Radiografia ad alta risoluzione sullo scontro tra le dirigenze oppositrici

misionverdad.com

Il clima di scontro tra alcuni dirigenti dell’opposizione venezuelana si intensifica alla vigilia della scadenza dei termini per la sostituzione delle candidature per le prossime elezioni presidenziali del Venezuela, che si terranno il 28 luglio.

Secondo il calendario elettorale diffuso dal Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), le organizzazioni politiche partecipanti hanno tempo, dal 1 aprile fino al 20 di questo mese, per decidere eventuali cambi nelle candidature.

In questo senso, al mattino del 17 aprile non era ancora stato annunciato alcun accordo che indicasse “fumo bianco” tra partiti e dirigenti che compongono la Piattaforma Unitaria Democratica (PUD), successore della defunta Mesa de Unidad Democrática (MUD).

C’è un chiaro vuoto di leadership in un segmento dell’opposizione, ma questo non merita di essere analizzato isolatamente in quanto fa parte di un insieme di aspetti del deterioramento delle condizioni di rappresentatività nella destra venezuelana.

In questa analisi cercheremo di partire dai fatti più circostanziali del presente per analizzare la situazione generale.

LO SCONTRO COME FATTO PUBBLICO, NOTO E COMUNICATIVO

 

Nelle settimane recenti, i dirigenti che fanno parte della PUD e María Corina Machado —che non fa parte di questa istanza— hanno avuto uno scontro velato che si è intensificato negli ultimi giorni. Questo avviene a seguito delle denunce di “tradimento” fatte dalla suddetta dopo l’iscrizione di Manuel Rosales come candidato del suo partito Un Nuevo Tiempo (UNT) e di Edmundo González, un candidato “provvisorio” o “copertura”, tramite la scheda elettorale ancora valida dell’ex MUD, la cosiddetta “Scheda dell’Unità”.

È necessario ricordare che l’opposizione non è riuscita a trovare un consenso sulla candidatura, per delega e artificiale, di Corina Yoris, presentata pubblicamente da Machado senza il consenso di importanti attori della PUD.

Sebbene i fattori di questa piattaforma abbiano rivolto le loro accuse al Presidente Nicolás Maduro e al CNE, perché presumibilmente non hanno permesso l’iscrizione di Yoris, è un fatto che l’organo di governo non ha mai registrato una richiesta formale né si sia elaborato il nome dell’ottuagenaria nel sistema, né attraverso modalità di iscrizione per partiti politici né attraverso iniziative civich, come prevede la Legge Organica sui Processi Elettorali (Lopre) e il suo Regolamento.

L’ammissione di Rosales avrebbe avuto il benestare di Henrique Capriles, del partito Primero Justicia (PJ), e di Henry Ramos Allup, dirigente senza partito, ma proveniente da Acción Democrática (AD). Rosales, Capriles e Allup sono i principali promotori del cosiddetto G3, una triade di importanti organizzazioni dell’opposizione riunite nella PUD. Questo indica che la crisi di fiducia tra i dirigenti di quel settore è grave e manifesta la situazione critica di accuse pubbliche come preludio alla sostituzione delle candidature.

Machado ha accusato Rosales e gli altri 11 candidati oppositori iscritti di essere “candidati di Maduro”. Da parte sua, Rosales ha indicato che la sua iscrizione era volta a offrire un’alternativa elettorale e non lasciare il terreno politico in balia di altri.

Ma negli ultimi giorni la crisi si è acuita, specialmente a seguito di annunci, sulle reti  sociali, di appelli a Rosales a incontrare la PUD per discutere la sua sostituzione o il suo sostegno, inviti che Rosales ha dichiarato di non conoscere.

L’escalation degli scontri ha coinvolto vari attori e portavoce, ma consiste in una lotta accanita per guidare il racconto nell’opinione pubblica.

Uno dei momenti salienti di questa singolare disputa è stata l’apparizione di Corina Yoris, ora come portavoce autorizzata e figura rilevante nonostante non abbia una provenienza come dirigente, che di fronte a un mezzo internazionale ha affermato che “Rosales non rappresenta l’opposizione” per il suo incontro con il presidente colombiano Gustavo Petro.

