Sul comportamento dell’economia venezuelana nel 2023

Franco Vielma

Durante la Relazione e Rendiconto del Governo nazionale in riferimento alla gestione dell’anno 2023, il presidente Nicolás Maduro Moros ha evidenziato un importante insieme di risultati derivati dall’implementazione della sua politica economica.

In primo luogo, si può evocare la crescita economica complessiva, che ha superato la cifra del 5% in termini di PIL, che colloca il Venezuela con la crescita più alta dell’America Latina e dei Caraibi per il 2023.

Da parte sua, l’inflazione accumulata in Venezuela ha chiuso l’anno al 189,8%, che rappresenta un calo di 44,2 punti rispetto al 2022, quando raggiunse il 234%, come riportato dalla Banca Centrale (BCV).

Nonostante il registro decrescente dell’inflazione, questa si colloca come la seconda più alta della regione, superata solo dall’Argentina (211%). Tuttavia, ciò che è importante nell’analisi del comportamento inflazionistico in Venezuela è il suo contesto: l’economia venezuelana è ancora soggetta a misure coercitive straniere e, nel 2018, il picco della “massima pressione”, tale indicatore ha superato il 130000%.

Il quadro, che in generale rimane complesso, indica che il contenimento di alcuni indicatori correlati rientrerebbe nella stabilizzazione dell’economia nazionale, secondo la strategia del governo venezuelano.

Le variabili di crescita ed inflazione sono strettamente legate alla politica monetaria del governo centrale e il suo punto di partenza è stata l’abrogazione della Legge sugli Illeciti Cambiari nel 2018 da parte dell’allora Assemblea Nazionale Costituente (ANC).

Questa pietra miliare, che ha significato una svolta nella politica economica restrittiva dell’uso delle valute estere nell’economia reale, è stata il risultato della consecutiva deturpazione e distruzione dei Tassi di Cambio ufficiali che fino a quell’anno erano stati adottati dal governo nazionale per governare il valore del bolivar rispetto alle valute estere, soprattutto attraverso l’uso di indicatori paralleli che hanno esacerbato la svalutazione in modo allarmante.

Nel 2018, il governo venezuelano ha assunto pragmaticamente la realtà oggettiva del suo momento politico ed economico. In quell’anno, si sono dispiegate le forze nello sviluppo del blocco contro il Venezuela, che andavano orchestrandosi dagli anni precedenti, ma che hanno avuto un’enfasi molto grave dall’agosto 2017, quando il presidente USA, Donald Trump, ha applicato misure contro PDVSA e la struttura finanziaria nazionale.

Da allora, la libera fluttuazione delle valute e la tolleranza della loro circolazione nell’economia reale hanno influenzato il comportamento del Tasso di Cambio, fatto che ha ridotto le pressioni per svalutazione e l’incertezza.

Nel 2019 è stato creato il metodo di Mesas de Cambio (Case di Cambio ndt), che avrebbe iniziato una maggiore diffusione nel 2020 con l’intenzione che il settore privato e gli attori particolari​​potessero acquistare e vendere valute estere senza grandi restrizioni nel settore bancario pubblico e privato del paese.

Uno degli elementi più significativi derivanti dalla politica monetaria degli ultimi tre anni è stato il raggiungimento della governance nei sistemi di riferimento del prezzo del Tasso di Cambio. Il governo nazionale e la BCV sono riusciti a far sì che, nella stragrande maggioranza delle attività formali, il prezzo di riferimento per il Tasso di Cambio nelle operazioni commerciali sia il tasso medio offerto dalla BCV stessa.

In questo senso, l’anno 2023 ha segnato una pietra miliare molto particolare: il sistema di Mesa de Cambio ha registrato la più piccola variazione nella percentuale accumulata di incremento della valuta nordamericana, da quando esiste tale sistema cambiario, come si può vedere nella seguente grafica secondo i dati pubblicati dal presidente Maduro.

È chiaramente evidente che nel 2019 si è mantenuta una forte inerzia svalutativa nella variazione del Tasso di Cambio, attestandosi al 7188%. Gran parte di questa inflessione rialzista era dovuta principalmente al fattore di mancanza di governance monetaria, poiché allora il Tasso di Cambio nell’economia reale era retto dal dollaro parallelo, che trasferiva tendenze e comportamenti nell’asta per il prezzo della valuta nel quadro dell’offerta e domanda.

Nel 2023 la variazione cumulata del Tasso di Cambio è stata pari al 205,6%, in notevole diminuzione. Questo dato va interpretato come l’aumento percentuale del prezzo del dollaro in bolivar nel corso del 2023.

In altre parole, negli ultimi 10 anni, da quando, nel 2015, è stato pubblicato il primo Ordine Esecutivo coercitivo USA, il 2023 è stato l’anno con la più bassa svalutazione del bolivar rispetto al dollaro.

È necessario rendersi conto che il contesto coercitivo contro il Venezuela non è cambiato. Non c’è alcuna revoca del blocco. Ciò che esiste, dall’ottobre 2023, è un allentamento limitato, parziale e a tempo determinato di alcune restrizioni dirette all’economia venezuelana, soprattutto nel settore petrolifero.

