La protesta di alcune decine di persone a Caimanera, Cuba, per i blackout e la mancanza di alimenti, ha ridato speranza a chi sogna la caduta della Rivoluzione cubana. Ma rivediamo le chiavi mediatiche degli eventi.
Gli USA, frustrati per non poter impedire il trionfo della Rivoluzione cubana, nel 1959 elaborarono la loro strategia per demonizzarla, per la quale non ci sono limiti al denaro speso affinché il mondo creda alle sue menzogne.
Il progetto approvato dal presidente Dwight Eisenhower e mantenuto fino ad oggi, si basa sul concetto di Joseph Goebbels, ministro delle comunicazioni di Adolf Hitler, che afferma: “La verità non si misura dalla sua coincidenza o fedeltà ai fatti che descrive o nomina, bensì dal suo effetto emotivo e dal numero di volte che si ripete”.
Chiuso il turismo e gran parte delle sue esportazioni, a causa della pandemia, le 200 ulteriori misure di soffocamento imposte a Cuba dal governo di Donald Trump e applicate da quello di Joe Biden, rappresentarono, per più di due anni, la chiusura delle uniche vie respiratorie per l’economia isolana (1). Blocco finanziario assoluto, distruzione delle entrate del Paese (da servizi medici, rimesse, crociere…), persecuzione delle petroliere, paralisi degli investimenti attraverso la piena applicazione della legge Helms-Burton (2), ecc.
NED, dissidenza cubana ed i tre chilometri del potere
Nei “tre chilometri di potere” intorno alla Casa Bianca si prendono le decisioni che muovono il mondo, le guerre, i colpi di stato.
Il personale qualificato passa, per le sue porte girevoli, dalle lobby alle istituzioni, e da lì ai consigli di amministrazione delle multinazionali. O viceversa.
E se Russia o Cina finanziassero gruppi per un cambio di regime negli USA o nell’Unione europea?
Negli ultimi 20 anni, il governo USA, attraverso le agenzie NED e USAID, ha destinato 250 milioni di dollari a gruppi “dissidenti” a Cuba.
Sono solo “fugaci scorci del mosaico” dell’intervento, secondo il giornalista Tracey Eaton. Perché ci sono altri programmi segreti di contrattisti “non rivelati”.
Il desiderio di protagonismo di Tania Bruguera si è scatenato il 27 novembre, quando alle porte del Ministero della Cultura ha manovrato per capitalizzare le richieste, molte delle quali ammissibili, degli artisti riuniti, sabotare le possibilità di intesa e mettere le persone sotto la sua egida gli interlocutori che si sono rifiutati di dialogare