Dieci ragioni

per le quali gli USA dovrebbero normalizzare il funzionamento della loro ambasciata a l’Avana


Sergio Alejandro Gómez http://www.cubadebate.cu


La decisione del Dipartimento di Stato di ufficializzare la riduzione del suo personale diplomatico a L’Avana, e limitare l’arrivo dei suoi famigliari, è l’ultimo capitolo di una saga di misure unilaterali che colpiscono milioni di cubani su entrambi i lati dello Stretto Florida e mettono a rischio la collaborazione stabilita su temi di interesse comune.

Ancora una volta, Washington cira, come scusa per le sue azioni, i presunti “attacchi” contro il personale diplomatico USA a L’Avana, di cui non esiste una singola prova nonostante mesi di investigazioni da entrambe le parti.

Dato il nuovo scenario, Granma condivide con i suoi lettori dieci ragioni per le quali si dovrebbe normalizzare il funzionamento di entrambe le ambasciate:

1. Ci sono milioni di persone colpite

Le misure unilaterali del Dipartimento di Stato, in particolare la paralizzazione dei servizi consolari, colpiscono, in primo luogo, decine di migliaia di cubani che intendono recarsi negli USA per vari motivi, dal visitare un parente, partecipare ad un evento o stabilirsi, definitivamente, in quel paese.

Le misure colpiscono anche la comunità cubana e le relazioni che mantengono con le loro famiglie sull’isola, aumentando la cifra dei danneggiati a milioni di persone.

Le persone interessate ad ottenere, ora, un visto come migranti sono obbligate a richiedere un appuntamento per un colloquio alla controparte USA (che di solito richiede anni), ottenere un visto dalla Colombia, recarsi in quel paese, alloggiarvi per diversi giorni e partecipare, per tempo, all’incontro programmato. Tutto questo senza alcuna garanzia di essere approvato e aggiungendo un costo di diverse migliaia di dollari all’iter.

Coloro che cercano un permesso da non-migranti, nel frattempo, possono richiederlo a qualsiasi consolato USA nel mondo, diverso da quello dell’Avana, aumentando il costo dei viaggi che, di per sé, non sono affatto economici.

Inoltre, nell’emettere una ingiustificata allerta di viaggio e ubicare Cuba al livello 3 di 4, con la raccomandazione di “riprogrammare i propri viaggi” anche un gruppo consistente di statunitensi vedono danneggiati i loro piani di conoscere un paese situato a soli 90 miglia dalle loro coste, lo stesso a cui già, per legge, è loro proibito di arrivare come turisti.

2. I cambi comportano aggravi aggiuntivi per paesi terzi

Riubicando le procedure per i visti di immigrazione dalla sua Ambasciata a Cuba a quella di Bogotà, Colombia, il Dipartimento di Stato ha alterato il funzionamento del consolato colombiano a L’Avana; dove prima si processavano solo alcune decine di persone al giorno.

I colombiani sono riusciti a stabilizzare ed accelerare le procedure, ma senza dubbio il nuovo scenario costituisce un aggravio supplementare per la loro rappresentanza nella capitale cubana.

3. Gli USA hanno un impegno a fornire non meno di 20000 visti

Gli accordi migratori firmati tra i due paesi stabiliscono che gli USA concederanno non meno di 20000 visti all’anno ai cubani interessati a vivere in quel paese. Durante gli ultimi anni, quel patto era stato adempiuto.

La cifra non fu una concessione a Cuba né un regalo di Washington, ma il risultato di negoziati per garantire una migrazione legale e ordinata tra i due paesi.

4. La mancanza di personale diplomatico frena la collaborazione su questioni di mutuo interesse

Dopo il 17 dicembre 2014, quando è stata annunciata la volontà di ristabilire i legami diplomatici tra l’Avana e Washington, sono stati firmati più di venti accordi su diverse materie, che vanno dalla protezione all’ambiente sino allo scambio su questioni di sicurezza.

Le affettazioni alle ambasciate mettono a rischio la materializzazione di molti di questi accordi.

