Il capitalismo cubano

Omar Pérez Salomón http://lapupilainsomne.wordpress.com

Dante divise il suo Inferno in nove cerchi: pose al settimo i criminali, pose all’ottavo i ladri e pose al nono i traditori. Difficile dilemma quello che avrebbero i demoni a cercare un luogo adatto all’anima di questo uomo … se questo uomo avesse un’anima! 

 Fidel Castro, La storia mi assolverà

batista_altares247Pochi giorni ci separano dal commemorare il 56° anniversario del trionfo della Rivoluzione Cubana. Gran parte della popolazione del nostro paese è nata dopo tale data, quindi non hanno sofferto sulla loro carne le calamità generate da decenni di mal governo capitalista, aggravato dopo dal colpo di stato militare guidato da Fulgencio Batista, il 10 marzo 1952. L’obiettivo di questo lavoro è rappresentare con 56 fatti e dati concreti e scioccanti quell’altra Cuba, quella prima del 1959, che non dobbiamo cancellare dalla memoria per non farla tornare mai più. Sono presi dal libro ‘Perché la Rivoluzione cubana?’, pubblicato dalle Edizioni Capitan San Luis.

  1. Duecentomila famiglie contadine non avevano un pezzo di terra dove seminare verdure per i loro figli affamati, intanto,  rimanevano  incolte,  nelle mani di potenti interessi, circa trecentomila ettari di terreni produttivi.
  2. L’85% dei piccoli agricoltori cubani pagavano l’affitto e vivevano sotto la costante minaccia di esproprio delle loro parcelle.
  3. Più della metà dei migliori terreni produttivi erano in mani straniere.
  4. Un 90% delle capanne che esistevano nelle campagne cubane non possedevano energia elettrica, si illuminavano con petrolio.
  5. L’ 85% delle capanne nelle zone rurali mancavano di acqua corrente.
  6. Il 55% degli alloggi rurali erano privi di bagni e latrine.
  7. il 90% dei bambini delle zone rurali erano divorati dai parassiti.
  8. Il 14% dei lavoratori agricoli soffrivano di tubercolosi ed un 13% di tifo.
  9. La capitale del paese, con il 22% della popolazione, disponeva del 65% dei medici.
  10.  Il paese aveva 98 ospedali e un sistema di case di soccorso che praticamente solo offrivano servizi limitati di primo soccorso.
  11. Allora si aveva solo un ospedale rurale con appena 10 letti e nessun medico.
  12. Nel 1959 c’erano solo 2026 infermieri.
  13. Il 62% dei letti  ospedalieri erano a L’Avana.
  14. Non più dell’8% della popolazione delle aree rurali riceveva cure mediche gratuite.
  15. L’accesso agli ospedali di Stato, sempre pieni, era possibile solo grazie alla raccomandazione di un magnate politico che richiedeva all’infelice il suo voto e quelli dell’intera sua famiglia.
  16. La mortalità infantile superava i sessanta morti ogni mille nati vivi.
  17. La speranza di vita alla nascita arrivava solo a 58 anni.
  18. Il prezzo dei farmaci – c’erano più di 300 laboratori privati – si allontanava sempre più dalla popolazione.
  19. Nudità, miseria ed abbandono, questo era l’ospedale psichiatrico di Mazorra.
  20. Mazorra aveva allora 2000 posti letto, se così si potevano chiamare, per più di 6500 pazienti, vale a dire più di tre pazienti per letto.
  21. La maggior parte dei pazienti di Mazorra non avevano identità personale, con insufficiente o nessun trattamento che non fosse quello di essere incatenato ad un letto per sopportare le crisi, od il trattamento per coma insulinico o l’elettroshock.
  22. Nelle scuole pubbliche di ogni 100 bambini che s’iscrivevano solo 6 raggiungevano il sesto grado.
  23. L’istruzione media raggiungeva solo la metà della popolazione scolastica.
  24. L’ istruzione media e superiore era riservata ad una minoranza.
  25. Il 23,6% della popolazione maggiore di 10 anni era analfabeta e c’erano più di un milione di persone che non sapevano leggere e scrivere.
  26. Il 45% dei bambini di età tra i 6 e i 14 anni non frequentavano le scuole.
  27. Si avevano più di mezzo milione di bambini senza scuole.
  28. Paradossalmente oltre diecimila insegnanti erano disoccupati.
  29. Il 30% dei contadini non sapeva firmare.
  30. Il 99% dei contadini non conosceva la storia di Cuba.
  31. Decine di migliaia di bambini erano obbligati a lavorare per alleviare la fame nelle loro case.
  32. Nel 1953 solo il 51,5% della popolazione in età lavorativa godeva di un posto di lavoro. Tre anni dopo la situazione era peggiore.
  33. Una piccolissima percentuale di contadini che tagliava la canna durante la zafra (raccolta ndt), partecipava ai lavori di semina con salari da fame.
