, a suo tempo, con le FARC-EP.

Va ricordato che il Venezuela già faceva parte come paese garante nei negoziati tra il governo colombiano e l’ELN soppressi di fatto nel 2018.

L’invito a Caracas in questa agenda propone l’incorporazione del Venezuela in una posizione altamente pertinente e costruttiva per risolvere il grande ed esteso conflitto in Colombia.

Partecipando come garante, attore credibile e di fiducia, il Venezuela riprende uno spazio chiave nella scena regionale e internazionale, rompendo l’agenda isolazionista.

COSTRUZIONE DI UNA POLITICA DI PACE REGIONALE

 

È molto probabile che il governo di Gustavo Petro raggiunga accordi con l’ELN. Tuttavia, la costruzione di una pace piena in Colombia è un fattore molto più intricato e difficile, poiché dopo l’inabilitazione di parte degli accordi con le FARC-EP, e molto prima, con la falsa “smobilitazione” del paramilitarismo di Álvaro Uribe, le forze armate in Colombia hanno assunto nuove denominazioni non soggette a negoziazione o intermediazione politica, e pertanto non saranno oggetto di negoziazioni e disarmo.

La complessità della struttura narcoterroristica, in Colombia, è radicata anche nelle istituzioni del Paese, quindi la sua capacità di riprodurre la corruzione, la debolezza degli enti governativi e la perpetuità della guerra è più che profonda, quasi congenita.

Il governo Petro ha proposto che lo smantellamento della guerra, ma specialmente la costruzione di condizioni per la pace, benché obbediscano fondamentalmente alla Colombia, debba contare sul sostegno internazionale e del concerto dei paesi a favore di questi obiettivi.

Come, ad esempio, la depenalizzazione delle colture e il diverso trattamento del problema della droga in quel paese.

Allo stesso modo, lo sviluppo di negoziati con l’ELN offrirà agli attori uno spazio di opportunità per comprendere, dalle dimensioni del presente, la singolarità dei fattori che perpetuano il conflitto, poiché già esistono i referenti dell’uso delle armi e delle nuove versioni del paramilitarismo successive all’accordo con le FARC-EP. Tutti attengono alla pace e alla sicurezza in vari termini.

In questo item, il Venezuela gioca un ruolo essenziale per essere il paese che condivide un ampio confine con la Colombia e dove, storicamente, si è infiltrato il conflitto colombiano.

Al far parte di questi negoziati come attore affidabile e costruttivo, il Venezuela prende le distanze dalle accuse infondate che hanno imposto tanto i precedenti governanti della Colombia, che attori politici regionali e media, secondo cui il Paese sia un “santuario” dei guerriglieri colombiani.

Questo non è un problema minore. Nel 2019, Iván Duque ha persino presentato davanti all’Assemblea Generale dell’ONU, false immagini di presunti guerriglieri dell’ELN sul suolo venezuelano con la pretesa di creare un polverone a livello internazionale.

Sebbene gran parte di queste narrazioni siano state abbandonate, siano in disuso o sono state scartate in quanto ridicole, continuano a far parte del falso dossier contro il Venezuela e sono parte dell’argomentazione che ha preteso legittimare le pressioni contro il Paese.

La possibilità che l’ELN e il governo colombiano raggiungano accordi e si produca un disarmo, potrebbe smembrare per la via dei fatti ogni appiglio a quella vecchia accusa contro il Venezuela.

Ancora più importante: uno dei denominatori su cui devono essere sviluppati i nuovi negoziati è la costruzione di una zona di pace e stabilità dalla Colombia con portata nella regione.

LA SICUREZZA FRONTALIERA BINAZIONALE

 

Al momento, il Venezuela ha condotto importanti combattimenti con elementi del narco-terrorismo colombiano al confine dello stato di Apure con il paese vicino.

Lo sviluppo di questa guerra diffusa, di natura prolungata, ha posto l’accento da parte venezuelana sul contenimento di un conflitto generato e rafforzato in Colombia che ha preteso colonizzare il territorio venezuelano in maniera lesiva della sovranità nazionale.

