Osservare la politica degli USA verso Cuba nel teatro dell’assurdo 

William M. LeoGrande

Cercare di dare un senso della politica USA verso Cuba è come cercare di dare un senso a un’opera teatrale del teatro dell’assurdo. Le giustificazioni offerte dai difensori della politica non hanno senso, e quando cercano di spiegarle, sembrano personaggi di una pièce di Ionesco. Le recenti proposte legislative dei membri cubano-americani della Camera dei Rappresentanti ne sono un esempio lampante.

Il rappresentante Mario Díaz-Balart (R-Fla.), presidente della Sottocommissione per gli Stanziamenti per le Operazioni Esterne e la rappresentante María Elvira Salazar (R-Fla.), presidentessa della Sottocommissione degli Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti per l’Emisfero Occidentale, hanno recentemente proposto nuove sanzioni che confermano, senza fondamento, la designazione di Cuba come sponsor del terrorismo internazionale, bloccando l’assistenza al settore privato di Cuba con il pretesto che non esiste e punendo i paesi che ospitano missioni mediche cubane per la pratica della “schiavitù moderna”. Le ultime due proposte si sono convertite in legge nel disegno di legge sugli stanziamenti omnibus approvato il mese scorso per evitare una chiusura del governo.

Cuba è nella lista, del Dipartimento di Stato, sul terrorismo, anche se l’ultimo Rapporto Nazionale sul Terrorismo del Dipartimento non offre prove che l’Avana partecipi al terrorismo internazionale. Cita il fatto che Cuba abbia albergato fuggitivi statunitensi che hanno commesso crimini a sfondo politico, negli Stati Uniti più di 40 anni fa. Nel frattempo, gli USA, per anni hanno ospitato notori esuli cubani come Orlando Bosch e Luis Posada Carriles colpevoli di innumerevoli attacchi terroristici contro Cuba, incluso l’esplosione di un volo di un’aerolinea cubana, uccidendo tutte le 73 persone a bordo, e l’esplosione di hotel turistici a L’Avana.

All’inizio dell’amministrazione Biden, la Casa Bianca ha dichiarato di essere “impegnata a riesaminare attentamente” la designazione di Cuba, e nell’ottobre 2022 il segretario di Stato, Antony Blinken, ha detto al presidente della Colombia Gustavo Petro: “Continueremo a rivederla, se necessario, per vedere se Cuba continua a meritare tale designazione”. Ma appena cinque mesi dopo, ha detto al Congresso: “Non abbiamo intenzione di rimuoverla dalla lista”. Il vice segretario aggiunto di Stato, Eric Jacobstein, ha detto a un gruppo di legislatori democratici che, contrariamente a quanto detto loro in precedenza, non c’era nessuna revisione in corso della designazione di Cuba.

Quando è stato chiesto, in una conferenza stampa del 2023, perché Cuba fosse ancora sulla lista del terrorismo, un portavoce del Dipartimento di Stato ha risposto che era a causa del “lungo istoriale di gravi violazioni dei diritti umani di Cuba, soppressione della libertà di stampa, soppressione della società civile” di Cuba, che non ha nulla a che fare con il terrorismo internazionale. L’ufficiale ha anche riconosciuto, ignaro dell’ironia, che i governi degli USA e di Cuba intrattengono regolari colloqui di cooperazione contro il terrorismo sotto gli auspici di un accordo di applicazione della legge conclusa durante l’amministrazione Obama.

L’anno scorso, Díaz-Balart si è unito a Salazar per patrocinare un disegno di legge che impedisce all’amministrazione Biden di rimuovere Cuba dalla lista del terrorismo fino a quando non si converta in una democrazia multipartitica. Benché sia poco probabile che il disegno di legge si converta in legge in questo Congresso, il suo disprezzo per i criteri legali per la designazione di un paese come sponsor del terrorismo richiama alla mente la dichiarazione di Humpty Dumpty in Alice nel Paese delle Meraviglie, “Quando uso una parola, essa significa proprio ciò che io scelgo che significhi”.