  34. Migliaia di famiglie abbandonavano le loro case per vagare disperate per i bateyes (comunità rurali ndt) e villaggi vicini in cerca di pane e di lavoro.
  35. Le città erano invase da intere famiglie che portavano la disperazione scolpita negli occhi.
  36. Per migliaia di giovani che raggiungevano l’età lavorativa, le prospettive di occupazione erano molte remote, indipendentemente dalle loro condizioni e preparazione. Più di diecimila professionisti uscivano dalle aule, con i loro titoli, e non avevano lavoro.
  37. Nel porto dell’Avana solo due ogni otto lavoratori ottenevano lavoro ogni giorno. Il resto doveva stare a braccia incrociate senza guadagnare un centesimo.
  38. Nel 1953 erano senza lavoro un milione di persone, più disoccupati che in Francia e Italia, che avevano una popolazione superiore di otto volte a quella di Cuba.
  39. In tutti i luoghi di lavoro parassitava almeno uno strozzino, pronto a servire per qualsiasi necessità finanziaria.
  40. Se vi si ammalava un figlio o moriva un parente e non avevi i soldi per far fronte alla situazione, la cosa più probabile era che si ricorresse ad uno strozzino.
  41. Se si chiedeva in prestito 50 pesos ad uno strozzino, ogni mese bisognava pagare una tassa di 10 (il 20%), il debitore poteva stare anni interi liquidando 10 pesos mensili, senza smettere di dovere i 50 originali.
  42. Mai nella storia si vide un sostegno statale al gioco come quello che si vide nella Cuba di Batista. Lo stesso Stato era il sostenitore principale del vizio, e sosteneva la Lotteria Nazionale ed il gioco illecito.
  43. Gli incassi del gioco arrivarono a penetrare il Palazzo Presidenziale. Batista controllò gli incassi per determinati giochi e scommesse clandestine illegali, ricevendo circa 730.000 pesos mensile per questo.
  44. I cubani spendevano circa 100 milioni di pesos – secondo la stima più conservativa – nel gioco della charada, bolita (tipi di lotteria ndt) e nei biglietti della lotteria.
  45. L’Avana aveva più di mille sportelli per puntare e si effettuavano oltre un centinaio di tiri, ogni giorno, di bolitas.
  46. Gli operai, impiegati, professionisti, imprenditori e redditieri che giocavano cedevano volontariamente una parte dei loro ingressi a favore degli organizzatori e manutentori del sistema.
  47. La miseria dormiva e moriva nei portoni, all’aperto nei parchi, su lenzuola di vecchi giornali. Nelle città, tra cui L’Avana, si poteva trovare quadri di mendicità in ogni angolo, in ogni portone.
  48. Non c’era sistema di assistenza sociale. L’assicurazione per malattia non è mai esistita e le sue istituzioni avevano un grande deficit finanziario.
  49. Società straniere, come la Cuban Telephone Company ottenevano rilevanti ingressi a spese della cittadinanza cubana.
  50. Tutti i contratti per le opere pubbliche li concedeva Batista, in persona, e le commissioni che ricavava dai contrattisti erano circa il 35% del valore totale del contratto.
  51. Nel 1956 la dittatura di Fulgencio Batista sopprime lo scarso sostegno finanziario al Balletto di Cuba, e apriva ad Alicia Alonso un fascicolo nel Bureau di Repressione delle Attività Comuniste (BRAC) e nel Servizio d’Intelligence Militare (SIM), due degli organi più repressivi del governo.
  52. La gioventù universitaria sollevò una forte protesta contro la dittatura che pagò con la vita ed il sangue generoso. Si lottò duramente contro le forze repressive dell’esercito. Il risultato fu teste rotte, braccia fratturate, camicie macchiate di sangue e la morte di molti giovani del popolo.
  53. Apparivano cadaveri gettati in numero sempre maggiore, nei campi deserti, sul ciglio delle strade, appesi agli alberi o semplicemente abbandonati, con segni di torture, in qualsiasi luogo pubblico. Centinaia di loro sarebbero stati sepolti senza un certificato di morte.
  54. Alcune vittime della repressione del regime di Batista rimanevano  nei frigoriferi dell’obitorio per  diverse settimane, per essere dopo sepolti in una fossa speciale nel cimitero di Colon, nel gruppo degli sconosciuti.
  55. Cuba visse un clima di terrore, come mai prima nella sua storia repubblicana. Strumenti per strappare occhi, unghie, pungoli elettrici, fruste, bastoni per rompere le ossa, tutto un arsenale del crimine, che dimostrava la barbarie inaudita degli uomini che servirono Batista.
  56. Il governo degli Stati Uniti realizzava  importanti consegne di armi e materiale militare alla dittatura di Batista per reprimere il popolo cubano.