La gravità della rottura dei rapporti che il governo di Iván Duque ha causato con il Venezuela, con il suo sostegno al “governo ad interim”, ha deliberatamente indebolito la collaborazione interistituzionale, la comunicazione intergovernativa e la costruzione di politiche minime di attenzione alla realtà di confine. Questa è stata, automaticamente, una manovra per cercare di minare la sicurezza venezuelana, vediamola così.

Pertanto, e in questa nuova fase, la partecipazione del Venezuela come fattore osservatore, mediatore e garante a questi negoziati con l’ELN (questione ancora da definire in dettaglio), rappresenta un nuovo spazio di opportunità affinché i governi di entrambi i paesi possano sviluppare nuovi punti affini in materia di sicurezza frontaliera binazionale.

L’ELN, ma anche altri fattori armati colombiani, hanno fatto parte del mosaico del conflitto alla frontiera tra i due Paesi. Pertanto, si deve comprendere che l’ELN è solo una parte di questo complesso quadro. Tuttavia, la trattativa potrà produrre chiavi, elementi di attenzione e referenti concreti che devono essere affrontati da entrambi i governi.

A lungo termine, sebbene la Colombia svilupperà, al suo interno, una strategia di costruzione della pace e affronterà le difficoltà che offriranno per questo i nuovi tipi di narco-paramilitarismo, ciò riguarda, con particolare enfasi, la comprensione delle realtà socioeconomiche e socioterritoriali del suo confine, come quella orientale, che riguarda il Venezuela.

La visione di completezza nella politica di sicurezza delle frontiere deve essere sviluppata a partire dalle dimensioni materiali e dall’inerzia in questi territori. Superare i quadri di vulnerabilità politica, economica e sociale come fattori componenti di una sicurezza al di là dell’uso delle armi.

Sebbene Petro, a differenza dei suoi predecessori, abbia fatto riferimento a queste condizioni, controcorrente rispetto al bellicismo, non potrà farlo da solo. Dovrà necessariamente contare sull’auspicio del Venezuela per costruire una politica simile nei territori di confine.

Questo 26 settembre entrambi i paesi apriranno formalmente i loro confini in una maniera scaglionata e si prevede che entrambi i governi possano costruire, a breve termine, politiche congiunte in materia di sicurezza frontaliera binazionale.


PRIMER ANÁLISIS: VENEZUELA ACEPTA MEDIACIÓN ENTRE PETRO Y EL ELN 

Franco Vielma

El gobierno de Colombia a cargo del presidente Gustavo Petro envió una carta solicitando la incorporación de Venezuela como garante del proceso de negociación y paz entre su administración y el Ejército de Liberación Nacional (ELN).

Venezuela dio una respuesta afirmativa en la voz del presidente Nicolás Maduro Moros, quien señaló que “una vez más, como lo hizo el comandante (Hugo) Chávez en su tiempo para garantizar los Acuerdos de Paz, Venezuela acepta el carácter de garante de las negociaciones y los Acuerdos de Paz de Colombia con el ELN”.

Además, indicó que su país apuesta por la paz, la estabilidad y la seguridad de Colombia, ya que considera que también “es la de nuestra nación, de Suramérica y de todo el continente”.

En la misiva de Petro dirigida al presidente venezolano, se indica que el ejecutivo de Colombia y la guerrilla ELN han “llegado a un acuerdo para dar aplicación cabal y segura a dicho protocolo”, por lo cual han previsto “la realización de una pronta reunión en Venezuela a fin de concretar el procedimiento, así como otros pasos para el anhelado restablecimiento de la mesa de conversaciones con esta guerrilla”.

Esto ocurre luego de que el pasado 11 de agosto, una delegación del gobierno colombiano arribó a La Habana, Cuba, para iniciar los acercamientos con representantes del ELN y así trabajar en la reanudación de los diálogos de paz, refiere Telesur.

