Washington e la crisi migratoria cubana

Salim Lamrani Global Research

Da più di un mese, migliaia di cubani che desiderano recarsi negli USA, la cui legislazione favorisce l’emigrazione dall’isola, sono bloccati in Costarica.

salim_lamrani2 (1)Circa 6000 cubani, che richiedono emigrare negli USA, sono bloccati in Costarica, senza possibilità di proseguire il loro viaggio verso il Nord. Dopo un viaggio in Ecuador, allora unico paese dell’America Latina che non richiedeva visti ai cubani, hanno iniziato un lungo periplo attraverso il continente per andare in Florida. Ma hanno dovuto fermarsi in Costarica. I paesi dell’America centrale,dal Nicaragua al Messico, si rifiutano di lasciare passare i migranti, obiettivi di reti criminali, ed esigono una risposta politica da Washington, principale responsabile della situazione. [1]

In effetti, i cubani che entrano illegalmente negli USA sono accolti a braccia aperte, mentre i clandestini di altre nazioni sono immediatamente arrestati e espulsi al loro paese di origine. Questa specificità si deve alla volontà storica degli USA di usare la questione migratoria per minare la Rivoluzione cubana. [2]

Fin dal suo arrivo al potere, nel 1959, gli USA manifestarono la loro ostilità nei confronti del governo di Fidel Castro. Aprirono la porta agli eredi dell’ex regime militare di Fulgencio Batista, comprese le forze di sicurezza implicate in crimini di sangue. Washington inoltre accolse l’elite economica del paese e favorì l’uscita di personale altamente qualificato, con l’obiettivo di destabilizzare la società.

L’impatto fu difficile per Cuba. In un settore tanto vitale come quello della salute, quasi la metà dei medici cubani, ossia 3000, sentirono il richiamo delle sirene USA che promettevano loro una vita migliore. Quell’episodio immerse il paese in una grave crisi sanitaria. Le autorità USA incitarono anche altri professionisti, altamente qualificati, ad abbandonare l’isola per offrir loro più redditizie opportunità economiche in Florida [3].

Nella sua guerra contro Cuba, Washington decise di utilizzare la questione migratoria per destabilizzare il paese. Nel 1966 il Congresso approvò la Legge di Aggiustamento Cubano, unica al mondo, che prevede che tutti i cubani che emigrano, legalmente o illegalmente, pacificamente o con violenza, il 1 gennaio 1959 o successivamente, automaticamente ottenga lo status di residente permanente dopo un anno e un giorno, diversi aiuti sociali (alloggio, lavoro, copertura sanitaria, ecc), così come la possibilità di ottenere la cittadinanza USA dopo cinque anni. [4].

Si tratta di un formidabile strumento di incitamento all’emigrazione illegale. Così, da più di 50 anni, il paese più ricco del mondo, apre le sue porte alla popolazione di un piccolo paese del Terzo Mondo, con risorse limitate e vittima, inoltre, sanzioni economiche estremamente severe. La logica richiederebbe che l’ambasciata USA a L’Avana concedesse un visto a tutti i candidati all’emigrazione ai sensi di quella legge. Ma non è il caso. Al contrario, Washington limita fortemente il numero di visti concessi, ogni anno, ai cubani al fine di incoraggiare la migrazione illegale e pericolosa e strumentalizzare le crisi per scopi politici. Così, senza visto, i cubani che desiderano emigrare negli USA sono tenuti a rischiare la vita su imbarcazioni di fortuna, sperando di essere intercettati dalla Guardia Costiera, o fare lunghi viaggi attraverso il continente in balia dei trafficanti le persone e delle bande criminali di ogni genere.

Il New York Times ha pubblicato un appello per l’abrogazione della Legge di Aggiustamento Cubano:

“E’ tempo di porre fine a questa politica, una reliquia della Guerra Fredda, che costituisce un ostacolo alla normalizzazione delle relazioni tra Washington e L’Avana […] Questo sistema fa gli interessi dei trafficanti di esseri umani in America Latina e ha creato gravi problemi a Ecuador e Messico […] L’amministrazione Obama deve negoziare un nuovo accordo con il Governo cubano perché l’emigrazione ordinata sia la norma […] Le autorità USA sono incapaci di di spiegare il trattamento speciale riservato ai cubani che contrasta con la forza che gli USA adoperano contro i centro americani, compresi i minori, quando molti di loro fuggono dal loro paese per preservare la loro vita”. [5]