Il paese non ha prodotto ed esportato greggio ai livelli pre-blocco. Questo aspetto merita attenzione perché il Venezuela è stato caratterizzato da un modello di rendita petrolifera che ha significato il sostentamento del sistema di cambio grazie alle ingenti risorse in valuta estera che l’esecutivo nazionale ha stanziato.

Gli ingressi petroliferi sono aumentati nel 2023, ma in termini molto modesti. PDVSA ha chiuso l’anno con un contributo di 6,23 miliardi di $, una cifra abbastanza bassa se paragonata con quella di anni come il 2014 quando, per la stessa ragione, entrarono nell’economia nazionale più di 56 miliardi di $.

In assenza di un ingente apporto di valuta estera da parte dello Stato venezuelano, le risorse che stanno alimentando il sistema cambiario provengono ormai principalmente dal settore privato, dalle persone fisiche e giuridiche che stanno collocando valuta estera attraverso le Mesas de Cambio.

Come si può vedere nel seguente grafico, nel corso del 2023 il volume delle valute scambiate nel sistema cambiario e provenienti dal settore privato è aumentato notevolmente, sino a raggiungere i 14577 milioni di $.

Questo dato è molto rilevante perché implica lo smantellamento, di fatto, del modello della rendita petrolifera che ha predominato nel metabolismo cambiario e monetario del paese per quasi 100 anni. Ciò significa, implicitamente, che se il settore privato contribuisce a sostenere, in modo significativo, il sistema cambiario, si inibisce la fuga di valuta estera e allora si attenuano le pressioni che implicano la svalutazione.

Un altro elemento di particolare significato in questo dato è che perdono assoluto senso le affermazioni secondo cui l’esecutivo nazionale sta “bruciando” valuta nel sistema cambiario attraverso il metodo degli interventi. Nel corso del 2023 è stata raggiunta la cifra di 4789 milioni di $ in interventi cambiari (collocamento di valuta estera) da parte della BCV. Questo importo non si avvicina nemmeno alla totalità di divise scambiate nel sistema cambiario.

Sebbene l’esecutivo realizzi questi interventi per contribuire a stabilizzare il Tasso di Cambio, è anche vero che utilizza la vendita di valuta estera per far fronte ai suoi impegni in bolivar, evitando così l’emissione monetaria o il finanziamento del bilancio attraverso l’emissione di bolivar.

L’attuale schema cambiario si sta dimostrando efficace, come si può vedere dai dati. Nel dicembre 2023, mese di grande flusso di operazioni finanziarie, l’aumento delle operazioni nelle Mesas de Cambio è stato del 130% rispetto a dicembre 2022, il che denota una fluidità nel metabolismo di questo sistema.

Per il governo venezuelano, il sistema cambiario e la stabilità del Tasso di Cambio sono inerenti al controllo dell’inflazione e alla spinta alla crescita.

L’enfasi dell’Esecutivo sulla politica monetaria è stata evidente nel corso del 2023, proseguendo con politiche restrittive e di contenimento della liquidità; prima frenando l’emissione monetaria e poi applicando controlli in altri settori, come il credito, aspetto che ha spinto le banche pubbliche e private a concentrare le loro politiche creditizie sulle aree produttive, invece di incoraggiare il consumo.

Nonostante le restrizioni nel flusso di liquidità, da dicembre 2022 a dicembre 2023, si è registrata un’innegabile crescita degli importi nei crediti calcolati in dollari, come mostrato di seguito.

Negli ultimi 12 mesi si è registrata una crescita del 94% degli importi erogati in prestiti, raggiungendo i 1472 milioni di $.

In un altro ordine di idee, anche il petrolio, base fondamentale dell’economia venezuelana, ha lasciato registri favorevoli nel corso del 2023. L’attività è cresciuta del 12,99% nell’ultimo trimestre del 2023, nonostante il blocco del settore. L’aumento delle esportazioni di petrolio è stato del 60,46%. Ma considerando che i contributi di PDVSA al fisco nazionale rimangono modesti, è evidente che l’Esecutivo si trova ad affrontare un quadro difficile per il suo finanziamento.

La politica economica promossa dal presidente Maduro ha incentrato la propria strategia, come abbiamo detto, sul contenimento del flusso di liquidità, evitando di finanziare il bilancio attraverso l’emissione monetaria. Ma trattandosi di un contesto avverso, caratterizzato dalle persistenti restrizioni alle esportazioni di petrolio greggio, anche la base di finanziamento dello Stato si è trasformata.

Il presidente venezuelano ha segnalato nel suo Rapporto e Rendiconto per l’anno 2023 che lo Stato venezuelano è andato superando progressivamente il suo metabolismo di rendita e che ha costruito le condizioni per formare una nuova base finanziaria attraverso la riscossione di imposte sulle attività economiche.

Nel 2023, la riscossione delle imposte è aumentata del 26% e ha raggiunto l’equivalente di 5.750 milioni di $, il che ha consentito un migliore finanziamento dello Stato.

Nel 2020, l’importo delle entrate derivanti dalla riscossione delle imposte è stato pari a soli 1571 milioni di $; entro il 2023 questa cifra sarà quasi quadruplicata.