Questo giornale ha recentemente riportato il caso di Darel Martinez, specialista presso il Centro di Immunologia Molecolare di Cuba (CIM), che ha dovuto realizzre procedure extra e ritardare di diversi mesi l’inizio di una borsa di studio, concessa negli USA, per lo studio delle cellule CART, un nuovo trattamento contro il cancro.

Il suo caso non è unico ed i danni raggiungono altri settori. Sette sportivi cubani non hanno potuto partecipare ai Campionati Mondiali di Sollevamento Pesi, ad Anaheim, svoltisi alla fine dell’anno scorso.

E va anche nella direzione opposta. Diversi scienziati USA che progettavano di visitare l’Istituto di Medicina Tropicale Pedro Kouri (IPK), uno dei centri cubani più prestigiosi al mondo, hanno cancellato la loro visita a causa delle pressioni da parte delle autorità USA.

5. L’ambasciata cubana a Washinngton mantiene la sua vitalità, ma è limitata

Con il taglio di 17 funzionari, l’ambasciata cubana a Washington ha visto drasticamente ridotta la sua capacità di funzionamento. Tuttavia, il personale che permane lì mantiene la vitalità dei servizi, comprese le procedure consolari per cubani e statunitensi.

6. Non ci sono prove sui presunti attacchi

Dopo mesi di indagini, sia cubane che statunitensi, non c’è una prova che indichi il verificarsi dei presunti “attacchi”, che sono stati usati come scuse per prendere le misure unilaterali del Dipartimento di Stato.

Un recente rapporto dell’FBI, citato dall’agenzia AP, coincide con tale posizione. Gli stessi diplomatici USA, che hanno testimoniato davanti al Congresso, esprimono l’ignoranza ufficiale circa le cause e l’origine dei presunti danni alla salute riportati.

7. Non c’è un solo elemento che punti alla partecipazione o alla conoscenza delle autorità cubane

Al di là del fatto che i presunti attacchi siano avvenuti o meno, con tutte le prove che indicano la loro non esistenza, un elemento ancora più importante è la conoscenza o la partecipazione delle autorità cubane, che sarebbero le meno interessate a danneggiare le relazioni tra i due paesi.

“Cuba non ha attaccato né ha permesso alcun attacco contro un diplomatico di un qualche paese, compresi gli USA”, ha recentemente ratificato Carlos Fernández de Cossío, direttore generale degli USA del Ministero degli Affari Esteri.

8. Cuba ha dimostrato, dall’inizio, la sua disponibilità a collaborare

Le autorità cubane, dal momento che sono state informate dei presunti incidenti, verificatisi nel febbraio dello scorso anno, hanno preso la questione seriamente, prontamente e professionalmente.

Cuba ha persino permesso l’ingresso, in diverse occasioni, degli specialisti dell’FBI per condurre i lavori sul campo che hanno dimostrato l’inesistenza di prove sui presunti attacchi.

9. La Rivoluzione ha una storia passata impeccabile

A differenza degli USA, dove ci sono stati omicidi, attacchi e aggressioni contro diplomatici di diverse nazioni, tra cui alcuni contro cubani, la Rivoluzione mantiene una storia passata impeccabile di protezione delle diverse rappresentanze che sono passate per il nostro paese.

Cuba adempie rigorosamente gli obblighi della Convenzione di Vienna sulle Relazioni Diplomatiche del 1961, per quanto riguarda la protezione dell’integrità dei funzionari diplomatici stranieri accreditati e dei loro familiari, senza eccezioni.

10. Cuba è un paese sicuro, stabile e sano

Più di quattro milioni di visitatori stranieri sono arrivati ​​nel nostro paese l’anno scorso, tra cui 620000 dagli USA.

Le loro esperienze sull’isola e la soddisfazione dimostrata in tutti i sondaggi specializzati sono la principale prova di come i visitatori riconoscono la tranquillità, la sicurezza e la stabilità di Cuba, riconosciuta da organismi internazionali dell’ONU e altri specializzati nel settore del turismo.

Una delegazione bicamerale di legislatori USA, che di recente ha visitato l’isola, ha detto di sentirsi al sicuro nel paese e persino ha fatto il viaggio insieme alle proprie famiglie.

