America Latina: si estende l’ombra della NATO

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A partire da un riaggiustamento di forze e da un declivio civilizzatore, diversi assi regionali hanno creato organismi come l’Organizzazione del Trattato per la Sicurezza Collettiva (CSTO) sotto la guida della Russia e dei paesi alleati dell’Asia centrale, inoltre si è rafforzata l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (OCS) mentre le forze armate russe e cinesi sono state modernizzate e sono stati creati assi economici come l’Unione Economica Eurasiatica (UEE) e il BRICS (Brasile-Russia-India-Cina-Sud Africa).

Questa comparsa di poli di potere geopolitico è stato accompagnato da posizioni lontane dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), un’alleanza militare composta da 30 paesi, che ha cercato un re-impulso dopo aver perso influenza nell’Asia occidentale, dove Russia e Cina già discutono apertamente della leadership della regione dopo i conflitti in Afghanistan, Iraq, Libia e Siria.

Questo è stata considerata una minaccia per l’egemonia globale USA e gli interessi delle grandi transnazionali, soprattutto in Eurasia, dove è stata alimentata una crisi che coinvolge l’Ucraina e si cerca di indebolire la Russia attraverso il logoramento militare e migliaia di misure coercitive unilaterali accompagnate dall’Europa Unione (UE).

LA NATO COME OMBRA CHE NON VA VIA

Il dominio di Washington, quindi, nell’asse euro-atlantico sull’America Latina, non è aumentato in maniera lineare, a causa di particolarità regionali come l’arrivo di governi progressisti o nazionalisti, di quelli che, dopo essere stati considerati “minacce” o “preoccupanti”, sono stati attaccati attraverso colpi di stato parlamentari, in alcuni casi, guerre sovversive, conflitti interni attraverso fronti di opposizione inoculati a tale scopo o interventi diretti per ottenere cambi di regime favorevoli all’egemonia occidentale.

Alcuni autori ritengono (PDF) che il declino dell’egemonia nella regione sia dovuto a:

/La mancanza di attenzione USA per la regione,

/la rinnovata ricerca di autonomia dei paesi sudamericani e

/la sfida presentata da attori extra emisferici come Russia, Cina o Iran.

L’ombra della partecipazione diretta o indiretta della (presumibilmente lontana) NATO non ha mai lasciato la regione  latino-caraibica, soprattutto perché la creazione di una crisi continua è una permanente invocazione del suo Concetto Strategico: “dove sono in pericolo gli interessi dei suoi membri”.

Alcuni dati geostorici permettono di sapere perché la suddetta ombra permane:

-Colombia, il cui establishment militare è considerato un “esportatore di sicurezza” dal Comando Sud (Southcom), ha sette basi militari USA da cui è possibile accedere ai confini terrestri di Venezuela, Brasile (principale alleato extra NATO dal 2019), Perù, Ecuador e Panama. Ha anche un confine marittimo con Costa Rica, Nicaragua, Honduras, Giamaica, Haiti e Repubblica Dominicana.

-Secondo l’ultimo rapporto del Dipartimento della Difesa USA, nella regione hanno una partecipazione militare in Stati come Portorico (con basi della Forza Navale, Forza Armata e Forza Aerea), Aruba, Costarica, El Salvador, Cuba (Guantánamo), Honduras, Perù e Colombia, tra gli altri.

-Nelle acque territoriali argentine e nelle isole Malvinas, usurpate dal Regno Unito, è presente la NATO ed è la testa militare del sistema formato dalle isole di Sant’Elena e Tristan Da Cunha.

-Il Regno Unito sta formando un “triangolo strategico di controllo” dell’estremo sud del Sud America (Patagonia Argentina e Patagonia cilena), composto da Punta Arenas (Cile), Puerto Argentino (Malvinas, Argentina, usurpata dall’Inghilterra) e Montevideo (Uruguay). Mentre da San Pedro/Georgias, a sud delle Malvinas, operano sottomarini nucleari.