Díaz-Balart ha avuto più fortuna con gli stanziamenti omnibus. Quando il Congresso non riesce a fare il suo lavoro approvando i 12 disegni di legge sugli stanziamenti che finanziano il governo, ricorre agli stanziamenti omnibus che raggruppano tutti i disegni di legge non conclusi in un unico disegno di legge che deve essere approvato per evitare una chiusura del governo. Tutti i tipi di misure dubbie trovano posto negli stanziamenti omnibus perché semplicemente non c’è tempo per filtrarli tutti. Essendo presidente della Sottocommissione degli Stanziamenti per le Operazioni Esterne, Díaz-Balart era perfettamente posizionato per inserire nuove sanzioni contro Cuba negli stanziamenti omnibus.

Lo stanziamento omnibus proibisce all’amministrazione Biden di sostenere l’emergente settore privato cubano con  circa 10000 nuove imprese, nonostante il fatto che promuovere l’iniziativa privata sia stata la politica USA durante i presidenti Obama, Trump e Biden. La rappresentante Salazar definisce il settore privato un “mito” perché alcune delle imprese sono di proprietà di parenti di funzionari governativi, anche se la stragrande maggioranza non lo è. Un anno fa, Díaz-Balart ha costretto l’amministrazione Biden ad abbandonare i piani per aiutare il settore privato minacciando di bloccare gli aiuti all’Ucraina. Il suo linguaggio sugli stanziamenti, ora legge, blocca i finanziamenti USA per la “promozione delle imprese, la riforma economica, [o] l’imprenditorialità” a Cuba.

Un’altra disposizione dello stanziamento omnibus punirebbe i paesi che pagano Cuba per fornire servizi medici sostenendo che tali contratti costituiscono una “schiavitù moderna”. Dal 1960, Cuba ha inviato circa 400000 professionisti medici a prestare servizio in 164 paesi, ma negli ultimi due decenni i contratti di servizio medico sono diventati una importante fonte di ingressi in valuta estera.

Nel 2006, il presidente George W. Bush ha iniziato ad offrire l’ingresso negli USA e un rapido percorso verso la cittadinanza per incitare i medici cubani che prestavano servizio all’estero a disertare. Alcuni di quelli che hanno disertato hanno criticato la pressione esercitata su di loro per servire all’estero, le dure e restrittive condizioni di lavoro, e la percentuale degli onorari contrattuali che ricevevano. Al contrario, i medici che partecipano ai programmi riferiscono di essersi offerti volontari perché i salari sono significativamente più alti rispetto ai loro salari a Cuba, e per il desiderio di aiutare le persone bisognose.

Durante l’amministrazione Obama, il personale medico USA e cubano ha lavorato insieme in Haiti dopo il terremoto del 2010 e in Africa occidentale per lottare contro l’epidemia di virus Ebola. Il presidente Obama, nel suo discorso del 2016 al popolo cubano, ha elogiato l’internazionalismo medico di Cuba, dicendo: “Nessuno dovrebbe negare il servizio che migliaia di medici cubani hanno prestato ai poveri e ai sofferenti”. Ma i repubblicani cubano-americani lo negano.

La versione originale del disegno di legge sugli stanziamenti per le operazioni estere che è uscita dalla sottocommissione di Díaz-Balart e approvata dalla Camera avrebbe tagliato gli aiuti USA all’Organizzazione Panamericana della Sanità e a tutti i paesi e le organizzazioni internazionali che hanno contratti medici con Cuba. Queste disposizioni non sono state incluse nella legislazione generale finale. Ma il disegno di legge approvato nega l’ingresso negli USA e minaccia sanzioni finanziarie contro “funzionari di governi stranieri e loro familiari immediati” i cui governi abbiano contratti di servizi medici con Cuba.

