Ecuador, la fine dello Stato

Fabrizio Casari

La violenza scatenatasi in Ecuador trova ampio risalto nelle reti informative e reazioni diffuse nelle Cancellerie latinoamericane. Tutte unanimi nel condannare la violenza delle bande narcos che seminano il terrore nel Paese, ma solo il Dipartimento di Stato USA propone la sua “assistenza” al governo dell’Ecuador.

La proposta ricorda con qualche brivido come vennero assistite Cile e Argentina, ma non è solo frutto del riflesso pavloviano dell’interventismo USA in America Latina, piuttosto cade ad hoc. In Ecuador, infatti, dall’Agosto del 2023 gli USA hanno avanzato un piano di intervento contenuto nel “Progetto di lotta alla delinquenza organizzata internazionale”.

Il progetto, firmato dai rispettivi governi su proposta degli USA ed ora al vaglio della Corte Costituzionale ecuadoregna, riassunto può ben essere definito una annessione de facto dell’Ecuador da parte degli Stati Uniti.

La proclamazione dello stato d’assedio a seguito delle violenze di questi giorni, originatesi con la fuga del leader dei Choneros dal carcere e proseguite poi con gli scontri successivi, si presentano sulla scena ecuadoriana con straordinario tempismo, come se avessero lo scopo di premere sulla Corte Costituzionale perché si faccia cieca e sorda di fronte allo stupro della Costituzione e alla fine della sovranità nazionale ed abdichi il suo ruolo e le sue funzioni direttamente alla locale ambasciata statunitense.

Gli scontri non dureranno ancora molto ma le conseguenze di questa situazione sì. L’Accordo, infatti, che si articola in tre progetti, prevede al primo posto l’appoggio USA all’Ecuador per “migliorare la sua capacità operativa al fine di mitigare, intercettare, investigare, processare e castigare i reati che hanno un grande impatto per la viabilità delle organizzazioni internazionali. Il secondo progetto riguarda “la sicurezza cittadina e l’appoggio all’ordine pubblico. Gli USA offrono appoggio, consulenza e mezzi alla polizia nazionale e alla polizia penitenziaria. Raccoglieranno dati e realizzeranno analisi per fornire al Ministero dell’Interno la formulazione ed esecuzione di un piano di modernizzazione della polizia della durata di dieci anni”.

Il terzo progetto si chiama “Rafforzamento e riforma del sistema giudiziario” ed ha come fine la capacità di “investigare, processare e condannare effettivamente ed efficacemente ai delinquenti”. Gli USA rafforzeranno la capacità amministrativa e giuridica della Procura Generale dello Stato, dell’avvocatura, della Corte Nazionale di Giustizia e di altri attori delle funzioni giudiziarie, compresa la recentemente fondata Unità giudiziaria Specializzata in Corruzione e Crimine Organizzato”. Questa mostruosità politica ha prodotto una sconcezza giuridica con la firma – avvenuta il 3 Settembre 2023 – dell’Accordo tra Ecuador e Stati Uniti sulla forza”.

Tale e tanta è la libertà assoluta concessa al personale statunitense – sia esso appartenente alle forze armate USA o a società di contractor privati che per gli USA lavorano – che supera di gran lunga ogni disposizione legislativa statunitense. Il personale statunitense è libero da obblighi, responsabilità, certificazioni ed ogni tipo di imposte; può girare armato, in uniforme o in borghese; non risponde alle disposizioni stabilite dalle forze di sicurezze ecuadoriane; non risponde in nessun caso del suo operato ed è legislativamente impune; è libero di entrare, uscire, transitare e risiedere in Ecuador senza l’obbligo di comunicazione alle autorità di Quito. E’ bene specificare che nelle 5 pagine di cui si compone l’Accordo, non solo non si prevede nessuna forma di reciprocità tra i due Paesi, ma nemmeno mezzo rigo parla dei doveri statunitensi in terra ecuadoregna.

Si tratta insomma di una operazione di svendita della dignità nazionale dell’Ecuador senza precedenti: nemmeno le dittature militari insediatesi in America Latina negli anni 60-70 sotto la direzione di Washington, avevano mai avuto il coraggio e l’assenza di pudore di mettere nero su bianco la svendita di un Paese ad uno Stato straniero.

Le violenze di questi giorni aiutano straordinariamente il progetto della destra al governo, con la diffusione del terrore generalizzato, trasversale agli schieramenti politici, che ha nello scontro tra potere costituito e contropotere criminale la sua apparenza, ma che in realtà mira ad una operazione di manipolazione politica e mediatica per attribuire al correismo una qualche forma di collateralismo con i Choneros, che invece proprio con Correa videro ridursi spazio e business.

L’orrore serve poi a tentare di stabilire una connessione tra sinistra e narcos che è ridicola solo a pensarla ma permette alla destra estrema della quale Noboa fa parte di sfruttare politicamente il clima di paura generale della popolazione. Non si parla dell’alleanza tra cartelli e destra, che portò anche all’eliminazione di un candidato in piena campagna elettorale e che ora sembra preparare alla perfezione un clima che predisponga l’opinione pubblica ad accettare lo stato d’assedio ed a reprimere la sinistra sociale e politica, assimilandola alla delinquenza e predisponendo una serie di misure destinate alla militarizzazione della società.

I consulenti USA sono stati chiari: c’è la necessità di far passare un messaggio semplice e forte. Chi si oppone all’Accordo con gli USA – come fa la sinistra – è complice dei delinquenti. Finirà che i narcos rientreranno nelle loro tane esigendo da Noboa il rispetto dei patti e con lo stesso Noboa che apparirà come “l’uomo forte” verso il quale riporre fiducia. Sparatorie e orrore sono funzionali all’obiettivo: far passare come positivo nella società ecuadoregna l’accordo con gli USA e la cessione del Paese a Washington, prima consegnandogli le sue istituzioni militari e giuridiche, poi le sue risorse energetiche e ambientali. L’Argentina, per chi non se ne fosse accorto, era solo il primo boccone.

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