In America Latina e nei Caraibi

Un fantasma infesta la nostra America, dal Rio Bravo alla Patagonia, l’America di Marti, Bolívar, Chávez e Fidel: il fantasma della Dottrina Monroe. Sembrerebbe qualcosa di nuovo o di dimenticato, ma si risveglia di continuo per ricordarci che è più latente che mai, anche se a volte appare in forma nascosta o attraverso strategie e metodi meno convenzionali e presumibilmente meno “aggressivi”, ma gli eventi contro l’ex presidente ecuadoriano Jorge Glas, il suo sequestro e la violenta irruzione nell’ambasciata messicana in Ecuador, dimostrano il contrario.

Per questo motivo politici, intellettuali, organizzazioni sociali, sindacati, organizzazioni studentesche, organizzazioni di integrazione e intellettuali di molte parti del mondo si sono espressi contro questa aggressione, riconoscendo che nemmeno nei momenti peggiori delle dittature che hanno regnato per decenni in America Latina e nei Caraibi, nemmeno nell’era di Pinochet, sono state intraprese azioni così estreme. E non si tratta solo di violazioni della Convenzione di Vienna, del diritto internazionale e persino della sovranità di un altro Paese, ma anche di una mancanza di rispetto e di un’aggressione diretta contro una sede diplomatica, per di più rappresentante di un popolo della regione in un’area che, dal 2014, è un territorio di pace dichiarato e sottoscritto da tutti i Paesi membri della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC).

Sembra che la nobiltà, la fermezza, la trasparenza e la dignità di Andrés Manuel López Obrador li abbiano infastiditi troppo e, a poche settimane dalla fine del suo mandato, vorrebbero vendicarsi attaccando anche ciò che Glas rappresenta, la Rivoluzione Cittadina, la stessa che hanno cercato di seppellire attraverso insensati processi giudiziari, il noto lawfare.

Tra l’altro, molti utenti dei social network hanno ricordato nei giorni scorsi che nel 1973, quando Augusto Pinochet consumò il colpo di Stato contro il presidente Salvador Allende, la sede messicana accolse circa 800 persone, in alcuni casi intere famiglie, che erano bersaglio della persecuzione di Pinochet. Anche altre missioni diplomatiche, come quelle dell’Argentina, della Svezia e della Francia, aprirono le loro porte a coloro che fuggivano, ma nessun altro Paese dispiegò tale protezione con la stessa forza del Messico, sotto la guida dell’ambasciatore Gonzalo Martínez Corbalá.

Nonostante la ferocia di Pinochet nei confronti dell’ambasciata messicana, tutti i richiedenti asilo ottennero un salvacondotto per recarsi in Messico, e tra i primi a farlo fu la moglie del presidente Allende, Hortensia Busi.

I fatti dell’Ecuador sono stati anche collegati – con tutto il rispetto – all’impudenza criminale di Israele sionista, branca degli Stati Uniti, che conferma una cosa non nuova: l’impunità con cui si è sentita in diritto di agire, incoraggiando anche i suoi complici ad agire, poiché è una potenza che teme di perdere la propria egemonia e cerca disperatamente di conservarla con ogni mezzo.

L’assalto del governo ecuadoriano all’ambasciata messicana è un’altra conferma della validità della Dottrina Monroe, così come i numerosi viaggi del capo del Comando Sud degli Stati Uniti nella regione e la possibilità di stabilire basi militari in Argentina con l’approvazione e il manto sorridente di un altro che sta già emergendo come un irrimediabile facista: Javier Milei.

Tante voci non possono sbagliarsi e sono in molti a sottolineare che se si permette l’impunità di eventi come questi, potremmo vivere da un momento all’altro, e molto vicino, la stessa situazione della Palestina, che tanto merita pace e libertà.

Non dimentichiamolo: l’America Latina e i Caraibi sono una Zona di Pace e la CELAC dovrà alzare le sue bandiere con più forza che mai. Neanche un po’, perché è da questo che dipende la nostra vita.

Fonte: CubaSi

Traduzione: italiacuba.it

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