Discorso Raul Castro all’ANPP

Discorso pronunciato dal Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente dei  Consigli di Stato e dei Ministri, al termine  del IX Periodo Ordinario di Sessioni della VIII Legislatura dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, nel Palazzo delle Convenzioni, il 14 luglio del 2017,“Anno 59º della Rivoluzione”.

Compagne e compagni:

Com’è abituale in questo periodo  dell’anno abbiamo svolto abbastanza attività. Il 28 giugno abbiamo realizzato la riunione del Consiglio dei Ministri, in cui, tra i vari temi abbiamo passato in rivista quelli che sarebbero stati presentati in questa sessione ordinaria dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare.

Da lunedì scorso i deputati hanno lavorato nelle loro rispettive commissioni analizzando le principali questioni dell’operato nazionale ed hanno ricevuto ampie informazioni sull’esecuzione del Piano dell’Economia nel primo semestre e sulla liquidazione del Bilancio dello Stato del 2016.

Ugualmente il nostro Parlamento è stato attualizzato sul Piano dello Stato Cubano per affrontare il cambio climatico, identificato come “Tarea Vida”, un tema di speciale significato strategico per il presente e soprattutto per il futuro del nostro paese, data la sua condizione insulare.

In questo abbiamo contato con la partecipazione del potenziale scientifico e tecnologico nazionale da almeno 25 anni.

Vincolata alla “Tarea Vida”, oggi abbiamo approvato la Legge delle Acque Terrestri, alla quale si è lavorato dal 2013 con il concorso degli organismi e delle istituzioni di maggior incidenza nella gestione completa e sostenibile dell’acqua, una risorsa naturale vitale che dev’essere protetta nell’interesse della società, l’economia, la salute e l’ambiente soprattutto, nelle circostanze delle prolungate e sempre più frequenti siccità che affrontiamo, sule quali il nostro popolo ha ricevuto abbastanza informazioni,  come si continuerà  a fare.

Sull’elaborazione del Piano e del Bilancio di quest’anno, avvertiamo che persisteranno tensioni finanziarie e sfide che potrebbero complicare l’operato dell’economia nazionale. Ugualmente prevediamo eventuali difficoltà nel rifornimento di combustibile dal Venezuela, nonostante l’invariabile volontà del presidente Nicolás Maduro e del suo governo di realizzarlo.

Nel mezzo di queste complesse circostanze, abbiamo ottenuto un discreto risultato promettente. Il Prodotto Interno Lordo è cresciuto nel primo semestre del 1.1% e questo denota un cambio nella voce dell’economia, paragonata all’ anno precedente .

Hanno contribuito a questo risultato l’agricoltura, il turismo e altre esportazioni di servizi, la costruzione, la produzione di zucchero e la sfera del trasporto e le comunicazioni.

Sono stati realizzati passi avanti nel programma degli investimenti prioritari che sono alla base dello sviluppo della nazione.

Sono stati assicurati i servizi sociali gratuiti a tutti i cubani, come l’educazione e la salute pubblica.

L’equilibrio monetario interno è migliorato e si esprime con una minor crescita dei prezzi al minuto, di fronte  ad una maggior offerta nei mercati.

Il deficit del bilancio si è presentato al disotto del previsto.

Siamo riusciti con un grande sforzo a preservare il rispetto rigoroso degli obblighi  risultati dal riordino del debito estero cubano  con i nostri principali creditori , anche se, nonostante le molteplici gestioni realizzate, ancora non siamo riusciti a metterci al passo dei pagamenti correnti ai fornitori, ai quali ratifico il ringraziamento per la loro fiducia in Cuba e la volontà d’onorare tutti ed ognuno dei conti scaduti.

La situazione descritta ci obbliga a proseguire adottando le misure necessarie per proteggere al massimo le entrate per esportazioni, la produzione di alimenti,  i servizi alla popolazione,  sopprimendo tutte le spese non imprescindibili e garantendo l’utilizzo più razionale ed efficiente delle risorse disponibili per sostenere le priorità  approvate.

Passando ad un altro tema in corrispondenza con gli accordi del Sesto e Settimo Congresso del Partito, è stata autorizzato l’ampliamento del lavoro indipendente e dell’ esperimento delle cooperative non agricole e dell’allevamento, con il proposito di togliere lentamente allo Stato le attività non strategiche, generando posti di lavoro,  dispiegando iniziative e contribuendo all’efficienza dell’economia nazionale, con l’interesse dello sviluppo del nostro socialismo.

