La guerra totale?

Fabián Escalante Font https://lapupilainsomne.wordpress.com

Le aggressioni USA contro Cuba hanno percorso molta strada in questi 60 anni, nei quali hanno ricorso a tutte le possibili alternative per rovesciare il governo cubano, cioè la Rivoluzione di Fidel Castro. Invasioni armate, blocchi multilaterali, codificati nel Congresso USA dalle leggi Torricelli, Helms-Burton, sabotaggi, aggressioni di ogni tipo, guerra psicologica, insomma tutto l’immaginabile del suo vasto arsenale scientifico, militare e tecnologico, con risultati infruttuosi. E questo è solo spiegabile e comprensibile col maggioritario sostegno del popolo cubano al suo processo politico, rivoluzionario e sociale.

Proprio alla luce di quelle battaglie ancora sconosciute o insufficientemente diffuse ed in questi giorni in cui l’Impero fa rivivere la dottrina Monroe di “America per gli americani…del Nord”, spazza via ogni traccia di progressismo nel Continente e si lancia con tutto il suo potenziale contro la sorella Repubblica Bolivariana del Venezuela per distruggerla, decidendo di collocarla con Cuba e Nicaragua come l’asse del male, in un atto di esorcismo, è necessario ricordare le esperienze della nostra storia passata, quando altri pretendenti al trono dell’Impero, si proposero e dichiararono la GUERRA TOTALE contro il popolo cubano e FALLIRONO.

I

Durante la decade ’70 la CIA e le sue organizzazioni collaterali lanciarono una prolungata campagna genocida e terrorista contro il popolo cubano. Sofisticati veleni, mortifere infestazioni e letali epidemie cominciarono a devastare l’isola, periodicamente sorvolata da misteriosi aeroplani incaricati di spargere i loro carichi di morte. Avevano deciso di sterminare le principali produzioni agricole e d’allevamento del paese, causare il collasso economico e colpire in modo decisivo la popolazione per terrorizzarla con fame e malattie.

La ruggine della canna da zucchero, la dengue emorragica, la muffa blu del tabacco e la peste suina africana furono, tra altre, le operazioni segrete della CIA contro il nostro popolo. Se nel 1962, secondo documenti declassificati USA, si pretendeva irrigare agenti batteriologici sui campi di canna per danneggiare la salute dei lavoratori agricoli, allora si decise di sterminare la popolazione in generale. Decine di bambini e centinaia di donne, uomini ed anziani furono vittime di queste esotiche e spesso mortali malattie. Forse un giorno, in uno dei periodici atti di “purificazione” che si realizzano negli USA per “sanare” i mali generati dalla propria società si declassifichino i documenti di queste operazioni ed il mondo sappia sino a che punto si realizzarono i piani per devastare il popolo cubano.

Secondo dati incompleti raccolti durante gli anni menzionati, gli agenti del governo USA introdussero a Cuba tredici parassiti e malattie precedentemente inesistenti o sconosciute che provocarono importanti danni, ed a volte drammatici, ai piani per lo sviluppo agricolo ed alla vita delle persone. Essi erano legati alla ruggine della canna, la muffa blu del tabacco, la broca del caffè, il thrips palmi, che attaccava colture come le patate, fagioli, peperoni, cetrioli, fagiolini, melanzane, e l’acaro del riso. Le perdite contabilizzate in queste aggressioni furono di circa centotrenta milioni di dollari, solo per realizzare il loro combattimento e distruzione degli effetti, senza contare il costo del cibo che dovette essere importato a causa dei parassiti.

Nell’attività d’allevamento furono disseminate sette diverse malattie, tra cui la malattia di Newcastle nell’avicoltura; la peste porcina africana, in due diversi focolai; la pseudo dermatosi nodulare bovina e mamilite ulcerativa, negli allevamenti bovini, la malattia emorragica virale del coniglio e la varroasi delle api. Il Newcastle causò oltre l’80% di mortalità nella massa avicola del paese, mentre la febbre suina provocò il sacrificio di cinquecentomila animali nel primo focolaio e trecentomila nel secondo.

Nella sfera umana, l’epidemia di dengue emorragica fu uno dei più canaglieschi atti terroristici d’aggressione. In poche settimane raggiunsero la cifra, senza precedenti conosciuta in un altro paese, di 344203 persone colpite. Furono riportati 11400 nuovi malati in un solo giorno, il 6 luglio 1981, un vero record. Un totale di 116143 malati furono ospedalizzati; circa ventiquattromila pazienti soffrirono emorragie; 10224 subirono, in qualche misura, shock da dengue e 158 persone morirono a causa dell’epidemia – di questi, 101 bambini. A ciò si aggiunge il fatto che, a causa del blocco, Cuba dovette comprare le medicine per combattere questa epidemia in vari paesi ed a prezzi più alti, poiché l’impero la boicottava.

Tuttavia, nulla poterono. La Rivoluzione cubana come una arabe fenice poté risorgere dal fuoco in cui gli imperialisti la immersero; si ripararono i danni causati e si proseguì nel difficile ed inesplorato cammino di costruire una nuova Società, libera dallo sfruttamento, giusta ed equa, il Socialismo.

II

A partire dal febbraio 1962, data in cui gli USA stabilirono l’embargo commerciale -o meglio il blocco economico e multilaterale che ancora perdura- svilupparono diversi metodi sovversivi per sostenere la sua efficacia. L’anno seguente, il Dipartimento del Commercio creò un’agenzia chiamata Global Detectives con la missione di perseguire gli imprenditori, in qualsiasi parte del mondo, che commerciavano con Cuba o pianificavano di farlo. Più tardi, durante la seconda metà del decennio ’60, attraverso le sue ambasciate in Europa occidentale, minacciarono di tagliare i loro legami con le imprese e società interessate nel commerciare con l’isola. Tali furono i casi di Leyland, Inghilterra, e Berlier, Francia, che nonostante le pressioni esercitate per un certo periodo, inviarono i loro principali prodotti -autobus e camion- nell’Isola.

Il decennio ’60 fu testimone di una acutizzazione di quelle azioni. Gli USA sotto la presidenza di Richard Nixon, supportati dalla squadra di Henry Kissinger, consigliere per la Sicurezza Nazionale, e Richard Helms, capo della CIA, proiettarono una politica aggressiva per strangolare economicamente Cuba. Per questo era necessario tagliare le forniture che fluivano da diversi paesi occidentali. Si tenga presente che ancora la tecnologia e le macchine esistenti nel paese erano di origine USA e necessitavano di parti di ricambio o da sostituirsi con modelli o processi tecnologicamente più avanzati ma all’interno dello stesso schema.