-Guadalupa e Martinica sono stati utilizzati come scali durante la guerra delle Malvinas e l’invasione di Grenada; inoltre, Francia e USA organizzano regolarmente manovre militari congiunte nella regione.

-Nel 1997, l’Alleanza ha concesso all’Argentina lo status di Grande Alleato extra-NATO per aver inviato navi da guerra nel Golfo Persico, nel 1991, e per la sua partecipazione alle operazioni di mantenimento della pace durante il governo neoliberale di Carlos Menem.

-Argentina e Cile hanno sostenuto l’Organizzazione Atlantica nel 1999 per “garantire la sicurezza” in Bosnia ed Erzegovina. In Kosovo, l’Argentina ha collaborato nell’ambito dell’accordo di pace imposto alla Serbia e ha fatto parte di una Forza Strategica di Riserva del blocco militare del Nord Atlantico per i Balcani.

-El Salvador ha contribuito con alcuni effettivi alle truppe d’invasione del blocco militare in Afghanistan.

-Brasile, Colombia, El Salvador e Messico hanno partecipato, come osservatori, all’esercitazione Trident Juncture 15, una delle più grandi svolte dall’alleanza atlantica, alla fine del 2015.

-La NATO è presente nella regione attraverso operazioni ed esercitazioni con il Regno Unito, Canada, Francia e Paesi Bassi nei programmi di Assistenza Umanitaria e Soccorso in Casi di Disastro (HA/DR). Un esempio di ciò è stata la risposta congiunta dopo il terremoto di Haiti.

-La dottrina NATO è stata utilizzata in un addestramento segreto della Forza Aerea Boliviana, svolto nel gennaio 2021, e chiamato Esercizio Operativo Combinato Non Convenzionale che è stato denominato Libertad.

UN IMPULSO CHE È ANCHE ECONOMICO

Anche quando dall’interno e dall’esterno della regione si riconosce la povertà e la disuguaglianza come cause della violenza, la visione del Nord Globale, incarnata negli USA e nei suoi alleati, non si è necessariamente tradotto nella raccomandazione di politiche sociali per risolvere dette questioni in forma strutturale.

Il predominio è stato anche nell’ambito economico, da qui si è imposto l’egemonia del dollaro mediata dagli Accordi di Libero Scambio (ALS) con Cile, Colombia, Perù e Repubblica Dominicana-America Centrale. Combinati con riforme neoliberali, questi trattati hanno costituito una forte base ideologica affinché, nel 2009, si creasse l’Iniziativa dell’Arco del Pacifico.

Tra il 2000 e il 2013 lo scambio commerciale tra Cina e America Latina si è moltiplicato fino a 22 volte, generando fonti di finanziamento senza pretese ideologiche. Gli investimenti si sono concentrati in Argentina, Brasile, Ecuador e Venezuela. Per fermare questa avanzata, gli USA hanno guidato i negoziati sull’ Associazione Multilaterale Transpacifica (TPP) che includeva Cile, Perù e Messico.

Nell’ambito finanziaria, i paesi dell’America Latina dipendono dal dollaro e la politica monetaria USA ha un impatto significativo sui risultati finanziari dei suoi vicini.

Sebbene fosse importante per i cinesi mantenere le loro intenzioni pacifiche in America Latina e nei Caraibi e negare l’esistenza di ambizioni geopolitiche per gli USA, era importante influire sull’azione cinese nell’emisfero occidentale. Insieme alla Russia, il Paese asiatico si convertirebbe in una sfida per Washington per la sua possibilità di offrire modelli alternativi e associazioni alla regione.

Il successo del modello di sviluppo cinese ed i prestiti concessi ai paesi della regione hanno permesso adottare politiche economiche che si discostano dal neoliberalismo e la Russia è diventata un’alternativa in tema di energia e difesa.

MILITARIZZAZIONE DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI

Se qualcosa ha segnato gli ultimi anni del riavvicinamento della NATO alla regione, attraverso il Comando Sud USA è l’aumento dell’influenza militare in questioni di politica estera. Ciò si è intensificato dopo l’11 settembre 2001, quando le élite corporative hanno optato per la guerra al terrorismo che ha inglobato il crimine organizzato transnazionale ed il traffico di droga.