Recentemente, lo scorso mese di giugno, nella sessione straordinaria del Parlamento dedicata ad analizzare e sostenere  i documenti programmatici del Modello Economico e Sociale, dopo la conclusione del processo di consultazione con la militanza del Partito e la Gioventù, i rappresentanti delle organizzazioni di massa e ampi settori della società, queste attività  sono state riconosciute tra le forme di proprietà  che operano nell’ economia cubana.

Attualmente contiamo su un numero superiore al mezzo milione di lavoratori indipendenti e più di 400 cooperative non agricole o dell’allevamento, e questo conferma la loro validità come fonte di lavoro, permettendo d’incrementare e differenziare   l’offerta di beni e  servizi a livelli accettabili di qualità.

Nonostante questo, come abbiamo analizzato nella riunione del Consiglio dei Ministri del 28 giugno scorso, sono state messe in luce deviazioni dalla politica definita in questa materia e violazioni dei regolamenti legali vigenti, come l’utilizzo delle materie prime e apparati di provenienza illecita, irregolari dichiarazioni delle entrate  per evadere gli obblighi fiscali e l’insufficienza nel controllo statale a tutti i livelli.

Con il proposito di sradicare i fenomeni negativi constatati  e assicurare lo sviluppo ulteriore di queste forme  di gestione nella cornice della legalità, il Consiglio dei Ministro ha adottato un insieme di decisioni che saranno ampiamente diffuse nella misura in cui si pubblicano i regolamenti attualizzati.

Considero conveniente sottolineare che non abbiamo rinunciato allo sviluppo e alla crescita del lavoro indipendente, né a proseguire l’esperimento delle cooperative non agricole o dell’allevamento. Non torneremo indietro  nè ci fermeremo, e tanto meno permetteremo segni  o pregiudizi verso il settore non statale, ma è imprescindibile rispettare le leggi, consolidare i passi avanti, generalizzare gli aspetti positivi, che non sono pochi, e affrontare risolutamente le illegalità e altri fenomeni che sono lontani dalla politica stabilita.

Sono sicuro che in questo impegno potremo contare con l’appoggio della maggioranza dei cittadini che esercitano in maniera onesta in questo settore.

Non dimentichiamo che il ritmo e la profondità dei cambi che dobbiamo introdurre  nel nostro modello devono essere condizionati  alla capacità che abbiamo di fare bene le cose e rettificare opportunamente di fronte a qualsiasi passo falso.

Questo sarà possibile solo se garantiremo un’adeguata preparazione precedente –  che non facciamo – la specializzazione e il dominio delle regole stabilite ad ogni livello e l’accompagnamento e la condizione dei processi, aspetti nei quali non  è mancata una buona dose di superficialità, un eccesso  d’entusiasmo e il desiderio d’avanzare più rapidamente di quel che siamo capaci realmente.

Questo tema appena citato lo si comprende  perfettamente, credo.

È necessario realizzare quello che abbiamo accordato. Lo necessita il paese e anche la Rivoluzione. Il desiderio di fare le cose rapide, senza una preparazione corretta,  in primo luogo da parte di coloro che devono applicare le misure in particolare, conduce a tutti questi errori e poi critichiamo quelli che non vanno criticati.

Sono stati commessi reati ed esistono informazioni di casi di una persona che possiede due, tre, quattro, anche cinque ristoranti. Non in una provincia, ma in diverse ci sono persone che hanno viaggiato più di 30 volte in differenti paesi. Dove hanno preso il denaro? Come hanno fatto? Tutti questi problemi esistono, ma non li dobbiamo utilizzare come pretesto per criticare una decisione che è giusta.

Cosa fa uno Stato e soprattutto uno Stato socialista, amministrando un negozio di barbiere con un solo posto cliente, o per due o tre, ed ogni determinata quantità di piccoli negozi di barbiere, non molti, con un amministratore, e cito questa perché è stata una delle prime misure che abbiamo preso.

Abbiamo deciso di fare le cooperative, abbiamo provato con alcune e immediatamente ci siamo lanciati a fare decine di cooperative della costruzione. Nessuno ha analizzato le conseguenze che questo ha portato e i problemi  creati da questa precipitazione, per citare una sola?

