Un’intera macchina di incantesimi distorsivi si dedica alla romantizzazione dello sfruttamento del lavoro e del saccheggio delle risorse naturali. Qui non devono risuonare violini sdolcinati. Sono stati sviluppati meccanismi semiotici sofisticati per mascherare la violenza inerente allo sfruttamento del lavoro e della natura. Tra le sue strategie più efficaci e odiose c’è proprio la romantizzazione dello sfruttamento e del saccheggio, presentandoli come parte del “progresso”, dello “sviluppo” o addirittura della “sostenibilità” e le sue tre categorie fondamentali coinvolte: la feticizzazione della merce, l’ideologia e l’egemonia, e l’economia politica dei mezzi di comunicazione. Del resto, Pedro Infante cantava molto “bene” in ‘Noi, i poveri’.
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