La vera faccia dell’imperialismo yankee

Arthur González

Per coloro che ancora non sono convinti di chi sia il principale responsabile della critica situazione economica che soffre il popolo cubano e ripete lo slogan fabbricato nei laboratori della sovversione ideologica USA— “Cuba è uno Stato fallito a causa del suo sistema socialista” — è lo stesso presidente Donald Trump a rivelare la verità, approvando il 30 giugno 2025 un nuovo memorandum per far rispettare la proibizione legale del turismo USA a Cuba. Tale divieto è in realtà previsto da anni in leggi e altri documenti simili. L’obiettivo è sempre lo stesso: tagliare le fonti di ingresso economico all’Isola affinché il popolo scenda in strada contro il governo, chieda aiuto all’OSA il che renderebbe possibile agli yankee tornare ad intervenire militarmente nella tanto desiderata Perla delle Antille.

La misura era nell’aria già dal 7 aprile 2025 (ritardata evidentemente dagli attacchi di Israele all’Iran), quando venne anticipata da Mauricio Claver-Carone, allora inviato speciale per l’America Latina, durante un’intervista in occasione di un evento presso il Miami-Dade College. In quell’occasione avvertì cubani e venezuelani: “Preparatevi al dolore a breve termine che possono causare le misure volte ad aumentare la pressione sui regimi autoritari dell’Avana e Caracas”.

E aggiunse: “Posso dirvelo come membro della comunità cubano-americana: sono passati già 60 anni, e se non volete passare altri 60 anni in esilio, allora fermate ora questo processo, fate i sacrifici a breve termine, perché altrimenti non andrete da nessuna parte”.

Claver-Carone precisò che l’amministrazione Trump avrebbe applicato un approccio di massima pressione, sostenuto dal senatore Carlos Giménez (nato a Cuba), per combattere Cuba e Venezuela, e che gli attuali funzionari della seconda amministrazione Trump — incluso il segretario di Stato Marco Rubio — tenteranno di “colmare le lacune legali esistenti nella politica che andremo ad applicare”. Durante il primo mandato di Trump, Claver-Carone aveva partecipato all’elaborazione della politica USA verso Cuba e Venezuela all’interno del Consiglio di Sicurezza Nazionale.

Il nuovo memorandum presidenziale afferma che il governo non ha intenzione di ripristinare la politica di “Piede bagnato – Piede asciutto” prevista dalla vigente Legge di Adeguamento Cubano del 1966. Inoltre, stabilisce che saranno eliminate tutte le azioni economiche che avvantaggiano in modo sproporzionato il governo cubano o le sue agenzie militari, d’intelligence, di sicurezza. Viene anche ordinata una revisione degli “abusi” dei diritti umani a Cuba, comprese le “detenzioni illegali e i trattamenti inumani”, e viene richiesto un rapporto sui latitanti della giustizia USA che vivono a Cuba o che sarebbero protetti dal governo cubano. Tuttavia, non viene menzionata la questione dei terroristi e fuggitivi residenti negli USA che hanno pendenze giudiziarie con Cuba e sono richiesti dalla giustizia cubana.

Come parte dell’inasprimento della guerra economica, commerciale e finanziaria criminale che da 67 anni viene imposta al popolo cubano, il memorandum ordina alle agenzie esecutive yankee di “condividere le informazioni tra di loro nel momento in cui concedono finanziamenti per progetti infrastrutturali nel campo dell’energia, dei minerali e dei materiali critici”, con l’obiettivo di alleviare gli oneri burocratici per le imprese, che spesso devono presentare molteplici richieste a differenti agenzie. Viene anche indicata la creazione di un modulo unico di richiesta per i finanziamenti federali in tale settore.

Le sanzioni che saranno imposte dagli USA si rivolgono a qualsiasi impresa che offra supporto diretto o indiretto a imprese di proprietà diretta o indiretta delle forze armate cubane, ampliando così gli effetti extraterritoriali delle sanzioni USA anche alle imprese di paesi terzi, in modo simile a quanto previsto dalla famigerata Legge Helms-Burton. Obiettivo: impedire gli investimenti stranieri a Cuba — asse centrale della guerra economica — e ostacolare lo sviluppo dell’Isola.

Ora tutto viene detto senza giri di parole: queste misure servono ad ampliare quello che chiamano, eufemisticamente, “embargo economico” e colpiscono direttamente l’infrastruttura alberghiera cubana, fonte principale di entrate per il Paese, e quindi bersaglio diretto delle misure approvate dagli yankee.