A tal fine, dentro il dipartimento della CIA che riguardava Cuba si creò una sezione incaricata di tali procedimenti. Tutti i rapporti commerciali cubani e le delegazioni di uomini d’affari che si recavano sull’isola furono esaminati e meticolosamente fatti oggetto di pressione. L’Intelligence cubana dovette quindi agire in quell’ambiente sconosciuto per poter scoprire gli agenti nemici che stavano cercando informazioni sui negoziati in corso o i reclutamenti, che in alcuni dei nostri organismi, il nemico realizzava per tali scopi.

Approfittando dell’abulia o della venalità di alcuni funzionari, cercarono, e talvolta ottennero, venderci prodotti alterati o di scarsa qualità. Anche sabotare i prodotti cubani, in particolare lo zucchero, allora uno dei principali elementi di esportazione. Furono anni difficili per la nostra economia, ma con pazienza ed abilità, grazie anche al supporto dell’URSS e del Campo Socialista, potemmo superare quella offensiva terroristica destinata a disarticolare la nostra Economia, col fine di provocare un malessere generalizzato nella popolazione che, alla fine, portasse questa a pronunciarsi contro le sue autorità.

III

Il concetto di guerra psicologica non era nuovo per il mondo. Sin dai primi anni ’50, il governo USA aveva elaborato questa teoria allo scopo di lavorare in modo più sottile nel campo delle idee in un mondo che si vedeva già polarizzato e che sarebbe stato retto dal concetto più ampio di Guerra Fredda. “Il nostro obiettivo nella Guerra Fredda non è conquistare o sottomettere un territorio con la forza. Il nostro obiettivo è più sottile, più penetrante, più completo […] I mezzi che impiegheremo […] sono usualmente chiamati guerra psicologica […] è la lotta per conquistare le menti e le volontà degli uomini”. [1] Una definizione più recente afferma che si tratta di “operazioni pianificate per inviare informazioni selezionate a determinati pubblici per influire sulle loro emozioni, motivazioni, ragionamenti e condotta di governi, organizzazioni, gruppi od individui”. [2]

Per unificare le azioni, le forze ed i mezzi, fino a quel momento dispersi nel Dipartimento della Difesa e nella CIA, il 4 aprile 1951 fu creato il Consiglio di Strategia Psicologica. Secondo il giornalista Frances Stonor, “il paradigma centrale della Guerra Fredda non era militare né economico, neppure strettamente politico. Era ed è ancora una battaglia per la mente degli uomini, una battaglia di idee”.[3]

Nemmeno per Cuba l’aggressione culturale ed ideologica costituiva qualcosa di nuovo. Iniziò dal trionfo della Rivoluzione, s’incrementò come importante opzione nei decenni ’60 e ’80, avrebbe potuto terminare con la fine della Guerra Fredda, ma in realtà si intensificò ed ampliò. Ancora si mantengono i meccanismi segreti degli inizi ma, inoltre, si presenta pubblicamente come una politica di Stato.

Un’azione di guerra psicologica è stata senza dubbio la già citata Operazione Peter Pan, [4] dei primi anni della Rivoluzione, selvaggiamente strumentata col proposito di spaventare i genitori e ottenere che inviassero i propri figli negli USA. Periodicamente hanno utilizzato il tema migratorio nelle loro campagne per presentare il nostro paese come una dittatura dalla quale fuggono terrorizzati uomini, donne e bambini. In quelle operazioni parteciparono in modo coordinato i servizi speciali, istituzioni governative, istituzioni religiose o umanitarie, la stampa e le organizzazioni controrivoluzionarie, tra altri. Nel suo prologo al libro ‘La CIA e la guerra fredda culturale’, Ricardo Alarcón, [5] segnalava:

“Le leggi Torricelli (1992) ed Helms-Burton (1996) proclamarono apertamente i loro propositi di rovesciare il regime rivoluzionario valendosi anche della sovversione interna mediante l’uso di gruppi sostenuti da Washington. Da allora ci troviamo di fronte a due progetti Cuba; quello che conduce clandestinamente la CIA, dal 1959, e quello che dagli anni ’90 è a carico del Dipartimento di Stato e della cosiddetta Agenzia per lo Sviluppo Internazionale USA (USAID).”[6]

Non è risultato raro trovare in diversi studi sulla “guerra psicologica”, “propaganda nera”, “operazioni psicologiche”, “campagne diversive”, ecc, gli stessi nomi delle persone coinvolte in questa storia di guerra sporca: Richard Bissell, che nel 1950 fu direttore del Piano Marshall per l’Europa del dopoguerra e nel 1954 entrò nella CIA come aiutante speciale di Allen Dulles; Tracy Barnes, vicedirettore del Consiglio di Strategia Psicologica e fondatore della Divisione Operazioni Nazionali della CIA; Howard Hunt, scrittore di romanzi, borsa di studio della Fondazione Guggenheim, che alla fine del 1961 entrò nella Divisione di Operazioni Nazionali, ex idraulico del Watergate, o lo stesso Allen Dulles, capo della CIA ai suoi inizi, che in precedenza avevano lavorato per la Ford Foundation o erano molto legati ad essa. Negli anni seguenti, tutti occuparono alti incarichi nella CIA conducendo le più crudeli ed elaborate operazioni contro Cuba.

Probabilmente, allora, i “cervelli grigi” della guerra psicologica avrebbero determinato l’uso dei loro metodi nelle azioni politiche quotidiane, sia nella vita interna dei paesi come nella sfera della politica internazionale. Ora ci sono grandi compagnie private al servizio dell’impero che si dedicano alla progettazione di campagne diversive. I loro scopi vanno dall’anatematizzare uno Stato per i suoi programmi nazionali ed in difesa della sovranità giustificare la tortura ed il crimine, persino assassinare un dirigente politico, sociale o religioso. Gli USA sono ricorsi a tutto nella propria guerra sovversiva contro Cuba.

Nel 1970 le nostre reti di agenti iniziarono a ricevere informazioni sull’esistenza di un eterogeneo gruppo di organizzazioni non governative (ONG) in settori accademici, studenteschi, religiosi e politici. Stabilite nei paesi occidentali, e spesso con un discorso di sinistra, proclamavano la fine del socialismo, mentre lo sviluppo scientifico e tecnico eliminava le differenze ideologiche tra i due sistemi.