Il dispiegamento militare nella regione ha avuto come fattore chiave la posizione di Washington riguardo al narcotraffico e ai gruppi insurrezionali, considerando la droga un problema di sicurezza e non sociale o sanitario. Ciò ha consentito l’interazione tra i militari della regione e quelli USA e l’ampliamento del modello repressivo per affrontare il traffico, ciò che si è riflesso in abbondanti aiuti militari alla Colombia al punto da occupare il sesto posto tra i 10 principali paesi che hanno ricevuto assistenza tra il 2000 e il 2016.

Anche Cile, Perù e Paraguay erano relativamente allineati con gli USA sui temi della difesa, mentre il rapporto con il Brasile era ambiguo. Anche così, nel 2010 sono stati firmati l’Accordo di Cooperazione in materia di Difesa (DCA) e l’Accordo Generale sulla Sicurezza dell’Informazione Militare (GSOMIA).

Oltre al fulcro dell’attenzione situato nelle Ande (Colombia ed Ecuador), c’è la Triplice Frontiera tra Argentina, Brasile e Paraguay, dove Southcom ha dichiarato di aver individuato fonti di finanziamento di “organizzazioni terroristiche” con sede in Medio Oriente, citando Hezbollah e Hamas. Per contrastare questa presunta minaccia, è stato creato un meccanismo multilaterale chiamato 3+1 con i tre paesi sudamericani e gli USA.

Diversi comandanti del Southcom hanno indicato come “punti di preoccupazione” l’aumento della cooperazione su questioni militari tra Russia, Cina e Iran e la loro vicinanza a governi popolari come Venezuela, Bolivia ed Ecuador, che è percepito come una fonte di sostegno per detti governi a scapito dell’influenza regionale USA. Tuttavia, ci si chiede quale sia stata la reale portata della partecipazione militare cinese e russo nella regione.

I contatti militari tra Cina e l’America Latina sono limitati e la componente principale della relazione è legata all’economia e alla crescita di un mondo multicentrico e multipolare. Anche se c’è stato un aumento delle esportazioni di sistemi d’arma cinesi verso il Sud America che, sebbene in forma discreta, non si è avvicinato al volume di armi esportate dai paesi della NATO. La Russia è infatti diventata un attore importante in quest’area, soprattutto dal 2005, poiché ha esportato armi non solo in Venezuela, bensì anche in Colombia, Ecuador, Uruguay e Perù, in piccola scala.

Dal canto suo, la Colombia importava armi, soprattutto da USA e Argentina, mentre il Brasile aveva una lista di fornitori più diversificata.

COLOMBIA, IL “PIVOT” (PERNO) DEL FALCONIERE BELLICISTA

Lo scorso aprile, nel quadro di una visita ufficiale del presidente uscente Iván Duque a Washington, il suo omologo USA, Joe Biden, ha affermato che la Colombia era il “pivot” dell’emisfero sud ed ha confermato la sua incorporazione come alleato extra nell’Alleanza attraverso una lettera ai presidenti di entrambe le camere del Congresso, esprimendo: “Notifico la mia intenzione di designare la Colombia come Alleato Importante fuori della NATO. Faccio questa designazione in riconoscimento dell’importanza delle relazioni tra USA e Colombia e dei contributi cruciali della Colombia alla sicurezza regionale e internazionale”.

In questo modo la Colombia:

*Potrà accedere al materiale bellico USA, il che è già un dato di fatto da decenni.

*Ricevere prestiti per acquistare attrezzature militari e di ricerca.

*Riceverebbe vantaggi per acquisire tecnologia spaziale.

*Potrebbe partecipare ad operazioni congiunte con il Dipartimento della Difesa USA.