E come questa ce ne sono diverse. Questo è quel che voglio dire con parole semplici  e modeste .

Di chi sono gli errori? Nostri principalmente, di  noi dirigenti che abbiamo elaborato questa politica, anche se in consultazione con il popolo, con l’approvazione del Parlamento, dell’ultimo Congresso, dell’ultima riunione realizzata qui il mese scorso per approvare tutti questi documenti che ho citato all’inizio delle mie parole. Questa è la realtà. Non cerchiamo di nascondere il sole con un dito. Gli errori sono errori e sono errori nostri, e se vogliamo misurare con la gerarchia, sono errori miei prima di tutto, perchè sono parte di questa decisione. Questa è la realtà.

Sulla nostra politica estera desidero affermare quanto segue:  lo scorso 16  giugno, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato la politica del suo governo verso Cuba, niente di nuovo di sicuro, dato che riprende un discorso e le sfumature di un passato di conflitto, che ha dimostrato il suo assoluto fallimento in ben 55 anni.

È  evidente che il Presidente nordamericano non è stato ben informato sulla  storia di Cuba e delle relazioni con gli Stati Uniti, né sul patriottismo e la dignità dei cubani.
La storia non si può dimenticare, come a volte ci hanno suggerito di fare.

Per più di 200 anni i vincoli tra Cuba e gli Stati Uniti sono stati marcati da una parte  dalla pretesa del vicino del nord di dominio sul nostro paese e dall’altra dalla determinazione dei cubani d’essere liberi, indipendenti e sovrani.

Per tutto il XIX secolo, invocando le dottrine e le politiche del Destino Manifesto, Monroe e la Frutta Matura, differenti governanti statunitensi hanno cercato d’ appropriarsi  di Cuba, e nonostante l’eroica lotta dei mambì, ci riuscirono nel  1898, intervenendo con l’inganno alla fine della guerra che per 30 anni i cubani aveva sferrato per la propria indipendenza, quando le truppe nordamericane entrarono come alleate e si trasformarono in occupanti.

Scesero a patti con la Spagna alle spalle di Cuba e occuparono militarmente il paese per quattro anni; smobilitarono l’Esercito di Liberazione, dissolsero il Partito Rivoluzionario Cubano organizzato, fondato e diretto da José Martí e imposero un’appendice alla Costituzione della nascente Repubblica, l’Emendamento Platt, che dava loro il diritto d’intervenire nei nostri temi interni e stabilire tra l’altro la Base Navale in Guantánamo, che ancora oggi usurpa parte del territorio nazionale, la cui restituzione continueremo a reclamare .

La condizione  neocoloniale di Cuba,  che permise agli Stati Uniti di esercitare dal  1899 un dominio totale della vita economica e politica dell’Isola, frustrò, ma non distrusse  le ansie di libertà e indipendenza del popolo cubano.

Esattamente 60 anni dopo, il primo gennaio del 1959, con il trionfo della Rivoluzione guidata dal Comandante in capo  Fidel Castro, siamo diventati definitivamente liberi e indipendenti.

Da quel momento l’obiettivo strategico della politica degli Stati Uniti verso Cuba è stato far crollare la Rivoluzione. Per questo in piu di cinque decenni hanno utilizzato i più diversi metodi:  la guerra economica, la rottura delle relazioni diplomatiche, l’invasione armata,  attentati contro i  nostri principali dirigenti, sabotaggi, blocco navale, creazione e appoggio a bande armate, terrorismo  di Stato, sovversione interna, blocco economico, politico e mediatico e
isolamento internazionale.

Dieci governi sono passati per il potere sino a che il presidente Barack Obama, nel suo discorso  del 17 dicembre del 2014, senza rinunciare al proposito strategico,  ha avuto il buon senso di riconoscere che l’isolamento non aveva funzionato e che era ora di una nuova messa a fuoco verso Cuba.

Nessuno può negare che gli Stati Uniti nel tentativo d’isolare Cuba, alla fine si vedevano in una situazione di profondo isolamento. La politica di ostilità e blocco contro il nostro paese era diventata un serio ostacolo per le loro relazioni con l’America Latina e i Caraibi  ed era respinta quasi unanimemente dalla comunità internazionale. Nella società nordamericana si è sviluppata una crescente opposizione di maggioranza, includendo buona parte dell’emigrazione cubana.