Rosales aveva dichiarato che dall’organizzazione politica di Machado, “Vente”, era stata orchestrata una campagna contro di lui accusandolo come “traditore”. In numerose occasioni Rosales aveva dichiarato l’uso di bot da parte delle reti sociali a costi milionari in dollari, che stavano venendo utilizzati per distruggere la sua immagine. Ha dichiarato di essere disposto a rinunciare alla sua candidatura e a consegnarla alla PUD “con tutto il necessario”, ma per farlo era necessario che altri soggetti —riferendosi a Machado— risolvessero la crisi con “fiducia” e “buona fede”.

Rosales ha indicato che i vicini a Machado in “Vente” erano persone che puntavano sull'”astensione” e la “violenza”, cosa che ha portato alla diffusione di un comunicato da parte di quella istanza in cui affermavano che il Governatore del Zulia riproduceva “le accuse del regime” per “assalire” la dirigenza di quell’organizzazione. Hanno chiesto a Rosales di “ritrattare” le sue accuse.

Mercoledì 17 aprile, dopo un incontro tra Rosales e la PUD, è emerso che questi non aveva il consenso dei partiti per essere il loro candidato per la “Scheda Unitaria”, e che l’incontro si è svolto in un clima pessimo.

È emerso che le riunioni potrebbero continuare fino al giovedì 18 e, in questo caso, parteciperebbe María Corina Machado.

È evidente che l’opposizione nella PUD si è immersa in metodologie disfunzionali che li hanno portati a questo punto, dato che dopo l’ascesa di Machado a partire dalle primarie di ottobre, questa è riuscita a spingere la piattaforma affinché non discutesse e approvasse un metodo di “successione” nel caso in cui lei non riuscisse a iscriversi come candidata a causa della sua inabilitazione ad assumere cariche pubbliche.

La PUD è governata da un sistema di maggioranza e consenso, essendo la maggioranza di 8 dei 10 partiti che compongono l’istanza. Indipendentemente dal fatto che il G3 rappresenti le organizzazioni più rilevanti, piccoli partiti come Causa R di Andrés Velásquez e Alianza Bravo Pueblo (ABP) di Antonio Ledezma —organizzazioni praticamente estinte dal panorama politico nazionale— stanno influenzando le decisioni per il loro allineamento con Machado, anche se lei non fa parte della PUD. Di fatto, la struttura organizzativa nella PUD deve darsi per rotta.

A quasi 3 mesi dalle elezioni presidenziali, la PUD non dispone di una figura solida. Il termine per la sostituzione delle candidature riflessa sulla scheda elettorale scade il prossimo 20 aprile.

Giorni fa, María Corina Machado ha messo in discussione “la fretta” nel definire una figura. Ha insistito sul fatto che lei o Corina Yoris potrebbero essere candidati addirittura fino a 10 giorni prima delle elezioni, il che è un’offerta, oltre che ingannevole, molto pericolosa per assumere la definizione di un candidato in vista della giornata elettorale.

CRISI E DIVISIONE TRASVERSALE

 

È necessario chiarire che la crisi di divisione nella PUD è sintomatica di una deriva trasversale in tutto il sistema di rappresentanza dei partiti oppositori tradizionali. Ciò significa che le gravi situazioni nella PUD, sebbene siano molto rilevanti, sono appena un riquadro di un conflitto di portata maggiore.

Su questo è opportuno notare che l'”ecosistema di partiti” oppositori è cambiato drasticamente in Venezuela negli ultimi anni e tale settore si è andato atomizzando in nuove forze con altre denominazioni.

Le candidature di Antonio Ecarri, Javier Bertucci, Benjamín Rausseo, Daniel Ceballos e Luis Eduardo Martínez, tra gli altri, hanno diverse provenienze, tra indipendenti, dirigenti provenienti da altri partiti e nuovi dirigenti in organizzazioni tradizionali che hanno cambiato direzione. Questi elementi sono eloquenti di un modello generale: l’esaurimento delle leadership tradizionali dalla MUD sino alla PUD.

L’emergere di dirigenti oppositori che si sono presentati attraverso candidature è indicato, in modo molto semplice, dalla PUD e da María Corina Machado: “Sono scorpioni e collaborazionisti del regime”, il che indica un grande livello di ignoranza interorganizzativa dell’opposizione, in una polemica su larga scala poiché si tratta di almeno 10 nuove organizzazioni politiche, altre istanze tradizionali e un gruppo di dirigenti che sono appena diventati candidati presidenziali, che vengono demonizzati dai gruppi oppositori tradizionali, i quali sono anche divisi tra loro. Il quadro è molto complesso.