Teorie come il “tendere ponti” e la “convergenza delle società sviluppate”, da un lato, e dall’altro l’attacco ai dogmi, il dimensionamento dei “fallimenti economici del socialismo”, “la poca attualità del pensiero marxista” -elaborato, argomentavano, per la società del XIX secolo ed inizi del XX-, la critica al pensiero marxista ed il revisionismo pretendevano confondere e dividere il movimento rivoluzionario per erodere, dall’interno, i suoi pilastri ideologici. Si fondavano sull’esperienza acquisita nella sua azione contro l’Unione Sovietica e l’Europa dell’Est, dove con la questione dei cosiddetti “diritti umani” e approfittando dei gravi errori commessi, stimolarono all’interno della società civile correnti revisioniste e contestatarie che cercarono disarmare -ed a volte lo ottennero- il movimento rivoluzionario e comunista mondiale.

Al fine di influire sugli atteggiamenti di diversi gruppi di persone, era necessario utilizzare istituzioni come Americas Watch, il Pen Club, la Fondazione Ford o la Rockefeller, Human Rightsi, Freedom House, o più recentemente il National Endowment for Democracy, Reporters senza confini, ecc., per distribuire informazioni e lavorare sistematicamente su questi gruppi. Attraverso organizzazioni parallele, gli USA posero al servizio di questi centri ideologici tutte le ricorse ottenute con il loro straordinario sviluppo scientifico e tecnico.

Senza abbandonare le azioni di forza e terrore, il tema dell’ideologia e della sovversione politica divenne una delle principali direzioni di lavoro della CIA attraverso centri culturali, religiosi, studenteschi o sociali. Alcuni miravano a denigrare le idee rivoluzionarie; altri a disinformare; alcuni a divulgare i vantaggi delle società di consumo, la loro morale ed il loro dogma. Tutti erano dotati di abbondanti risorse e denaro. Organizzavano conferenze internazionali, offrivano borse di studio, premi, finanziamenti e internamente iniziarono a proiettare le loro influenze in settori come il cinema, televisione, stampa e letteratura. Presto apparvero film, serie televisive, libri, riviste, fumetti ed altri prodotti in cui si idealizzavano i mercenari, si attaccavano i rivoluzionari considerandoli terroristi, [7] e si distorcevano i concetti di patria e nazionalità e si trattava con tutti i mezzi di ammaliare la coscienza sociale. Sfortunatamente, queste operazioni sono giunte fino ai nostri giorni.

Le pubblicazioni e le stazioni radio furono e sono i media utilizzati per tali attività. I risultati raggiunti nell’Europa dell’Est con l’uso di Radio Europa Libera contribuirono a che si creasse Radio Swan, una stazione clandestina che operava da un’isola in territorio honduregno, e che dopo la sconfitta di Playa Girón cambiò il suo nome in Radio America. La seguirono altre che operavano “legalmente” dagli USA e cercavano gli stessi fini: La Cubanísima, La Fabulosa, Radio Mambí, e poi Radio Caimán. D’altra parte, nei fumetti il ​​cui personaggio centrale era un “gusano (verme/controrivoluzionario) libero” offrivano indicazioni per intraprendere sabotaggi ed azioni terroriste all’interno dell’isola; in America Latina, furono distribuiti altri fumetti che denigravano la Rivoluzione.

Verso la metà degli anni ’60, lo sviluppo tecnologico raggiunto nelle trasmissioni televisive, la disponibilità di videonastri e cassette e l’emergere dei videogiochi si convertirono in uno strumento che, usato convenientemente, avvelenava e modificava la vita e le usanze popolari. Nei loro sforzi di confondere, ingannare e disinformare, le devastazioni prodotte probabilmente non sono state ancora quantificate né sufficientemente studiate. Era logico che le società chiuse dell’Europa orientale fossero preda relativamente facile di quella offensiva, che a causa dei loro vecchi errori e deviazioni non poterono affrontare con successo.

In quello scenario non sempre risultò semplice il compito di smascherare il nemico, che si muoveva abilmente al confine tra la sovversione e la lotta politica ed ideologica da posizioni pseudo di sinistre: sottilmente cercarono di dividere il movimento rivoluzionario ed indebolire i suoi pilastri ideologici; criticavano fenomeni e processi del cosiddetto socialismo reale che erano veri, ma nascondevano le loro posizioni diversive e reazionarie; manipolavano il pensiero economico di Che Guevara; sovradimensionavano le dispute tra i paesi socialisti; da posizioni ultra rivoluzionarie criticavano la lotta insurrezionale contrapponendola alla lotta di massa; alcuni si presentavano come simpatizzanti della Rivoluzione cubana, il che faceva sì che antichi alleati e simpatizzanti spesso cambiassero parte. Il suo agire risultò a volte invisibile per i leali rivoluzionari, confusi o inconsapevoli delle intenzioni del nemico.

In quello scenario, Fidel Castro espresse: “La modalità è combattere la rivoluzione da posizioni comuniste, da posizioni socialiste, da posizioni marxiste, da posizioni di sinistra. Non è più l’argomento liberale, l’argomento borghese, che è troppo screditato, troppo disprezzato […]. Lo diciamo per esprimere come van cambiando i meccanismi, i metodi, i mezzi di lotta contro la Rivoluzione.[8]

La manipolazione di temi come la presunta persecuzione religiosa, la crescita dell’emigrazione cubana, la libertà di espressione, i diritti umani e l’omofobia sono stati coltivati, nutriti e proiettati secondo gli interessi dell’Impero, e formato parte di intense campagne contro Cuba.[9]

Nel fervore di queste campagne, all’interno del paese sorsero alcuni “illuminati” influenzati da queste tendenze. Attraverso articoli e pubblicazioni, cercarono mettersi al servizio delle correnti ideologiche che promuoveva il nemico, ma le loro azioni furono scoperte ed immediatamente respinte. Immediatamente, lo stesso Fidel Castro pose le basi di questo scontro. La divisione del movimento rivoluzionario cubano era una parte sostanziale del progetto sovversivo. Agenti sotto copertura nelle ambasciate capitaliste, di solito sotto il mantello culturale o giornalistico, cominciarono ad agire in quella direzione facendo il centro dei loro obiettivi antichi pregiudizi anticomunisti, essenzialmente nei media culturali ed intellettuali, da epoche passate. Inoltre, si elaborarono misure di guerra psicologica con l’intenzione di influire sugli atteggiamenti, opinioni ed emozioni di quel settore ed, a medio termine, di erodere e disarticolare il progetto politico ed ideologico adottato. Tuttavia, l’unità del nostro popolo, articolata da sempre da Fidel Castro, fece naufragare queste pretese. Tra i suoi risultati più visibili, diede vita al I Congresso del Partito Comunista di Cuba e consolidò i legami politici, culturali e commerciali con l’Unione Sovietica ed il resto dei paesi socialisti senza ombra per la sovranità cubana e la sua politica estera antimperialista e terzomondista.