Nel VI Vertice delle Americhe a Cartagena de Indias, in Colombia, nel 2012, l’Ecuador si rifiutò di partecipare senza la presenza di Cuba e tutte le nazioni latinoamericane e caraibiche espressero la loro condanna al blocco e all’esclusione di Cuba da queste riunioni.

Vari paesi avvisarono che non ci sarebbero state altre riunioni senza Cuba.

Cosi si giunse all’aprile  del 2015 —tre anni dopo— al VII Vertice di Panama, quando per la prima volta siamo stati invitati.

Sulla base del rispetto e l’uguaglianza negli ultimi due anni sono state ristabilite le relazioni diplomatiche e sono stati realizzati passi avanti nella soluzione di problemi bilaterali pendenti, così come nella cooperazione e in temi d’interesse e beneficio reciproco, in maniera limitata è stata modificata l’applicazione di alcuni aspetti del blocco.

I due paesi hanno posto le basi per avanzare nella costruzione di una relazione di nuovo tipo dimostrando che è possibile convivere in forma civile, nonostante le profonde differenze esistenti.

Il presidente Obama ha terminato il suo mandato e si mantiengono il blocco, la Base Navale in Guantánamo e la politica di cambio di regime.

Gli annunci realizzati dall’attuale Presidente lo scorso 16 giugno sono un passo indietro nelle relazioni  bilaterali.  Molte persone e molte organizzazioni negli Stati Uniti e nel mondo lo pensano ed hanno espresso in maniera schiacciante una forte condanna ai cambi divulgati. Anche la nostra gioventù e le organizzazioni studentesche, le donne, gli operai, i contadini, i Comitati di Difesa della Rivoluzione, gli intellettuali e i gruppi religiosi, a nome dell’ immensa maggioranza dei cittadini di questa nazione lo hanno espresso allo stesso modo.

Il governo nordamericano ha deciso d’indurire il blocco con l’imposizione di nuove restrizioni alle sue imprese per commerciare  e investire in Cuba e di imporre ulteriori restrizioni addizionali si suoi cittadini per viaggiare nel nostro paese, giustificando queste misure con una vecchia retorica ostile propria della Guerra Fredda,  che si fa scudo con una presunta preoccupazione per l’esercizio e il godimento dei diritti umani e la democrazia da parte del popolo cubano.

Le decisioni del presidente Trump ignorano l’appoggio di vasti settori statunitensi, includendo la maggioranza della migrazione cubana all’eliminazione del blocco e per la normalità delle relazioni e soddisfano solo gli interessi di un gruppo d’origine cubana nel sud della Florida, sempre più isolato e minoritario, che insiste nel danneggiare Cuba e il suo popolo per aver scelto di difendere a qualsiasi prezzo il suo diritto d’essere libera, indipendente e sovrana.

Reiteriamo oggi la denuncia del Governo Rivoluzionario per le  misure di indurimento del blocco e riaffermiamo che qualsiasi strategia con la pretesa di distruggere la Rivoluzione con la coercizione o le pressioni o ricorrendo a metodi sottili  fallirà.

Ugualmente condanniamo la manipolazione  del tema dei diritti umani contro Cuba che ci deve inorgoglire molto per le conquiste realizzate e non deve ricevere lezioni dagli Stati Uniti nè da nessuno. (applausi)

Desidero ripetere come ho già  sostenuto  nel Vertice della CELAC realizzato in Repubblica Dominicana nel gennaio di quest’anno, che Cuba ha la volontà di continuare a negoziare i temi bilaterali pendenti con gli Stati Uniti,  sulla base dell’uguaglianza, il rispetto, la sovranità e l’indipendenza del nostro paese per proseguire il dialogo rispettoso e la cooperazione in temi d’interesse comune con il governo nordamericano.

Cuba e gli Stati  Uniti  possono  cooperare e convivere, rispettando le differenze e promuovendo tutto quello che apporti benefici  ai due paesi e ai due popoli, ma non ci si deve aspettare che Cuba per questo realizzi concessioni inerenti alla sua sovranità e indipendenza, e oggi aggiungo o che negozi i suoi principi o accetti condizioni di alcun tipo, come non abbiamo mai fatto nella storia della Rivoluzione.

