Cubainformacion: 15N la non marcia

Il palloncino della non marcia a Cuba

José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación

Sono centinaia le notizie, da settimane, sui principali media di tutto il mondo, sulla “grande mobilitazione dell’opposizione” del 15 N -così si annunciava – a Cuba (1).

Ma lunedì 15 novembre, a Cuba, non è successo nulla (2). Non ci sono state proteste contro il governo. È vero che la marcia era illegale, perché era – secondo le autorità cubane – sostenuta e diretta dal governo USA, che continua la sua guerra economica contro l’isola. Ma se la contestazione popolare è così grande come ci dicono, come mai non ci sono stati tentativi di protesta?

Il quotidiano “El País” lo ha riconosciuto: spiegava che “la piattaforma di opposizione” aveva “chiesto alla gente” di uscire “in strada indossando abiti bianchi”, come messaggio di protesta. Ma, “durante il giorno -assicurava il giornale- pochissime camicie bianche”. Un altro modo era “applaudire” o “battere le pentole”. Ma «per il momento – concludeva “El País” – di questo pochissimo, o nulla” (3).

È vero che la dirigenza “dissidente” è stata controllata e avvertita di un possibile arresto. Ma che dire del popolo, delle migliaia di persone che -ci assicuravano- sarebbero scese in strada e sapevano, da un mese, della convocazione?

Un eccesso di trionfalismo. E ora, per spiegare il loro fallimento e le loro menzogne, ricorrono a più menzogne (4).

Ci parlano dell’“artiglieria repressiva”, della “feroce molestia” (5), della “repressione”, dell’“oppressione” (6), come spiegazione della “non marcia”. Ma le immagini più “repressive” che ci offrono sono l’arresto di un uomo che urla e viene portato su un’auto della polizia senza alcuna violenza (7). Leggiamo mille volte che c’è stato “un massiccio dispiegamento di polizia” (8). Ma la polizia che vediamo per le strade vigila con calma e non porta nemmeno attrezzatura antisommossa. (9) Il confronto con altri scenari nel mondo è imbarazzante.

Il capetto della “marcia”, Yunior García, prevedendo il suo fallimento, aveva annunciato che avrebbe marciato il giorno prima, domenica, da solo. Quel giorno, denunciava che lo avevano “rinchiuso in casa sua” (10). Tutti i media hanno riprodotto un’unica versione: che fosse “rinchiuso” dalla polizia. Ma era della polizia la donna della sua comunità che si è avvicinata alla sua porta per dirgli che era una collaboratrice del governo USA (11)? Erano della polizia i vicini/e, per la maggior parte giovani, che cantavano nella sua strada canzoni rivoluzionarie (12)? García, semplicemente, non ha avuto il sufficiente coraggio di scendere in strada e affrontare il popolo che soffre le difficoltà del blocco imposto dai suoi padrini.

Il furto di identità, nelle fotografie, è tornato ad essere, come nelle proteste di luglio, un metodo di manipolazione nella grande stampa. Sia “El País” (13) che CNN (14) pubblicavano foto di sostenitori del governo per illustrare la presunta “marcia dell’opposizione”.

Conclusione: il 15N cubano è stato un castello in aria, una costruzione basata sulla menzogna. E anche tanta censura. I media hanno riportato solo le concentrazioni “anticastriste” nel mondo (15), tacendo i più di 80 atti di solidarietà con la Rivoluzione cubana, vari di essi negli USA (16), nove nello Stato spagnolo (17). Lo stesso giorno 15, con l’apertura degli aeroporti, arrivava a Cuba la carovana USA dei “Pastori per la Pace”, con un carico di medicinali e alimenti (18). Silenzio mediatico.

E silenzio, anche, sulla vera grande notizia di questo 15 novembre a Cuba. Che questo piccolo Paese del Sud, povero, assediato e bloccato, è la prima nazione al mondo ad aprire le sue scuole con la popolazione infantile vaccinata contro il Covid-19 (19). E con vaccini creati e prodotti dalle loro aziende pubbliche. Qualcosa di inedito, qualcosa di veramente rilevante, qualcosa di interesse per l’umanità. E, soprattutto, qualcosa di reale. Non un palloncino gonfiato, come quello della “grande mobilitazione dell’opposizione” del 15N a Cuba.