Cuba ha personale medico che presta servizio all’estero in dozzine di paesi, tra cui Messico, Italia, Qatar, Giamaica, diversi stati più piccoli dei Caraibi e Irlanda del Nord. È realmente nell’interesse nazionale degli USA vietare ai loro funzionari governativi l’ingresso negli USA? La cooperazione indispensabile del Messico sulla migrazione e il narcotraffico sopravviverebbe a un tale divieto? Fortunatamente, durante le negoziazioni sul disegno di legge omnibus finale, le menti più serene hanno prevalso e hanno reso queste sanzioni soggette a una deroga presidenziale. Ma sono comunque legge dello stato, e Washington si arroga, nuovamente, il diritto di sanzionare altri paesi per le loro relazioni con Cuba, come se né la loro sovranità né quella di Cuba contassero qualcosa a Washington.

Questa è l’ultima assurdità della politica USA verso Cuba. Non è solo che gran parte di essa si basa su premesse false e fatti distorti. È che un piccolo gruppo di legislatori conservatori cubano-americani, ossessionati dal ridurre Cuba alla miseria, sono stati in grado di dettare politiche che danneggiano gli interessi più ampi degli USA in America Latina, Europa e Sud Globale. Se riescono ad ottenere ciò che vogliono è perché nessun problema è più importante, per loro, di Cuba, e Cuba non è abbastanza importante per Biden per affrontarli.

Queste politiche non sono gratuite. Come acqua che gocciola su una pietra, erodono gradualmente la buona volontà di altri paesi, diminuendo il “soft power” di Washington. L’accumulo di danni è documentato dal voto annuale all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla risoluzione di Cuba che condanna l’embargo USA. Quando la risoluzione è stata presentata per la prima volta, nel 1992, è stata approvata con 59 paesi a favore, 3 contrari (USA, Israele e Romania), e una maggioranza, 71, che si è astenuta. L’anno scorso, 187 paesi hanno votato a favore della risoluzione. L’Ucraina si è astenuta e solo Israele si è unito agli USA nel votare no.

Quando i patrioti statunitensi dichiararono la loro indipendenza dalla corona britannica, dettagliarono le loro ragioni nella Dichiarazione d’Indipendenza per “un degno rispetto per le opinioni dell’umanità”. Quel rispetto non è una virtù che i politici di Washington devono abbandonare solo perché gli USA si sono convertiti una superpotenza.

(Tratto da Responsible Statecraft)


Observando la política de Estados Unidos hacia Cuba en el teatro del absurdo

Por: William M. LeoGrande

Tratar de darle sentido a la política estadounidense hacia Cuba es como tratar de darle sentido a una obra de teatro del absurdo. Los argumentos ofrecidos por los defensores de esta política no tienen sentido y, cuando intentan explicarlos, suenan como personajes de una obra de Ionesco. Las recientes propuestas legislativas de miembros cubanoamericanos de la Cámara de Representantes son buenos ejemplos.

El representante Mario Díaz-Balart (R-Fla.), presidente del Subcomité de Asignaciones para Operaciones Extranjeras, y la representante María Elvira Salazar (R-Fla.), presidenta del Subcomité de Asuntos Exteriores de la Cámara de Representantes para el Hemisferio Occidental, propusieron recientemente nuevos sanciones que ponen cerrojo a la designación infundada de Cuba como patrocinador del terrorismo internacional, bloquean la asistencia al sector privado cubano con el argumento de que no existe y castigan a los países que acogen misiones médicas cubanas por practicar la “esclavitud moderna”. Las dos últimas propuestas se convirtieron en ley en el proyecto de ley de asignaciones generales aprobado el mes pasado para evitar un cierre del gobierno.

Cuba está en la lista de terrorismo del Departamento de Estado, a pesar de que el último Informe Nacional sobre Terrorismo de ese Departamento no ofrece evidencia de que La Habana participe en terrorismo internacional. Cita el hecho de que Cuba haya albergado a fugitivos estadounidenses que cometieron crímenes por motivos políticos en Estados Unidos hace más de 40 años. Mientras tanto, Estados Unidos acogió durante años a notorios exiliados cubanos como Orlando Bosch y Luis Posada Carriles, culpables de innumerables ataques terroristas contra Cuba, incluido el bombardeo de un vuelo de una aerolínea cubana, matando a las 73 personas a bordo y el bombardeo de hoteles turísticos en La Habana.