Ciascun socio sviluppa un Programma di Cooperazione di Associazione Individuale (IPCP). Quello della Colombia consta di aree prioritarie quali: cybersecurity; sicurezza marittima e terrorismo e suoi legami con la criminalità organizzata; sicurezza umana; e rafforzare le capacità delle forze armate colombiane.

Legandosi ad un’alleanza chiaramente bellica, lo Stato colombiano infrange la dichiarazione dell’Avana, del 2014, in cui la CELAC ha dichiarato la regione latino caraibica “zona di pace” ed ha aperto la strada a qualsiasi manovra della NATO sia dalle sue coste che dai suoi confini terrestri.

Diversi dirigenti politici e sociali come Evo Morales hanno denunciato l’effetto destabilizzante dell’avanzata dell’alleanza nella regione, proprio per la sua natura bellica.

Nel 2018, il Brasile aveva 334000 militari attivi, la Colombia 200000 e l’Argentina  51000. L’alleanza ha 3,5 milioni di attivi tra personale militare e civile. Secondo il centro studi CELAG solo Brasile e Colombia apporterebbero più risorse alla NATO che i membri europei annessi negli anni ’90 (Macedonia del Nord, Montenegro, Albania, Croazia, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca e Ungheria). L’Argentina ha attività simili a quelli di Bulgaria (24800) e Repubblica Ceca (25000) messe insieme.

CORSA ALL’ARMARSI E SUPREMATISMO CONTRO L’UNITÀ

Il dogma della supremazia armata resta alla base del modello USA per la propria politica estera. In tal modo alimenta gli interessi del complesso industriale-militare, con un paradigma che ricircola tra scuole, media e centri studi.

Dato il sostegno illimitato del blocco euro-atlantico alle fazioni neonaziste nell’Europa orientale e il precedente di sostegno a settori islamisti che hanno scatenato il caos in Siria, Libia e Iraq, è imminente il pericolo che aleggia sulla regione latino-caraibica.

Non si tratta solo di un tentativo di recuperare una sfera di influenza e di risorse da parte dell’asse euro-atlantico, bensì di evitare ogni accenno di possibile unità strategica in una regione che possa costituire un polo di potere geoeconomico forte che farebbe da contrappeso all’attuale legge dell’imbuto globale.


¿SE EXTIENDE LA SOMBRA DE LA OTAN EN AMÉRICA LATINA Y EL CARIBE?

A partir de un reacomodo de fuerzas y de un declive civilizatorio, distintos ejes regionales han creado organismos como la Organización del Tratado de Seguridad Colectiva (OTSC) bajo el liderazgo de Rusia y países aliados centroasiáticos, además se ha fortalecido la Organización de Cooperación de Shanghái (OCS) a la vez que han sido modernizadas las Fuerzas Armadas rusas y chinas y se crearon ejes económicos como la Unión Económica Euroasiática (UEE) y el BRICS (Brasil-Rusia-India-China-Sudáfrica).

Este surgimiento de polos de poder geopolítico ha estado acompañado de posiciones alejadas de la Organización del Tratado del Atlántico Norte (OTAN), una alianza militar conformada por 30 países, que ha buscado un reimpulso luego de que perdiera la influencia en Asia Occidental, donde Rusia y China ya discuten abiertamente el liderazgo de la región tras los conflictos en Afganistán, Irak, Libia y Siria.

Esto ha sido considerado amenazante para la hegemonía global estadounidense y los intereses de las grandes transnacionales, sobre todo en Eurasia, donde se ha alentado una crisis que involucra a Ucrania y se busca debilitar a Rusia mediante el desgaste militar y miles de medidas coercitivas unilaterales acompañadas por la Unión Europea (UE).

LA OTAN COMO SOMBRA QUE NO SE VA

El dominio de Washington, por ende, en el eje euroatlántico sobre América Latina, no ha incrementado de manera lineal debido a particularidades regionales como la llegada de gobiernos progresistas o nacionalistas, de esos que, luego de ser considerados “amenazas” o “preocupantes”, han sido atacados mediante golpes de Estado parlamentarios en algunos casos, guerra subversiva, conflictos internos a través de frentes de oposición inoculados para ese fin, o intervenciones directas para lograr cambios de régimen favorables a la hegemonía occidental.