Inoltre, da quasi 10 anni, Washington applica anche una politica destinata a saccheggiare Cuba -paese riconosciuto in tutto il mondo per l’eccellenza del suo sistema sanitario- dei suoi medici. Nel 2006, l’amministrazione Bush ha adottato il Programma Medico Cubano che mira a incoraggiare l’emigrazione dei professionisti cubani della salute verso gli USA, offrendo loro la possibilità di lì esercitare il loro lavoro. Questo programma è particolarmente rivolto ai 50000 medici cubani e altro personale sanitario che esercitano la loro professione in zone rurali di 60 paesi del Terzo Mondo, fornendo aiuto alle popolazioni diseredate. Il presidente Obama, al potere dal 2009, non ha eliminato detto dispositivo, nonostante le sue dichiarazioni favorevoli alla normalizzazione dei rapporti con Cuba. [6]

L’abrogazione della Legge di Aggiustamento Cubano e del Programma Medico Cubano è indispensabile per raggiungere una tranquilla relazione tra Cuba e USA. Washington non può aspettarsi un’intesa cordiale con L’Avana mantenendo leggi ostili che mettono in pericolo la vita dei cittadini cubani.

Così, ad un anno dallo storico approccio del 17 dicembre 2014 tra Cuba e USA, rimangono molti punti di discordia tra i due paesi. A titolo di esempio, il presidente Obama, nonostante le sue affermazioni positive ancora non ha usato le sue prerogative per porre fine alle sanzioni economiche. Queste colpiscono le categorie più vulnerabili della popolazione cubana e costituiscono il principale ostacolo allo sviluppo dell’isola.

Salim Lamrani

Dottore in Studi iberici e Latinoamericani dell’Università Paris Sorbonne-Paris IV, Salim Lamrani è professore titolare presso l’Università di Reunion e giornalista specializzato nelle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti. Il suo ultimo libro è intitolato ‘Cuba, parole à la défense!’, Paris, Editions Estrella, 2015 (Prefazione di André Chassaigne).

Contatto: lamranisalim@yahoo.fr; Salim.Lamrani@univ-reunion.fr

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/SalimLamraniOfficiel

 [1]El Nuevo Herald, “Presidente de Costa Rica viajará a Cuba en medio de crisis por migrantes”, 19 de diciembre de 2015.

[2]U.S Citizenship and Immigration Services, “Cuban Adjustment Act”, 1996. http://www.uscis.gov/green-card/other-ways-get-green-card/green-card-cuban-native-or-citizen (sitio consultado el 25 de diciembre de 2015).

[3]Elizabeth Newhouse, «Disaster Medicine: U.S. Doctors Examine Cuba’s Approach», Center for International Policy, 9 de julio de 2012. http://www.ciponline.org/research/html/disaster-medicine-us-doctors-examine-cubas-approach (sitio consultado el 18 de julio de 2012).

[4]United States Congresse, “Cuban Adjustment Act”, 2 de noviembre de 1966.https://www.gpo.gov/fdsys/pkg/STATUTE-80/pdf/STATUTE-80-Pg1161.pdf (sitio consultado el 25 de diciembre de 2015).

[5]The New York Times, «A New Cuban Exodus», 21 de diciembre de 2015.

[6]United States Department of State, «Cuban Medical Professional Parole Program», 26 de enero de 2009.http://www.state.gov/p/wha/rls/fs/2009/115414.htm (sitio consultado el 25 de diciembre de 2015).

The original source of this article is Global Research

Copyright © Salim Lamrani, Global Research, 2015

Washington y la crisis migratoria cubana

Salim Lamrani

Desde hace más de un mes, miles de cubanos que desean viajar a Estados Unidos, cuya legislación favorece la emigración procedente de la isla, se encuentran varados en Costa Rica.

Cerca de 6.000 cubanos, candidatos a la emigración hacia Estados Unidos, se encuentran varados en Costa Rica sin posibilidades de proseguir su viaje hacia el Norte. Tras viajar a Ecuador, entonces único país de América Latina que no exigía visado a los cubanos, emprendieron un largo periplo a través del continente para ir a La Florida. Pero tuvieron que detenerse en Costa Rica. Los países de América Central, de Nicaragua a México, se niegan a dejar pasar a los migrantes, blancos de las redes criminales, y exigen una respuesta política de Washington, principal responsable de la situación.[1]

En efecto, los cubanos que entran ilegalmente a Estados Unidos son acogidos con los brazos abiertos, mientras que los clandestinos de otras naciones son inmediatamente arrestados y expulsados a su país de origen. Esta especificidad se debe a la voluntad histórica de Estados Unidos de usar la problemática migratoria para socavar la Revolución Cubana.[2]

Desde su llegada al poder en 1959 Estados Unidos manifestó su hostilidad hacia el Gobierno de Fidel Castro. Abrió las puertas a los herederos del antiguo régimen militar de Fulgencio Batista, incluso a las fuerzas de seguridad implicadas en crímenes de sangre. Washington también acogió a la elite económica del país y favoreció la salida del personal altamente cualificado con la meta de desestabilizar la sociedad.

