Justo Cruz https://lapupilainsomne.wordpress.com
Ultimamente si fa un gran parlare di “dialogo”, “cultura del dibattito” e “diversità di spazio” cose che suonano molto bene e a cui nessuno, sano di mente, dovrebbe opporsi. Ma a volte sembra si voglia mostrare che il nostro paese sarebbe stato 50 anni fermo nel tempo e questo tipo di dibattito fosse iniziato dopo che Obama è stato a L’Avana a raccontarci barzellette.
E richiama l’attenzione che alcuni parlino, distribuiscano e condividano “tesi”, come se gli USA, di fatto, avessero già cambiato la loro nefasta politica nei confronti di Cuba. Altri si esprimono come se il fatto che entrambi i paesi avessero deciso di sedersi al tavolo delle trattative fosse una sconfitta per Cuba.
I governanti della Casa Bianca sanno che la loro politica aggressiva nei confronti di Cuba ed America Latina è stata finora controproducente. Se il governo di quel paese ha accettato di sedersi e negoziare con Cuba obbedisce, unicamente ed esclusivamente, al fatto che persero la battaglia contro il popolo cubano. Non riuscirono a sconfiggerci né con i blocchi, né con il terrorismo, e tanto meno finanziando annessionisti e filibustieri.
Per dirlo con le parole dello stesso Presidente USA Barack Hussein Obama: “..in questi 50 anni (di blocco) si è dimostrato che l’isolamento non funziona”. Con la sua politica verso Cuba gli USA si isolarono da sé.
La massima di Obama “Yes We Can” non funzionò per Cuba. Questa è la realtà.
Quel paese ha tardato mezzo secolo per comprendere che con Cuba NON Si Può, per questo, già da alcuni anni, stanno coltivando nuovi stratagemmi.
In realtà, fino ad oggi tutto ciò che è accaduto è che entrambi i paesi hanno formalizzato le loro relazioni diplomatiche, che non ha nulla a che vedere con la normalizzazione delle relazioni bilaterali. Questo è un errore concettuale che dobbiamo sfatare, una volta per tutte. Lo scopo di annientare il processo rivoluzionario cubano continua. Anche questo ha detto Obama.
Il nostro paese resta assediato dagli USA e se vogliamo “dialogo” e sviluppare una cultura del dibattito che garantisca non solo uno sviluppo sostenibile della società cubana, ma anche le conquiste della Rivoluzione, non dobbiamo perdere di vista questa realtà.
Quindi a lasciare da parte l’ambivalenza politica e tornare a mettere i piede per terra che tra USA e Cuba non ci saranno mai rapporti normali, mentre viene mantenuto l’ingiusto e disumano blocco contro il nostro paese e quel governo, i suoi alleati e satelliti, continuano a creare e finanziare gli oppositori e dissidenti privi di ogni legittimità per ottenere una implosione nella sfera sociale cubana. Neppure si avranno relazioni normali, mentre quel paese continui usurpando la parte del nostro territorio occupato dalla Base Navale di Guantánamo.
“Dialogare tra tutti i cubani” e “dibattere tra tutti i cubani” sono frasi che sono diventate di moda. Se si tratta di dibattere, poiché dibattere ma come deve essere e chiamando le cose con il loro nome, perché ciò che non può essere è che alcuni continuino a credere che questa è una guerra tra indio e conquistatori.
L’amministrazione Obama sta aprendo nuovi fronti per distruggere la Rivoluzione cubana, ma i vecchi fronti rimangono e tanto gli uni che gli altri hanno nomi e cognomi ed è molto importante che essi sappiano che ciò si sa.
Come nel periodo coloniale esiste, nella Cuba di oggi, un movimento di cubani che potremmo anche chiamare filibustieri. In questo “movimento” c’è di tutto come in farmacia. Esistono non solo tutti i tipi di mercenari e assoldate quinte colonne, ma anche gli ingenui non non vogliono scoprire il lupo travestito da pecora.
Abbiamo mercenari convinti e confessi come Jose Daniel Ferrer che in una intervista data al New York Times riconosce, con tutta sfacciataggine, che la sua comparsa chiamata UNPACU riceve finanziamenti dalla terrorista Fondazione Nazionale Cubano Americana (FNCA) e nella sua ansia di continuare a vivere a scrocco, a spese del contribuente USA e di altre nazioni, dice sono “disposti a continuare a ricevere aiuti da qualsiasi paese o organizzazione che voglia contribuire al cambio di regime a Cuba”.
A questo gruppo di mercenari dalla “linea dura” si somma l’altra comparsa chiamata “Dame in Bianco“, che è lo stesso dell’UNPACU solo con un altro nome per ottenere di più dalla farsa. A questo tipo di mercenari nessuno crede, si sa che è denaro sprecato, ma come dice il proverbio “sono già sul mulo e devono continuare a dargli bastonate fino a farlo scoppiare” desistere da questo avrebbe un costo politico enorme nei settori estremisti di Miami e nessun presidente USA sarebbero disposti ad assumerlo.