Al principio de la administración Biden, la Casa Blanca dijo que estaba “comprometida a revisar cuidadosamente” la designación de Cuba, y en octubre de 2022, el Secretario de Estado Antony Blinken le dijo al presidente de Colombia Gustavo Petro: “Seguiremos revisándolas según sea necesario para ver si Cuba sigue mereciendo esa designación”. Pero apenas cinco meses después, dijo al Congreso: “No planeamos eliminarlos de la lista”. El subsecretario de Estado adjunto, Eric Jacobstein, dijo a un grupo de legisladores demócratas que, contrariamente a lo que les habían dicho anteriormente, no había ninguna revisión en curso de la designación de Cuba.

Cuando se le preguntó en una conferencia de prensa de 2023 por qué Cuba todavía estaba en la lista de terrorismo, un portavoz del Departamento de Estado respondió que se debía al “largo historial de atroces abusos contra los derechos humanos, la supresión de la libertad de prensa y la supresión de la sociedad civil” de Cuba, que ha nada que ver con el terrorismo internacional. El funcionario también reconoció, ajeno a la ironía, que los gobiernos de Estados Unidos y Cuba participan regularmente en conversaciones de cooperación antiterrorista bajo los auspicios de un acuerdo de aplicación de la ley celebrado durante la administración Obama.

El año pasado, Díaz-Balart se unió a Salazar para patrocinar un proyecto de ley que impide a la administración Biden eliminar a Cuba de la lista de terrorismo hasta que se convierta en una democracia multipartidista. Aunque es poco probable que el proyecto de ley se convierta en ley en este Congreso, su desprecio por los criterios legales para designar a un país como patrocinador del terrorismo recuerda la declaración de Humpty Dumpty enAlicia en el país de las maravillas : “Cuando uso una palabra, significa exactamente lo que yo elijo que signifique”.

Díaz-Balart tuvo mejor suerte con la apropiación general. Cuando el Congreso no logra hacer su trabajo al aprobar los 12 proyectos de ley de asignaciones que financian al gobierno, recurre a asignaciones generales que agrupan todos los proyectos de ley inacabados en un solo proyecto de ley que debe aprobarse para evitar un cierre del gobierno. Todo tipo de medidas dudosas se abren paso en los créditos generales porque simplemente no hay tiempo para filtrarlas todas. Como presidente del Subcomité de Asignaciones para Operaciones Extranjeras, Díaz-Balart estaba perfectamente posicionado para insertar nuevas sanciones a Cuba en el ómnibus.

La asignación ómnibus prohíbe a la administración Biden apoyar al emergente sector privado cubano de unas 10.000 nuevas empresas, a pesar de que promover la empresa privada ha sido la política estadounidense durante los presidentes Obama, Trump y Biden. El representante Salazar llama al sector privado un “mito” porque algunas de las empresas son propiedad de familiares de funcionarios del gobierno, aunque la gran mayoría no lo es. Hace un año, Díaz-Balart obligó a la administración Biden a abandonar sus planes de ayudar al sector privado al amenazar con bloquear la ayuda a Ucrania. Su lenguaje sobre asignaciones , ahora ley, bloquea la financiación estadounidense para “la promoción empresarial, la reforma económica [o] el espíritu empresarial” en Cuba.

Otra disposición de la asignación ómnibus castigaría a los países que pagan a Cuba por brindar servicios médicos con el argumento de que dichos contratos constituyen una “ esclavitud moderna ”. Desde la década de 1960, Cuba ha enviado unos 400.000 profesionales médicos a prestar servicios en 164 países, pero en las últimas dos décadas los contratos de servicios médicos se han convertido en una importante fuente de ingresos en divisas.