Algunos autores consideran (PDF) que el declive de la hegemonía en la región se debe a:

La falta de atención de Estados Unidos a la región,

la renovada búsqueda de autonomía de los países sudamericanos y

el desafío que presentan los actores extra-hemisféricos como Rusia, China o Irán.

La sombra de la participación directa o indirecta de la (supuestamente lejana) OTAN nunca se ha ido de la región latinocaribeña, sobre todo porque la creación de crisis continua es una permanente invocación de su Concepto Estratégico: “donde peligren los intereses de sus miembros”.

Algunos datos geohistóricos permiten conocer cómo es que la mencionada sombra permanece:

Colombia, cuyo estamento militar considerado “exportador de seguridad” por el Comando Sur (Southcom), posee siete bases militares estadounidenses desde donde se puede acceder a las fronteras terrestres de Venezuela, Brasil (aliado principal extra-OTAN desde 2019), Perú, Ecuador y Panamá. También tiene frontera marítima con Costa Rica, Nicaragua, Honduras, Jamaica, Haití y República Dominicana.

Según el último reporte del Departamento de Defensa de Estados Unidos, en la región cuentan con participación militar en Estados como Puerto Rico (con bases de la Naval, la Armada y la Fuerza Aérea), Aruba, Costa Rica, El Salvador, Cuba (Guantánamo), Honduras, Perú y Colombia, entre otros.

En las aguas territoriales argentinas y en las islas Malvinas, que fueron usurpadas por el Reino Unido, hay presencia de la OTAN y es la cabecera militar del sistema integrado por las islas de Santa Helena y Tristan Da Cunha.

Reino Unido está conformando por un “triángulo estratégico de control” del extremo sur de Sudamérica (la Patagonia Argentina y la Patagonia Chilena), integrado por Punta Arenas (Chile), Puerto Argentino (Malvinas, Argentina, usurpada por Inglaterra) y Montevideo (Uruguay). Mientras que desde San Pedro/Georgias, al sur de Malvinas, operan submarinos nucleares.

Guadalupe y Martinica se utilizaron como escala durante la Guerra de las Malvinas y la invasión a Granada; además, Francia y Estados Unidos organizan regularmente maniobras militares conjuntas en la región.

En 1997, la Alianza otorgó a Argentina el estatus de Gran Aliado extra-OTAN por haber enviado naves de guerra al Golfo Pérsico en 1991 y por su participación en las operaciones de mantenimiento de la paz durante el gobierno neoliberal de Carlos Menem.

Argentina y Chile apoyaron a la Organización Atlántica en 1999 para “garantizar la seguridad” en Bosnia y Herzegovina. En Kosovo, Argentina colaboró en el marco del acuerdo de paz impuesto a Serbia y formó parte de una Fuerza Estratégica de Reserva del bloque militar noratlántico para los Balcanes.

El Salvador aportó algunos efectivos a las tropas invasoras del bloque militar en Afganistán.

Brasil, Colombia, El Salvador y México participaron como observadores en el ejercicio Trident Juncture 15, uno de los más grandes realizados por la alianza atlántica, a finales de 2015.

La OTAN tiene presencia en la región a través de operaciones y ejercicios con el Reino Unido, Canadá, Francia y los Países Bajos en programas de Asistencia Humanitaria y Socorro en Casos de Desastre (HA/DR). Un ejemplo de esto fue la respuesta conjunta tras el terremoto en Haití.

La doctrina OTAN se utilizó en un adiestramiento secreto de la Fuerza Aérea Boliviana realizado en enero de 2021 y llamado Ejercicio Operativo Combinado No Convencional que fue denominado Libertad.

