Perché la MUD abbandona la corsa presidenziale

Franco Vielma http://misionverdad.com

La coalizione di opposizione Mesa de Unidad Democrática (MUD) ha fatto, il per nulla sorprendente, annuncio che non parteciperà alle elezioni presidenziali previste per il 22 aprile di quest’anno.

Dopo una abilitazione alla Costituzione venezuelana fornita dall’Assemblea Nazionale Costituente(ANC) dato il suo carattere plenipotenziario, si è permessa una deroga alla scadenza del mandato presidenziale e quindi convocare le tanto richieste (dalla MUD) elezioni al seggio di Miraflores. Ora, in un evento senza precedenti questi decidono di non partecipare, superando se stessi come organizzazione che in tre occasioni precedenti si è ritirata ampiamente dall’elezioni parlamentari, come è avvenuto in occasione delle elezioni parlamentari del 2005, l’elezione dell’ANC in luglio 2017 e quelle municipali nel dicembre dell’anno scorso.

Quali sono le ragioni che impugna la MUD riguardo la sua decisione? Cosa hanno affermato nel comunicato esplicativo della loro decisione? A questo proposito, e su questa organizzazione che si denomina “politica”, ma che partecipa eventualmente in essa, ci sono alcuni elementi da evidenziare.

Le garanzie elettorali

Questo mercoledì 21 febbraio, la coalizione anti-chavista ha reso il suo annuncio di boicottaggio mediante astensione dalle previste elezioni presidenziali. Nel suo documento, che definisce “una sfida” al Governo del presidente Nicolás Maduro, spiega che, sebbene ritenga necessario un cambio di regime “il più presto possibile”, per questi fini non ci sono, apparentemente, condizioni elettorali.

In questo senso, stabilisce una controproposta, che assomiglia a quanto formulato recentemente nella Repubblica Dominicana nel quadro dei dialoghi tra il Governo e l’opposizione. Vale a dire, condizioni di garanzie elettorali che, secondo l’opposizione, spianerebbero la strada affinché partecipi alle elezioni.

Fondamentalmente, si attiene ora all’inatteso documento con il quale ha sorpreso i mediatori ed il Governo proprio il giorno della firma del documento consensuale che era stato pre-concordato nella Repubblica Dominicana il 31 gennaio. In questo accordo apparivano una serie di modifiche sostanziali, mettendo tutto a favore delle richieste dell’opposizione e silurando, con esso, ogni possibilità di firma. Questa serie di condizioni è stata ora presentata dalla leadership anti-chavista per andare alle elezioni, come parte di un documento “fatto e approvato all’unanimità” dai ministri degli esteri e mediatori nella Repubblica Dominicana.

All’imporre nuove prerogative e persino ribadendo le condizioni già pre-concordate con il Governo, la MUD stabilisce un atto di propaganda politica, cercando di compensare con questo atto puramente comunicativo il profondo danno che sui suoi seguaci ha fatto la prolungata campagna di sfiducia di fronte all’ente elettorale venezuelano, che si è tradotto in una molto bassa intenzione di voto tra gli oppositori. Oltre alla mancanza di una solida leadership che la coesioni e generi fiducia.

Per gli oppositori, la questione delle garanzie elettorali, o almeno la ricreazione di un presunto cambio delle regole del gioco, è tutt’al più importante per cambiare l’attuale correlazione nell’intenzione di voto. Nel gennaio di quest’anno, Eugenio Martinez, analista elettorale dell’opposizione, ha presentato i risultati della società di sondaggio Datincorp: mentre l’ 86,6% di coloro che si dichiarano chavisti sono “pienamente determinati a votare” alle elezioni presidenziali, solo il 46% di quelli che si denominano oppositori dicono essere convinti di partecipare.

Le condizioni

La MUD ora denomina le elezioni previste in aprile come “premature”, nonostante alcune settimane fa, quando il dialogo rimase in “pausa indefinita”, nelle parole del mediatore presidente dominicano Danilo Medina, la MUD aveva già pattato con il chavismo la realizzazione delle elezioni il 22 aprile. Così questo scombussola altresì la dichiarazione della MUD sulla data delle elezioni come un ostacolo alla sua partecipazione. La coalizione ha dichiarato, nel suo documento del 21 febbraio, che puntava ad elezioni nella seconda metà di quest’anno.

Un’altra delle richieste che cerca di imporre ora come condizione è la sostituzione dei reggenti del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) per renderlo più “equilibrato”, malgrado anche nella Repubblica Dominicana questa possibilità era già stata pre-concordata, ma non è stata firmata dalla MUD. Il che significa che colloca come una nuova richiesta un cambio nella struttura elettorale che era già stato avallato dal Governo nei dialoghi che hanno deciso di non avallare con la loro firma.