I due progetti più ingegnosi per cercare di penetrare i nostri confini attraverso i media, manipolati e pagati dal governo USA e dalle sue agenzie specializzate, non hanno raggiunto i fini richiesti, nonostante i loro ingenti investimenti. TV Martí ha fallito completamente; la mal chiamata Radio Martí è altamente screditata. [10]

A Cuba il progetto sovversivo non ha raggiunto i suoi scopi, non solo perché sistematicamente questi centri di disinformazione, diversione e sovversione furono penetrati e smascherati, ma soprattutto per la preparazione politico-ideologica del nostro popolo, il dibattito e la discussione delle idee, la chiara informazione su ciò che accade dentro e fuori i confini, lo scambio con i rivoluzionari latinoamericani e di altri paesi, e l’acutezza e chiarezza dei nostri dirigenti, in particolare di Fidel Castro, che da subito denunciò le campagne, identificò i soggetti a cui erano diretti, e appoggiò e stimolò gli intellettuali ed artisti cubani nello sviluppo della nostra cultura ed identità nazionale.

Risulta facile comprendere come, dal trionfo stesso del 1 gennaio 1959 e fino ad oggi, la guerra degli USA contro Cuba è stata totale. Abbiamo dovuto dedicare ingenti sforzi, quadri e risorse vitali per la difesa che, in funzione della costruzione di una nuova società, sarebbero risultati utili e determinanti per il benessere di tutti i cubani.

Dalla valutazione dell’insieme di tutti questi fenomeni, attacchi ed aggressioni, i servizi di sicurezza, sotto la direzione rivoluzionaria, elaborarono una strategia di lavoro offensivo nella quale si ottenne attaccare invece di aspettare l’aggressione, come generalmente era stato fatto. I nostri agenti e ufficiali dovevano -e così fecero- penetrare i centri sovversivi ed ideologici nemici, le organizzazioni terroriste e la forza operativa della CIA responsabile dell’aggressione contro Cuba per conoscere i piani e poi farli fallire. Nacquero diverse concezioni di lavoro, collocavamo i nostri uomini nel campo visivo del nemico per il loro reclutamento e poi cominciavamo a manipolare i loro ufficiali e capi fino ad ottenere, in molti casi, ottenere la loro incosciente collaborazione. Senza saperlo, si convertivano in informatori. Potemmo caratterizzarli, conoscerli, ottenere informazioni preziose sui loro complotti, alleati, strutture sovversive e quindi influire, disinformare e far fallire molte delle azioni del nemico.

Si organizzarono operazioni in America Latina, negli USA ed in Europa per gli stessi scopi. Ufficiali ed agenti dell’intelligence e controspionaggio agirono insieme in modo positivo, escludendo, ovviamente, quelle drammatiche occasioni in cui, sfortunatamente, i piani terroristici non poterono essere conosciuti per tempo.

Alle misure ed azioni di sovversione politico-ideologica opponemmo -in aggiunta alla penetrazione dei nostri agenti nelle loro strutture- nuovi metodi, molti ispirati alle nostre radici culturali e sostenuti dagli artisti e dai principali esponenti dell’intellighenzia rivoluzionaria. In quegli anni persino la musica autoctona fu oggetto della sovversione nemica, cercando di minimizzarla, decontestualizzarla e infine farla scomparire. Molte emittenti straniere, udibili nel territorio nazionale e manipolate da “specialisti in guerra psicologica” si aggiunsero a tale strategia. [11] In stretto coordinamento con gli organismi culturali del paese, e come parte del programma culturale che la Rivoluzione stava portando avanti, si organizzarono serial per la televisione, concerti, recital di poeti, danze, esposizioni fotografiche e di pittura, proiezioni di film, opere teatrali ed altri eventi che coordinavamo con gli organismi corrispondenti, lì dove erano necessari, per le complessità politico-operative esistenti nella regione, luogo o gruppo sociale.

Alla fine del decennio, i risultati raggiunti dalla sicurezza cubana erano visibili. Si fecero fallire numerose operazioni terroriste, fuori e dentro Cuba, e si ottennero preziose prove sulle attività della guerra biologica, che rese possibile la sua denuncia internazionale. Allo stesso modo, si organizzò un sistema di contrasto che adeguò le nostre organizzazioni alle nuove condizioni dell’aggressione imposte dagli USA e dai suoi centri sovversivi. Si ottennero anche risultati nel contrasto e smantellamento delle attività sovversive nel campo ideologico e politico, collaborando alla sicurezza del XI Festival della Gioventù e degli Studenti ed al VI Conferenza Vertice dei Paesi Non Allineati. Gli organismi di Sicurezza, sotto la direzione del Partito, agirono con fermezza impedendo e smantellando i piani e le azioni del nemico per offuscare o sabotare politicamente questi eventi. Nel 1979, alla vigilia del XX anniversario della sua fondazione, la Sicurezza cubana, in stretta collaborazione con l’Istituto Cubano di Radio e Televisione (ICRT) e l’Istituto Cubano di Arte ed Industria Cinematografica (ICAIC), presentarono la prima serie televisiva nazionale “In silenzio doveva essere“, dedicata a divulgare la storia dei servizi di Sicurezza, di meritoria condotta e realizzazione. Si narrarono episodi trascendenti di quegli anni e si riuscì a captare il più alto rating di pubblico televisivo nazionale e la simpatia della gioventù cubana.


¿La guerra total?

Por Fabián Escalante Font

Las agresiones de Estados Unidos contra Cuba han recorrido un largo camino a lo largo de éstos 60 años, en el cual han acudido a todas las alternativas posibles para derrocar al gobierno cubano, es decir a la Revolución de Fidel Castro. Invasiones armadas, bloqueos multilaterales, codificados en el Congreso norteamericano por las leyes Torricelli, Helms-Burton, sabotajes, agresiones de todo tipo, guerra sicológica, en fin todo lo imaginable de su vasto arsenal científico, militar y tecnológico, con resultados fallidos. Y ello solo es explicable y comprensible por el mayoritario apoyo del pueblo cubano a su proceso político, revolucionario y social.