El globo de la no marcha en Cuba

José Manzaneda, coordinador de Cubainformación

Han sido cientos de noticias durante semanas, en los principales medios de todo el mundo, sobre la “gran movilización opositora” del 15 N -así se anunciaba- en Cuba (1).

Pero el lunes 15 de noviembre, en Cuba, no ocurrió nada (2). No hubo protestas contra el gobierno. Cierto que la marcha era ilegal, por estar –según las autoridades cubanas- apoyada y dirigida por el gobierno de EEUU, que sigue con su guerra económica contra la Isla. Pero si la contestación popular es tan grande como nos dicen, ¿cómo es que no hubo conatos de protesta?

Lo reconocía el diario “El País”: explicaba que “la plataforma opositora” había “pedido a la gente” salir “a las calles con ropa blanca”, como mensaje de protesta. Pero, “durante el día -aseguraba el rotativo- muy pocas camisas blancas”. Otra forma era “aplaudir” o hacer “caceroladas”. Pero “de momento –concluía “El País”- de esto muy poco, o nada” (3).

Es cierto que la dirigencia “disidente” fue vigilada y advertida de una posible detención. Pero ¿y el pueblo, las miles de personas que –nos aseguraban- iban a salir a las calles y conocían, desde hace un mes, la convocatoria?

Les sobró triunfalismo. Y ahora, para explicar su fracaso y sus mentiras, recurren a más mentiras (4).

Nos hablan de la “artillería represora”, el “feroz hostigamiento” (5), la “represión”, la “opresión” (6), como explicación de la “no marcha”. Pero las imágenes más “represivas” que nos ofrecen son la detención de un hombre que grita y es llevado a un coche policial sin apenas violencia (7). Leemos mil veces que hubo “un despliegue policial masivo” (8). Pero la policía que vemos en las calles vigila con tranquilidad y no porta siquiera material antidisturbios (9). La comparación con otros escenarios del mundo es sonrojante.

El cabecilla de la “marcha”, Yunior García, previendo su fracaso, había anunciado que marcharía el día anterior, el domingo, en solitario. Ese día, denunciaba que le habían “encerrado en su casa” (10). Todos los medios reprodujeron una única versión: que estaba “encerrado” por la policía. Pero ¿era policía la mujer de su comunidad que se acercó a su puerta a decirle que era un colaborador del gobierno de EEUU (11)? ¿Eran policías las vecinas y vecinos, jóvenes la mayoría, que cantaban en su calle temas revolucionarios (12)? Sencillamente, García no tuvo el valor suficiente para salir a la calle y enfrentarse al pueblo que sufre las penurias del bloqueo impuesto por sus padrinos.

La suplantación de identidades, en las fotografías, volvió a ser, como en las protestas de julio, método de manipulación en la gran prensa. Tanto “El País” (13) como CNN (14) publicaban fotos de personas partidarias del gobierno para ilustrar la supuesta “marcha opositora”.

Conclusión: el 15 N cubano fue un castillo en el aire, una construcción a base de mentiras. Y también de mucha censura. Los medios informaron solo de las concentraciones “anticastristas” en el mundo (15), silenciando más de 80 actos de solidaridad con la Revolución cubana, varios de ellos en EEUU (16), nueve en el Estado español (17). El mismo día 15, con la apertura de aeropuertos, llegaba a Cuba la caravana estadounidense de “Pastores por la Paz”, con un cargamento de medicinas y alimentos (18). Silencio mediático.

Y silencio, también, sobre la verdadera gran noticia de este 15 de noviembre en Cuba. Que este pequeño país del Sur, pobre, cercado y bloqueado, es la primera nación del mundo que abre sus escuelas con la población infantil vacunada contra la Covid-19 (19). Y con vacunas creadas y fabricadas por sus empresas públicas. Algo inédito, algo verdaderamente relevante, algo de interés para la humanidad. Y, sobre todo, algo real. No un globo inflado, como el de la “gran movilización opositora” del 15 N en Cuba.

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