In sintesi, il bilancio generale della politica economica attuata dal governo venezuelano per il 2023, secondo questi dati, indica che:

-Nonostante il contesto avverso è stata raggiunta una crescita del PIL pari al 5%, la più alta della regione.

-Si è osservata una chiara tendenza al ribasso dell’inflazione, lasciando alle spalle l’iperinflazione registrata negli anni precedenti.

-Si apprezza un livello più basso nella variazione al rialzo del tasso di cambio, che ha contribuito a stabilizzare i sistemi dei prezzi.

-Il tasso della BCV è quello che governa la stragrande maggioranza delle operazioni commerciali in attività formale nel Paese, base per l’importante governance dei cambi.

-Si è sviluppato il sistema cambiario di Mesas, la cui piena operatività ha rotto l’inerzia della rendita attraverso enormi apporti di capitale privato.

-E’ in corso una sobria politica monetaria restrittiva della liquidità che sta contribuendo a contenere le asimmetrie e il quadro di instabilità monetaria generate dal blocco.

-Il credito è cresciuto notevolmente, concentrandosi sulle attività produttive fondamentali.

-Lo Stato venezuelano continua a rafforzare la sua politica di finanziamento attraverso i tributi, senza incorrere in emissioni monetarie.

II

Durante l’allocuzione sul suo Relazione e Rendiconto sull’attività presidenziale del 2023 il primo presidente nazionale Nicolás Maduro Moros, ha fatto riferimento ai risultati ottenuti in materia petrolifera durante questo periodo.

Il Presidente ha sottolineato che l’attività degli idrocarburi ha avuto un aumento del 14%, basato sull’aumento della produzione di greggio e gas nel terzo trimestre dell’anno. Questa sarebbe una delle pietre miliari più importanti dell’anno economico 2023, soprattutto se si considera che, essendo la principale attività produttiva del Venezuela, il settore è stato anche l’obiettivo principale delle misure di pressione e blocco da parte del governo USA e dei suoi alleati.

L’allusione del presidente Maduro al terzo trimestre non deve essere considerata accessoria poiché ha un legame diretto con le licenze che gli USA, attraverso il Dipartimento del Tesoro, ha rilasciato, in via temporanea e limitata, a favore delle imprese straniere affinché possano riprendere o realizzare affari, condizionalmente, con la società statale venezuelana Petróleos de Venezuela S.A. (PDVSA).

Di fronte al perdurante blocco contro il Paese, il governo venezuelano ha enfatizzato che non vi è alcuna “revoca delle sanzioni”, al contrario, queste condizioni pseudo-legali persistono grazie ad una politica mediata dalle licenze, che si costituiscono di fatto in un elemento di condizionamento e regolamentazione delle facoltà venezuelane di effettuare attività in materia energetica.

Tuttavia, PDVSA sia riuscita a implementarli come fattore di opportunità di fronte ad un contesto avverso, ma ha anche costruito condizioni intrinseche per intraprendere il suo recupero dal negativo accumulato che il blocco e le pratiche di corruzione delle precedenti amministrazioni hanno lasciato nel settore.

A novembre, secondo l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC), il Paese ha prodotto una media di 80mila barili/giorno (b/g), con un aumento del 15,5% su base interannuale rispetto allo stesso mese del 2022, quando aveva prodotto una media di 693mila b/g.

L’importanza del petrolio nell’economia venezuelana rimane solida, soprattutto per la composizione del Prodotto Interno Lordo (PIL), di cui storicamente è responsabile per più di un quarto. Inoltre, le attività legate agli idrocarburi hanno rappresentato più di un terzo delle entrate fiscali ed hanno coinvolto il 90% delle esportazioni venezuelane.

È evidente che un comportamento favorevole in questo settore avrà un impatto diretto e significativo sullo stato generale dell’economia venezuelana, soprattutto per le finanze dello Stato, il principale fornitore di beni e servizi del Paese.

L’impulso di queste attività potrebbe in gran parte spiegare la crescita stimata del 5% dell’economia venezuelana nel 2023 e sarebbe, per difetto, senza discussioni, il principale catalizzatore della crescita per il 2024, se il rilancio dell’attività venisse mantenuto.

FATTORI RILEVANTI SUGLI INDICATORI DELLA PRODUZIONE DI IDROCARBURI E LORO DERIVATI

Il presidente dell’impresa statale PDVSA, Pedro Rafael Tellechea, ha dichiarato il 6 gennaio che durante la sua gestione dell’azienda è stata promossa la “ripresa globale” dell’industria e sono aumentati i livelli di produzione di greggio.

L’ anche ministro del Petrolio ha indicato, nel suo account in X -prima Twitter- che durante la sua gestione ha assunto il compito di eseguire la strategia del presidente Nicolas Maduro dentro PDVSA, al fine di recuperare l’industria in un contesto ‘impegnativo’ come riferito dal media finanziario venezuelano Banca y Negocios.

Nel suo messaggio ha elencato alcuni dei risultati ottenuti da PDVSA e ha assicurato che si è ‘motivata’ la classe lavoratrice, “migliorato il clima organizzativo, sanati i processi gestionali ed elevato la qualità operativa”. Inoltre, ha assicurato che sono stati “aumentati tutte le quote di produzione” e che l’azienda ha compiuto importanti progressi nel “rompere il blocco dall’interno, con  propri sforzi”.