En 2006, el presidente George W. Bush comenzó a ofrecer entrada a Estados Unidos y un camino rápido hacia la ciudadanía para incitar a los médicos cubanos que prestaban servicios en el extranjero a desertar. Algunos de los que desertaron criticaron la presión ejercida sobre ellos para servir en el extranjero, las duras y restrictivas condiciones laborales y el porcentaje de los honorarios contractuales que recibían. Por el contrario, los médicos que participan en los programas informan que se ofrecieron como voluntarios porque los salarios son significativamente más altos que sus salarios en Cuba y por el deseo de ayudar a las personas necesitadas.

Durante la administración Obama, personal médico estadounidense y cubano trabajaron juntos en Haití después del terremoto de 2010 y en África occidental para luchar contra el brote del virus del Ébola. El presidente Obama, en su discurso de 2016 al pueblo cubano, elogió el internacionalismo médico de Cuba y dijo: “Nadie debería negar el servicio que miles de médicos cubanos han brindado a los pobres y a los que sufren”. Pero los republicanos cubanoamericanos lo niegan.

La versión original de la Cámara de Representantes de la asignación para operaciones extranjeras que salió del subcomité de Díaz-Balart y fue aprobada por la Cámara habría cortado la asistencia de Estados Unidos a la Organización Panamericana de la Salud y a todos los países y organizaciones internacionales que tienen contratos médicos con Cuba. Esas disposiciones no llegaron a formar parte de la legislación general final. Pero el proyecto de ley aprobado niega la entrada a Estados Unidos y amenaza con sanciones financieras contra “funcionarios de gobiernos extranjeros y sus familiares inmediatos” cuyos gobiernos tengan contratos de servicios médicos con Cuba.

Cuba tiene personal médico que presta servicios en el extranjero en docenas de países, incluidos México, Italia, Qatar, Jamaica, varios estados más pequeños del Caribe e Irlanda del Norte. ¿Es realmente de interés nacional de Estados Unidos prohibir la entrada de sus funcionarios gubernamentales a Estados Unidos? ¿Sobreviviría a tal prohibición la indispensable cooperación de México en materia de migración y narcotráfico? Afortunadamente, durante las negociaciones sobre el proyecto de ley general final, prevalecieron las cabezas más frías e hicieron que estas sanciones estuvieran sujetas a una exención presidencial. Pero siguen siendo la ley del país, y Washington se arroga una vez más el derecho de sancionar a otros países por sus relaciones con Cuba, como si ni su soberanía ni la de Cuba contaran para nada en Washington.

Ése es el último absurdo de la política de Estados Unidos hacia Cuba. No es sólo que gran parte de esto se base en premisas falsas y hechos distorsionados. Es que un pequeño grupo de legisladores cubanoamericanos conservadores, obsesionados con reducir a Cuba a la miseria, han podido dictar políticas que dañan intereses más amplios de Estados Unidos en América Latina, Europa y el Sur Global. Se salen con la suya porque ningún tema es más importante para ellos que Cuba, y Cuba no es lo suficientemente importante para Biden como para enfrentarlos.

Estas pólizas no son gratuitas. Como agua que gotea sobre una piedra, erosionan gradualmente la buena voluntad de otros países, disminuyendo el “poder blando” de Washington. La acumulación de daños queda reflejada en la votación anual en la Asamblea General de las Naciones Unidas sobre la resolución de Cuba que condena el embargo estadounidense. Cuando la resolución se presentó por primera vez en 1992, fue aprobada con 59 países a favor, 3 en contra (Estados Unidos, Israel y Rumania) y una mayoría, 71 abstenciones. El año pasado 187 países votaron a favor de la resolución . Ucrania se abstuvo y sólo Israel se unió a Estados Unidos en el voto no.

Cuando los patriotas estadounidenses declararon su independencia de la corona británica, detallaron sus razones en la Declaración de Independencia por “un respeto digno a las opiniones de la humanidad”. Ese respeto no es una virtud que los políticos de Washington deban abandonar sólo porque Estados Unidos se ha convertido en una superpotencia.

(Tomado de Responsible Statecraft)

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