Cambiare l’opinione pubblica verso Cuba, vecchio scopo yankee

Arthur Gonzalez https://heraldocubano.wordpress.com

Le azioni che oggi il governo USA sviluppa contro Cuba sono riciclaggi di altre avviate dal 1959 e, pur non ottenendo i risultati ambiti, insistono perché l’odio della Rivoluzione li acceca.

Uno sguardo a vecchi documenti del Dipartimento di Stato e della CIA  permettono affermarlo, come il memorandum presentato l’8 maggio 1961 da Arthur Schlesinger, assistente speciale del presidente J.F. Kennedy, al sottocomitato di azione politica della task force cubana, archiviato nella biblioteca Kennedy, Cuba 1961, cassa 31, in cui si afferma: “La nostra missione è ridefinire il conflitto a Cuba, in modo che faccia cambiare l’opinione pubblica, non solo in questo emisfero, bensì anche in Europa, Africa e Asia”.

Oggi vediamo, con più forza, la stessa linea d’azione, grazie alle reti sociali, che ci consentono giungere più velocemente gli utenti in tutto il pianeta.

L’argomento yankee per porre fine alla Rivoluzione è contenuto nelle note raccolte della riunione #483 del Consiglio di Sicurezza Nazionale, per il vicepresidente Lyndon B. Johnson, datata 5 maggio 1961, dove si approvò la politica USA verso Cuba, dimostrandosi la vera ragione dell’ostilità yankee.

Uno di questi motivi era basato sul “timore che il governo rivoluzionario possa avere successo, il che avrebbe come risultato un’influenza su altri paesi dell’America Latina, in particolare sui lavoratori, portando di conseguenza una separazione dall’influenza USA”, situazione che permane nella mente dei suoi governanti.

Questa paura è la causa dell’intensificarsi della guerra economica, commerciale e finanziaria per impedire lo sviluppo del paese e accusarlo di essere uno “stato fallito”, insieme alle azioni di sovversione ideologica, principalmente sulla gioventù che non ha vissuto gli eccessi del sistema capitalista durante la fase neocoloniale.

La costosa strategia per raggiungere questi fini distribuisce milioni di dollari all’anno per reclutare seguaci,  per cui la formazione di elementi controrivoluzionari supportati da un colossale dispiegamento propagandistico, per convertire in “vittime” persone di bassa caratura morale, come sono i casi di José Daniel Ferrer, Luis Manuel Otero Alcántara e Maykel “Osorbo” Castillo, qualificandoli come “prigionieri politici” e strutturando campagne stampa, facendo pressioni sui loro alleati europei e pagando presunte organizzazioni non governative affinché lo ripetano fino alla nausea.

L’organizzazione di proteste davanti al Ministero della Cultura, guidata dalla collaboratrice Tania Brugueras, con il sostegno di Yúnior García e altri lacchè, sotto la presunta repressione contro Otero Alcántara e Maykel “Osorbo”, è riuscita a confondere diverse figure dell’arte, che si sono mobilitate senza sapere chi erano questi elementi né a chi rispondevano. Altrettanto è avvenuto per le provocazioni dell’11 luglio con gravi atti di violenza, e quando sono stati arrestati hanno scatenato una tempesta di accuse contro Cuba, con l’intenzione di trasformarli in nuove “vittime del regime”, fatti che non sono permessi in alcun paese.

Per deformare la realtà, è palpabile il denaro apportato dagli USA per la macchina propagandista anticubana e il ricatto politico dei suoi alleati, da qui il governo canadese dimostra, ancora una volta, la sua subordinazione a Washington, unendosi alla condanna di Cuba per i processi celebrati a coloro che hanno aggredito agenti di polizia, saccheggiato centri commerciali e lanciato bombe molotov contro stazioni di polizia, in palese violazione della legge durante i disordini dell’11 luglio 2021.