Quest’ultimo elemento è molto rilevante nell’attuale fase di PDVSA, poiché si riferisce al riconoscimento della condizione oggettiva delle misure coercitive contro la principale azienda pubblica del Paese. Si tratta di una realtà nella quale l’azienda ha dovuto manovrare in maniera evasiva, come riferito da diverse fonti giornalistiche e dallo stesso presidente venezuelano, mediante la vendita di petrolio greggio a forti sconti affinché alcuni operatori acquisissero il petrolio venezuelano in modo furtivo rispetto al blocco, tra i rischi.

L’industria manca di importanti flussi di investimenti, che sono vitali per aumentare la produzione. Tuttavia, a metà del 2023 PDVSA ha presentato un Piano di Recupero Completo Produttivo (PRIP) che conteneva, tra i suoi punti più rilevanti, il riavvio delle operazioni nei pozzi, campi e pompe petrolifere attraverso capacità proprie -investimenti, attrezzature e talento umano-.

Un altro degli elementi più importanti di parte del lavoro che PDVSA ha riferito negli ultimi mesi è il rafforzamento delle proprie capacità di affrontare le gravi limitazioni di accesso alle tecnologie, pezzi di ricambio ed attrezzature necessarie per le sue attività. L’azienda statale ha implementato azioni per sostituire le tecnologie, ad esempio, nel campo della produzione nazionale di carburante.

Gli impianti di raffinazione venezuelani – la cui tecnologia è principalmente USA – si stanno trasformando attraverso la collaborazione con alleati come l’Iran, che ha offerto componenti e attrezzature chiavi, ma che ha comportato affrontare grandi sfide dovute alla compatibilità tecnologica. Tuttavia, la PDVSA è ricorsa a pratiche come l’applicazione del “reverse engineering” per sostituire attrezzature che di solito venivano importate dagli USA e che arrivavano nel paese, fino al 2019, quando si è prodotto il sequestro illegale della filiale venezuelana CITGO Petroleum, che era solita apportare attrezzature al Venezuela dal Nord America.

PDVSA è ricorsa al rafforzamento della sua catena di servizi industriali intrinseci ed ha persino stretto alleanze con aziende private venezuelane affinché, in modo artigianale, gli ingegneri metallurgici e metalmeccanici venezuelani producano pezzi nel paese.

Un elemento da evidenziare riguardo l’operato dell’azienda statale nella situazione attuale è che la ripresa delle sue attività, o ciò che è lo stesso, la reale portata dello “sforzo proprio”, ha una distanza significativa dall’ambito del lavoro della compagnia USA Chevron.

Dopo le prime licenze USA concesse nel 2023 favorevoli alla suddetta transnazionale, nella narrativa  comunicativa si è affermato che la ripresa delle attività di idrocarburi in Venezuela era dovuta all'”effetto Chevron”. La verità è che essa rimane in condizione di minoranza nelle sue associazioni con PDVSA sul suolo venezuelano, quindi la maggior parte del capitale fisso e delle capacità installate in questi progetti petroliferi non esulano dalla portata e capacità intrinseca della compagnia statale, motivo per cui è molto difficile stabilire dove inizi e dove finisca la reale gestione della Chevron nel Paese.

Tuttavia, secondo stime indipendenti, le imprese miste di Chevron con la compagnia petrolifera statale hanno prodotto, per il mese di settembre, una media di circa 135mila b/g 2023. Secondo Bloomberg, nel novembre 2023, Chevron ha confermato il suo obiettivo di produzione, in Venezuela, mantenendolo intorno ai 150mila b/g.

In cifre, la produzione di greggio in Venezuela, superiore a 800mila b/g, chiarisce che un importante differenziale produttivo di 650mila b/g non è legato alla società USA ma è il risultato del lavoro unilaterale di PDVSA, anche attraverso altre alleanze, come è avvenuto tradizionalmente negli ultimi decenni.

Giustamente il fronte internazionale è fondamentale per la spinta all’attività degli idrocarburi in Venezuela. Il governo nazionale ha posto particolare enfasi sull’approfittare delle condizioni attuali per riportare PDVSA nel suo spazio internazionale.

Nel corso del 2023 è entrata nel mercato mondiale del gas attraverso l’accordo con la compagnia statale National Gas Company (NGC) di Trinidad e Tobago, in partnership con Shell. Ha anche firmato accordi con aziende europee come la spagnola Repsol, l’italiana ENI e la francese Maurel & Prom, in una politica mediata da licenze, ma che di fatto implica la reintegrazione del Paese nella relazione energetica con l’Europa.

Nel 2023 l’azienda statale venezuelana ha avuto incontri commerciali esplorativi con la colombiana Ecopetrol e la messicana Pemex. Con quest’ultima è stato raggiunto un accordo per lo sviluppo di attività comuni firmato a Caracas lo scorso gennaio. Ha inoltre raggiunto un accordo con la boliviana YPFB, con l’obiettivo di sviluppare l’attività del gas in Venezuela, dato che il paese andino ha una significativa esperienza nel ramo.