Precisamente a la luz de aquellos combates aún desconocidos o insuficientemente generalizados y en estos días en que el Imperio, revive la doctrina Monroe, de “América para los americanos…. del Norte”, arrasa con todo vestigio de progresismo en el Continente y se lanza con todo su potencial contra la hermana República Bolivariana de Venezuela para aniquilarla, decidiendo colocarla junto a Cuba y Nicaragua como los ejes del mal, en acto de exorcismo, resulta necesario recordar experiencias de nuestra historia pasada, cuando otros pretendientes al trono del Imperio, se propusieron y declararon la GUERRA TOTAL contra el pueblo cubano y FRACASARON.

I

Durante la década de los setenta la CIA y sus organizaciones colaterales, lanzaron una prolongada campaña genocida y terrorista contra el pueblo cubano. Venenos sofisticados, plagas mortíferas y epidemias letales comenzaron a asolar la Isla, periódicamente sobrevolada por misteriosos aviones encargados de esparcir sus cargas de muerte. Habían decidido exterminar las principales producciones agropecuarias del país, provocar el colapso económico y afectar de manera decisiva a la población para aterrorizarla por hambre y enfermedades.

La roya de la caña de azúcar, el dengue hemorrágico, el moho azul del tabaco y la peste porcina africana fueron, entre otras, las operaciones encubiertas de la CIA contra nuestro pueblo. Si en 1962, según documentos desclasificados por Estados Unidos, se pretendía regar agentes bacteriológicos sobre los campos de caña para afectar la salud de los trabajadores agrícolas, entonces se decidió exterminar a la población en general. Decenas de niños y cientos de mujeres, hombres y ancianos fueron víctimas de estas exóticas y muchas veces mortíferas enfermedades. Quizás algún día, en uno de los periódicos actos de “purificación” que se llevan a cabo en los Estados Unidos para “sanear” los males generados por su sociedad, se desclasifiquen los documentos de estos operativos y el Mundo conozca hasta qué punto se ejecutaron los planes para asolar al pueblo cubano.

De acuerdo con datos incompletos recogidos durante los años aludidos, agentes del gobierno de los Estados Unidos introdujeron en Cuba trece plagas y enfermedades antes inexistentes o desconocidas que provocaron afectaciones importantes y a veces dramáticas a los planes de desarrollo agropecuario y a la vida de las personas. Estuvieron relacionadas con la roya de la caña, el moho azul del tabaco, la broca del café, el thrips palmi, que atacaba cultivos como la papa, el frijol, el pimiento, el pepino, la habichuela, la berenjena, y el ácaro del arroz. Las pérdidas contabilizadas en estas agresiones fueron de aproximadamente ciento treinta millones de dólares, solo para implantar su combate y destrucción de los efectos, sin contar el costo de los alimentos que hubo que importar debido a plagas.

En la actividad pecuaria fueron diseminadas siete enfermedades diferentes, entre ellas, la enfermedad de Newcastle en la avicultura; la peste porcina africana, en dos brotes diferentes; la seudodermatosis nodular bovina y la mamilitis ulcerativa, en la ganadería vacuna, la enfermedad hemorrágica viral del conejo, y la varroasis de las abejas. El Newcastle provocó más del 80 % de mortalidad en la masa avícola del país, mientras la fiebre porcina ocasionó el sacrificio de quinientos mil animales en el primer brote y trescientos mil en el segundo.

En la esfera humana, la epidemia de dengue hemorrágico fue uno de los más canallescos actos terroristas de agresión. En pocas semanas alcanzaron la cifra, sin precedentes conocidos en otro país, de 344203 personas afectadas. Se reportaron 11400 nuevos enfermos en un solo día, el 6 de julio de 1981, un verdadero récord. Un total de 116143 enfermos fueron hospitalizados; alrededor de veinticuatro mil pacientes sufrieron hemorragias; 10224 sufrieron shocks por dengue en algún grado, y 158 personas fallecieron como consecuencia de la epidemia —de ellas, 101 niños. A ello se suma el hecho de que, a causa del bloqueo, Cuba tuvo que comprar los medicamentos para combatir esta epidemia en países disímiles y a precios más altos, pues el imperio lo boicoteaba.

Sin embargo, nada pudieron. La Revolución cubana como ave Fénix pudo resurgir del fuego en que los Imperialistas la sumieron, se restauraron los daños causados y continuó adelante en el difícil e inexplorado camino de construir una Sociedad nueva, libre de explotación, justa y equitativa, el Socialismo.

II

A partir de febrero de 1962, fecha en que Estados Unidos estableció el embargo comercial —o mejor decir, el bloqueo económico y multilateral que aún perdura— desarrollaron diferentes métodos subversivos para apoyar su efectividad. Al año siguiente, el Departamento de Comercio creó una agencia denominada Detectives Globales con la misión de perseguir a los empresarios, en cualquier parte del mundo, que comerciaban con Cuba o proyectaban hacerlo. Más tarde, durante la segunda mitad de la década de los años sesenta, mediante sus embajadas en Europa Occidental, amenazaron con cortar sus vínculos con las empresas y compañías interesadas en comerciar con la Isla. Tales fueron los casos de Leyland de Inglaterra y Berlier de Francia, las que a pesar de las presiones ejercidas durante un tiempo enviaron sus principales productos —ómnibus y camiones— a la Isla.

La década de los setenta fue testigo de una agudización de esas acciones. Los Estados Unidos bajo la presidencia de Richard Nixon, apoyados en el equipo de Henry Kissinger, asesor de Seguridad Nacional, y Richard Helms, jefe de la CIA, proyectaron una política agresiva para asfixiar económicamente a Cuba. Para ello era necesario cortar los suministros que fluían de varios países occidentales. Téngase presente que todavía la tecnología y las maquinarias existentes en el país eran de procedencia norteamericana y necesitaban piezas de repuesto o sustituirse por modelos o procesos más avanzados tecnológicamente, pero dentro del mismo esquema.

Para tales fines, dentro del departamento de la CIA que atendía a Cuba se creó una sección encargada de estos procedimientos. Todas las relaciones comerciales cubanas y las delegaciones de empresarios que viajaban a la Isla eran escrutadas y presionadas meticulosamente. La Inteligencia cubana tuvo entonces que actuar en aquel medio desconocido para poder descubrir a los agentes enemigos que buscaban informaciones sobre las negociaciones en marcha o los reclutamientos que el algunos de nuestros organismos realizaba el enemigo con tales propósitos.

