Contraddizioni dell’antichavismo nella difesa dell’Essequibo

misionverdad.com

La difesa della sovranità venezuelana del territorio della Guayana Esequiba è una questione che dovrebbe unire tutti i cittadini del paese, indipendentemente dalle loro posizioni ideologiche.

Il Governo Bolivariano ha sottolineato l’importanza del coordinamento nazionale per affrontare le pretese delle multinazionali energetiche USA che cercano di impadronirsi dell’Essequibo e sfruttare le sue risorse naturali, utilizzando la Guyana come burattino.

Recentemente, il governatore d’opposizione dello stato di Cojedes, Alberto Galíndez, ha ricevuto il comando della campagna Venezuela Toda e il suo coordinatore nazionale, Jorge Rodríguez, per convergere sulle posizioni nel quadro della partecipazione al referendum consultivo del prossimo 3 dicembre.

Galíndez ha condannato l’errore di anteporre le differenze politiche alla difesa nazionale del territorio venezuelano e ha aggiunto che “l’Essequibo non appartiene al governo, al presidente, ai deputati o ai sindaci di turno”, bensì a tutti.

Al governatore di Cojedes e ai sindaci di quello Stato si aggiungono nuove voci dell’opposizione che parteciperanno alla consultazione popolare.

Benché sia una tendenza generalizzata, ci sono ancora alcuni settori estremisti dell’antichavismo che, nonostante la loro presunta posizione in difesa del territorio di Essequibo, assumono posizioni che attentano contro di esso semplicemente al fine di contraddire il governo venezuelano.

Innanzitutto abbiamo María Corina Machado, che ha cercato di giustificare la sua mancanza di impegno per la causa nazionale affermando che in passato lei, Leopoldo López e alcuni ex deputati dell’Assemblea Nazionale, come Juan Guaidó, si erano trasferiti a Eterimbán, nell’Essequibo, per scattare fotografie con uno striscione che faceva riferimento alla difesa di quel territorio.

La sua posizione attuale è quella di aderire alla narrazione che cerca di minimizzare l’importanza della campagna per il recupero dell’Essequibo, che sostiene che “la sovranità non si consulta, si esercita”.

Questa narrazione è ingannevole perché il governo venezuelano non sta mettendo in discussione la sovranità del Venezuela sulla parte più orientale del paese. Al contrario, sta seguendo le linee guida costituzionali e lasciando nelle mani del potere popolare la decisione sul piano che si deve elaborare per affrontare la legittima rivendicazione.

Nelle dichiarazioni della dirigente di Vente Venezuela si evidenzia una contraddizione a causa del drastico cambiamento della sua posizione. Nel 2018 ha rilasciato una dichiarazione che si allineava con la posizione ufficiale dello Stato venezuelano, che riconosceva l’Accordo di Ginevra del 1966 come l’unico meccanismo per risolvere la controversia territoriale. Inoltre, denunciava l’illegittimità del Lodo Arbitrale del 1899 e respingeva l’intervento della Corte Internazionale di Giustizia (CIG) per non aver competenza in materia.

Attualmente Machado sta facendo un pubblico appello affinché si sospenda il referendum consultivo perché, secondo lei, ciò danneggerebbe la difesa dell’Essequibo presso la CIG. L’argomentazione contravviene alla difesa dell’Accordo di Ginevra poiché accettare la giurisdizione della CIG senza accordo reciproco tra le parti la scredita completamente come via giuridica per la risoluzione della disputa territoriale, indipendentemente dal governo al potere.

La situazione di Henrique Capriles è simile, ma è attenuata dall’immagine meno estremista che cerca di dare. Recentemente, citando una pubblicazione del suo collega oppositore Andrés Caleca, l’ex governatore di Miranda sostiene l’idea che il Venezuela si sottometta alla decisione della CIG.

Caleca, e quindi Capriles, pur non condannando lo svolgimento del referendum, si oppongono alle domande 2, 3 e 5, che riguardano il sostegno all’Accordo di Ginevra, il non riconoscimento della CIG per risolvere la controversia e la creazione, rispettivamente, dello stato della Guayana Esequiba e dei diritti della popolazione che vi vive.

Tuttavia, nel 2018, la sua risposta dopo aver appreso che l’ONU aveva rimesso il caso dell’Essequibo alla CIG è stata di indignazione e rammarico, poiché ciò  metteva in pericolo i consensi precedentemente raggiunti nell’Accordo di Ginevra.

Infine, Juan Guaidó e la sua cerchia ristretta non sono i più adatti ad esprimere la loro opinione sul processo nazionale che si sta portando avanti in risposta alle minacce all’integrità territoriale del Venezuela. Nonostante ciò, non hanno smesso di farlo per opporsi a tutto ciò che proviene dallo Stato presieduto da Nicolás Maduro Moros.

Il volto che rappresenta l’organizzazione criminale protagonista del saccheggio dei beni venezuelani all’estero si batte contro il referendum, utilizzando lo stesso inconsistente argomento di Machado attorno al ritornello “la sovranità si esercita”.

Ironico, dal momento che il modo di esercitare la sovranità della sua squadra era rifiutarsi di difendere il territorio dell’Essequibo in cambio di ottenere più sostegno da parte del Regno Unito per il suo falso governo, come ha rivelato Vanessa Neumann, “emissaria” di Guaidò nel Regno Unito.

Questa duttilità opportunistica di alcuni settori della dirigenza oppositrice è un ulteriore esempio della mancanza di identità nazionale, che è influenzata da interessi stranieri a detrimento della popolazione venezuelana.