SUI SISTEMI DI ALLEANZE E SULLA COESIONE ELETTORALE

 

Attualmente in Venezuela esistono almeno tre grandi gruppi di oppositori.

Il primo è quello formato da alcuni partiti della PUD in modo isolato dal resto. È il G3, con UNT, PJ e AD —tendenza Allup—. Rappresentano l’opposizione più “tradizionale” e sono le organizzazioni con il maggior numero di funzionari eletti e di elezioni vinte nello spettro di destra. Ma questi partiti affrontano problemi interni ed esterni.

AD è divisa tra le leadership di due dirigenti veterani di questa fazione: Henry Ramos Allup e Bernabé Gutiérrez —che possiede le sigle del partito—. PJ è in lotta, da un lato Henrique Capriles e José Tomás Guanipa, mentre dall’altro il controllo dell’organizzazione è reclamato da Juan Pablo Guanipa e Julio Borges —dall’estero—. Le rotture sono così complesse che avvengono persino tra fratelli, come nel caso dei Guanipa, con espressione oltre i confini venezuelani.

Da parte sua UNT, sotto la guida di Rosales, conserva ancora la sua organizzazione politica ed è un partito ben posizionato nello stato del Zulia, ma manca di reale raggio d’azione in molte regioni del paese.

Nell’opposizione tradizionale ci sono anche alcuni gruppi di partiti molto piccoli con posizioni oscillanti che fanno parte della PUD e che fissano posizioni in base alle circostanze politiche del momento. Ci sono altri più rilevanti come Fuerza Vecinal (FV). Anche se FV è un’organizzazione molto recente, attualmente è allineata alla PUD.

Il secondo gruppo è il settore dei partiti di estrema destra, oggi riuniti intorno a María Corina Machado. Comprendono l’organizzazione Vente —che tecnicamente non è un partito politico perché non è riconosciuta dal CNE—, Voluntad Popular (VP) sotto la direzione dall’estero di Leopoldo López e Juan Guaidó. Seguiti da Causa R e Alianza Bravo Pueblo (ABP).

Tra questi gruppi, solo Vente cerca di creare una struttura organizzativa politica. Ma VP è disarticolata e senza direzione reale sul campo, mentre Causa R e ABP di fatto non esistono.

In terzo luogo ci sono gli oppositori “emergenti”, un gruppo molto diversificato che ha preso forma nelle elezioni regionali del 2021 come coalizione chiamata “Alleanza Democratica”. Include attori indipendenti e formazioni come El Cambio, Arepa, Primero Venezuela, AD —tendenza Bernabé—, Conde, El Lápiz, Soluciones, Cambiemos e Avanzada Progresista, tra  altri.

Si tratta di organizzazioni sparse, con dirigenze frammentate. Alcune sono così nuove che non hanno strutture territoriali e settoriali, il che le rende deboli. Tra di loro, Antonio Ecarri è attualmente il più prominente per il suo lavoro settoriale -nell’ambito dell’istruzione- che favorisce il suo posizionamento, specialmente a Caracas e Miranda.

Tutti questi tre grandi gruppi hanno un tratto comune: non possiedono condizioni organizzative elettorali, non hanno una strategia elettorale territoriale congiunta e mancano di organi direttivi unici che li rendano blocchi politici adeguatamente strutturati per sviluppare strategie, campagne e leadership.

In alcuni casi, queste aggregazioni o blocchi di partiti hanno dirigenti ampiamente rifiutati o delegittimati, le cui pratiche sono chiaramente personalistiche, e nessun blocco o organizzazione è riuscito a offrire un progetto o un programma di governo coerente che possa concentrare il sostegno della popolazione.

A sole tre mesi dalle elezioni, né le forze di Machado né la PUD dispongono di una candidatura solida, né è in sviluppo una campagna elettorale territorializzata che trasmetta un’offerta politica dell’opposizione unitaria. Ma, contemporaneamente, ci sono 10 candidati oppositori attivi che fanno campagna con risultati minimi nella maggior parte dei casi. Ciò significa che non c’è una campagna consistente e reale in nessun fronte dell’opposizione, tranne alcuni atti pubblici di María Corina Machado, che agisce da sola, anche se non sarà candidata.