Il presidente di PDVSA, Pedro Rafael Tellechea, ha affermato che ciò che è importante nell’attuale momento dell’azienda statale è proprio la costruzione e l’utilizzo delle condizioni per restituire forza organizzativa e operativa all’azienda: “Questo salto quantitativo e qualitativo continua ad avere sfide, ma lo sforzo per conquistare quell’orizzonte ci dà forza e incoraggiamento». E ha aggiunto che “PDVSA è forte e lo sarà ancor più nella misura in cui la sua gestione interna continuerà ad essere ottimizzata”, compito per cui, ha detto, i suoi lavoratori sono “allineati”.


SOBRE EL COMPORTAMIENTO DE LA ECONOMÍA VENEZOLANA EN 2023

Franco Vielma

Durante la Memoria y Cuenta del gobierno nacional en referencia a la gestión del año 2023, el presidente Nicolás Maduro Moros resaltó un importante conjunto de logros derivados de la implementación de su política económica.

En primera instancia, se puede evocar el crecimiento económico integral, que superó la cifra de 5% en cuanto al PIB, lo que coloca a Venezuela con el mayor crecimiento de América Latina y el Caribe para el año 2023.

Por su parte, la inflación acumulada en Venezuela cerró el año en 189,8%, lo que representa una disminución de 44,2 puntos respecto a 2022, cuando alcanzó 234%, según informó el Banco Central (BCV).

Pese al registro decreciente de la inflación, esta se ubica como la segunda más alta de la región, solo superada por Argentina (211%). Sin embargo, lo importante sobre el análisis del comportamiento inflacionario en Venezuela es su contexto: la economía venezolana sigue bajo medidas coercitivas extranjeras y en el año 2018, momento cúspide de la “máxima presión”, dicho indicador superó 130000%.

El cuadro, que en general sigue siendo complejo, refiere que la contención de ciertos marcadores interrelacionados sería parte de la estabilización de la economía nacional, según la estrategia del gobierno venezolano.

Las variables crecimiento e inflación están íntimamente ligadas a la política monetaria del gobierno central y su punto de partida ha sido la derogación de la Ley de Ilícitos Cambiarios en el año 2018 por parte de la entonces Asamblea Nacional Constituyente (ANC).

Este hito, que significó un viraje en la política económica restrictiva del uso de divisas extranjeras en la economía real, fue resultado de la consecutiva desfiguración y destrucción de los Tipos de Cambio oficiales que hasta ese año fueron instrumentados por el gobierno nacional para regir el valor del bolívar frente a las divisas foráneas, especialmente mediante el uso de marcadores paralelos que exacerbaron la devaluación de manera alarmante.

En 2018, el gobierno venezolano asumió pragmáticamente la realidad objetiva de su momento político y económico. En ese año se desplegaron las aristas en el desarrollo del bloqueo contra Venezuela, que venían orquestándose desde años anteriores, pero que tuvieron un énfasis muy grave desde agosto de 2017 cuando el presidente estadounidense Donald Trump aplicó medidas contra PDVSA y la estructura financiera nacional.

Desde entonces, la libre flotación de las divisas y una tolerancia de su circulación en la economía real han incidido en el comportamiento del Tipo de Cambio, hecho que redujo las presiones por devaluación y la incertidumbre.

En el año 2019 fue creado el método de Mesas de Cambio, el cual comenzaría un despliegue superior en el año 2020 con la intención de que el sector privado y los actores particulares pudieran comprar y vender divisas extranjeras sin mayores restricciones en la banca pública y privada del país.

Uno de los elementos más significativos emanados de la política monetaria de los últimos tres años ha sido la consecución de una gobernanza en los sistemas de referencia de precio del Tipo de Cambio. El gobierno nacional y el BCV han logrado que, en la inmensa mayoría de los comercios formales, el precio de referencia para el Tipo de Cambio en las operaciones comerciales sea la tasa promedio ofrecida por el propio BCV.

En este sentido, el año 2023 registró un hito muy particular: el sistema de Mesas de Cambio experimentó la menor variación en el porcentaje acumulado de incremento de la divisa norteamericana, desde que existe dicho sistema cambiario, tal como se puede apreciar en la siguiente gráfica acorde a datos publicados por el presidente Maduro.

Es claramente apreciable que en el año 2019 se mantenían fuertes inercias de devaluación en la variación del Tipo de Cambio, pues fue de 7188%. Gran parte de esta inflexión alcista se debía principalmente al factor de carencia de gobernanza monetaria, pues entonces el Tipo de Cambio en la economía real era regido por el dólar paralelo, el cual trasladó tendencias y comportamientos en la puja por el precio de la divisa en el marco de la oferta y demanda.

En 2023 la variación acumulada del Tipo de Cambio fue de 205,6%, una baja significativa. Debe interpretarse ese dato como el aumento porcentual del precio del dólar en bolívares durante 2023.

En otras palabras, en los últimos 10 años, desde que en 2015 fuera publicada la primera Orden Ejecutiva coercitiva estadounidense, 2023 fue el año de menor devaluación del bolívar frente al dólar.

