Tag Archives: guerra culturale

Smontando il mito della “Cuba gloriosa” prima del 1959

una satira sul paradiso perduto del Dipartimento di Stato

Cuba por Siempre

Dicono che Cuba, prima del 1959, fosse l’Eden dei Caraibi, un paradiso di prosperità dove il rum scorreva a fiumi, le automobili brillavano sotto il sole dell’Avana e il PIL pro capite faceva impallidire mezzo emisfero. Così lo proclamano con nostalgia gli esuli rancorosi di Miami e, più recentemente, l’Ufficio per l’Emisfero Occidentale del Dipartimento di Stato, che, strizzando l’occhio al 1958, assicura che Cuba aveva “uno dei PIL pro capite più alti del nostro emisfero”. Che meraviglia! Ma se alzassimo il sipario di questo teatro e guardassimo i numeri reali? Spoiler (piccolo anticipo): non è una commedia, è una tragedia.

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Cubainformacion: da Yotuel a Gloria

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Avventurieri e cacciatori di fortuna vendono menzogne come verità

Eugenio Martínez

Il meccanismo utilizzato dalla programmazione delle reti digitali aumenta la visibilità e il coinvolgimento degli utenti quando si pubblicano scandali, teorie complottiste, voci non confermate, polemiche verbali, risse fisiche, atti macabri, sordidi e grotteschi.

Si dice che quanto più inverosimile è la storia, tanto maggiore è la visibilità che ottiene. I contenuti non stridenti, moderati, misurati e rispettosi vengono ignorati o disprezzati nella gerarchia organizzativa delle piattaforme digitali.

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Affari e guerra culturale contro Cuba

La musica di Yotuel Romero e Gloria Estefan come armi per il genocidio

David Rodríguez* Cubainformación

A nessuno sfugge (o non dovrebbe sfuggire) che la cultura non sia neutrale, ma piuttosto un campo di battaglia ideologico. È l’anticamera per ottenere il dominio totale trasformandola in norma accettata, unica e universale, che garantisca la riproduzione sociale ed economica, ossia l’egemonia. Nella disputa per questo costrutto sociale simbolico, il capitalismo, in contrapposizione a un modello socialista e liberatore, le attribuisce un approccio mercantilista e alienante.

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Dei falsi idoli e la guerra culturale

Nel 2015 il sito Cubadebate pubblicava “El man Gilbert”, un articolo di Enrique Ubieta, che metteva in guardia contro quel fenomeno imposto dalla globalizzazione culturale, soprattutto in questo emisfero: “Sembra inevitabile che il reggaeton venga offerto in un modulo audiovisivo che ci svaluta come esseri umani e ci misura attraverso le cose che possediamo: l’auto di lusso dell’anno, la ragazza più Barbie (non è un elogio), svuotata e senza cervello – la donna come semplice oggetto sessuale –, le catene d’oro, le valigie di dollari, le bevande più costose, le guardie del corpo, l’ostentazione come falsa evidenza di un falso trionfo”.

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Brasile: La guerra culturale dell’ultradestra e la candidata cubana di Bolsonaro

Resumen Latinoamericano

Lula e Bolsonaro sono i principali candidati nelle elezioni del 6 ottobre. Le elezioni municipali in Brasile non dovrebbero avere un grande impatto politico oltre i confini del paese. Tuttavia, ciò non si verifica perché l’ultradestra globale spinge sempre i limiti.

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La guerra culturale lungo i sentieri dell’Intelligenza Artificiale

Con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale, si è reso ancor più complesso uno scontro che la CIA ha definito, negli anni 50, come una lotta per la mente degli esseri umani

Raúl Antonio Capote

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La CIA, quando di guerra culturale si tratta

Oggi la CIA continua a interferire e a finanziare alcuni dei programmi TV più popolari

Raúl Antonio Capote

Una delle prime serie televisive, create negli anni ’70, con un obiettivo diretto di guerra culturale in Europa è stata Music in the Twenties, che secondo la CIA avrebbe dovuto essere promotrice ed epitome del sogno ‘americano’ nel Vecchio Continente.

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La guerra comunicativa latinoamericana: “disputa per il senso”

La Iguana TV

Abbiamo il continente coperto da Netflix, una fenomenale macchina antipolitica dove si produce e distribuisce una logica di pensiero che insegna a diffidare sistematicamente di tutto ciò che implichi organizzarsi con altri, lavorare in comunità…

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Anche le mele delle fiabe sembravano gustose

Mauricio Escuela

L’arte non è e non sarà mai un atto neutrale. Si muovono assiomi dietro i gesti apparentemente più innocui e inoffensivi. C’è una falsa coscienza del mondo che si assimila quando consumiamo certe idee a partire da un tipo di industria culturale. In tal caso, i significati presenti in una certa opera sono diretti verso un obiettivo politico e sociale, e posseggono una carica semantica che riutilizza e riformula le funzioni dei simboli che originariamente avevano un’altra origine ideologica.

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La guerra contro Cuba

Ana Hurtado

Le vittorie si accumulano per Cuba. In tanti si riempivano la bocca del trionfo della squadra di baseball USA a Miami, senza aspettarsi che questa “sconfitta” della squadra cubana, e la metto di proposito tra virgolette, fosse la cosa migliore che potesse capitare per tutti di fronte all’opinione pubblica e alla scena internazionale.

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Blocco “interno”?

Gustavo de la Torre Morales  Antorcha encendida

Il ruolo della stampa capitalista, come affare e strumento per rafforzare gli interessi politici di dominio, è stato fondamentale per inoculare le masse con alienazione, conformismo e rassegnazione.

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La musica nella guerra culturale contro Cuba

La musica è una delle manifestazioni artistiche che occupa un posto speciale nella cultura dei popoli. Tra i suoi attributi c’è l’universalità, oltre ad essere uno strumento di comunicazione ed espressione con codici specifici tra gli esseri umani e le loro culture.

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Le menzogne e quello che non dicono su Rolling Stone su Osorbo

Si ripete lo storytelling (la narrazione ndt) che ha accompagnato la commercializzazione del marchio Patria y Vida…

Ángel Téllez Villalón – Cubaora

Trattandosi di una rivista specializzata in musica, ci si aspetta una qualche valutazione della sua proposta lirica, della sua estetica, dei suoi contributi al movimento hip hop cubano. Ma no, tutto tranne questo. Ricordare ciò che è già stato pubblicizzato è ciò che fa la giovane giornalista Julyssa López nel suo ampio articolo su Maykel Pacificancia Castillo. Ripete la narrazione o storytelling che ha accompagnato la commercializzazione del marchio Patria y Vida, prima e dopo la sua registrazione. E che fosse legato a marchi come Estefan, Grammys, MGM Grand Garden Arena…

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Il cervello come campo di battaglia

Non saremo utili idioti propagandisti della genialità perversa di manipolare pensieri e modi di produrli. Non serviremo il piano di manipolazione implicito nel prendere sul serio le imboscate scientifico-pubblicitarie della NATO. Diremo che l’unica cosa nuova è la lotta che costruisce un mondo senza capitalismo

Fernando Buen Abad  www.granma.cu

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