Il comunicato della MUD è più un’operazione di propaganda che un comunicato politico

L’invito alle missioni internazionali di osservazione è un altro punto segnalato dall’opposizione in tutti i processi: prima, durante e dopo le elezioni presidenziali. Un altro punto che era già stato pre-concordato con il Governo.

Un altro degli elementi che emerge nel documento è il voto dei venezuelani all’estero.

Un altro elemento che emerge nel documento è il voto dei venezuelani all’estero. Senza chiarire in che termini si sviluppa questa condizione, la leadership anti-chavista formula la proposta alla luce del fatto che effettivamente i venezuelani all’estero possono votare. Lo fanno quelli con status legale nel paese di destinazione e che inoltre hanno fatto il cambio nel Registro Elettorale Permanente nelle ambasciate e servizi consolari, ai sensi dell’articolo 124 della Legge Organica dei Processi Elettorali.

Probabilmente la MUD suggerisce un disconoscimento della legge per abilitare il voto di molti dei suoi seguaci che sono emigrati e non hanno queste condizioni. Ciò che costituisce un serio ostacolo.

Considerata come una richiesta sostanziale per andare alle elezioni, l’accesso paritario di media pubblici e privati ​​ai centri elettorali, anche a spese che è noto che questa non è una variabile, che significhi una convocazione sostanziale per motivare il voto. Ma d’altra parte sì è servita affinché, in tempi anteriori, proliferassero le sceneggiate nei centri elettorali, questione che servì per costruire continuamente matrici di “frode elettorale” che oggi pesano enormemente nelle intenzioni di voto della opposizione.

Ha richiesto la revoca delle interdizioni a partiti e leader politici. Il riferimento non indica specificamente alcun personaggio politico in particolare. Per quanto riguarda la interdizioni di partiti, sull’organizzazione Primero Justicia è caduta recentemente l’obbligo di rivalidazione davanti all’ente elettorale venezuelano e questi non sono riusciti a raccogliere le firme al fine di tornare in pista, dopo assenze dichiarate di tale partito nelle schede elettorali.

Infine, ha richiesto la realizzazione di controlli tecnici al processo elettorale. Ciò che per le autorità elettorali venezuelane e per la MUD non è alcuna novità, poiché secondo i regolamenti elettorali sono 14 i processi di audit prima delle elezioni, durante le elezioni e posteriormente ad esse. La MUD ha convalidato tutti i processi di controllo nelle elezioni degli ultimi anni, compresi quelli dei governatori lo scorso 15 ottobre.

Qual è il senso delle condizioni della MUD?

In termini strettamente elettorali, solo la nomina di nuovi reggenti nel CNE è al massimo significativa, nel caso in cui le nuove autorità decidano cambiare le metodologie di voto ed un cambio totale di sistema, ad esempio, se questo passa dall’attuale sistema automatizzato (qualificato dal Consiglio degli Esperti Elettorali dell’America Latina –CEELA– come uno dei più trasparenti al mondo) ad un sistema manuale. Nel caso in cui anche cambiando autorità elettorali si preservino i metodi attuali, il cambio dei reggenti è, in termini elettorali, irrilevante.

Nonostante il suo netto rifiuto, la MUD sembra lasciare la porta aperta per andare alle elezioni purché tutte (o alcune, forse) delle condizioni siano soddisfatte.

Quindi, le condizioni che l’antichavismo cerca di imporre, da un’agenda politica mediatica e sotto gravi condizioni di tutela da parte di istituzioni straniere, sembrano essere condizioni per ristabilire la sua immagine politica. Non sono essenzialmente correlate alle condizioni elettorali sul terreno. Sembrano presentarsi da una posizione in cui da ottenere tutte o parte delle loro richieste, andranno alle elezioni presentando l’immagine che sono riusciti a “torcere il braccio” al chavismo, anche se il chavismo ceda a richieste che erano già pre-concordate nella Repubblica Dominicana.

Qui acquista forza la questione dell’immagine politica. Per la MUD, è importante che dalla sua arena (media, pressioni straniere e voci politiche) consacri concessioni elettorali, invece di farlo dalla posizione “addomesticata” che ha presentato nella Repubblica Dominicana. In questi casi cercano di ristabilire un legame rotto con i loro seguaci, poiché gran parte di questi considerano che la MUD si è sottomessa ai disegni del chavismo per fare solo quello che i politici devono fare, che è dialogare.