Aprovechando la abulia o venalidad de algunos funcionarios, intentaron y en ocasiones lograron vendernos productos alterados o de mala calidad. También sabotear los productos cubanos, especialmente el azúcar, por entonces uno de los principales rubros de exportación. Fueron años difíciles para nuestra economía, pero con paciencia y habilidad, gracias también al apoyo de la URSS y el Campo Socialista, pudimos superar aquella ofensiva terrorista destinada a desarticular nuestra Economía, con la finalidad de provocar un malestar generalizado en la población que llevara finalmente a ésta a pronunciarse contra sus autoridades.

III

El concepto de guerra sicológica no era nuevo para el Mundo. Desde inicios de la década del cincuenta, el gobierno de los Estados Unidos había elaborado esa teoría con el propósito de trabajar más sutilmente el campo de las ideas en un Mundo que ya se veía polarizado y se regiría por el concepto más amplio de Guerra Fría. “Nuestro objetivo en la Guerra Fría no es conquistar o someter por la fuerza un territorio. Nuestro objetivo es más sutil, más penetrante, más completo […] A los medios que vamos a emplear […] se les suele llamar guerra sicológica […] es la lucha para ganar las mentes y las voluntades de los hombres”.[1] Una definición más reciente plantea que se trata de “operaciones planeadas para enviar información seleccionada a determinadas audiencias para influir en sus emociones, motivaciones, razonamientos, y conducta de gobiernos, organizaciones, grupos, o individuos”.[2]

Para unificar las acciones, las fuerzas y los medios, hasta ese momento dispersos en el Departamento de Defensa y la CIA, el 4 de abril de 1951 fue creado el Consejo de la Estrategia Psicológica. Según la periodista Frances Stonor, “el paradigma central de la Guerra Fría no era militar ni económico, ni siquiera estrictamente político. Era y sigue siendo una batalla por la mente de los hombres, una batalla de ideas”.[3]

Tampoco para Cuba la agresión cultural e ideológica constituía algo nuevo. Se inició desde el triunfo mismo de la Revolución, se incrementó como una importante opción en las décadas de los setenta y ochenta, hubiera podido terminar con el fin de la Guerra Fría, pero en realidad se intensificó y amplió. Aún se mantienen los mecanismos encubiertos de los inicios pero, además, se presenta públicamente como una política de Estado.

Una acción de guerra psicológica fue sin dudas la ya citada Operación Peter Pan,[4] de los primeros años de la Revolución, salvajemente instrumentada con el propósito de atemorizar a los padres y lograr que enviaran sus hijos a los Estados Unidos. Periódicamente han utilizado el tema migratorio en sus campañas para presentar a nuestro país como una dictadura de la que huyen aterrorizados hombres, mujeres y niños. En esas operaciones participaron de manera coordinada los servicios especiales, las instituciones gubernamentales, las instituciones religiosas o humanitarias, la prensa y las organizaciones contrarrevolucionarias, entre otras. En su prólogo al libro La CIA y la guerra fría cultural, Ricardo Alarcón,[5] señalaba:

“Las leyes Torricelli (1992) y Helms-Burton (1996) proclamaron abiertamente sus propósitos de derrocar al régimen revolucionario valiéndose también de la subversión interna con el empleo de grupos respaldados por Washington. Desde entonces encaramos dos proyectos Cuba: el que lleva a cabo clandestinamente la CIA desde 1959, y el que desde los noventa corre a cuenta del Departamento de Estado y la llamada Agencia para el Desarrollo Internacional de los Estados Unidos (USAID).”[6]

No ha resultado raro encontrar en diversos estudios sobre “guerra psicológica”, “propaganda negra”, “operaciones psicológicas”, “campañas diversionistas”, etc., los mismos nombres de las personas involucradas en esta historia de guerra sucia: Richard Bissell, que en 1950 fue directivo del Plan Marshall para la Europa de posguerra y en 1954 ingresó a la CIA como ayudante especial de Allen Dulles; Tracy Barnes, subdirector del Consejo de Estrategia Psicológica y fundador de la División de Operaciones Domésticas de la CIA; Howard Hunt, escritor de novelas, becado por la Fundación Guggenheim, quien a finales de 1961 entró en la División de Operaciones Domésticas, ex plomero de Watergate, o el propio Allen Dulles, jefe de la CIA en sus inicios, quienes habían trabajado anteriormente para la Fundación Ford o estaban muy ligados a ella. En los años siguientes, todos ocuparon altos cargos en la CIA encabezando las más crueles y elaboradas operaciones contra Cuba.

Probablemente entonces los “cerebros grises” de la guerra sicológica determinaran el uso de sus métodos en las acciones políticas cotidianas, tanto en la vida interna de los países como en la esfera de la política internacional. Ahora hay grandes compañías privadas al servicio del imperio que se dedican a diseñar campañas diversionistas. Sus propósitos van desde anatematizar a un Estado por sus programas nacionales y en defensa de la soberanía justificar la tortura y el crimen, hasta asesinar a un líder político, social o religioso. Los Estados Unidos han acudido a todo en su guerra subversiva contra Cuba.

En 1970 nuestras redes de agentes comenzaron a recibir informaciones sobre la existencia de un variado grupo de organizaciones no gubernamentales (ONG) en sectores académicos, estudiantiles, religiosos y políticos. Asentadas en países occidentales y muchas veces con un discurso de izquierda, proclamaban la desaparición del socialismo, en tanto el desarrollo científico y técnico eliminaba las diferencias ideológicas entre los dos sistemas.

Teorías como el “tendido de puentes” y la “convergencia de las sociedades desarrolladas”, por una parte, y por otra el ataque a los dogmas, el dimensionamiento de los “fracasos económicos del socialismo”, “la poca actualidad del pensamiento marxista” —elaborado, argumentaban, para la sociedad del siglo xix, e inicios del xx—, la crítica al pensamiento marxista y el revisionismo pretendían confundir y dividir al movimiento revolucionario para erosionar desde dentro sus pilares ideológicos. Se fundamentaban en la experiencia obtenida en su actuación contra la Unión Soviética y Europa del Este, donde con el tema de los denominados “derechos humanos” y aprovechando graves errores cometidos, estimularon dentro de la sociedad civil corrientes revisionistas y contestatarias que intentaron desarmar —y en ocasiones lo lograron— al movimiento revolucionario y comunista mundial.

Con el propósito de influir en las actitudes de distintos grupos de personas, era necesario utilizar a instituciones como Américas Watch, el Pen Club, la Fundación Ford o la Rockefeller, Human Rights, Freedom House, o más recientemente la National Endowment for Democracy, Reporteros sin fronteras, etc., para distribuir la información y trabajar sistemáticamente sobre esos grupos. Mediante organizaciones paralelas, los Estados Unidos pusieron al servicio de estos centros ideológicos todos los recursos obtenidos con su extraordinario desarrollo científico y técnico.