Indipendentemente da quello che il governo degli Stati Uniti decida di fare o meno, noi continueremo ad avanzare per il cammino che abbiamo scelto sovranamente per il nostro popolo.

Viviamo in una congiuntura internazionale caratterizzata da crescenti minacce alla pace e alla sicurezza internazionali,  guerre d’intervento, pericoli per la sopravvivenza della specie umana e un ordine economico internazionale ingiusto ed escludente.

Si sa che dal 2010 gli Stati Uniti hanno messo in pratica il concetto di “Guerra non convenzionale”, concepito come un insieme di attività indirizzate a sfruttare le vulnerabilità psicologiche, economiche, militari e politiche di un paese avversario, con il proposito di promuovere lo sviluppo di un movimento di resistenza o l’insorgenza per intimorire, alterare o far cadere il suo governo.

Questo è stato sperimentato in nord Africa ed anche in Europa ed ha provocato decine di migliaia di morti, la distruzione di Stati, lo sgretolamento di società e il collasso delle loro economie.

“Nuestra América”, che si è proclamata Zona di pace nel 2014 affronta oggi condizioni avverse.

La Repubblica Bolivariana del Venezuela soffre una guerra non convenzionale- che non è cominciata adesso, ma molto tempo fa- imposta dall’imperialismo e da settori oligarchici golpisti che hanno provocato la violenza nelle strade e azioni fasciste come le spaventose scene diffuse su giovani bruciati vivi.

L’intervento straniero contro la Rivoluzione Bolivariana e Chavista deve cessare. La violenza terrorista e golpista dev’ essere condannata in assoluto. Tutti si devono sommare al richiamo al dialogo e astenersi da azioni che contraddicono le intenzioni proclamate in maniera manipolatrice e demagogica.

L’ Organizzazione degli Stati Americani (OEA) e il suo Segretario Generale, devono smettere di aggredire il Venezuela e di manipolare selettivamente la realtà.

Si deve rispettare il legittimo diritto del Venezuela di dare pacifiche soluzioni ai suoi temi interni senza alcuna ingerenza esterna. Compete solo al sovrano popolo venezuelano l’esercizio dell’auto determinazione, alla ricerca di soluzioni sue proprie.

Reiteriamo la nostra solidarietà al popolo venezuelano e alla sua unione civico militare guidata dal presidente costituzionale, Nicolás Maduro Moros.

L’aggressione e la violenza golpista contro il Venezuela danneggiano tutta “Nuestra América”  apportano benefici sono agli interessi di coloro che s’impegnano a dividerci, per esercitare il loro dominio sui nostri popoli senza che importi loro generare conflitti con conseguenze incalcolabili in questa regione, come quelli che stiamo vedendo accadere in differenti luoghi del mondo.

Avvertiamo oggi che coloro che pretendono di far crollare per vie non costituzionali, violente e golpiste la Rivoluzione Bolivariana e Chavista, assumeranno una seria responsabilità di fronte alla storia.
Esprimiamo la nostra solidarietà  al compagno  Luiz Inácio Lula da Silva, vittima di una persecuzione  politica e di manovre golpiste e gli esprimiamo la nostra solidarietà di fronte al tentativo d’impedire la sua candidatura a elezioni dirette, con una inabilitazione giudiziaria.

Lula, Dilma Rousseff, il Partito dei Lavoratori e il popolo brasiliano avranno sempre Cuba al loro fianco.

Compagne e compagni:

Lo scorso 14  giugno il Consiglio di Stato ha accordato di convocare le elezioni politiche, mediante le quali si eleggeranno i delegati alle assemblee municipali e provinciali e i deputati dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare che eleggeranno il Consiglio di Stato e la presidenza del Parlamento.

Nello stesso giorno sono state costituite le commissioni elettorali che dirigeranno il processo nelle differenti istanze e sono state formate le commissioni di candidatura.

Non è inutile segnalare la trascendente importanza politica che riveste questo processo elettorale, che deve costituire un’azione di riaffermazione rivoluzionaria da parte del nostro popolo, e questo esige un arduo lavoro di tutte le organizzazioni e istituzioni.