UN PULSO QUE ES TAMBIÉN ECONÓMICO

Aun cuando desde dentro y fuera de la región se reconoce a la pobreza y la desigualdad como causas de la violencia, la visión del Norte Global, encarnado en Estados Unidos y sus aliados, no se tradujo necesariamente en la recomendación de políticas sociales para resolver dichas cuestiones de forma estructural.

El predominio ha sido también en lo económico, de allí que se haya impuesto la hegemonía del dólar mediada por Tratados de Libre Comercio (TLC) con Chile, Colombia, Perú y República Dominicana-Centroamérica. Combinados con reformas neoliberales, dichos tratados constituyeron una base ideológica fuerte para que en 2009 se creara la Iniciativa del Arco del Pacífico.

Entre 2000 y 2013 se multiplicó hasta 22 veces el intercambio comercial entre China y Latinoamérica, lo que generó fuentes de financiamiento sin exigencias ideológicas. Las inversiones se concentraron en Argentina, Brasil, Ecuador y Venezuela. Para detener este avance, Estados Unidos encabezó las negociaciones sobre la Asociación Transpacífica Multilateral (TPP) que incluía a Chile, Perú y México.

En el ámbito financiero, los países latinoamericanos dependen del dólar y la política monetaria estadounidense tiene un impacto significativo en los resultados financieros de sus vecinos.

Mientras, para los chinos, era importante mantener sus intenciones pacíficas en América Latina y el Caribe y negar la existencia de ambiciones geopolíticas para Estados Unidos era importante influir en la acción china en el hemisferio occidental. Junto a Rusia, el país asiático se convertiría en un reto para Washington por su posibilidad de ofrecer modelos alternativos y asociaciones a la región.

El éxito del modelo de desarrollo chino y los préstamos concedidos a los países de la región han permitido adoptar políticas económicas que se apartan del neoliberalismo y Rusia se ha convertido en una alternativa en temas de energía y defensa.

MILITARIZACIÓN DE LAS RELACIONES INTERNACIONALES

Si algo ha marcado los últimos años de acercamiento de la OTAN a la región, por medio del Comando Sur de Estados Unidos, es el aumento de la influencia militar en cuestiones de política exterior. Esto se intensificó luego del 11S2001 cuando las élites corporativas optaron por la guerra contra el terrorismo que englobó al crimen organizado transnacional y el tráfico de drogas.

El despliegue militar en la región tuvo como factor clave la posición de Washington respecto al narcotráfico y la insurgencia al considerar las drogas como un problema de seguridad y no social o de salud. Esto permitió la interacción entre militares de la región y de Estados Unidos y la amplificación del modelo represivo para enfrentar el tráfico, lo que se reflejó en ayuda militar abundante a Colombia al punto en que ha llegado a ocupar el sexto lugar entre los 10 principales países que recibieron asistencia entre 2000 y 2016.

Chile, Perú y Paraguay también estaban relativamente alineados con Estados Unidos en temas de Defensa, mientras la relación con Brasil era ambigua. Aun así, en 2010 se firmaron el Acuerdo de Cooperación en materia de Defensa (DCA, sus siglas en inglés) y el Acuerdo General de Seguridad de la Información Militar (GSOMIA, sus siglas en inglés).

Además del foco de atención ubicado en los Andes (Colombia y Ecuador), está la Triple Frontera entre Argentina, Brasil y Paraguay, en donde el Southcom manifestó haber identificado fuentes de financiación de “organizaciones terroristas” basadas en Oriente Medio, mencionando a Hezbolá y Hamás. Para contrarrestar esta supuesta amenaza se creó un mecanismo multilateral denominado 3+1 con los tres países sudamericanos y Estados Unidos.

Varios comandantes del Southcom señalaron como “puntos de preocupación” el aumento de la cooperación en cuestiones militares entre Rusia, China e Irán y su proximidad con gobiernos populares como Venezuela, Bolivia y Ecuador, lo que es percibido como una fuente de apoyo a dichos gobiernos, en detrimento de la influencia regional de Estados Unidos. Sin embargo, cabe preguntarse cuál era el alcance real de la participación militar china y rusa en la región.