Sin abandonar las acciones de fuerza y terror, el tema de la ideología y la subversión política devino una de las direcciones principales del trabajo de la CIA por intermedio de los centros culturales, religiosos, estudiantiles o sociales. Unos estaban dirigidos a denigrar las ideas revolucionarias; otros a desinformar; algunos a divulgar las ventajas de las sociedades de consumo, su moral y su dogma. Todos fueron dotados con abundantes recursos y dinero. Organizaban conferencias internacionales, brindaban becas, premios, financiamientos, y en lo interno comenzaron a proyectar sus influencias en sectores como el cine, la televisión, la prensa y la literatura. Pronto aparecieron películas, series televisivas, libros, magazines, comics y otros productos en los que se idealizaba a los mercenarios, se atacaba a los revolucionarios considerándolos terroristas,[7] y se distorsionaban los conceptos de la patria y la nacionalidad y se trataba por todos los medios de enfermar la conciencia social. Lamentablemente, estas operaciones han llegado hasta nuestros días.

Las publicaciones y radioemisoras fueron y son medios utilizados para estas actividades. Los resultados alcanzados en Europa del Este con el empleo de Radio Europa Libre contribuyeron a que se creara Radio Swan, una estación clandestina que accionaba desde una isla en territorio hondureño, y que tras la derrota de Playa Girón cambió su nombre a Radio América. Le siguieron otras que operaban “legalmente” desde los Estados Unidos y buscaban los mismos fines: La Cubanísima, La Fabulosa, Radio Mambí, y luego Radio Caimán. Por otra parte, en las historietas cuyo personaje central era un “gusano libre” se ofrecían indicaciones para emprender sabotajes y acciones terroristas dentro de la Isla; en América Latina se distribuían otras historietas que denigraban a la Revolución.

Hacia mediados de los años setenta, el desarrollo tecnológico alcanzado en las transmisiones de televisión, la disponibilidad de cintas y casetes de video, así como el surgimiento de los videojuegos, se convirtió en un instrumento que, utilizado convenientemente, envenenó y modificó la vida y las costumbres populares. En sus afanes por confundir, engañar y desinformar, los estragos producidos probablemente aún no hayan sido cuantificados ni estudiados suficientemente. Era lógico que las cerradas sociedades de Europa del Este fueran presas relativamente fáciles de aquella ofensiva, las que a causa de sus añejos errores y desviaciones no pudieron enfrentar con éxito.

En aquel escenario no siempre resultó sencilla la tarea de desenmascarar al enemigo, que se movía hábilmente en la frontera entre la subversión y la lucha política e ideológica desde posiciones seudoizquierdistas: sutilmente trataron de dividir al movimiento revolucionario y debilitar sus pilares ideológicos; criticaban fenómenos y procesos del denominado socialismo real que eran ciertos, pero escondían sus posiciones diversionistas y reaccionarias; manipulaban el pensamiento económico de Che Guevara; sobredimensionaban las disputas entre los países socialistas; desde posiciones ultra revolucionarias criticaban la lucha insurreccional contraponiéndola a la lucha de masas; algunos se presentaban como simpatizantes de la Revolución Cubana, lo cual propiciaba que antiguos aliados y simpatizantes a menudo cambiaran de bando. Su actuación resultó en ocasiones invisible para revolucionarios leales, confundidos o sin percatarse de las intenciones del enemigo.

En aquel escenario, Fidel Castro expresó: “La modalidad es combatir la revolución desde posiciones comunistas, desde posiciones socialistas, desde posiciones marxistas, desde posiciones de izquierda. Ya no es el argumento liberal, el argumento burgués, eso está demasiado desacreditado, demasiado desprestigiado […] Lo decimos para expresar cómo van cambiando los mecanismos, los métodos, los medios de la lucha frente a la Revolución.[8]

La manipulación de temas como la supuesta persecución religiosa, el crecimiento de la emigración cubana, la libertad de expresión, los derechos humanos y la homofobia han sido cultivados, alimentados y proyectados de acuerdo con los intereses del Imperio, y formado parte de intensas campañas contra Cuba.[9]

Al calor de estas campañas, dentro del país surgieron algunos “ilustrados” influidos por esas tendencias. Mediante artículos y publicaciones, intentaron colocarse al servicio de las corrientes ideológicas que promovía el enemigo, pero sus acciones fueron descubiertas y desestimuladas de inmediato. Tempranamente el propio Fidel Castro estableció las bases de este enfrentamiento. La división del movimiento revolucionario cubano era parte sustantiva del proyecto subversivo. Agentes encubiertos en embajadas capitalistas, generalmente bajo el manto cultural o periodístico, comenzaron a actuar en esa dirección haciendo el centro de sus objetivos a antiguos prejuicios anticomunistas, esencialmente en medios culturales e intelectuales, desde épocas pretéritas. Además, se elaboraron medidas de guerra psicológica con la pretensión de influir en las actitudes, opiniones y emociones de ese sector y a mediano plazo, de erosionar y desarticular el proyecto político e ideológico adoptado. Sin embargo, la unidad de nuestro pueblo, articulada desde siempre por Fidel Castro, hizo naufragar esas pretensiones. Entre sus resultados más visibles, dio vida al Primer Congreso del Partido Comunista de Cuba y consolidó los lazos políticos, culturales y comerciales con la Unión Soviética y el resto de los países socialistas sin sombra a la sobernía cubana y a su política exterior antimperialista y tercermundista.

Los dos proyectos más ingeniosos para intentar penetrar nuestras fronteras a través de los medios masivos, manipulados y pagados por el gobierno de los Estados Unidos y sus agencias especializadas no han logrado los fines requeridos, a pesar de sus cuantiosas inversiones. TV Martí ha fallado por completo; la mal llamada Radio Martí está altamente desacreditada.[10]

En Cuba el proyecto subversivo no ha logrado sus propósitos, no sólo porque sistemáticamente estos centros de desinformación, diversionismo y subversión han sido penetrados y desenmascarados, sino sobre todo por la preparación político-ideológica de nuestro pueblo, el debate y la discusión de ideas, la información clara sobre lo que acontece dentro y fuera de las fronteras, el intercambio con revolucionarios latinoamericanos y de otros países, y la agudeza y claridad de nuestros dirigentes, sobre todo de Fidel Castro, quien desde temprano denunció las campañas, identificó los sujetos a quienes iban dirigidas, y apoyó y estimuló a los intelectuales y artistas cubanos en el desarrollo de nuestra cultura e identidad nacionales.