Gustavo Petro señaló desde su campaña electoral que retomaría los diálogos con el ELN, los cuales fueron suspendidos hasta los momentos por gestiones del gobierno de Iván Duque, el cual también derogó de facto gran parte de los acuerdos de paz que habían sido alcanzados con las Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia-Ejército del Pueblo (FARC-EP).

Este anuncio comprende muchos elementos más allá de la vida de Colombia. Para Venezuela y la región reviste en un hito que puede abrir paso, esta vez de manera creíble, a la estabilización de Colombia y al fin del conflicto armado más largo registrado en el continente.

Para Venezuela, concretamente, esta invitación también tiene varias implicaciones.

VENEZUELA RETOMA LUGAR EN LA ESCENA INTERNACIONAL

En el último año, Venezuela ha transitado por un proceso evolutivo de sus relaciones internacionales, luego de que en 2019 fueran pretendidamente clausuradas por la imposición del llamado “gobierno interino” que encabeza Juan Guaidó y por el aislamiento diplomático al cual se intentó confinar al país.

Ante un agotamiento y fracaso demostrado de esta estrategia, los países han decidido de manera progresiva y pragmática ajustarse a la dimensión real de la política venezolana. En 2021, fue el Gobierno Bolivariano el que representó al país en la Cumbre Iberoamericana. En 2022, el gobierno estadounidense no dio lugar al “gobierno interino” en la Cumbre de las Américas. Pese a la exclusión de Venezuela y otros países de este evento, de igual manera los norteamericanos han entablado negociaciones directas con el gobierno legítimo en Caracas. En efectos puramente concretos, el pretendido aislamiento resultó insostenible e inviable.

De esta manera el gobierno de Colombia ha retomado relaciones diplomáticas y consulares con Caracas y han entendido que Venezuela podría jugar un rol constructivo en la negociación con el ELN, tal como ocurrió con el proceso de paz que se emprendió en su momento con las FARC-EP.

Conviene recordar que Venezuela ya formaba parte como país garante en las negociaciones entre el gobierno de Colombia y el ELN que fueron suprimidas de facto en 2018.

La invitación a Caracas a esta agenda propone la incorporación de Venezuela a una posición sumamente pertinente y constructiva para resolver el gran y extenso conflicto en Colombia.

Al participar como garante, actor creíble y de confianza, Venezuela retoma un espacio clave en la escena regional e internacional rompiendo la agenda aislacionista.

CONSTRUCCIÓN DE UNA POLÍTICA DE PAZ REGIONAL

Es muy probable que el gobierno de Gustavo Petro alcance acuerdos con el ELN. Sin embargo, la construcción de una paz plena en Colombia es un factor mucho más intrincado y difícil, pues luego de la inhabilitación de parte de los acuerdos con las FARC-EP, y desde mucho antes, con la falsa “desmovilización” del paramilitarismo de Álvaro Uribe, los factores armados en Colombia han tomado nuevas denominaciones no sujetas a negociación o intermediación política, y por ende no estarán sujetos a negociaciones y desarme.

La complejidad de la estructura narco-terrorista en Colombia también está enquistada en la institucionalidad del país, de ahí que su capacidad de reproducir la corrupción, la debilidad de los entes gubernamentales y la perpetuidad de la guerra es más que profunda, casi congénita.

El gobierno de Petro ha propuesto que el desmantelamiento de la guerra, pero especialmente la construcción de condiciones para la paz, aunque obedecen fundamentalmente a Colombia, deben contar con el apoyo internacional y el concierto de los países a favor de estos objetivos.

Como, por ejemplo, la despenalización de cultivos y el tratamiento distinto al problema de las drogas en ese país.

De igual manera, el desarrollo de negociaciones con el ELN ofrecerá a los actores un espacio de oportunidades para comprender, desde las dimensiones del presente, la singularidad de los factores que perpetúan el conflicto, pues ya existen los referentes del uso de las armas y las nuevas versiones del paramilitarismo posteriores al acuerdo con las FARC-EP. Todos atañen a la paz y la seguridad en varios plazos.