Il membro del Congresso, Jim McGovern, ha segnalato che si sono incontrati qui con studenti USA dell’Università dell’Avana. “Si sentono sicuri”, ha aggiunto. “Ho parlato con uomini d’affari, si sentono sicuri, e gli americani che lavorano nella sede diplomatica qui. Si sentono sicuri».


Diez razones por las que EE.UU debería normalizar funcionamiento de su Embajada en La Habana

Por: Sergio Alejandro Gómez

La decisión del Departamento de Estado de oficializar la reducción de su personal diplomático en La Habana y limitar el arribo de sus familiares, es el último capítulo de una saga de medidas unilaterales que afectan a millones de cubanos en uno y otro lado del Estrecho de la Florida y ponen en riesgo la colaboración establecida en temas de interés común.

Una vez más Washington cita como excusa para sus acciones los supuestos «ataques» contra el personal diplomático estadounidense en La Habana, de los cuales no existe una sola evidencia a pesar de meses de investigación de ambas partes.

Ante el nuevo escenario, Granma comparte con sus lectores diez razones por las cuales se debería normalizar el funcionamiento de ambas embajadas:

  1. Hay millones de personas afectadas

Las medidas unilaterales del Departamento de Estado, en especial la paralización de los servicios consulares, afectan en primer lugar a decenas de miles de cubanos con intenciones de viajar a Estados Unidos por distintos motivos, desde visitar a un familiar, asistir a un evento o asentarse definitivamente en ese país.

Las medidas impactan también a la comunidad cubana y las relaciones que mantienen con sus familiares en la Isla, elevando la cifra de afectados a millones de personas.

Las personas interesadas en obtener ahora una visa de migrantes están obligados a solicitar una cita para entrevista de la contraparte estadounidense (que suele demorar años), obtener un visado de Colombia, desplazarse hasta ese país, alojarse por varios días y asistir en tiempo al encuentro programado. Todo eso sin garantía alguna de ser aprobado y sumando un costo de varios miles de dólares al proceso.

Quienes buscan un permiso de no-migrantes, entretanto, pueden solicitarlo en cualquier consulado de Estados Unidos en el mundo que no sea el de La Habana, elevando el costo de los viajes que de por sí no son nada baratos.

Por otra parte, al emitir una injustificada alerta de viaje y ubicar a Cuba en el nivel 3 de 4 con la recomendación de «reprogramar sus viajes», también un grupo considerable de estadounidenses ven afectados sus planes de conocer un país ubicado a solo 90 millas de sus costas, el mismo al que ya por ley tienen prohibido llegar como turistas.

2. Los cambios suponen cargas extras para terceros países

Al reubicar los trámites para visas de inmigrante de su Embajada en Cuba a la de Bogotá, Colombia, el Departamento de Estado trastocó el funcionamiento del consulado colombiano en La Habana, donde antes apenas se procesaban a unas decenas de personas por día.

Los colombianos han logrado estabilizar y agilizar los trámites, pero sin dudas el nuevo escenario constituye una carga extra para su representación en la capital cubana.

  1. Estados Unidos tiene el compromiso de entregar no menos de 20 000 visas

Los acuerdos migratorios firmados entre ambos países establecen que Estados Unidos otorgará no menos de 20 000 visas anuales para los cubanos interesados en vivir en ese país. Durante los últimos años, ese pacto se venía cumpliendo.

La cifra no fue una concesión a Cuba ni un regalo de Washington, sino el resultado de negociaciones para garantizar una migración legal y ordenada entre los dos países.

  1. La falta de personal diplomático frena la colaboración en temas de interés mutuo

Después del 17 de diciembre del 2014, cuando se anunció la voluntad de restablecer los nexos diplomáticos entre La Habana y Washington, se firmaron más de una veintena de acuerdos en diferentes materias, que van desde la protección al medio ambiente hasta el intercambio sobre temas de seguridad.

Las afectaciones a las embajadas ponen en riesgo la materialización de muchos de esos acuerdos.