In modo vergognoso, il documento spiega che “si intensificheranno gli sforzi per ampliare l’accesso a Internet e il libero flusso di informazioni verso i cubani, la stampa libera, l’impresa libera e la libera associazione con il Paese”. Il tutto, ovviamente, con l’obiettivo di destabilizzare mediaticamente la popolazione, come già si tentò nel 2012 con il “Twitter Zunzuneo”.

Ricordiamo che tra il 2004 e il 2006 la USAID destinò circa 35 milioni di $ a progetti sovversivi contro Cuba, molti dei quali legati direttamente al settore informatico e delle comunicazioni. In un evento tenuto nel 2012 dalla Fondazione Heritage e Google Ideas si elaborò un rapporto per il governo USA, in cui si raccomandava la creazione di una rete Wi-Fi remota per consentire l’accesso a Internet ai cubani. Il senatore Marco Rubio, presente all’evento, affermò: “Il sistema totalitario cubano potrebbe crollare se tutti i cubani avessero accesso libero a Internet, perché Cuba seguirebbe la stessa sorte dei Paesi della Primavera Araba”.

Per ora, le rimesse verso Cuba e i viaggi legali non saranno colpiti dal divieto, ma il Dipartimento del Tesoro dovrà effettuare controlli periodici sui viaggi nell’Isola. Inoltre, il Tesoro amplierà la definizione di “funzionari proibiti del governo cubano” includendo tutti i dipendenti del Ministero dell’Interno, delle Forze Armate e della Corte Suprema, tra altri.

La disperazione attuale degli USA nasce dal fatto che, nonostante le difficoltà che soffrono, i cubani resistono uniti, ben consapevoli di ciò che perderebbero se il capitalismo tornasse a dominare Cuba sotto il controllo USA e della mafia terrorista di Miami.

Per tale disperazione e per sfruttare il malcontento causato dalle carenze, dagli alti prezzi imposti da venditori privati e statali, dai blackout e da altre difficoltà, il memorandum presidenziale di Trump include una lista di interazioni commerciali e sanzioni destinate alle imprese straniere che investano nell’Isola, soprattutto nel settore turistico e nella Zona Speciale di Sviluppo del Mariel: una vecchia manovra per tentare di accelerare un cambio di sistema politico a Cuba.

L’atteggiamento del governo USA, e in particolare del segretario di Stato Marco Rubio, mostra chiaramente cosa accadrebbe a Cuba se gli yankee tornassero a comandare: le loro rappresaglie sarebbero spietate, senza alcun rispetto per i più elementari diritti umani che tanto si vantano di difendere.

Le imprese spagnole, canadesi, tedesche e francesi coinvolte nel turismo cubano sono ora nel mirino di Marco Rubio, così come quelle che usano carte emesse dalla Banca Finanziaria Internazionale e da Fincimex, due istituzioni finanziarie di GAESA, utilizzate per acquistare carburanti o generi alimentari nell’Isola. Quando nel 1996 fu approvata la Legge Helms-Burton per bloccare gli investimenti stranieri a Cuba, i paesi europei approvarono normative per difendersi dagli effetti extraterritoriali della legge USA, riuscendo così a eludere sanzioni e pressioni yankee. È probabile che ora si renda necessario ricorrere nuovamente a tali strumenti di autodifesa, di fronte all’inasprimento previsto.

L’obiettivo perseguito dagli USA è lo stesso delineato nel Piano Mangosta del 1962, che affermava: “L’obiettivo è aiutare i cubani a rovesciare il regime comunista e instaurare un nuovo governo con cui gli USA possano convivere pacificamente. L’azione politica sarà accompagnata da una guerra economica che induca il regime comunista a fallire nel suo sforzo di soddisfare i bisogni del paese, le operazioni psicologiche accresceranno il risentimento della popolazione contro il regime, e quelle di tipo militare forniranno al movimento popolare un’arma di azione per il sabotaggio e la resistenza armata, a sostegno degli obiettivi politici”.

Questo nuovo memorandum mira a intimidire gli investitori stranieri per colpire, tra le altre cose, la catena di approvvigionamento estera del Paese, sfruttando il timore delle sanzioni. Oggi le difficoltà che affronta Cuba per acquistare e pagare quei beni, compreso il petrolio, derivano dalla persecuzione delle transazioni bancarie e dalle pesanti multe imposte dal Dipartimento del Tesoro alle banche che violano le sue politiche sanzionatorie.

E poi osano dire che queste misure servono ad “aiutare” il popolo cubano, come se chi soffre non fosse capace di comprendere ciò che accade. Ecco perché la maggior parte dei cubani respinge i governanti yankee e mantiene una resistenza stoica: desidera solo vivere in pace, con sovranità e indipendenza, qualcosa che Washington non riesce a capire — da qui le sue politiche fallimentari, che non hanno ottenuto risultati in 67 anni.