Questi elementi indicano che le opposizioni venezuelane mancano delle condizioni elementari che permettano che uno dei suoi dirigenti abbia possibilità reali di vincere le elezioni presidenziali nel mese di luglio.


RADIOGRAFÍA EN ALTA RESOLUCIÓN SOBRE LA CONFRONTACIÓN ENTRE LAS DIRIGENCIAS OPOSITORAS

 

El clima de confrontación entre algunos dirigentes de la oposición venezolana recrudece en la víspera de cumplirse los lapsos para la sustitución de candidaturas para los próximos comicios presidenciales de Venezuela, a realizarse el 28 de julio.

Según el calendario electoral divulgado por el Consejo Nacional Electoral (CNE), las organizaciones políticas participantes han contado con tiempo, desde el 1.o de abril hasta el 20 de este mes, con vistas decidir cambios en candidaturas.

En este sentido, para el día 17 de abril en horas de la mañana todavía no se había dado a conocer algún acuerdo que refiriera “humo blanco” entre los partidos y dirigentes que conforman la Plataforma Unitaria Democrática (PUD), sucesora de la extinta Mesa de Unidad Democrática (MUD).

Hay un claro vacío de liderazgo en un segmento de la oposición, pero este no merece que se analice aisladamente pues forma parte de un conjunto de aristas del deterioro de las condiciones de representatividad en la derecha venezolana.

En este análisis intentaremos ir desde los hechos más circunstanciales del presente para analizar la situación general.

LA CONFRONTACIÓN COMO HECHO PÚBLICO, NOTORIO Y COMUNICACIONAL

 

Durante las semanas recientes, los dirigentes que forman parte de la PUD y María Corina Machado —quien no integra esta instancia— han tenido un enfrentamiento velado que ha ido escalando en los últimos días. Esto ocurre a partir de las denuncias sobre “traición” que hizo la susodicha luego de la inscripción de Manuel Rosales como candidato de su partido Un Nuevo Tiempo (UNT) y de Edmundo González, un candidato “provisional” o “tapa”, mediante la tarjeta electoral aun vigente de la antigua MUD, la llamada “Tarjeta de la Unidad”.

Es necesario recordar que la oposición no logró un consenso sobre la candidatura por delegación y artificial de Corina Yoris, quien fue presentada públicamente por Machado sin el consenso de importantes actores de la PUD.

Aunque los factores de dicha plataforma enfilaron sus acusaciones hacia el Presidente Nicolás Maduro y al CNE, porque supuestamente no permiten la inscripción de Yoris, es un hecho que el órgano rector nunca registró una solicitud formal ni se procesó el nombre de la octogenaria en el sistema, ni por modalidades de inscripción por partidos políticos ni tampoco por iniciativa ciudadana, tal como refiere la Ley Orgánica de Procesos Electorales (Lopre) y su Reglamento.

La admisión de Rosales habría contado con el aval de Henrique Capriles, del partido Primero Justicia (PJ), y Henry Ramos Allup, dirigente sin partido, pero proveniente de Acción Democrática (AD). Rosales, Capriles y Allup son los principales impulsores del llamado G3, una triada de importantes organizaciones opositoras aglutinadas en la PUD. Esto refiere que la crisis de confianza entre dirigentes de ese sector es grave y manifiesta la encrucijada que ha derivado en los señalamientos públicos como preámbulo a la sustitución de candidaturas.

Machado ha señalado a Rosales y a los otros 11 candidatos opositores inscritos de ser “candidatos de Maduro”. Por su parte Rosales ha indicado que su inscripción fue para ofrecer una alternativa electoral y no dejar cautivo el terreno político.

Pero en los últimos días la crisis ha recrudecido, especialmente desde anuncios en redes sociales sobre llamamientos a Rosales a reunirse con la PUD para plantear su sustitución o apoyo, convocatorias que Rosales dijo desconocer.

El escalamiento de los enfrentamientos ha tenido diversos actores y vocerías, pero consiste en una disputa encarnizada por liderar el relato en la opinión pública.

Uno de los hitos de esta insólita pugna fue la aparición de Corina Yoris, ahora como vocera autorizada y figura relevante pese a no tener procedencia como dirigente, quien ante un medio internacional refirió que “Rosales no representa la oposición” por su reunión con el presidente de Colombia Gustavo Petro.