Resulta fácil comprender cómo desde el triunfo mismo del primero de enero de 1959, y hasta nuestros días, la guerra de los Estados Unidos contra Cuba ha sido total. Hemos tenido que dedicar ingentes esfuerzos, cuadros y recursos vitales a los fines de la defensa, los que, en función de la construcción de una nueva sociedad, hubiesen resultado útiles y determinantes para el bienestar de todos los cubanos.

De la apreciación del conjunto de estos fenómenos, ataques y agresiones, los servicios de Seguridad, bajo la dirección revolucionaria, elaboraron una estrategia de trabajo ofensiva en la que se logró atacar en vez de esperar la agresión, como generalmente se había hecho. Nuestros agentes y oficiales debían —y así lo hicieron— penetrar los centros subversivos e ideológicos enemigos, las organizaciones terroristas y la fuerza operativa de la CIA responsabilizada con la agresión a Cuba para conocer los planes y después frustrarlos. Nacieron varias concepciones de trabajo, colocábamos a nuestros hombres en el campo visual enemigo para su reclutamiento y luego comenzábamos a manipular a sus oficiales y jefes hasta lograr en muchos casos obtener su colaboración inconsciente. Sin saberlo, se convertían en informantes. Pudimos caracterizarlos, conocerlos, obtener informaciones valiosas sobre sus complots, aliados, estructuras subversivas y así influir, desinformar y frustrar muchas de las acciones enemigas.

Se organizaron operaciones en América Latina, los Estados Unidos y Europa con idénticos propósitos. Oficiales y agentes de inteligencia y contrainteligencia actuaron conjuntamente de manera exitosa, excluyendo por supuesto, aquellas ocasiones dramáticas en las que lamentablemente no pudieron conocerse a tiempo los planes terroristas.

A las medidas y acciones de subversión político-ideológica opusimos —además de la penetración de nuestros agentes en sus estructuras — métodos novedosos, muchos inspirados en nuestras raíces culturales y apoyadas por los artistas y por los principales representantes de la intelectualidad revolucionaria. En aquellos años, hasta la música autóctona fue objeto de la subversión enemiga, pretendiendo minimizarla, descontextualizarla y finalmente desaparecerla. Muchas de las emisoras extranjeras, audibles en el territorio nacional y manipuladas por “especialistas en guerra psicológica” se sumaron a esac estrategia .[11] En estrecha coordinación con los organismos culturales del país, y como parte del programa cultural que la Revolución llevaba adelante, se organizaron seriales para la televisión, conciertos, recitales de poetas, bailables, exposiciones fotográficas y de pintura, proyecciones de películas, obras de teatro y otros eventos que coordinábamos con los organismos correspondientes, allí donde eran necesarios, por las complejidades político-operativas existentes en la región, lugar o grupo social.

Al finalizar el decenio, los resultados alcanzados por la Seguridad cubana eran visibles. Se frustraron numerosos operativos terroristas, fuera y dentro de Cuba, y se obtuvieron valiosas evidencias sobre las activid sobre las actividades de la guerra biológica, lo cual posibilitó su denuncia internacional. Igualmente, se organizó un sistema de enfrentamiento que adecuó nuestras organizaciones a las nuevas condiciones de la agresión impuestas por los Estados Unidos y sus centros subversivos. También se obtuvieron resultados en el descubrimiento y desmantelamiento de las actividades subversivas en el campo ideológico y político, colaborando en el aseguramiento al XI Festival de la Juventud y los Estudiantes y la VI Conferencia Cumbre de Países No Alineados. Los organismos de la Seguridad, bajo la dirección del Partido, actuaron firmemente impidiendo y desmantelando los planes y las acciones enemigas para deslucir o sabotear políticamente estos eventos. En 1979, en vísperas del XX aniversario de su fundación, la Seguridad cubana, en estrecha colaboración con el Instituto Cubano de Radio y Televisión (ICRT) y el Instituto Cubano de Arte e Industria Cinematográficos (ICAIC), presentaron la primera serie televisiva nacional “En silencio ha tenido que ser”, dedicada a divulgar la historia de los servicios de la Seguridad, de meritoria actuación y realización. Se narraron episodios trascendentes de aquellos años y se logró captar el más alto rating de teleaudiencia nacional y la simpatía de la juventud cubana.

[1] Citado por Blanche Wiesen Cook: The Declassified Eisenhower,Doubleday, Nueva York, 1981.

[2] Jon Ellison: Psy War on Cuba. The Declassified History of US Anti-Castro Propaganda, Ocean Press, Melbourne, 1999.

[3] Frances Stonor: La CIA y la Guerra Fría cultural, Editorial de Ciencias Sociales, La Habana, 2006.

[4] Operación Peter Pan: Organizada por la CIA y la jerarquía católica que entre los años 1961 y 1962 por medio del terror difundido desde los pulpitos, bolas, infundíos y rumores, logró aterrar a un sector de la población que sacó a sus hijos rumbo a los Estados Unidos. Se calcula que fueron más de quince mil niños los que viajaron por esa causa. Muchos jamás volvieron a encontrarse con sus padres.

[5] Ricardo Alarcón de Quesada: Presidente de la Asamblea Nacional del Poder Popular en Cuba.

[6] Ricardo Alarcón: “Prólogo” a La CIA y la Guerra Fría cultural, ed. cit.

[7] Este método fue utilizado ampliamente por el gobierno norteamericano en las décadas del cuarenta y del cincuenta, actuando bajo el auspicio de la recién estrenada CIA y del senador por Wisconsin Joseph McCarthy, presidente del Comité de Actividades Antinorteamericanas.

[8] Fidel Castro: “Discurso por el décimo aniversario del Ministerio del Interior”, La Habana, 6 de junio de 1971.

[9] En 1999, John Ellison incorporó nuevos materiales desclasificados por el gobierno de los Estados Unidos que muestran cómo la agresión psicológica y propagandística se había mantenido a lo largo de cincuenta años sobre Cuba y que incluía libros, periódicos, historietas, películas, panfletos y programas de radio y televisión. Véase su ob. cit.

[10] Documentos del gobierno de los Estados Unidos, encuestas e investigaciones realizadas allí entre 1990 y 1998, actualmente desclasificadas, demuestran, por ejemplo, que sólo un 1,5 % de los entrevistados decía haber visto en alguna ocasión la señal de TV Martí, y que sólo un 26 % escuchaba Radio Martí.

[11] Debe recordarse, por ejemplo, cómo  manejaban temas como “El son se fue de Cuba”.

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