Gli individui che sacrificano la sovranità nazionale con l’obiettivo di andare contro il governo venezuelano non dovrebbero avere il

controllo dello Stato e non possono convincere la popolazione con false posizioni di impegno nei confronti del Paese.


CONTRADICCIONES DEL ANTICHAVISMO EN LA DEFENSA DEL ESEQUIBO

 

La defensa de la soberanía venezolana en el territorio de la Guayana Esequiba es un asunto que debería unir a todos los ciudadanos del país, sin importar sus posturas ideológicas.

El Gobierno Bolivariano ha hecho énfasis en la importancia de la articulación nacional para enfrentar las pretensiones de corporaciones energéticas estadounidenses que buscan adueñarse del Esequibo y explotar sus recursos naturales, utilizando Guyana como títere.

Recientemente, el gobernador de oposición del estado Cojedes, Alberto Galíndez, recibió al comando de campaña Venezuela Toda y a su coordinador nacional, Jorge Rodríguez, para confluir en posiciones en el marco de la participación en el referéndum consultivo del próximo 3 de diciembre.

Galíndez condenó el error de poner las diferencias políticas por encima de la defensa nacional del territorio venezolano y agregó que “el Esequibo no le pertenece al gobierno, presidente, diputados o alcaldes de turno”, sino a todas y todos.

Al gobernador de Cojedes y los alcaldes de ese estado se suman nuevas voces de la oposición que participarán en la consulta popular.

Aunque es una tendencia generalizada, todavía existen algunos sectores extremistas del antichavismo que, pese a su supuesta postura de defensa del territorio Esequibo, asumen lugares que atentan contra ello simplemente por contradecir al gobierno venezolano.

En primer lugar tenemos a María Corina Machado, quien ha intentado justificar su falta de compromiso con la causa nacional al afirmar que en el pasado ella, Leopoldo López y algunos exdiputados de la Asamblea Nacional, como Juan Guaidó, se trasladaron a Eterimbán, en el Esequibo, para tomar fotografías con una pancarta que hacía referencia a la defensa de ese territorio.

Su postura actual es la de sumarse a la narrativa que pretende minimizar la importancia de la campaña por la recuperación del Esequibo, que sostiene que “la soberanía no se consulta, se ejerce”.

Esta narrativa es engañosa porque el gobierno venezolano no está cuestionando la soberanía de Venezuela sobre la parte más oriental del país. Por el contrario, está siguiendo los lineamientos constitucionales y dejando en manos del poder popular la decisión del plan que se debe trazar para abordar el reclamo legítimo.

Se evidencia una contradicción en los enunciados de la lideresa de Vente Venezuela debido a un cambio drástico en su posición. En 2018 emitió una declaración que se alineaba con la posición oficial del Estado venezolano, que reconocía el Acuerdo de Ginebra de 1966 como el único mecanismo para resolver la disputa territorial. Además, denunciaba la ilegitimidad del Laudo Arbitral de 1899 y rechazaba la intervención de la Corte Internacional de Justicia (CIJ) por no tener competencia en el asunto.

Actualmente, Machado está haciendo un llamado público para que se suspenda el referéndum consultivo porque, según ella, perjudicaría la defensa del Esequibo en la CIJ. El argumento contraviene la defensa del Acuerdo de Ginebra ya que aceptar la jurisdicción de la CIJ sin el mutuo acuerdo entre las partes lo desestima completamente como la vía jurídica para la resolución de la diferencia territorial, independientemente del gobierno en el poder.

La situación de Henrique Capriles es similar, pero se ve atenuada por la imagen que intenta proyectar de menos extremismo. Hace poco, citando una publicación del también opositor Andrés Caleca, el exgobernador de Miranda apoya la idea de que Venezuela se someta a la decisión de la CIJ.

Caleca, y por ende Capriles, aunque no condena la realización del referéndum se oponen a las preguntas 2, 3 y 5, las cuales tienen que ver con el apoyo al Acuerdo de Ginebra, el no reconocimiento de la CIJ para resolver la controversia y la creación del estado de la Guayana Esequiba y los derechos de la población que vive allí, respectivamente.

No obstante, en el año 2018, su respuesta al enterarse de que la ONU había remitido el caso del Esequibo a la CIJ fue de indignación y pesar, ya que esto ponía en peligro los consensos previamente alcanzados en el Acuerdo de Ginebra.

Por último, Juan Guaidó y su círculo íntimo no son los más apropiados para dar su opinión sobre el proceso nacional que se está llevando a cabo en respuesta a las amenazas a la integridad territorial de Venezuela. A pesar de esto, no han dejado de hacerlo en la consecución de oponerse a todo lo que emane del Estado presidido por Nicolás Maduro Moros.

La cara que representa la organización criminal protagonista del saqueo de los activos venezolanos en el extranjero está haciendo campaña en contra del referéndum, utilizando el mismo argumento insustancial que Machado en torno al estribillo “la soberanía se ejerce”.

Irónico, puesto que la forma de su equipo de ejercer la soberanía fue negándose a la defensa del territorio Esequibo a cambio de obtener más apoyo del Reino Unido para su falso gobierno, tal y como reveló Vanessa Neumann, “emisaria ” de Guaidó en el Reino Unido.

Esta ductilidad oportunista de algunos sectores de la dirigencia opositora son una muestra más de su falta de identidad nacional, que se ve influenciada por intereses extranjeros en detrimento de la población venezolana.

Individuos que sacrifican la soberanía nacional con el objetivo de ir en contra del gobierno venezolano no deberían tener control sobre el Estado y no pueden convencer a la población con posturas falsas de compromiso con el país.

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