Es necesario apreciar que el contexto coercitivo contra Venezuela no ha cambiado. No existe el levantamiento del bloqueo. Lo que existe desde octubre del año 2023 es una relajación limitada, parcial y por tiempo determinado de algunas restricciones dirigidas a la economía venezolana, especialmente en el ámbito petrolero.

El país no ha producido y exportado crudo a niveles anteriores al bloqueo. Este aspecto es de atención pues Venezuela ha estado signada por un modelo rentista-petrolero que ha significado el sostenimiento del sistema cambiario gracias a los ingentes recursos en divisas que el ejecutivo nacional ha colocado.

Los ingresos petroleros aumentaron en 2023, pero en términos muy modestos. PDVSA cerró el año con un aporte de 6 230 millones de dólares, una cifra bastante baja si se compara con la de años como 2014, cuando más de 56 mil millones de dólares ingresaron a la economía nacional por el mismo concepto.

A falta de un ingente aporte de divisas del Estado venezolano, las que están alimentando el sistema cambiario provienen ahora fundamentalmente del sector privado, las personas naturales y jurídicas que están colocando divisas mediante las Mesas de Cambio.

Tal como se puede apreciar en el siguiente gráfico, durante 2023 el volumen de las divisas transadas en el sistema cambiario y que provienen del sector privado aumentó considerablemente, hasta alcanzar los 14 577 millones de dólares.

Este dato es muy relevante porque implica el desmantelamiento, de hecho, del modelo rentista-petrolero que ha predominado en el metabolismo cambiario y monetario del país en casi 100 años. Ello lleva implícito el significado de que si el sector privado ayuda a sostener significativamente el sistema cambiario, se inhibe la fuga de divisas y entonces se degradan las presiones que implican devaluación.

Otro elemento de especial significado sobre este dato es que pierden absoluto sentido las afirmaciones de que el ejecutivo nacional está “quemando” divisas en el sistema cambiario mediante el método de intervenciones. Durante 2023 se alcanzó el monto de 4 789 millones de dólares en intervenciones cambiarias (colocación de divisas) por parte del BCV. Este monto no es ni de cerca la totalidad de divisas que se transan en el sistema cambiario.

Si bien el ejecutivo realiza estas intervenciones para ayudar a estabilizar el Tipo de Cambio, también es cierto que emplea la venta de divisas para cumplir con sus compromisos en bolívares, lo cual a su vez evita la emisión monetaria o financiamiento del presupuesto por vía de emisión de bolívares.

El esquema cambiario actual está demostrando ser eficaz, lo cual se puede apreciar en datos. En diciembre de 2023, mes de gran flujo en las operaciones financieras, el aumento en las operaciones en Mesas de Cambio fue de 130% comparado con diciembre de 2022, lo que denota una fluidez en el metabolismo de este sistema.

Para el gobierno venezolano el sistema cambiario y la estabilidad del Tipo de Cambio es inherente al control de la inflación y al empuje del crecimiento.

El énfasis del Ejecutivo en la política monetaria fue evidente durante 2023, pues continuó con políticas restrictivas y de contención de la liquidez; primero frenando la emisión monetaria y seguidamente aplicando controles en otros ámbitos, como el crédito, aspecto al que instó a la banca pública y privada a focalizar sus políticas de crédito en áreas productivas, en lugar de alentar el consumo.

Pese a las restricciones en el flujo de la liquidez, desde diciembre de 2022 hasta diciembre de 2023 se registró un indiscutible crecimiento de los montos en créditos calculados en dólares, tal como se aprecia a continuación.

En los últimos 12 meses se registró un crecimiento de 94% de los montos entregados en créditos, al alcanzar 1 472 millones de dólares.

En otro orden de ideas, el petróleo, base fundamental de la economía venezolana, también dejó registros favorables durante 2023. La actividad creció 12,99% en el último trimestre de 2023, aun con el bloqueo a la industria. El aumento de las exportaciones petroleras fue de 60,46%. Pero considerando que los aportes de PDVSA al fisco nacional siguen siendo modestos, es evidente que el Ejecutivo permanece frente a un cuadro difícil para su financiamiento.

La política económica impulsada por el presidente Maduro ha centrado su estrategia en contener el flujo de liquidez, tal como afirmamos, lo que ha evitado el financiamiento del presupuesto mediante la emisión monetaria. Pero tratándose de un contexto adverso signado por las persistentes restricciones a las exportaciones de crudo, la base de financiamiento del Estado también se ha transformado.

El mandatario venezolano señaló durante su Memoria y Cuenta del año 2023 que el Estado venezolano ha ido superando progresivamente su metabolismo rentista y que ha construido condiciones para conformar una nueva base de financiamiento mediante la recaudación vía impuestos a las actividades económicas.

En el año 2023 la recaudación tributaria aumentó 26% y alcanzó el monto equivalente en dólares de 5 750 millones, lo que ha permitido un mejor financiamiento del Estado.

En el año 2020 el monto de ingresos por vía de la recaudación tributaria fue de un equivalente de apenas 1 571 millones de dólares; para 2023 esta cifra casi se ha cuadriplicado.