In breve, per quanto riguarda l’opposizione ci sono situazioni che possono sembrare imprevedibile, soprattutto perché si tratta di un’istanza pseudo-politica che non ha propri criteri guida, ma che invece è diretta da istanze straniere che tentano di fabbricare uno scenario di delegittimazione per dare il via ad un maggiore assedio finanziario ed economico sul paese.


Razones fundamentales para que la MUD abandone la carrera presidencial

Franco Vielma

La coalición opositora Mesa de Unidad Democrática (MUD) ha hecho el para nada sorpresivo anuncio de que no asistirán a las elecciones presidenciales previstas para el 22 de abril de este año

Luego de una habilitación a la Constitución venezolana provista por la Asamblea Nacional Constituyente (ANC) dado su carácter plenipotenciario, se ha permitido una excepción al lapso del mandato presidencial y así convocar las tan solicitadas (por la MUD) elecciones a la silla de Miraflores. Ahora, en un hecho sin precedentes estos deciden no asistir, superándose a sí mismos como organización que en tres oportunidades anteriores se ha retirado ampliamente de unas elecciones, tal como ocurrió en las elecciones parlamentarias de 2005, la elección de la ANC en julio de 2017 y las municipales en diciembre del año pasado.

¿Cuáles son las razones que esgrime la MUD al respecto de su decisión? ¿Qué han declarado en el comunicado explicativo de su decisión? Al respecto, y sobre esta organización que se denomina “política”, pero que participa eventualmente en ella, hay unos elementos a señalar.

Las garantías electorales

Este miércoles 21 de febrero la coalición antichavista ha efectuado su anuncio de boicot mediante abstención a las elecciones presidenciales previstas. En su documento, al cual denomina “un reto” al Gobierno del presidente Nicolás Maduro, explica que si bien considera necesario un cambio de régimen “lo antes posible”, para esos efectos no existen supuestamente condiciones electorales.

En ese sentido establece una contrapropuesta, que se asemeja a lo esgrimido recientemente en República Dominicana en el marco de los diálogos entre el Gobierno y la oposición. A saber, condiciones de garantías electorales que, según la oposición, allanarían el camino para que participe en los comicios.

Básicamente, se apega ahora al inesperado documento con el cual sorprendió a los mediadores y al Gobierno justo el día de la firma del documento consensuado que se había pre-acordado en República Dominicana el 31 de enero. En este acuerdo aparecía una serie de modificaciones sustanciales, colocando todo a favor de las demandas opositoras y torpedeando con ello cualquier posibilidad de firma. Este conjunto de condiciones ha sido presentadas ahora por la dirigencia antichavista para ir a elecciones, como parte de un documento “hecho y aprobado por unanimidad” por los cancilleres y mediadores en Dominicana.

Al imponer nuevas prerrogativas e incluso reiterando condiciones ya pre-acordadas con el Gobierno, la MUD establece un acto de propaganda política, intentando resarcir con este acto meramente comunicacional el profundo daño que sobre sus seguidores ha hecho la sostenida campaña de desconfianza ante el ente electoral venezolano, que se ha traducido en una muy baja intención de voto entre los opositores. Además de la inexistencia de un liderazgo sólido que la cohesione y genere confianza.

Para los opositores la cuestión de las garantías electorales, o al menos recrear un supuesto cambio de reglas de juego, es a lo sumo muy importante para cambiar la actual correlación en intención de voto. En enero de este año Eugenio Martínez, analista electoral de la oposición, presentó los hallazgos de la empresa encuestadora Datincorp: mientras 86,6% de quienes se declaran chavistas se encuentran “totalmente decididos a votar” en las presidenciales, apenas 46% de quienes se denominan opositores dicen estar convencidos a participar.

Las condiciones

La MUD denomina ahora a las elecciones previstas en abril como “prematuras”, no obstante hace unas semanas cuando el diálogo quedó en “receso indefinido”, en palabras del mediador presidente dominicano Danilo Medina, la MUD ya había pactado con el chavismo la realización de las elecciones el 22 de abril. Así que esto descoloca por demás el pronunciamiento de la MUD sobre la fecha de elecciones como un obstáculo a su participación. La coalición declaró en su documento de este 21 de febrero que apostaba por elecciones en el segundo semestre de este año.

Otra de las demandas que intenta imponer ahora como condición es la sustitución de rectorías en el Consejo Nacional Electoral (CNE) para hacerlo más “equilibrado”, so pena de que también en República Dominicana esa posibilidad ya se había pre-acordado, pero no fue firmada por la MUD. Lo cual implica que coloca como una nueva demanda un cambio en la estructura comicial que ya había sido avalada por el Gobierno en los diálogos que decidieron no avalar con su firma.