Gli yankee sono mossi dal denaro, non dall’ideologia: ecco perché non comprendono il popolo cubano. Perché, come affermò José Martí: “Trincee di idee valgono più di trincee di pietra”.


La verdadera cara del imperialismo yanqui

Arthur González

Para aquellos que no están convencidos de quién el máximo responsable de la crítica situación económica que sufre el pueblo cubano y repiten la consigna elaborada en los laboratorios de subversión ideológica de Estados Unidos: “Cuba es un estado fallido por su sistema socialista”, el propio presidente Donald Trump ahora muestra la verdad, al aprobar el 30 de junio de 2025 un nuevo memorando para hacer cumplir la prohibición legal sobre el turismo estadounidense a Cuba, lo que ya estaba recogida desde hace años en leyes y otros documentos similares. Esto solo tiene un viejo objetivo, cortar la entrada de dinero a la Isla para que el pueblo se lance a las calles culpando al gobierno y pida la ayuda a la OEA, lo que posibilitaría a los yanquis volver a intervenir militarmente en su deseada Perla de las Antillas.

La medida estaba cantada desde el pasado 7 de abril de 2025 (evidentemente retrasada por los ataques de Israel a Irán) cuando fue advertida por Mauricio Claver-Carone, entonces enviado especial para América Latina, durante una entrevista en evento celebrado en el Miami-Dade College, donde le advirtió a cubanos y venezolanos: “Prepárense para el dolor a corto plazo que pueden causar las medidas encaminadas a aumentar la presión a los regímenes autoritarios de La Habana y Caracas”.

Y añadió: “Puedo decirles esto, como miembro de la comunidad cubanoamericana, ya han pasado 60 años y si no quieren estar 60 años más en el exilio, entonces interrumpan ese proceso ahora, hagan los sacrificios a corto plazo ahora, porque si no, no irán a ninguna parte”.

Claver-Carone puntualizó que la administración Trump aplicaría un enfoque de máxima presión, defendido por el senador Carlos Giménez, nacido en Cuba, para combatir contra Cuba y Venezuela y que los actuales funcionarios de la segunda administración Trump, incluido el secretario de Estado Marco Rubio, intenten “llenar las lagunas legales que existan en la política que implementemos”. Durante la primera administración Trump, Claver-Carone participó en la elaboración de la política estadounidense hacia Cuba y Venezuela en el Consejo de Seguridad Nacional.

El recién memorando presidencial afirma que el Gobierno no tiene intención de restaurar la política de “Pie Mojado- Pie Seco”, contemplada en la vigente Ley de Ajuste Cubano aprobada en 1966. Además, establece que serán eliminadas todas las acciones económicas que beneficien de manera desproporcionada al gobierno cubano o a sus agencias militares, de inteligencia o de seguridad y ordenará una revisión de “los abusos” a los derechos humanos en Cuba, incluidas las “detenciones ilegales y trato inhumano” y solicita un informe sobre fugitivos de la justicia estadounidense que viven en Cuba o que están siendo protegidos por el gobierno cubano. Sin embargo, no toca el asunto de los terroristas y fugitivos radicados en Estados Unidos que tienen causas pendientes en la Isla y son reclamados por la justicia cubana.

Como parte del incremento de la criminal guerra económica, comercial y financiera impuesta desde hace 67 años contra el pueblo cubano, el citado memorando instruye a las agencias ejecutivas yanquis a “compartir información entre sí, cuando otorguen financiamiento para proyectos de infraestructura energética, de minerales y materiales críticos”, con el fin de aliviar las cargas regulatorias para las empresas que a veces deben presentar múltiples solicitudes a diferentes agencias e  indica la creación de una solicitud común para el financiamiento federal en esa área.

Las sanciones que impondrá Estados Unidos van dirigidas a cualquier empresa que brinde apoyo directo o indirecto a empresas de propiedad directa o indirecta del ejército cubano, por lo cual amplía los efectos de las sanciones estadounidenses para incidir en empresas de terceros países, similar a lo establecido en la repudiable Ley Helms-Burton, para impedir la inversión extranjera en Cuba, eje principal de su guerra económica, y evitar el desarrollo de la Isla.

Ahora es expresado sin dobleces al afirmar que esas medidas son para ampliar el llamado, eufemísticamente, “embargo económico” y apunta directamente a la infraestructura hotelera de Cuba, por ser la entrada fundamental de dinero, blanco al que van dirigidas todas las medidas aprobadas por los yanquis.

Desvergonzadamente explica el documento que “se intensificarán los esfuerzos para ampliar el acceso a internet y el libre flujo de información a los cubanos, la prensa libre, la libre empresa y la libre asociación con el país”, por supuesto para intentar subvertir mediáticamente al pueblo, tal como pretendieron hacer en el 2012 con el Twitter Zunzuneo.