Tuttavia, i politici canadesi, per far rispettare le loro leggi, hanno violentemente aggredito decine di manifestanti a Ottawa, imprigionando più di cento camionisti che protestavano pacificamente contro le misure sanitarie imposte dal Covid-19, poiché gli USA esercitavano pressione su di loro a causa della chiusura delle vie che conducono alla frontiera comune. Per far questo non importava il diritto civico alla protesta, essendo arrestati con l’uso delle forze di polizia con equipaggiamento antisommossa, armi da fuoco e gru per sgomberare i veicoli.

Coloro che protestavano pacificamente sono stati ammanettati e trascinati per strade innevate come criminali, ma di fronte all’uso eccessivo della forza contro coloro che gridavano libertà e cantavano l’inno nazionale, non ci sono crociate mediatiche né accuse contro il governo. Né sono stati pagati picchetti per protestare contro il Canada davanti alle sue ambasciate in Messico, Perù, Argentina, USA e Spagna, come fanno contro Cuba all’interno del copione disegnato dal Dipartimento di Stato yankee, nel suo desiderio di screditare la Rivoluzione e deformare la realtà.

La guerra contro Cuba è totale e il terrorismo della stampa supera i limiti immaginabili, ne sono esempio le menzogne pubblicate sul falso “esilio” degli inventati giornalisti, dipendenti dal denaro yankee, Héctor Valdés ed Esteban Rodríguez Valdés, che sono partiti dall’aeroporto internazionale dell’Avana verso El Salvador, il 5 gennaio scorso, per volontà propria e con la documentazione normativa, altrimenti la compagnia aerea non li avrebbe trasportati.

La storia creata su quel caso aveva lo scopo di fare pressione sul governo del presidente Nayib Bukele, affinché concedesse loro un permesso speciale perché presumibilmente “Cuba li aveva costretti ad abbandonare l’isola”. La verità è che gli USA fabbricano “dissidenti”, ma nega loro il visto di ingresso, che è ciò che tutti cercano con le loro azioni controrivoluzionarie, ma li accettano se raggiungono il confine con il Messico con l’argomentazione che “fuggono dal comunismo”, situazione dimostrata ora che l’Istituto Nazionale delle Migrazioni del Messico li ha detenuti, in conformità con la legge, all’entrare illegalmente nel paese senza visti, al fine di raggiungere gli USA.

Di fronte alle pressioni della stampa e per le menzogne create che erano stati “espulsi da Cuba dalla Sicurezza dello Stato”, ora il ministero degli Esteri messicano ha dichiarato che entrambi i “giornalisti” (senza titoli) continueranno con le pratiche e i processi migratori, ma nessuno dei due sarà deportato a Cuba o in El Salvador, paese che, con la stessa falsa argomentazione della inventata deportazione, ha ritenuto opportuno concedere loro speciali permessi di soggiorno, fino a quando la Commissione per la Determinazione delle Persone Rifugiate ascoltasse le loro argomentazioni, a cui non si sono presentati.

Il trattamento di questi lacchè si contrappone a quello di altri cubani che agiscono allo stesso modo e vengono deportati dal Messico, secondo l’accordo migratorio in vigore tra i due paesi, situazione che esibisce fino a dove arrivano le pressioni delle crociate giornalistiche yankee e l’azione contro l’Isola delle sue ambasciate, per ordine del Dipartimento di Stato.

Perché la stampa “libera”, che si piega per diffondere notizie false contro Cuba, non dispiega ampie crociate comunicative di fronte alle vere violazioni dei diritti umani negli USA, come nel caso di Vincent Simmons, un nordamericano di razza nera rilasciato il 18 Febbraio 2022, dopo aver trascorso 44 anni della sua vita in un carcere USA, a causa di un errore della giustizia, o quello della bimba di 13 anni Nia Whims, arrestata e falsamente accusata in Florida, per presunte minacce di violenza contro la sua scuola nel novembre 2021.

Cuba soffre queste campagne dal 1959, quando il governo yankee ha accordato come una delle sue prime misure, la disinformazione, la distorsione della realtà e la manipolazione dei fatti, come arma fondamentale della sua offensiva politica ideologica, ma come ha assicurato José Martí: “C’è solo una verità, e chi la dice quando gli altri hanno paura di dirla, prevale».