En resumen, el balance general de la política económica implementada por el gobierno venezolano para 2023, acorde con estos datos, indica que:

– Se logró un crecimiento del PIB de 5%, el más alto de la región, pese al contexto adverso.

-Se registró una tendencia clara de descenso de la inflación, lo que dejó atrás la hiperinflación registrada en años anteriores.

-Se aprecia un nivel menor en la variación al alza del Tipo de Cambio, lo cual contribuyó a estabilizar los sistemas de precios.

-La tasa del BCV es la que rige la inmensa mayoría de las operaciones comerciales en la actividad formal en el país, base para la importante gobernanza cambiaria.

-Se desarrolló el sistema cambiario de Mesas, cuyo pleno funcionamiento rompió las inercias rentistas mediante ingentes aportes de capital privado.

-Hay en curso una sobria política monetaria restrictiva de la liquidez que está contribuyendo a contener las asimetrías y el cuadro de inestabilidad monetaria generadas desde el bloqueo.

El crédito creció considerablemente, y se ha focalizado sobre actividades productivas fundamentales.

El Estado venezolano sigue fortaleciendo su política de financiamiento por vía de tributos, sin incurrir en la emisión monetaria.

II

Durante la alocución de su Memoria y Cuenta sobre la labor presidencial de 2023, el primer mandatario nacional Nicolás Maduro Moros refirió los alcances obtenidos en materia petrolera durante dicho periodo.

El Presidente señaló que la actividad de hidrocarburos tuvo un aumento de 14%, basada en el incremento de la producción de crudo y gas en el tercer trimestre del año. Este sería uno de los hitos más importantes del año económico 2023, en especial si se considera que, siendo la principal actividad productiva de Venezuela, el rubro ha sido también el blanco primordial de las medidas de presión y bloqueo por parte del gobierno estadounidense y sus aliados.

La alusión del presidente Maduro al tercer trimestre no debe considerarse accesoria pues tiene un vínculo directo con las licencias que Estados Unidos, mediante su Departamento del Tesoro, ha emitido de manera temporal y limitada a favor de empresas extranjeras a fin de que retomen o realicen negocios de manera condicionada con la estatal venezolana Petróleos de Venezuela S.A. (PDVSA).

Bajo el bloqueo continuado contra el país, el gobierno venezolano ha hecho énfasis en que no existe un “levantamiento de sanciones”, por el contrario, estas condiciones pseudo-legales persisten gracias a una política mediada por licencias, que se constituyen de facto en un elemento de condicionamiento y regulación de las facultades venezolanas para efectuar negocios en materia energética.

No obstante, PDVSA ha logrado instrumentarlas como factor de oportunidad frente a un contexto adverso, pero además ha construido condiciones intrínsecas para emprender su recuperación desde el acumulado negativo que el bloqueo y prácticas corruptas de gestiones anteriores han dejado sobre la industria.

En noviembre, el país produjo una media de 801 mil b/d, según la Organización de Países Exportadores de Petróleo (OPEP), un aumento de 15,5% interanual respecto al mismo mes de 2022, cuando bombeó un promedio de 693 mil b/d.

La relevancia del petróleo en la economía venezolana sigue siendo sólida, especialmente por la composición del Producto Interno Bruto (PIB), en el que ha sido responsable de más de una cuarta parte de manera histórica. Además, las actividades de hidrocarburos han representado más de un tercio de los ingresos fiscales y han implicado 90% de las exportaciones venezolanas.

Es evidente que un comportamiento favorable en ese sector tendrá un impacto directo y significativo sobre el estado general de la economía venezolana, especialmente para las finanzas del Estado, el principal proveedor de bienes y servicios en el país.

El impulso de estas actividades podría explicar en buena medida el crecimiento estimado en 5% de la economía venezolana en 2023 y sería, por defecto, sin discusiones, el principal catalizador de crecimiento para el año 2024, si el relanzamiento de la actividad se mantiene.

FACTORES RELEVANTES SOBRE LOS INDICADORES DE PRODUCCIÓN DE HIDROCARBUROS Y SUS DERIVADOS

El presidente de la estatal PDVSA, Pedro Rafael Tellechea, afirmó el 6 de enero que durante su gestión frente a la compañía se ha propiciado la “recuperación integral” de la industria y han aumentado las cotas de producción de crudo.

El también ministro de Petróleo indicó, en su cuenta en X —antes Twitter—, que durante su gestión ha asumido la tarea de ejecutar la estrategia del presidente Nicolás Maduro dentro de PDVSA, con el fin de recuperar la industria en un contexto “desafiante”, refirió el medio financiero venezolano Banca y Negocios.

En su mensaje enumeró algunos de sus logros frente a PDVSA y aseguró que se ha “motivado” a la clase trabajadora, “mejorado el clima organizacional, saneado procesos de gestión y elevado la calidad operacional”. Además, aseguró que fueron “aumentadas todas las cotas de producción” y que la empresa tuvo importantes avances en “romper el bloqueo desde adentro, con esfuerzo propio”.