Recordar que entre los años 2004 y 2006, la USAID repartió cerca de 35 millones dólares para proyectos subversivos contra Cuba, muchos vinculados directamente al tema de la informática y las comunicaciones. En evento celebrado en 2012 por la Fundación Heritage de Estados Unidos y Google Ideas, se elaboró un informe para el Gobierno norteamericano, donde se recomendó la creación de una red WIFI remota para posibilitar el acceso a Internet de los cubanos. El Senador Marco Rubio, participante en el mismo, aseguró: “El sistema totalitario cubano podría derrumbarse, si todos los cubanos tuvieran libre acceso a Internet, pues Cuba seguiría la misma suerte de aquellos países que pasaron la Primavera Árabe”.

Por el momento las remesas a Cuba y los viajes legales no se verán afectados por la prohibición, pero el Departamento del Tesoro deberá realizar auditorías periódicas de los viajes a Cuba. El Tesoro también ampliará la definición del término “funcionarios prohibidos del Gobierno de Cuba” para incluir a todos los empleados del Ministerio del Interior y las Fuerzas Armadas y a todos los empleados del Tribunal Supremo, entre otros.

El desespero actual de Estados Unidos es porque a pesar de las dificultades que sufren los cubanos, resisten unidos, pues saben perfectamente lo que perderían si el capitalismo vuelve a imperar en Cuba bajo el mando de Estados Unidos y la mafia terrorista de Miami.

Por esa desesperación y para aprovechar el disgusto del pueblo ante las carencias, los altos precios de vendedores privados y estatales, los cortes de electricidad y otros, el memorando presidencial de Trump establece una lista de interacciones comerciales y sanciones a las que podrían exponerse las empresas extranjeras que inviertan en la Isla, principalmente las del sector de turismo y las radicadas en la Zona Especial de Desarrollo del Mariel, añeja maniobra para intentar precipitar un cambio de sistema político en Cuba.

La actitud del gobierno de Estados Unidos y en especial del secretario de Estado Marco Rubio, demuestran lo que sucedería en Cuba si los yanquis volvieran a gobernar, porque sus represalias serían despiadadas sin respetar los más elementales derechos humanos que ahora tanto cacarean defender.

Las empresas españolas, canadienses, alemanas y francesas que tienen negocios en el turismo cubano están la mirilla de Marco Rubio, al igual que las empresas extranjeras que utilizan tarjetas emitidas por el Banco Financiero Internacional y Fincimex, dos de las instituciones financieras de GAESA, que expenden tarjetas para la compra de gasolina o comestibles en la Isla. Cuando se aprobó la Ley Helms-Burton en 1966 para impedir la inversión extranjera en Cuba, los países europeos aprobaron leyes para defenderse de la estadounidense y por esa razón pudieron evadir las sanciones y presiones yanquis, algo que posiblemente tendrán que hacer ahora con el recrudecimiento proyectado.

El fin perseguido por Estados Unidos es el mismo diseñado en 1962 en el Plan Mangosta, que apunta: “El objetivo es ayudar a los cubanos a derrocar al régimen comunista en Cuba e instaurar un nuevo gobierno con el cual Estados Unidos pueda vivir en paz. La acción política será apoyada por una guerra económica que induzca al régimen comunista a fracasar en su esfuerzo por satisfacer las necesidades del país, las operaciones psicológicas acrecentarán el resentimiento de la población contra el régimen, y las de tipo militar darán al movimiento popular un arma de acción para el sabotaje y la resistencia armada en apoyo a los objetivos políticos”.

Este nuevo memorando pretende atemorizar a los inversionistas extranjeros para afectar entre otras cosas la cadena de suministro extranjeros del país, ante el miedo de ser sancionados. Hoy la situación que enfrenta Cuba para la compra y el pago de esos y del petróleo, radica en la persecución a las transacciones bancarias y las altas multas impuestas por el Departamento del Tesoro a los bancos que violen sus políticas de sanciones.

Después dicen que las medidas son para ayudar al pueblo cubano, como si los que sufren las penurias fueran analfabetos tontos.   Por esa razón es el rechazo de la mayoría de los cubanos a los gobernantes yanquis y la resistencia estoica de un pueblo que sólo desea vivir en paz, con soberanía e independencia, algo que ellos no alcanzan a comprender y de ahí sus políticas erráticas que no les han dado resultados en 67 años.

A los yanquis los mueve el dinero no la ideología, por eso no entienden al pueblo cubano, porque como afirmó José Martí: “Trincheras de ideas valen más que trincheras de piedra”.

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