Cambiar la opinión pública hacia Cuba, viejo propósito yanqui

Por Arthur González.

Las acciones que hoy desarrolla el gobierno de Estados Unidos contra Cuba, son reciclajes de otras puestas en marcha desde 1959 y a pesar de no obtener los resultados ambicionados, insisten porque el odio a la Revolución los ciega.

Una mirada a viejos documentos del Departamento de Estado y la CIA, permiten afirmarlo, como el memorando presentado el 8 de mayo de 1961 por Arthur Schlesinger, asistente especial del presidente J.F. Kennedy, al sub comité de acción política de la fuerza de tarea cubana, archivado en la biblioteca Kennedy, Cuba 1961, caja 31, el cual expone: “Nuestra misión es redefinir el conflicto en Cuba, de modo que haga cambiar la opinión pública, no solo en este hemisferio, sino también en Europa, África y Asia”.

La misma línea de acción la vemos hoy con más fuerza, al contar con las redes sociales, que permiten llegar más rápido a los usuarios en todo el planeta.

El argumento yanqui para acabar con la Revolución está contenido en las notas recogidas de la reunión # 483 del Consejo de Seguridad Nacional, para el vicepresidente Lyndon B. Johnson, fechada el 5 de mayo de 1961, donde se aprobó la política de Estados Unidos hacia Cuba, comprobándose la verdadera razón de la hostilidad yanqui.

Uno de esos motivos estaba basado en el “temor de que el gobierno revolucionario pueda tener éxitos, lo que daría como resultado una influencia sobre otros países de América Latina, especialmente en los trabajadores, trayendo por consiguiente una separación de la influencia de Estados Unidos”, situación que permanece en la mente de sus gobernantes.

Ese miedo es la causa del recrudecimiento de la guerra económica, comercial y financiera para impedir el desarrollo del país y acusarlo de ser un “estado fallido”, unido a las acciones de subversión ideológica, principalmente sobre la juventud que no vivió los desmanes del sistema capitalista durante la etapa neocolonial.

La costosa estrategia para alcanzar esos fines, distribuye millones de dólares anuales para captar seguidores, por eso la conformación de elementos contrarrevolucionarios apoyados con un despliegue propagandístico descomunal, para convertir en “victimas” a personas de baja catadura moral, como son los casos de José Daniel Ferrer, Luis Manuel Otero Alcántara y Maykel “Osorbo” Castillo, calificándolos de “presos políticos” y estructurando campañas de prensa, presiones a sus aliados europeos y el pago a supuestas organizaciones no gubernamentales para que lo repitan hasta la saciedad.

La organización de protestas ante el Ministerio de Cultura, liderada por la colaboradora Tania Brugueras, con el apoyo de Yúnior García y otros lacayos, bajo supuesta represión contra Otero Alcántara y Maykel “Osorbo”, logró confundir a varias figuras del arte, que se movilizaron sin saber quiénes eran dichos elementos ni a quién respondían. Otro tanto fueron las provocaciones del 11 de julio con graves actos de violencia, y al ser detenidos desataron una tormenta de acusaciones contra Cuba, con la pretensión de transformarlos en nuevas “víctimas del régimen”, hechos que no son permitidos en ningún país.    

Para deformar la realidad, el dinero aportado por Estados Unidos para la maquinaria propagandista anticubana y el chantaje político sobre sus aliados es palpable, de ahí que el gobierno de Canadá una vez más demuestra su subordinación a Washington, al sumarse a la condena a Cuba por los juicios celebrados a quienes atacaron a oficiales de la policía, saquearon centros comerciales y lanzaron cocteles molotov contra estaciones de la policía, en franca violación de la ley durante los disturbios del 11 de julio 2021.