Rosales había manifestado que desde la organización política de Machado, “Vente”, se había orquestado una campaña en su contra acusándolo de “traidor”. En reiteradas oportunidades Rosales había declarado el uso de granjas con bots desde redes sociales a costos millonarios en dólares, que se estaban usando para destruir su imagen. Declaró que estaba dispuesto a renunciar a su candidatura y entregarla a la PUD “con lazo y todo”, pero para eso era necesario que otros sujetos —en referencia a Machado— mediaran la crisis con “confianza” y “buena fe”.

Rosales señaló que los cercanos a Machado en “Vente” eran personas que apostaban a la “abstención” y a la “violencia”, lo cual generó la divulgación de un comunicado por parte de esa instancia en la que afirmaron que el Gobernador de Zulia reproducía “los señalamientos del régimen” para “arremeter” contra la dirigencia de esa organización. Exigieron a Rosales “retractarse” de sus señalamientos.

El miércoles 17 de abril, luego de una reunión entre Rosales y la PUD, se reveló que este no contaba con el consenso de los partidos para ser su abanderado por la “Tarjeta Unitaria”, y que la reunión se efectuó en un pésimo clima.

Se reveló que las reuniones podrían continuar para el jueves 18 y, en este caso, participaría María Corina Machado.

Es evidente que la oposición en la PUD se sumió en metodologías disfuncionales que los llevaron a este punto dado que luego del ascenso de Machado a partir de las primarias de octubre, esta logró presionar a la plataforma para que no discutiera y aprobara un método de “sucesión” en caso de que ella no se lograra inscribir como candidata debido a su inhabilitación para ejercer cargos públicos.

La PUD se rige por un sistema de mayoría y consenso, siendo la mayoría de 8 de 10 partidos que conforman la instancia. Independientemente de que el G3 represente las organizaciones más relevantes, pequeños partidos como Causa R de Andrés Velásquez, y Alianza Bravo Pueblo (ABP) de Antonio Ledezma —organizaciones prácticamente extintas del cuadro político nacional— están incidiendo en las decisiones por su alineación con Machado, aunque ella no forme parte de la PUD. De facto, la orgánica en la PUD debe darse como rota.

A casi 3 meses de las elecciones presidenciales, la PUD no cuenta con una figura sólida. El plazo de sustitución de candidaturas reflejadas en el tarjetón electoral vence el próximo 20 de abril.

Hace días María Corina Machado cuestionó “el apuro” para definir una figura. Insistió en que ella o Corina Yoris podrían ser candidatas incluso hasta 10 días antes de las elecciones, lo cual es una oferta, además de engañosa, muy peligrosa para asumir la definición de un abanderado con vistas a la jornada comicial.

CRISIS Y DIVISIÓN TRANSVERSAL

Es necesario aclarar que la crisis de división en la PUD es sintomática de una deriva transversal en todo el sistema de representación de los partidos opositores tradicionales. Lo que quiere decir que las graves situaciones en la PUD, si bien son muy relevantes, son apenas un recuadro de un conflicto de factura mayor.

Sobre esto es oportuno referir que el “ecosistema de partidos” opositores ha estado cambiando dramáticamente en Venezuela en los últimos años y dicho sector se ha ido atomizando en nuevas fuerzas con otras denominaciones.

Las candidaturas de Antonio Ecarri, Javier Bertucci, Benjamín Rausseo, Daniel Ceballos y Luis Eduardo Martínez, entre otros, tienen diversas procedencias, entre independientes, dirigentes provenientes de otros partidos y nuevos liderazgos en organizaciones tradicionales que cambiaron de dirección. Estos elementos son elocuentes de un patrón general: el agotamiento de los liderazgos tradicionales desde la MUD hasta la PUD.

El surgimiento de dirigentes opositores que han salido al ruedo mediante candidaturas es señalado de maneras muy simples desde la PUD y desde María Corina Machado: “Son alacranes y colaboracionistas del régimen”, lo cual refiere un gran nivel de desconocimiento interorganizaciones de la oposición, en una diatriba a gran escala pues se trata de al menos 10 nuevas organizaciones políticas, otras instancias tradicionales y un grupo de líderes que apenas se estrenan como candidatos presidenciales, que son satanizados desde los grupos opositores tradicionales, los cuales están también divididos entre sí. El cuadro es muy complejo.

