La via al potere del fascista neoliberale brasiliano

James Petras – http://aurorasito.altervista.org

La decisiva vittoria elettorale del candidato presidenziale brasiliano di estrema destra Jair Bolsonaro ha sorpreso politici ed analisti dei partiti tradizionali di sinistra e di destra. Le possibili implicazioni per il presente e il prossimo futuro solleva una serie di domande fondamentali, sia che rappresenti un “modello” per altri Paesi o sia il risultato delle circostanze specifiche del Brasile. Proseguiremo descrivendo gli eventi e le politiche socio-economici del Brasile che hanno portato alla nascita del regime autoritario e neoliberista di Bolsonaro. Discuteremo poi se circostanze simili emergono altrove e se la politica democratica popolare anti-autoritaria sfida tale minaccia. Concluderemo valutando il futuro dei regimi di estrema destra e dei loro nemici.

Brasile: due decenni di dominio militare e eredità dell’impunità

Il Brasile fu governato da una dittatura militare tra l’aprile 1964 e il 15 marzo 1985. Sebbene i militari si ritirarono formalmente, mantennero molti poteri e prerogative, compresa l’impunità per le migliaia di casi di violazioni arbitrarie dei diritti umani, tra cui torture e omicidi. Tuttavia, durante il culmine del cosiddetto “miracolo economico” degli anni ’70, settori della classe media sostenevano il dominio con la triplice alleanza tra imprese private, élite imprenditoriali di stato e militari. Solo quando il regime subì una grave crisi nei primi anni ’80, l’esercito cedette il passo alla politica elettorale. L’eredità autoritaria rimase radicata nella cultura politica dell’esercito e dei suoi seguaci. Coll’aggravarsi delle crisi economiche del neo-liberismo, la corruzione della cultura civica e l’aumento della criminalità nel secondo decennio del XXI secolo, il movimento politico militarizzato guidato da Jair Bolsonaro è venuto alla ribalta.

Le basi sociali del regime autoritario

La maggior parte dei commentatori sottolineava la massa amorfa del malcontento degli elettori per la corruzione politica come base dell’ascesa della destra. Il moralismo e l’insicurezza col crimine di strada sono stati citati come forza trainante dell’estremismo di destra. Eppure le potenti élite del potere economico giocarono un ruolo decisivo nel promuovere al potere Bolsonaro. Mentre le masse erano in strada, la Confederazione agricola nazionale, la Federazione delle banche e altre importanti associazioni di élite brasiliane fornivano fondi, legittimità e forza legislativa. Oltre il 40% del Senato e del Congresso era controllato dal “blocco rurale”, che si espresse a favore di Bolsonaro. Molti elettori che in precedenza sostenevano il candidato del centro-destra dell’ex- presidente Cardoso, Geraldo Alickman, passava alla destra autoritaria riducendo della metà il proprio voto stimato. La magistratura, sotto l’influenza dell’élite agro-economica e bancaria, sfruttava la corruzione politica per screditare e perseguire il centro-sinistra e i partiti politici tradizionali, portando all’impeachment della Presidentessa Dilma Rousseff e all’arresto e al processo del principale candidato della sinistra Lula Da Silva.

Dall’autoritarismo al fascismo

L’appello di Bolsonaro all’élite si fonda sul suo programma di saccheggio della classe operaia: promettendo di congelare gli stipendi pubblici per vent’anni; abbassare le pensioni e aumentare l’età pensionabile di venti anni; aumentare il ruolo dell’esercito e della polizia nella repressione degli scioperi e dei movimenti di riforma agraria; porre fine a ogni restrizione al saccheggio della foresta amazzonica; tasse più basse per i ricchi, deregolamentare l’economia privata e privatizzare il settore pubblico. In effetti le politiche del Bolsonaro seguono il copione dello Stato corporativo-neoliberista: il fascismo dei “mercati liberi”. Le politiche filo-militari sono parole in codice per la repressione di massa; la sua strategia pro-business è mascherata da abbraccio dei “valori familiari” e da virulente ostilità verso le donne lavoratrici, afro-brasiliane, gay e indigeni. La crociata contro il crimine esclude i banchieri, i proprietari terrieri e gli industriali che hanno corrotto politici e congressisti, solo questi ultimi vanno processati.

Il futuro del fascismo neo-liberale; onda del futuro?