Sin embargo, los políticos canadienses para hacer cumplir sus leyes arremetieron violentamente contra decenas de manifestantes en Ottawa, encarcelando a más de cien camioneros que pacíficamente protestaban por las medidas sanitarias impuestas ante la Covid-19, pues Estados Unidos los presionó debido al cierre de las vías que conducen a la frontera común. Para eso no importó el derecho ciudadano a las protestas, siendo apresados con el uso de la fuerza policial con equipos antidisturbios, armas de fuego y grúas para desalojar los vehículos.

Quienes protestaban pacíficamente fueron esposados y arrastrados por calles nevadas como delincuentes, pero ante el desmedido empleo de la fuerza contra quienes gritaban libertad y cantaban el himno nacional, no hay cruzadas mediáticas ni acusaciones al gobierno. Tampoco se pagaron piquetes para reclamar a Canadá ante sus embajadas en México, Perú, Argentina, Estados Unidos y España, como hacen contra Cuba dentro del guión diseñado por el Departamento de Estado yanqui, en su afán por desprestigiar a la Revolución y deformar la realidad.

La guerra contra Cuba es total y el terrorismo de prensa sobrepasa los límites imaginables, ejemplo de ello son las mentiras publicadas sobre el falso “destierro” de los inventados periodistas, dependientes del dinero yanqui, Héctor Valdés y Esteban Rodríguez Valdés, quienes salieron por el aeropuerto internacional de La Habana hacia El Salvador, el pasado 5 de enero, por voluntad propia y con la documentación reglamentaria, pues de lo contrario la línea aérea no los hubiese transportado.

La historia creada sobre ese caso perseguía presionar al gobierno del presidente Nayib Bukele, para que les otorgara un permiso especial debido a que supuestamente “Cuba los había obligado a abandonar la Isla”. La verdad es que Estados Unidos fabrica “disidentes”, pero les niega las visas de entrada, que es lo que todos buscan con su actuación contrarrevolucionaria, pero los aceptan si llegan a la frontera con México bajo el argumento que “huyen del comunismo”, situación demostrada ahora que Instituto Nacional de Migración de México los retuvo, con apego a la ley, al entrar al país ilegalmente sin visas, con el fin de llegar a Estados Unidos.

Ante las presiones de la prensa y por las mentiras conformadas de que fueron “expulsados de Cuba por la Seguridad del Estado”, ahora la Cancillería mexicana declaró que ambos “periodistas” (sin títulos), seguirán con los trámites y procesos migratorios, pero ninguno de los dos será deportado a Cuba ni a El Salvador, país que, bajo el mismo argumento falso de la inventada deportación, tuvo a bien entregarles permisos especiales de estancia, hasta que la Comisión para la Determinación de Personas Refugiadas escuchara sus argumentos, a la que no se presentaron.

El tratamiento a estos lacayos se contrapone al de otros cubanos que actúan de la misma forma y son deportados por México, según el acuerdo migratorio vigente entre los dos países, situación que exhibe hasta donde llegan las presiones de las cruzadas periodísticas yanquis y la actuación contra la Isla de sus embajadas, por órdenes del Departamento de Estado.

Por qué la prensa “libre”, que se doblega para divulgar noticias falsas contra Cuba, no despliega amplias cruzadas comunicacionales ante las verdaderas violaciones de los derechos humanos en Estados Unidos, como el caso de Vincent Simmons, norteamericano de raza negra liberado el 18 de febrero 2022, después de permanecer 44 años de su vida en una cárcel de Estados Unidos, por un error de la justicia, o el de la niña de 13 años Nia Whims, arrestada y acusada falsamente en Florida, por supuestas amenazas de violencia contra su escuela en noviembre de 2021.

Cuba sufre esas campañas desde 1959, cuando el gobierno yanqui acordó como una de sus primeras medidas, la desinformación, la tergiversación de la realidad y la manipulación de los hechos, como arma fundamental de su ofensiva política ideológica, pero como aseguró José Martí: “La verdad no es más que una, y quien la dice cuando los demás tienen miedo de decirla, impera”.

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