Este diario informó recientemente sobre el caso de Darel Martínez, especialista del Centro de Inmunología Molecular de Cuba (CIM), quien tuvo que realizar trámites extra y demorar varios meses el inicio de una beca otorgada en Estados Unidos para el estudio de las células CART, un novedoso tratamiento contra el cáncer.

Su caso no es único y las afectaciones llegan a otros sectores. Siete deportistas cubanos se vieron imposibilitados de asistir al Campeonato Mundial de Levantamiento de Pesas, en Anaheim, celebrado a finales del año pasado.

Y también va en la dirección contraria. Varios científicos estadounidenses que planeaban visitar el Instituto de Medicina Tropical Pedro Kourí (IPK), uno de los centros cubanos con más prestigio en el mundo, cancelaron su visita por las presiones de las autoridades norteamericanas.

  1. La Embajada cubana en Washinngton mantiene su vitalidad, pero está limitada

Con el recorte de 17

funcionarios, la Embajada cubana en Washington vio reducida drásticamente su capacidad de funcionamiento. Sin embargo, el personal que permanece allí mantiene la vitalidad de los servicios, incluidos los trámites consulares para cubanos y estadounidenses.

  1. No existen evidencias sobre los supuestos ataques

Tras meses de investigaciones, tanto cubanas como estadounidenses, no hay una solo evidencia que indique la ocurrencia de los supuestos «ataques», que se utilizaron como excusas para tomar las medidas unilaterales del Departamento de Estado.

Un informe reciente del FBI, citado por la agencia AP, coincide con esa postura. Los propios diplomáticos norteamericanos que han testificado ante el Congreso manifiestan el desconocimiento oficial sobre las causas y el origen de las supuestas afecciones de salud reportadas.

  1. No hay un sólo elemento que apunte a la participación o el conocimiento de las autoridades cubanas

Más allá de si los supuestos ataques ocurrieron o no, con toda la evidencia apuntando a su inexistencia, un elemento aún más importante es el conocimiento o participación de las autoridades cubanas, que serían las menos interesadas en afectar las relaciones entre los dos países.

«Cuba no atacó ni ha permitido ataque contra diplomático de país alguno, incluido Estados Unidos», ratificó recientemente Carlos Fernández de Cossío, director general de Estados Unidos del Ministerio de Relaciones Exteriores.

  1. Cuba ha mostrado desde el inicio su disposiciòn a colaborar

Las autoridades cubanas, desde que fueran notificadas de los supuestos incidentes en febrero del año pasado, asumieron el asunto con seriedad, celeridad y profesionalismo.

Cuba permitió incluso el ingreso en varias ocasiones de los especialistas del FBI para conducir los trabajos en el terreno que demostraron la inexistencia de pruebas sobre los supuestos ataques.

  1. La Revoluciòn tiene un historial impecable

A diferencia de Estados Unidos, donde han ocurrido asesinatos, ataques y agresiones contra diplomáticos de distintas naciones, incluidos varios contra cubanos, la Revolución mantiene un historial impecable de protección a las distintas representaciones que han pasado por nuestro país.

Cuba cumple rigurosamente las obligaciones de la Convención de Viena sobre Relaciones Diplomáticas de 1961, en lo que respecta a la protección de la integridad de los funcionarios diplomáticos extranjeros acreditados y sus familiares sin excepción.

  1. Cuba es un país seguro, estable y saludable

Más de cuatro millones de visitantes extranjeros arribaron a nuestro país el año pasado, entre ellos, 620 000 de Estados Unidos.

Sus experiencias en la Isla y la satisfacción que muestran en todas las encuestas especializadas son la principal prueba de cómo los visitantes reconocen la tranquilidad, seguridad y estabilidad de Cuba, reconocida por organismos internacionales de la ONU y otros especializados en el sector del turismo.

Una delegación bicameral de legisladores norteamericanos, que visitó la Isla recientemente, aseguró sentirse segura en el país e incluso hicieron el viaje junto a sus familiares.

El congresista Jim McGovern señaló que se encontraron aquí con estudiantes estadounidenses de la Universidad de La Habana. «Ellos se sienten seguros», añadió. «He hablado con el personal de negocios, se sienten seguros, y americanos trabajando en la sede diplomática aquí. Ellos se sienten seguros».

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