El comunicado de la MUD es más una operación de propaganda que un comunicado político

La invitación a misiones de observación internacional es otro punto señalado por la oposición en todos los procesos: antes, durante y luego de la elección presidencial. Otro punto que ya había sido pre-acordado con el Gobierno.

Otro de los elementos que surge en el documento es el voto de los venezolanos en el extranjero.

Otro de los elementos que surge en el documento es el voto de los venezolanos en el extranjero. Sin aclarar en qué términos se desarrolla esta condición, la dirigencia antichavista hace el planteamiento a la luz de que efectivamente los venezolanos extranjeros sí pueden votar. Lo hacen aquellos que cuentan con situación legal en el país destino y que además han hecho cambio en el Registro Electoral Permanente frente a embajadas y servicios consulares, acorde al artículo 124 de la Ley Orgánica de Procesos Electorales.

Probablemente la MUD sugiera un desconocimiento de la ley para habilitar el voto de muchos de sus seguidores que han migrado y que no cuentan con estas condiciones. Lo que constituye una seria piedra de tranca.

Coloca como demanda sustancial para ir a elecciones el acceso igualitario de medios públicos y privados a los centros electorales, aun a expensas de que es sabido que ésta no es una variable que signifique una convocatoria sustantiva para motivar al voto. Pero que por otro lado sí ha servido para que en tiempos anteriores proliferaran las alharacas en centros electorales, cuestión que sirvió para construir continuamente matrices de “fraude electoral” que pesan hoy enormemente en la intención de voto de la oposición.

Ha solicitado la revocatoria de inhabilitaciones a partidos y líderes políticos. La referencia no apunta concretamente a algún personero político en particular. En cuanto a la inhabilitación de partidos, sobre la organización Primero Justicia cayó recientemente la obligación de revalidación ante el ente electoral venezolano y estos no lograron recoger las firmas para poder volver al ruedo, luego de ausencias declaradas de ese partido en el tarjetón electoral.

Finalmente solicitó una realización de auditorías técnicas al proceso electoral. Lo que para las autoridades electorales venezolanas y para la MUD no es ninguna novedad, pues acorde a la normativa electoral son 14 los procesos de auditorías previas a las elecciones, durante las elecciones y posteriores a éstas. La MUD ha validado todos los procesos de auditorías en las elecciones de los últimos años, incluyendo las de gobernadores el pasado 15 de octubre.

¿Cuál es el sentido de las condiciones de la MUD?

En términos estrictamente electorales, sólo el nombramiento de nuevas rectorías en el CNE es a lo sumo significativo, en caso de que las nuevas autoridades decidan cambiar las metodologías de votación y un cambio total de sistema, por ejemplo, si este pasa del sistema automatizado actual (calificado por el Consejo de Expertos Electorales de Latinoamérica -CEELA- como uno de los más transparentes del mundo) por un sistema manual. En caso de que aún cambiando autoridades electorales se preserven los métodos actuales, el cambio de rectorías es, en términos electorales, irrelevante.

Pese a su tajante negativa, la MUD parece dejar la puerta abierta para ir a elecciones siempre y cuando todas (o algunas, quizás) las condiciones les sean satisfechas.

Entonces, las condiciones que el antichavismo buscan imponer, desde una agenda política mediática y bajo severas condiciones de tutelaje por instancias extranjeras, parecen ser condiciones para reestablecer su imagen política. No están en esencia correlacionadas con las condiciones electorales en el terreno. Parecen presentarse desde una posición en la que de conseguirse todas o parte de sus demandas, irían a elecciones presentando la imagen de que lograron “torcerle el brazo” al chavismo, aunque el chavismo ceda en demandas que ya estaban pre-acordadas en República Dominicana.

Aquí cobra fuerza la cuestión de la imagen política. Para la MUD es relevante que desde su arena (medios, presión extranjera y vocerías políticas) consagre concesiones electorales, en lugar de hacerlo desde la posición “domesticada” que presentó en República Dominicana. En estas instancias intentan reestablecer un vínculo roto con sus seguidores, pues gran parte de estos consideran que la MUD se ha sometido a los designios del chavismo por sólo hacer lo que los políticos deben hacer, que es dialogar.

En definitiva, con respecto a la oposición hay situaciones que pueden lucir impredecibles, especialmente por tratarse de una instancia pseudo-política que no guarda criterios propios de conducción, sino que por el contrario se encuentra dirigida desde instancias extranjeras que intentan fabricar un escenario de deslegitimación para dar paso a un mayor cerco financiero y económico sobre el país.

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