La versione di Bolsonaro del fascismo neoliberista segna il destino di altri Paesi latinoamericani? Il suo regime interverrà e rovescerà i Paesi progressisti? La sua vittoria in Brasile stimolerà sviluppi simili nel mondo? All’indomani del primo round elettorale di Bolsonaro, il real (valuta brasiliana) è aumentata del 3% rispetto al dollaro e il mercato azionario è balzato del 4,5% in previsione della totale deregulation dei mercati e della privatizzazione dell’intero settore pubblico. Sebbene Bolsonaro sia paragonato al presidente Trump, ci sono somiglianze e differenze. Entrambi condividono l’ostilità verso le minoranze, ostentano un’ideologia rabbiosamente sciovinista e abbracciano slogan “nazionalisti”. Eppure Bolsonaro non può abbracciare le politiche protezioniste di Trump e la guerra commerciale con la Cina. L’élite agro-imprenditoriale in Brasile, che è un blocco sociale essenziale, non gli permetterebbe d’indebolire i mercati di esportazione vitali.

La politica fascista neoliberista di Bolsonaro entra in risonanza con diversi regimi dell’America Latina, in particolare Colombia e Argentina. In Colombia, la collaborazione per la militarizzazione su vasta scala e gli squadroni della morte a sostegno del neoliberismo è in atto da decenni prima dell’ascesa al potere di Bolsonaro. Inoltre, il regime oligarchico della Colombia non dipende dalla base di massa e dalla leadership carismatica di un regime “fascista”. L’Argentina guidata dal presidente Mauricio Macri potrebbe voler imitare Bolsonaro, ma la dipendenza dal FMI e il programma di austerità preclude qualsiasi “base di massa” che potesse esser mobilitata all’avvio del regime neo-liberista. Questo ci porta a considerare stabilità e durata dell’esperienza brasiliana del fascismo neoliberale. Diverse considerazioni sono importanti.

L’abbraccio di Bolsonaro agli attacchi radicali a salariati, impiegati salariati, pensionati, debitori, piccoli agricoltori e uomini d’affari può eroderne l’”attrattiva di massa” e il carisma. Il fervore elettorale di massa potrebbe non reggere il deterioramento degli standard di vita socio-economici di base. Il regime di Bolsonaro non ha una maggioranza al Congresso, obbligandolo a formare alleanze cogli stessi partiti e politici corrotti che denuncia. Il patto politico post-elettorale potrebbe disilludere molti suoi sostenitori “morali”. Se il suo programma di libero mercato approfondisce la polarizzazione sociale e la lotta di classe, possono scaturirne scioperi generali, sebbene il Brasile non ha la tradizione della classe operaia argentina. Élite agro-minerale, militari e banchieri sosterranno la “guerra al crimine” di Bolsonaro, e beneficeranno anche della guerra ai bassifondi, ma a meno che non possa stimolare investimenti, mercati di esportazione e assunzione di lavoratori qualificati e tecnologie innovative, il Brasile sarà ridotto a una mera economia agro-minerale gestita da oligarchi e tenuta insieme da politici corrotti.

L’ostilità di Bolsonaro nei confronti di neri, donne, gay, sindacati e movimenti sociali urbani e rurali può ottenere voti, ma non aumentare profitti e crescita. Le politiche reazionarie possono attrarre gli elettori amorfi della classe media, ma non è un programma per governare né è una strategia economica coerente. Non c’è dubbio che l’attrazione esplosivo della retorica anti-establishment abbia avuto inizialmente successo. Non c’è dubbio che l’alleanza del regime militare possa resistere e reprimere la risposta popolare, ma può il regime governare seduto sulle baionette?

La sconfitta del fascismo neoliberista in Brasile e dei suoi possibili imitatori altrove dipende da portata e profondità della resistenza organizzata. La capacità di Bolsonaro di aggredire gli standard di vita delle classi popolari dipenderà da portata ed intensità della lotta di classe. Per cominciare, Bolsonaro ha vinto un’elezione, ma non è ancora chiaro se il fascismo neoliberista sia un’alternativa praticabile e duratura al nazionalismo populista e alla socialdemocrazia. Allo stesso modo, non è ancora evidente che la sinistra in declino, frammentata e screditata possa riorganizzarsi e offrire una via alternativa al potere.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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