Ancora una volta, la mafia anticubana di Miami mette in scena il suo solito spettacolo a Washington. Il deputato Mario Díaz-Balart, noto per il suo odio viscerale contro la Rivoluzione Cubana e per aver dedicato la sua carriera politica a finanziare e promuovere la sovversione contro Cuba, si è nuovamente incontrato con quelli che lui chiama “prigionieri politici”, quando in realtà si tratta di delinquenti comuni e mercenari al soldo del governo USA.
Odiatori senza salvezza
In questi giorni di dolore e perdita di decine di migliaia di case, elettrodomestici essenziali, beni personali, animali, raccolti, le loro “preghiere” da Miami sono per l’esplosione sociale, la rivolta, la disobbedienza, l’indisciplina. Invocano il terrorismo o l’intervento militare delle truppe yankee, senza importare quanti parenti, padri, fratelli, figli o nipoti moriranno sotto le bombe.
Dominando il frastuono e il furore dell’Impero del Caos
In meno di un anno il know-how scientifico russo ha sfornato quattro colpi da maestro:
1.Oreshnik: missile ipersonico, già testato sul campo di battaglia ucraino.
2.Burevestnik: il “porta-tempeste”, con una buona reminiscenza dei Deep Purple. Missile da crociera nucleare a raggio illimitato.
3.Poseidone: siluro a propulsione nucleare, capace di vagare sott’acqua senza essere rilevato per tempo illimitato; poi, al ricevere un ordine, attacca le coste nemiche con una testata nucleare, provocando uno tsunami radioattivo. Supera in gran parte il potere distruttivo del Sarmat, il più grande missile balistico intercontinentale (ICBM) russo.
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Il petrolio venezuelano e la politica gangsteristica USA
Il fragile pretesto morale oggi è la lotta contro la droga, ma il vero obiettivo è rovesciare un governo sovrano, e il danno collaterale è la sofferenza del popolo venezuelano
Jeffrey D. Sachs e Sybil Fares – Common Dreams
Gli Stati Uniti stanno rispolverando il loro vecchio copione per il cambio di regime in Venezuela. Anche se lo slogan è passato da “ripristinare la democrazia” a “combattere i narcoterroristi”, l’obiettivo rimane lo stesso, ovvero il controllo del petrolio venezuelano. I metodi seguiti dagli Stati Uniti sono noti: sanzioni che strangolano l’economia, minacce di forza e una taglia di 50 milioni di dollari sul presidente venezuelano Nicolás Maduro, come se fossimo nel selvaggio West.
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La resistenza di Cuba
Il labirinto di Trump
Se abbassano la bandiera
Il signor presidente dell’Ucraina può dire alle Nazioni Unite che il blocco contro la Cuba non esiste, può anche ordinare di ammainare la sua bandiera dai pennoni cubani, ma ciò che esiste tra Cuba e l’Ucraina, tra i loro popoli, è un’altra cosa.
Il Pentagono gioca una partita psicologica con il NYT contro il Venezuela
Tutte le opzioni rimangono sul tavolo contro il Venezuela?
Cinque giornalisti del New York Times (NYT) hanno pubblicato un articolo, lo scorso 4 novembre, in cui dettagliano come “l’amministrazione Trump abbia sviluppato una serie di opzioni per l’azione militare in Venezuela, inclusi attacchi diretti contro le unità militari che proteggono il presidente Nicolás Maduro e misure per prendere il controllo dei campi petroliferi del paese”.
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Due uragani attraversano Cuba
Eloquente paradosso. Il 29 ottobre scorso due persone sono morte a New York, intrappolate in una cantina, a causa delle piogge autunnali; lo stesso giorno ha attraversato la Cuba orientale il peggior uragano che si ricordi da decenni, senza un solo decesso.
La differenza non è accessoria. Si spiega con la capacità di organizzazione di un paese addestrato ad affrontare annualmente la stagione ciclonica, sempre più feroce sotto l’impatto del cambiamento climatico. Nei Caraibi, una regione eccessivamente castigata da fenomeni naturali, 7 persone su 10 vivono vicino alla costa e quasi tutte le sue città importanti si trovano a meno di 1,5 chilometri dal mare.
Il bacio di Giuda
Domenica 2 novembre 2025, a sorpresa, il Dipartimento di Stato del regime USA ha annunciato di aver coordinato con la Chiesa Cattolica l’invio di 3 milioni di $ in aiuti umanitari a Cuba dopo il passaggio del potente uragano Melissa, che ha causato gravi danni in diverse province della Cuba orientale.
Scacco Matto, Marcos
Il rinvio del Vertice delle Americhe, sebbene accompagnato da una diatriba quasi convincente, ci rivela la profonda crisi che si nasconde non solo nella diplomazia regionale, ma nella stessa politica estera USA, la cui scommessa sulla “massima pressione” è fallita platealmente e lascia il Dipartimento di Stato e i suoi artefici, con Marco Rubio in testa, con un saldo politico sfavorevole per Washington.
Il Vertice delle Americhe è stato sospeso: cosa è successo?
Il governo della Repubblica Dominicana annuncia la sospensione del Vertice delle Americhe, previsto per la prima settimana di dicembre prossimo. Laconicamente hanno giustificato la decisione con le “profonde divergenze politiche regionali”, come spiegato dagli anfitrioni.
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Il Segretario alla Guerra che cerca una crociata
Probabilmente Pete Hegseth si è preparato per tutta la vita per quel momento. Per il giorno e l’ora in cui avrebbe potuto dettare linea agli alti comandi della principale potenza militare del pianeta su ciò che intende per questa nuova fase dell’impero. Una fase che è iniziata tornando al nome originale del dipartimento in cui lo ha unto il presidente Donald Trump: Dipartimento della Guerra. Quello che ha avuto dai giorni dell’indipendenza -allora con George Washington- fino al 1947, quando il mondo emerso dal massacro appena concluso sembrava avviarsi verso la diplomazia come forma di risolvere i conflitti e quindi poteva essere Dipartimento della Difesa. Pura retorica, perché con un nome o con l’altro, gli USA non smisero di fare guerra. E come ha riconosciuto lo stesso Hegseth, da allora non ha vinto nessuna guerra, tranne, secondo lui, l’Iraq nel 1991.
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Così appare la difesa venezuelana equipaggiata con tecnologia d’avanguardia russa
La Russia ha riaffermato la sua alleanza con il Venezuela e la sua scommessa sulla stabilità regionale di fronte alle campagne di disinformazione che cercano di distorcere questa relazione.
Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha dichiarato all’agenzia TASS che Mosca “osserva molto attentamente ciò che succede in Venezuela” e desidera che “tutto si mantenga in un corso pacifico, senza nuove situazioni di conflitto nella regione”. Ha aggiunto che il mondo affronta già sufficienti scontri e che “non servono nuovi focolai di tensione”.
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Denunciando: La teoria fallita
Bisogna parlare di Cuba, del ciclone e di ciò che lascia; di una popolazione già seriamente colpita da decenni di blocco che ora perde il pochissimo che era riuscita ad avere.
“Devastazione” è una parola che impallidisce quando si vive dall’interno la tragedia di perdere tutto, che in questo momento è il dramma comune di migliaia di famiglie nella parte orientale del paese. Per questo in tutti i centri di evacuazione, insieme all’attenzione primaria della Salute, ci sono psicologi.