Este último elemento es muy destacado en la etapa actual de PDVSA, dado que refiere el reconocimiento de la condición objetiva de las medidas coercitivas contra la principal empresa pública del país. Se trata de una realidad en la que la empresa ha tenido que maniobrar de manera evasiva, tal como ha sido reportado desde diversas fuentes periodísticas y por el mismo mandatario venezolano, mediante la venta de crudo con grandes descuentos a fin de que algunas operadoras adquieran el petróleo venezolano de manera furtiva al bloqueo, en medio de riesgos.

La industria carece de importantes flujos de inversión, los cuales son vitales para aumentar la producción. Sin embargo, a mediados de 2023 PDVSA presentó un Plan de Recuperación Integral Productiva (PRIP) que contenía, entre sus puntos más relevantes, el reinicio de operaciones en pozos, campos y macollas mediante capacidades propias —inversión, equipamiento y talento humano—.

Otro de los elementos más destacados sobre parte de la labor que PDVSA ha referido en los últimos meses es el fortalecimiento de capacidades propias para afrontar las serias limitaciones de acceso a tecnologías, refacciones y equipamientos necesarios para sus actividades. La estatal ha implementado acciones sustitutivas de tecnologías, por ejemplo, en el ámbito de la producción nacional de combustibles.

Las instalaciones refinadoras venezolanas —cuya tecnología es principalmente estadounidense— están siendo transformadas mediante colaboración de aliados como Irán, quienes han ofrecido partes y equipos claves, pero que ha implicado lidiar con grandes desafíos debido a la compatibilidad tecnológica. Sin embargo, PDVSA ha acudido a prácticas como la aplicación de “ingeniería inversa” para sustituir equipos que solían ser importados desde Estados Unidos y que llegaron al país hasta 2019, cuando se produjo el secuestro ilegal sobre la filial venezolana CITGO Petroleum, la cual solía aportar equipos a Venezuela desde Norteamérica.

PDVSA ha recurrido a fortalecer su cadena de servicios industriales intrínsecos, e incluso ha hecho alianzas con empresas privadas venezolanas para que, de manera artesanal, los ingenieros metalúrgicos y metalmecánicos venezolanos fabriquen partes en el país.

Un elemento a destacar sobre la labor de la estatal en la situación actual es que la recuperación de sus actividades, o lo que es lo mismo, el alcance real del “esfuerzo propio”, guarda una importante distancia del alcance de la labor de la estadounidense Chevron.

Luego de las primeras licencias estadounidenses otorgadas durante 2023 favorables a dicha trasnacional, se posicionó en la narrativa comunicacional que el repunte de actividades de hidrocarburos en Venezuela obedecía al “efecto Chevron”. La verdad es que ella sigue en condición minoritaria en sus asociaciones con PDVSA en suelo venezolano, de ahí que la mayoría del capital fijo y capacidades instaladas en estos desarrollos petrolíferos no están fuera del alcance y capacidad intrínseca de la estatal, por lo que resulta muy difícil determinar dónde comienza y dónde termina la gestión real de Chevron en el país.

No obstante, las empresas mixtas de Chevron con la petrolera estatal produjeron para el mes de septiembre de 2023 el promedio de unos 135 mil b/d, de acuerdo con estimaciones independientes. Según Bloomberg, en noviembre de 2023 Chevron refrendó su meta de producción en Venezuela al mantenerla en unos 150 mil b/d.

En cifras, la producción de crudo en Venezuela, superior a los 800 mil b/d, deja de manera clara que un importante diferencial de producción de 650 mil b/d no está vinculado a la empresa estadounidense sino que es resultado de la labor unilateral de PDVSA, también mediante otras alianzas, tal como ha sido de manera tradicional en las últimas décadas.

Justamente el frente internacional es clave para el empuje de la actividad de hidrocarburos en Venezuela. El gobierno nacional ha hecho un especial énfasis en aprovechar las condiciones actuales para devolver PDVSA a su espacio internacional.

Durante 2023 ella se unió al mercado mundial de gas a través del acuerdo con la estatal National Gas Company (NGC) de Trinidad y Tobago, en sociedad con Shell. También firmó acuerdos con empresas europeas como Repsol de España, ENI de Italia y Maurel & Prom de Francia, en una política mediada por licencias, pero que en efecto implican la reinserción del país en la relación energética con Europa.

La estatal venezolana tuvo en 2023 encuentros exploratorios de negocios con la colombiana Ecopetrol y la mexicana Pemex. Con esta última se logró un acuerdo para el desarrollo de negocios conjuntos que fue firmado en Caracas en enero en curso. Asimismo logró un convenio con la boliviana YPFB, con alcance en el desarrollo de la actividad gasífera en Venezuela, dado que el país andino tiene una importante experiencia en el ramo.

El presidente de PDVSA, Pedro Rafael Tellechea, ha referido que lo importante sobre el momento actual de la estatal es precisamente la construcción y aprovechamiento de condiciones para devolverle músculo organizacional y operacional a la empresa: “Este salto cuantitativo y cualitativo sigue teniendo desafíos, pero el empeño por conquistar ese horizonte nos da fuerza y aliento”. Y agregó que “PDVSA es fuerte, y lo será más en la medida en que se siga optimizando su gestión interna”, tarea para la que, dijo, sus trabajadores están “alineados”.

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