Los contactos militares entre China y América Latina son limitados y el componente principal en la relación está relacionado con la economía y con el crecimiento de un mundo multicéntrico y multipolar. Aun cuando hubo un aumento de las exportaciones de sistemas de armas chinos a Sudamérica que, aunque de forma discreta, no se acercó al volumen de armas exportadas por los países de la OTAN. Rusia sí se ha convertido en un actor importante en esta área, especialmente desde 2005, pues no solo exportaba armas a Venezuela sino también a Colombia, Ecuador, Uruguay y Perú, a pequeña escala.

Por su parte, Colombia importó armas especialmente de Estados Unidos y Argentina, mientras que Brasil tuvo una lista de proveedores más diversificada.

COLOMBIA, EL “PIVOTE” DEL HALCONATO BELICISTA

En abril pasado, en el marco de una visita oficial del saliente presidente Iván Duque a Washington, su homólogo estadounidense Joe Biden mencionó que Colombia era el “pivote” del hemisferio sur y confirmó su incorporación como aliado extra en la Alianza mediante una carta a los presidentes de ambas cámaras del Congreso, expresando: “Notifico mi intención de designar a Colombia como Aliado Importante fuera de la OTAN. Hago esta designación en reconocimiento de la importancia de la relación entre Estados Unidos y Colombia, y las contribuciones cruciales de Colombia a la seguridad regional e internacional”.

De este modo Colombia:

Podrá acceder a material bélico estadounidense, lo que ya es un hecho desde hace décadas.

Recibir préstamos para adquirir equipamiento militar y de investigación.

Recibiría beneficios para adquirir tecnología espacial.

Podría participar en operaciones conjuntas con el Departamento de Defensa estadounidense.

Cada socio desarrolla un Programa de Cooperación de Asociación Individual (IPCP, sus siglas en inglés). El de Colombia consta de áreas prioritarias como: ciberseguridad; seguridad marítima y terrorismo, y sus vínculos con el crimen organizado; seguridad humana; y fortalecer las capacidades de las fuerzas armadas colombianas.

Al vincularse a una alianza claramente bélica, el Estado colombiano rompe la declaración de La Habana en 2014 donde la CELAC declaró a la región latinocaribeña “zona de paz” y ha abierto el camino para cualquier maniobra de la OTAN tanto desde sus costas como de sus fronteras terrestres.

Distintos líderes políticos y sociales como Evo Morales han denunciado el efecto desestabilizador del avance de la alianza en la región, específicamente por su naturaleza bélica.

En 2018, Brasil contaba con 334 mil militares activos, Colombia con 200 mil y Argentina con 51 mil. La alianza cuenta con 3,5 millones de activos entre personal militar y civil. Según el centro de estudios Celag, tan solo Brasil y Colombia aportarían más activos a la OTAN que los miembros europeos anexados en la década de 1990 (Macedonia del Norte, Montenegro, Albania, Croacia, Bulgaria, Estonia, Letonia, Lituania, Rumanía, Eslovaquia, Eslovenia, República Checa y Hungría). Argentina tiene activos similares a los de Bulgaria (24 mil 800) y República Checa (25 mil) juntos.

ARMAMENTISMO Y SUPREMACISMO CONTRA LA UNIDAD

El dogma de la supremacía armada sigue siendo la base del modelo estadounidense para su política exterior. Así alimenta los intereses del complejo industrial-militar, con un paradigma que recircula entre sus escuelas, medios y tanques de pensamiento.

Visto el apoyo irrestricto del bloque euroatlántico a facciones neonazis en Europa del Este y el precedente de apoyo a sectores islamistas que desataron el caos en Siria, Libia e Irak, es inminente el peligro que se cierne sobre la región latinocaribeña.

No se trata solamente de un intento de recuperación de una esfera de influencia y de recursos por parte del eje euroatlántico, sino de evitar cualquier atisbo de unidad estratégica posible en una región que pudiera conformar un polo de poder geoeconómico fuerte que haría contrapeso a la actual ley del embudo global.

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