Siamo sicuri che, come questo popolo ha dimostrato in occasioni precedenti, che le elezioni saranno un esempio di vero esercizio di democrazia sostenuto da una vasta partecipazione popolare, alla quale non partecipano partiti politici, nè si finanziano campagne, ma in cui le basi per proporre ed eleggere i candidati  sono il merito, la capacità  e l’impegno con il popolo.

Per terminare, compagne e compagni, restano solo 12 giorni per celebrare il 64º anniversario dell’assalto alle caserme Moncada e Carlos Manuel de Céspedes.

In questa occasione la manifestazione si realizzerà nella provincia di Pinar del Río e l’oratore principale sarà il Secondo Segretario del Comitato  Centrale, il compagno José Ramón Machado Ventura.

Per la prima volta celebreremo il giorno della Ribellione Nazionale senza la presenza física del Capo della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro Ruz, e  proponiamo di affrontare le nuove sfide con la guida del suo esempio, la sua intransigenza rivoluzionaria e la sua fede permanente nella vittoria.

Molte grazie


Discurso pronunciado por el General de Ejército Raúl Castro Ruz, Primer Secretario del Comité Central del Partido Comunista de Cuba y Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros, en la clausura del IX Período Ordinario de Sesiones de la VIII Legislatura de la Asamblea Nacional del Poder Popular, en el Palacio de Convenciones, el 14 de julio de 2017, “Año 59 de la Revolución”.

Compañeras y compañeros:

Como es habitual en esta fecha del año, hemos tenido bastante actividad. El 28 de junio celebramos la reunión del Consejo de Ministros, donde entre otros temas pasamos revista a los asuntos que serían presentados a esta sesión ordinaria de la Asamblea Nacional del Poder Popular.

Desde el lunes los diputados han trabajado en sus respectivas comisiones analizando las principales cuestiones del quehacer nacional y recibieron amplia información sobre la ejecución del Plan de la economía en el primer semestre y la liquidación del Presupuesto del Estado del año 2016.

Igualmente, nuestro Parlamento fue actualizado sobre el Plan del Estado cubano para el enfrentamiento al cambio climático, identificado como “Tarea Vida”, un asunto de especial significación estratégica para el presente y sobre todo el futuro de nuestro país, dada su condición insular, en el que hemos contado con la participación del potencial científico y tecnológico nacional a lo largo de más de 25 años.

Muy vinculada con la “Tarea Vida”, hoy aprobamos la Ley de Aguas Terrestres, en la que se ha venido trabajando desde el año 2013 con el concurso de los organismos y las instituciones de mayor incidencia en la gestión integrada y sostenible del agua, un recurso natural vital que debe ser protegido en interés de la sociedad, la economía, la salud y el medio ambiente, máxime en las circunstancias de prolongadas y cada vez más frecuentes sequías que enfrentamos, acerca de lo cual se ha estado brindando bastante información a nuestro pueblo y hay que continuar haciéndolo.

Desde la elaboración del plan y el presupuesto para el presente año, alertamos que persistirían tensiones financieras y retos que podrían complicar el desempeño de la economía nacional. Igualmente previmos eventuales dificultades en el suministro de combustibles desde Venezuela, a pesar de la invariable voluntad del presidente Nicolás Maduro y su gobierno por cumplirlo.

Aun en medio de estas complejas circunstancias se ha obtenido un discreto resultado alentador. El producto interno bruto creció en el primer semestre un 1,1%, lo cual denota un cambio en el signo de la economía en comparación con el año anterior. Contribuyeron a este resultado la agricultura, el turismo y otras exportaciones de servicios, las construcciones, la producción de azúcar y la esfera del transporte y las comunicaciones.

Se han logrado avances en los programas de inversiones priorizadas que sientan las bases para el desarrollo de la nación.

Se aseguraron los servicios sociales gratuitos a todos los cubanos, como la educación y la salud pública.
Ha mejorado el equilibrio monetario interno, lo cual se expresa en un menor crecimiento de los precios minoristas ante una mayor oferta en los mercados.

El déficit presupuestario se ha comportado por debajo de lo previsto.

Por otra parte, no sin grandes esfuerzos, se ha logrado preservar el cumplimiento riguroso de las obligaciones resultantes del reordenamiento de la deuda externa cubana con nuestros principales acreedores, si bien, a pesar de múltiples gestiones realizadas, todavía no hemos podido ponernos al día en los pagos corrientes a los proveedores, a quienes les ratifico el agradecimiento por su confianza hacia Cuba y la voluntad de honrar todas y cada una de las cuentas vencidas.