En este ítem, Venezuela juega un rol esencial por tratarse del país que tiene una gran frontera compartida con Colombia y adonde se ha infiltrado el conflicto colombiano de manera histórica.

Al formar parte de estas negociaciones como un actor fiable y constructivo, Venezuela se desmarca de los señalamientos sin bases que han impuesto tanto los anteriores gobernantes de Colombia, actores políticos regionales y medios de comunicación, de que el país es un “santuario” de las guerrillas colombianas.

Esta no es una cuestión menor. En 2019, Iván Duque incluso presentó ante la Asamblea General de la ONU imágenes falsas de supuestos guerrilleros del ELN en suelo venezolano pretendiendo crear un revuelo internacional.

Aunque gran parte de esas narrativas quedaron abandonadas, en desuso o han sido desechadas por ridículas, siguen formando parte del falso expediente contra Venezuela y son parte del argumentario que ha pretendido legitimar las presiones contra el país.

La posibilidad de que el ELN y el gobierno de Colombia alcancen acuerdos y se produzca un desarme, podría desmembrar por la vía de los hechos cualquier asidero a ese viejo señalamiento contra Venezuela.

Más importante aún: uno de los denominadores por el cual deben desarrollarse las nuevas negociaciones es la construcción de una zona de paz y estabilidad desde Colombia con alcance en la región.

LA SEGURIDAD FRONTERIZA BINACIONAL

En tiempo presente, Venezuela ha librado combates importantes con factores del narco-terrorismo de Colombia en la frontera del estado Apure con el país vecino.

El desarrollo de esta guerra difusa, de carácter prolongado, ha puesto el acento del lado venezolano en la contención de un conflicto generado y fortalecido en Colombia que ha pretendido colonizar el territorio venezolano de manera lesiva a la soberanía nacional.

La gravedad de la ruptura de relaciones que el gobierno de Iván Duque propició con Venezuela en su apoyo al “gobierno interino” debilitó de manera deliberada la colaboración inter-institucional, la comunicación inter-gubernamental y la construcción de políticas mínimas para la atención de la realidad fronteriza. Esto fue, por defecto, una maniobra para intentar socavar la seguridad venezolana, veámoslo así.

Por ende, y en esta nueva etapa, la participación de Venezuela como factor de observador, mediación y garante en estas negociaciones con el ELN (cuestión que está por definirse al detalle), suponen un nuevo espacio de oportunidad para que los gobiernos de ambos países puedan desarrollar nuevos puntos afines en materia de seguridad fronteriza binacional.

El ELN, pero también otros factores armados colombianos, han sido parte del mosaico del conflicto en la frontera entre ambos países. Por lo tanto, debe entenderse que el ELN es solo una parte de este complejo cuadro. Sin embargo, la negociación podrá arrojar claves, elementos de atención y referentes concretos que deben ser abordados por ambos gobiernos.

En el largo plazo, aunque Colombia desarrollará una estrategia de construcción de la paz en sus adentros y lidiando con las dificultades que ofrecerán para ello los nuevos tipos de narcoparamilitarismo, ello concierne con especial énfasis comprender las realidades socioeconómicas y socioterritoriales de su frontera, como la oriental, que atañe a Venezuela.

La visión de integralidad en la política de seguridad fronteriza debe desarrollarse desde las dimensiones materiales y las inercias en estos territorios. Superar los cuadros de vulnerabilidad política, económica y social como factores componentes de una seguridad más allá del uso de las armas.

Aunque Petro, a diferencia de sus predecesores, ha referido estas condiciones a contracorriente del belicismo, no podrá hacerlo solo. Necesariamente tendrá que contar con el auspicio de Venezuela para construir una política afín en los territorios fronterizos.

Este 26 de septiembre ambos países abrirán formalmente sus fronteras en un proceso de manera escalonada, y está previsto que ambos gobiernos puedan construir en el corto plazo políticas conjuntas en materia de seguridad fronteriza binacional.

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