El capitalismo cubano

 Omar Pérez Salomón

Dante dividió su infierno en nueve círculos: puso en el séptimo a los criminales, puso en el octavo a los ladrones y puso en el noveno a los traidores. ¡Duro dilema el que tendrían los demonios para buscar un sitio adecuado al alma de este hombre… si este hombre tuviera alma!
Fidel Castro, La historia me absolverá

Apenas nos separan unos días para conmemorar el aniversario 56 del triunfo de la Revolución Cubana. Una buena parte de la población de nuestro país nació posterior a esta fecha, por tanto no padecieron en carne propia las calamidades generadas por decenas de años de desgobierno capitalista, agudizadas después del golpe militar liderado por Fulgencio Batista el 10 de marzo de 1952. El objetivo de este trabajo es graficar con 56 hechos y datos concretos e impactantes esa otra Cuba, anterior a 1959, que no debemos borrar de la memoria para que jamás vuelva. Los mismos son tomados del libro ¿Por qué la Revolución Cubana?, publicado por la Editorial Capitán San Luis.

1. Doscientas mil familias campesinas no tenían un pedazo de tierra donde sembrar unas viandas para sus hambrientos hijos y, en cambio, permanecían sin cultivar, en manos de poderosos intereses, cerca de trescientas mil caballerías de tierras productivas.

2. El 85% de los pequeños agricultores cubanos estaban pagando renta y vivían bajo la perenne amenaza de despojo de sus parcelas.

3. Más de la mitad de las mejores tierras de producción cultivadas estaban en manos extranjeras.

4. Un 90% de los bohíos que existían en el campo cubano no disponían de luz eléctrica, se alumbraban con luz brillante.

5. El 85% de los bohíos en las zonas rurales carecía de agua corriente.

6. El 55% de las viviendas campesinas carecían de inodoros y letrina.

7. El 90% de los niños del campo estaban devorados por parásitos.

8. El 14% de los obreros agrícolas padecían de tuberculosis y un 13% de tifoidea.

9. La capital del país, con el 22% de la población, disponía del 65% de los médicos.

10. El país contaba con 98 hospitales y un sistema de casas de socorro que prácticamente solo ofrecían servicios limitados de primeros auxilios.

11. Solamente había entonces un hospital rural con apenas 10 camas y sin médico.

12. En 1959 existían solamente 2026 enfermeras.

13. El 62% de las camas hospitalarias se encontraban en La Habana.

14. No más del 8% de la población de las áreas rurales recibía atención médica gratuita.

15. El acceso a los hospitales del Estado, siempre repletos, solo era posible mediante la recomendación de un magnate político que le exigía al desdichado su voto y el de toda su familia.

16. La mortalidad infantil superaba los sesenta fallecidos por mil nacidos vivos.

17. La esperanza de vida al nacer apenas llegaba a los 58 años.

18. El precio de las medicinas – había más de 300 laboratorios privados – se alejaba cada vez más de la población.

19. Desnudez, miseria y abandono, eso era el hospital psiquiátrico de Mazorra.

20. Mazorra tenía entonces 2 mil camas, si es que así podía llamárseles, para más de 6 500 pacientes, es decir, más de tres pacientes por cama.

21. La mayoría de los pacientes de Mazorra no tenían identidad personal, con insuficiente o ningún tratamiento que no fuera el de estar encadenado en una cama para soportar las crisis, o el tratamiento por coma insulínico o el electroshock.

22. En las escuelas públicas de cada 100 niños que matriculaban solo 6 llegaban al sexto grado.

23. La enseñanza media llegaba solo a la mitad de la población escolar.

24. La enseñanza media y superior estaba reservada para una minoría.

25. El 23,6% de la población mayor de 10 años era analfabeta y existían más de un millón de personas que no sabían leer y escribir.

26. El 45% de los niños de 6 a 14 años no asistían a las escuelas.

27. Habían más de medio millón de niños sin escuelas.

28. Paradójicamente más de diez mil maestros estaban desempleados.

29. El 30% de los campesinos no sabían firmar.

30. El 99% de los campesinos no sabían historia de Cuba.

31. Decenas de miles de niños estaban obligados a trabajar para paliar el hambre en sus casas.

32. En 1953 solo el 51,5% de la población en edad activa disfrutaba de un puesto de trabajo. Tres años después la situación era peor.