Ci sono anche i mercenari e filibustieri di linea un “po’ meno dura”, su cui la CIA e il governo USA, alcuni anni fa, focalizzò la speranza di ottenere una rivolta all’Avana quando le “primavere arabe” erano di moda. In questo gruppo si possono citare da Yoani Sánchez, Antonio Rodiles, Eliecer Avila, Tania Brugeras ed i loro “progetti” inventati nei laboratori di Langley come “Estado de Sats”, “14 y medio”, “Por otra Cuba” o “Todos Marchamos”.
Nel corso del tempo si sono resi conto che con questo tipo di “attivismo” neppure raggiungeranno i loro obiettivi, ma ancora continuano ad alimentarli, mentre ci si chiede, come si può essere così stupidi.
Questi “filibustieri” a differenza dei precedenti sono riusciti a confondere alcuni, che anche se non si manifestano apertamente contro la Rivoluzione, hanno ingerito il cablo delle “buone intenzioni” di “dissidenti” come Yoani Sanchez e Tania Bruguera. Di tanto in tanto li assecondano partecipando a qualche altra attività che queste signore organizzano.
Ora stanno entrando in scena un altro tipo di “filibustieri”, la cosiddetta “linea morbida”. Ci sono anche quelli, i più passivi, che, occasionalmente, si mescolano con quest’ultimi. Scompaiono allo stesso modo in cui appaiono, connazionali che non capiscono che stanno facendo il gioco allo stesso cane di sempre, a cui solo è stato cambiato il collare. Questi sostengono di vedere nel “dibattito aperto” -aperto alle macchinazioni di potenti forze non cubane- una possibilità di realizzare le “aspirazioni storiche della nazione”, soppiantando l’imprescindibile dibattito tra milioni di cubani, in sovrana uguaglianza, dalla ingannevole legittimazione dell’ingerenza che si propone di riportarci a neocolonia. Quando il “dialogo”, il “dibattito” e la “diversità di opinione” sono create e finanziate da fuori tale “dibattito” non può essere legittimo, tanto meno indipendente.
Anche questo nuovo tipo di “filibustieri” ha nome e cognomi ed i loro progetti hanno etichette tanto simpatiche come ‘Cuba Posible’. Essi parlano di un “futuro plausibile”, come se, in caso di un cambiamento su misura di coloro che li appoggiano, il popolo cubano avesse la possibilità di scegliere da sé il proprio destino. Per ingannare i loro interlocutori e lettori parlano, costantemente, di incomprensioni, intolleranza, di ostacoli e della necessità di un dibattito aperto che i governi e le “Fondazioni” che li sostengono si sono occupati -e si occupano- d’impedire dovunque le loro marionette sono arrivate al potere dal Cile di Pinochet all’ Ucraina di Maidan. Dio li alleva e il Diavolo li paga … loro; ma ce la faranno pagare se non stiamo vigili.
Dios los cria y el Diablo les paga…
Por justo Cruz
Últimamente se está hablando mucho sobre “dialogo”, “cultura del debate” y “diversidad de espacio”, cosas que suenan muy bien y a las que nadie en su sano juicio debería oponerse. Pero a veces parece se quisiera mostrar que nuestro país hubiera estado 50 años detenido en el tiempo y este tipo de debate hubiera comenzado después que Obama fue a La Habana a hacernos cuentos.
Y llama la atención que algunos hablen, repartan y compartan “tesis” como si EEUU de facto ya hubiera cambiado su nefasta política hacia Cuba. Otros se expresan como si el hecho de que ambos países hubieran decidido sentarse a la mesa de negociaciones fuera una de derrota para Cuba.
Los gobernantes de la Casa Blanca saben que su agresiva política hacia Cuba y América Latina ha sido hasta ahora contraproducente. Si el gobierno de ese país ha aceptado sentarse a negociar con Cuba obedece única y exclusivamente al hecho de que perdieron la batalla contra el pueblo cubano. No lograron derrotarnos ni con bloqueos, ni con terrorismo, ni mucho menos financiando a anexionistas y filibusteros.
Para decirlo con las palabras del mismo presidente estadounidense Barack Hussein Obama: “..en estos 50 años (de bloqueo) se ha demostrado que el aislamiento no funciona”. Con su política hacia Cuba Estados Unidos se aisló a si mismo.
La máxima de Obama “Yes we can” no funcionó para Cuba. Esa es la realidad.
Ese país ha tardado medio siglo para comprender que así con Cuba No Se Puede, por eso desde hace ya algunos años están cultivando nuevas estratagemas.
De hecho, hasta ahora lo único que ha pasado es que ambos países han formalizado sus relaciones diplomáticas, lo que nada tiene que ver con normalización de relaciones bilaterales. Este es un un error de concepto que debemos disipar de una vez y por todas. El objetivo de aniquilar el proceso revolucionario cubano se mantiene. Esto también lo ha dicho Obama.
Nuestro país continúa sitiado por Estados Unidos de América y si queremos “dialogar” y desarrollar una cultura de debate que garantice no solo un desarrollo sostenible de la sociedad cubana sino también los logros de la Revolución, no debemos perder de vista esta realidad.