El impacto fue duro para Cuba. En un sector tan vitad como la salud, cerca de la mitad de los médicos cubanos, o sea 3.000, escucharon la llamada de las sirenas estadounidenses que les prometían una vida mejor. Ese episodio hundió al país en una grave crisis sanitaria. Las autoridades estadounidenses también incitaron a otros profesionales altamente cualificados a abandonar la isla para ofrecerles oportunidades económicas más lucrativas en Florida[3].

En su guerra contra Cuba, Washington decidió usar la problemática migratoria para desestabilizar el país. En 1966 el Congreso adoptó la Ley de Ajuste Cubano, única en el mundo, que estipula que todo cubano que emigre legal o ilegalmente, pacíficamente o por la violencia, el 1 de enero de 1959 o después, obtiene automáticamente el estatuto de residente permanente al cabo de un año y un día, distintas ayudas sociales (vivienda, trabajo, cobertura médica, etc.) así como la posibilidad de conseguir la ciudadanía estadounidense al cabo de cinco años. [4].

Se trata de una formidable herramienta de incitación a la emigración ilegal. Así, desde hace más de 50 años el país más rico del planeta abre sus puertas a la población de un pequeño país del Tercer Mundo, con recursos limitados y víctima además de sanciones económicas sumamente severas. La lógica exigiría que la embajada de Estados Unidos en La Habana concediera una visa a todo candidato a la emigración en virtud de esa ley. Pero no es el caso. Al contrario, Washington limita severamente el número de visas otorgadas cada año a los cubanos con el fin de estimular la emigración ilegal y peligrosa e instrumentalizar las crisis con fines políticos. Así, sin visa, los cubanos que desean emigrar a Estados Unidos tienen que arriesgar la vida a bordo de embarcaciones de fortuna, con la esperanza de no ser interceptado por los guardacostas, o realizar largos periplos a través del continente a merced de los traficantes de personas y bandas criminales de toda índole.

El New York Times lanzó un llamado a favor de la abrogación de la Ley de Ajuste Cubano:

“Es tiempo de acabar con esta política, una reliquia de la Guerra Fría, que constituye un obstáculo a la normalización de las relaciones entre Washington y La Habana […] Este sistema hace el negocio de los traficantes de personas en América Latina y ha creado graves problemas a los países de Ecuador a México […] La administración de Obama debe negociar un nuevo acuerdo con el Gobierno cubano para que la emigración ordenada sea la norma […] Las autoridades estadounidenses son incapaces de explicar el tratamiento especial reservado a los cubanos, el cual contrasta con la fuerza que usa Estados Unidos contra los centroamericanos, incluso menores, cuando muchos de ellos huyen de su país para preservar su vida”.[5]

Por otra parte, desde hace cerca de 10 años, Washington aplica también una política destinada a saquear a Cuba –país reconocido mundialmente por la excelencia de su sistema de salud– de sus médicos. En 2006 la administración Bush adoptó el Programa Médico Cubano cuyo objetivo es favorecer la emigración de los profesionales de la salud cubanos a Estados Unidos, ofreciéndoles la posibilidad de ejercer allí su trabajo. Este programa se dirige particularmente a los 50.000 médicos cubanos y otro personal sanitario que ejercen su profesión en las regiones rurales de 60 países del Tercer Mundo, brindando ayuda a las poblaciones desheredadas. El presidente Obama, en el poder desde 2009, no ha eliminado dicho dispositivo, a pesar de sus declaraciones favorables a una normalización de las relaciones con Cuba.[6]

La abrogación de la ley de Ajuste Cubano y del Programa Médico Cubano es indispensable para alcanzar una relación apaciguada entre Cuba y Estados Unidos. Washington no puede esperar un entendimiento cordial con La Habana manteniendo legislaciones hostiles que ponen en peligro la vida de ciudadanos cubanos.

Así, a un año del acercamiento histórico del 17 de diciembre de 2014 entre Cuba y Estados Unidos, quedan muchos puntos de discordia entre ambos países. A guisa de ejemplo, el presidente Obama, a pesar de sus declaraciones positivas, todavía no ha usado sus prerrogativas para poner término a las sanciones económicas. Éstas afectan a las categorías más vulnerables de la población cubana y constituyen el principal obstáculo al desarrollo de la isla.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.