33. Un por ciento muy bajo de los campesinos que cortaban la caña durante la zafra, tomaban parte en las labores de siembra bajo un precio de hambre.

34. Miles de familias abandonaban sus hogares para vagar desesperadas por los bateyes y pueblos cercanos en busca de pan y trabajo.

35. Las ciudades eran invadidas por familias enteras que traían la desesperación cincelada en los ojos.

36. Para miles de jóvenes que arribaban a la edad laboral, las perspectivas de encontrar trabajo eran muy remotas, cualesquiera que fueran sus condiciones y preparación. Más de diez mil profesionales salían de las aulas con sus títulos y no tenían trabajo.

37. En el puerto de La Habana solo dos de cada ocho obreros obtenían trabajo cada día. El resto tenían que permanecer cruzado de brazos sin ganar un centavo.

38. En 1953 se encontraban sin trabajo un millón de personas, más desocupados que Francia e Italia que tenían una población superior ocho veces a la de Cuba.

39. En todos los centros de trabajo parasitaba por lo menos un garrotero, presto a servirle en cualquier necesidad económica.

40. Si a usted se le enfermaba un hijo o se le moría un pariente y no tenía dinero para enfrentar la situación, lo más probable es que recurriera al garrotero.

41. Si le pedía prestados 50 pesos a un garrotero, todos los meses debía pagarle una tasa de 10 (el 20%), el deudor podía estar años enteros liquidando 10 pesos mensuales sin dejar de deber los 50 originales.

42. Jamás en la historia se vio un auspiciamiento estatal al juego como el que se vio en la Cuba de Batista. El propio Estado era el impulsor principal del vicio, y sostenía la Lotería Nacional y el juego ilícito.

43. Las recaudaciones del juego llegó a penetrar al Palacio Presidencial. Batista controló las recaudaciones por concepto de juegos y apuestas clandestinas ilegales, recibiendo alrededor de 730 000 pesos mensuales por ello.

44. Los cubanos gastaban alrededor de 100 millones de pesos – según el estimado más conservador – en el juego de la charada, la bolita y los billetes de la lotería.

45. En La Habana había más de mil vidrieras de apuntaciones y se efectuaban más de cien tiros diarios de bolitas.

46. Los obreros, empleados, profesionales, empresarios y rentistas que jugaban cedían voluntariamente una parte de sus ingresos a favor de los organizadores y mantenedores del sistema.

47. La miseria dormía y moría en los portales, en la intemperie de los parques, sobre sábanas de periódicos viejos. En las ciudades, incluida La Habana, podían encontrarse cuadros de mendicidad en cualquier esquina, en cualquier portal.

48. No existía un sistema de asistencia social. El seguro de enfermedad nunca existió y sus instituciones tenían un gran déficit financiero.

49. Empresas extranjeras como la Cuban Telephone Company obtenían jugosos ingresos a costa de la ciudadanía cubana.

50. Todos los contratos de obras públicas los otorgaba Batista, en persona, y las comisiones que les cobraba a los contratistas eran aproximadamente el 35% sobre el valor total del contrato.

51. En 1956 la dictadura de Fulgencio Batista suprime el escaso apoyo financiero al Ballet de Cuba, y le inicia a Alicia Alonso un expediente en el Buró de Represiones de Actividades Comunistas (BRAC) y en el Servicio de Inteligencia Militar (SIM), dos de los órganos más represivos del gobierno.

52. La juventud universitaria alzó su protesta enérgica contra la dictadura y lo pagó con vida y sangre generosa. Se peleó duro contra los cuerpos represivos del ejército. El resultado fue cabezas rotas, brazos fracturados, camisas manchadas de sangre y la muerte de muchos jóvenes del pueblo.

53. Aparecían cadáveres tirados cada vez en cifras más numerosas, en campos desiertos, al borde de las carreteras, colgados de los árboles o simplemente abandonados, con huellas de torturas, en cualquier lugar público. Cientos de ellos serían enterrados sin acta de defunción.

54. Algunas víctimas de la represión del régimen de Batista permanecían en las neveras del Necrocomio por espacio de varias semanas, más tarde se enterraban en una fosa especial en el cementerio de Colón, en el grupo de los desconocidos.

55. Cuba vivió un clima de terror como nunca antes en su historia republicana. Instrumentos para sacar ojos, uñas, picanas eléctricas, fustas, palos para romper huesos, todo un arsenal del crimen, que demostraba la barbarie inaudita de los hombres que sirvieron a Batista.

56. El gobierno de los Estados Unidos realizaba importantes entregas de armas y equipos militares a la dictadura batistiana para reprimir al pueblo cubano.

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