Así que a dejar la ambivalencia política a un lado y a volver a poner los pies sobre la tierra que entre Estados Unidos y Cuba no habrán jamás relaciones normales mientras que se mantenga el injusto e inhumano bloqueo contra nuestro país y ese gobierno, sus aliados y satélites continúen creando y financiando a opositores y disidentes carente de toda legitimidad para lograr una implosión en el ámbito social cubano. Tampoco habrán relaciones normales mientras que ese país continúe usurpando la parte de nuestro territorio que ocupa la Base Naval de Guantánamo.
“Dialogar entre todos los cubanos” y “debatir entre todos los cubanos”, son frases que se han puesto de moda. Si se trata de debatir, pues a debatir pero como debe ser y llamando a las cosas por su nombre porque lo que no puede ser es que algunos sigan creyendo que se trata de una guerra entre indios y conquistadores.
La administración de Obama está abriendo nuevos frentes para destruir a la Revolución Cubana, pero los viejos frentes se mantienen y tanto los unos como los otros tienen nombre y apellidos y es muy importante que ellos sepan que se sabe.
Como en los tiempos de la colonia existe en la Cuba de hoy un movimiento de cubanos a los cuales podríamos llamar también filibusteros. En este “movimiento” hay de todo como en botica. Existen no solo todo tipo de mercenarios y quinta columnas a sueldo, sino también los ingenuos que no quieren descubrir al lobo disfrazado con piel de oveja.
Tenemos a mercenarios convictos y confesos como José Daniel Ferrer que en una entrevista dada al New York Times reconoce con toda desfachatez que su comparsa llamada UNPACU recibe financiamiento de la terrorista Fundación Nacional Cubano Americana (FNCA) y en su afán de seguir viviendo del cuento a costa del contribuyente estadounidense y de otras naciones dice están “dispuestos a seguir recibiendo ayuda de cualquier país u organización que quiera contribuir al cambio de régimen en Cuba”.
A este grupo de mercenarios de “línea dura” se les suma la otra comparsa llamada “Damas de Blanco” que es lo mismo que la UNPACU solo que con otro nombre para sacarle más provecho a la farsa. En este tipo de mercenarios nadie cree, se sabe que es dinero malgastado, pero como dice el dicho “ya están arriba del mulo y tienen que seguir dándole palos, hasta que reviente”, desistir de ello tendría un costo político muy grande en los sectores extremistas de Miami y ningún presidente estadounidense estaría dispuesto a asumirlo.
Están también los mercenarios y filibusteros de línea un “poco menos dura” en los que la CIA y el gobierno estadounidense hace ya algunos años centró la esperanza de lograr un levantamiento en La Habana cuando las las “primaveras árabes” estaban de moda. En este grupo se pueden mencionar a Yoani Sánchez, Antonio Rodiles, Eliecer Ávila, Tania Brugeras y sus “proyectos” inventados en los laboratorios de Langley como “Estado de Sats”, “14 y Medio”, “Por Otra Cuba” o “Todos Marchamos”.
Con el tiempo se han dado cuenta que con este tipo de “activismo” tampoco lograrán sus objetivos, pero aun así continúan alimentándolos, mientras uno se pregunta, cómo se puede ser tan tonto.
Estos “filibusteros” a diferencia de los anteriores han logrado confundir a algunos que aunque no se manifiestan abiertamente en contra de la Revolución se han tragado el cable de las “buenas intenciones” de “disidentes” como Yoani Sanchez o Tania Brugueras. De vez en cuando le hacen el juego participando en alguna que otra actividad que estas señoras organizan.
Ahora están entrando en escena otro tipo de “filibusteros”, los llamado de “línea suave”. También están aquellos, los más pasivos, que se mezclan con estos últimos de vez en cuando. Desaparecen de la misma forma en que aparecen, coterráneos que no acaban de entender que le están haciendo el juego al mismo perro de siempre, al que solo le han cambiado el collar. Estos dicen ver en el “debate abierto” -abierto a los manejos de poderosas fuerzas no cubanas- una posibilidad de lograr los “anhelos históricos de la nación”, suplantando el imprescindible debate entre millones de cubanos en igualdad soberana por la legitimación tramposa de la injerencia que pretende retrotraernos a la neocolonia. Cuando el “dialogo”, el “debate” y la “diversidad de criterio” son creados y financiados desde afuera ese “debate” no puede ser legítimo ni mucho menos independiente.
Este nuevo tipo de “filibusteros” también tiene nombre y apellidos y sus proyectos llevan etiquetas tan simpáticas como Cuba Posible. Hablan de un “futuro plausible” como si en caso de un cambio a la medida de quienes los respaldan, el pueblo cubano tuviera la posibilidad de escoger por sí solo su destino. Para embaucar a sus interlocutores y lectores hablan constantemente de incomprensiones, de intolerancia, de trabas y de la necesidad de un debate abierto que los gobiernos y “Foundations” que los apoyan se han ocupado -y se ocupan- de impedir donde quiera que sus marionetas han llegado al poder desde el Chile de Pinochet hasta la Ucrania del Maidán. Dios los cría y el diablo les paga… a ellos, pero nos cobrará a nosotros sino estamos alertas.