SOBRE LOS SISTEMAS DE ALIANZAS Y LA COHESIÓN ELECTORAL

Existen al menos tres grandes grupos de opositores en Venezuela en estos momentos.

El primero de ellos es el que conforman algunos partidos de la PUD de manera aislada al resto. Es el G3, con UNT, PJ y AD —tendencia Allup—. Son la representación más “tradicional” de la oposición y son las organizaciones con más cargos electos y más elecciones ganadas en el espectro de la derecha. Pero estos partidos lidian con problemas internos y externos.

AD está dividido entre los liderazgos de dos dirigentes veteranos de esa tolda: Henry Ramos Allup y Bernabé Gutiérrez —quien posee las siglas del partido—. PJ está bajo disputa, por un lado Henrique Capriles y José Tomás Guanipa, mientras en otro frente el control de la organización es reclamado por Juan Pablo Guanipa y Julio Borges —desde el extranjero—. Las rupturas son tan complejas que son incluso entre hermanos, como es el caso de los Guanipa, con expresión más allá de las fronteras venezolanas.

Por su parte UNT, bajo el liderazgo de Rosales, aun conserva su orgánica política y es un partido bien posicionado en el estado Zulia, pero carece de alcance real en muchas regiones del país.

En la oposición tradicional también hay un grupo de partidos muy pequeños con posturas oscilantes que forman parte de la PUD y que fijan posturas de acuerdo a circunstancias del hecho político. Hay otros de mayor relevancia como Fuerza Vecinal (FV). Aunque FV es una novísima organización, en estos momentos está alineada a la PUD.

El segundo grupo es el sector de partidos de ultraderecha, hoy aglutinados alrededor de María Corina Machado. Lo integran la organización Vente—que no es técnicamente un partido político por no avalarse ante el CNE—, Voluntad Popular (VP) bajo la dirección desde el extranjero de Leopoldo López y Juan Guaidó. Seguidos de Causa R y Alianza Bravo Pueblo (ABP).

Entre este grupo solo Vente intenta crear una orgánica política. Pero VP está desarticulada y sin dirección real en el terreno, mientras que Causa R y ABP no existen de facto.

En tercer lugar están los opositores “emergentes”, grupo muy diverso que tomó forma en las elecciones regionales de 2021 como coalición llamada “Alianza Democrática”. Incluye a actores independientes y a las formaciones El Cambio, Arepa, Primero Venezuela, AD —tendencia Bernabé—, Conde, El Lápiz, Soluciones, Cambiemos y Avanzada Progresista, entre otros.

Se trata de organizaciones dispersas, con liderazgos dispersos. Algunas son tan nuevas que no tienen orgánicas territoriales y sectoriales, lo cual las hace débiles. Entre ellos Antonio Ecarri es el más sobresaliente en estos momentos por contar con un trabajo sectorial —en el área educativa—, lo que favorece su posicionamiento, especialmente en Caracas y Miranda.

Todos estos tres grandes grupos tienen un rasgo común: no poseen condiciones orgánicas electorales, no poseen estrategia territorial electoral conjunta y carecen de órganos de dirección únicos que les hagan bloques políticos debidamente estructurados para construir estrategias, campañas y liderazgo.

En algunos casos, estas agrupaciones o bloques de partidos cuentan con dirigentes ampliamente rechazados o deslegitimados, sus prácticas son claramente personalistas y ningún bloque u organización ha logrado ofrecer un proyecto o programa de gobierno coherente que pueda concentrar apoyo de la población.

A solo tres meses para las elecciones, ni las fuerzas de Machado ni la PUD cuentan con una candidatura sólida, tampoco está en desarrollo una campaña electoral territorializada que transmita una oferta política opositora unitaria. Pero, en simultáneo, hay 10 candidatos opositores activos haciendo campaña con alcances mínimos en la mayoría de los casos. Lo que quiere decir que no hay una campaña consistente y real en ningún frente de la oposición, exceptuando algunos actos públicos de María Corina Machado, quien actúa por sí sola, aunque no será candidata.

Estos elementos refieren que las oposiciones venezolanas carecen de las condiciones elementales que permitan que alguno de sus dirigentes tenga posibilidades reales de ganar una elección presidencial en el mes de julio.

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