La situación descrita nos obliga a proseguir adoptando las medidas requeridas para proteger al máximo los ingresos por exportaciones, la producción de alimentos y los servicios a la población, a la vez que suprimimos todo gasto no imprescindible y garantizamos la utilización más racional y eficiente de los recursos disponibles para respaldar las prioridades aprobadas.

Pasando a otro asunto, en correspondencia con los acuerdos del Sexto y Séptimo congresos del Partido se autorizó la ampliación del trabajo por cuenta propia y el experimento de las cooperativas no agropecuarias con el propósito de ir paulatinamente despojando al Estado de actividades no estratégicas, generar empleos, desplegar iniciativas y contribuir a la eficiencia de la economía nacional en interés del desarrollo de nuestro socialismo.

Más recientemente, el pasado mes de junio, en la sesión extraordinaria del Parlamento, dedicada a analizar y respaldar los documentos programáticos del Modelo Económico y Social, luego de concluir el proceso de consulta con la militancia del Partido y la Juventud, representantes de las organizaciones de masas y amplios sectores de la sociedad, se reconocieron estas actividades entre las formas de propiedad que actúan en la economía cubana.

Actualmente contamos con una cifra superior al medio millón de trabajadores por cuenta propia y más de 400 cooperativas no agropecuarias, lo que confirma su validez como fuente de empleo, al tiempo que ha permitido incrementar y diversificar la oferta de bienes y servicios con niveles aceptables de calidad.

No obstante, como analizamos en la reunión del Consejo de Ministros del pasado 28 de junio, se han puesto de manifiesto desviaciones de la política definida en esta materia y violaciones de las regulaciones legales vigentes, como la utilización de materias primas y equipos de procedencia ilícita, subdeclaración de ingresos para evadir las obligaciones tributarias e insuficiencias en el control estatal a todos los niveles.

Con el propósito de erradicar los fenómenos negativos detectados y asegurar el desarrollo ulterior de estas formas de gestión en el marco de la legalidad, el Consejo de Ministros adoptó un conjunto de decisiones que serán ampliamente divulgadas en la medida en que se publiquen las regulaciones actualizadas.

Considero conveniente enfatizar que no hemos renunciado al despliegue y desarrollo del trabajo por cuenta propia, ni a proseguir el experimento de las cooperativas no agropecuarias. No vamos a retroceder ni a detenernos, ni tampoco permitir estigmas y prejuicios hacia el sector no estatal, pero es imprescindible respetar las leyes, consolidar lo avanzado, generalizar los aspectos positivos, que no son pocos, y enfrentar resueltamente las ilegalidades y otras desviaciones que se apartan de la política establecida.
Estoy seguro de que en este empeño podremos contar con el apoyo de la mayoría de los ciudadanos que de manera honesta ejercen en este sector.
No olvidemos que el ritmo y la profundidad de los cambios que debemos introducir en nuestro modelo deben estar condicionados por la capacidad que tengamos de hacer las cosas bien y rectificar oportunamente ante cualquier desviación. Ello solo será posible si se garantiza una adecuada preparación previa —que no hacemos—, la capacitación y dominio de las regulaciones establecidas en cada nivel y el acompañamiento y conducción de los procesos, aspectos en los que no ha faltado una buena dosis de superficialidades y un exceso de entusiasmo y deseos de avanzar más rápido de lo que somos realmente capaces.

Este tema que acabo de tocar, creo que se entiende perfectamente. Es necesario cumplir lo que hemos acordado, lo necesita el país y también la Revolución. El deseo de hacer cosas rápidas sin una preparación correcta, en primer lugar de los que tienen que aplicar las medidas, conduce a todos esos errores, y después criticamos a los que no debemos criticar.

Se han cometido hechos delictivos, existen informaciones de casos donde una misma persona tiene ya dos, tres, cuatro y hasta cinco restaurantes. No en una provincia, sino en varias, una persona que ha viajado más de 30 veces a diferentes países. ¿De dónde sacó el dinero? ¿Cómo lo hizo? Todos esos problemas existen; pero no debemos emplearlo como pretexto para criticar una decisión que es justa.

Qué hace un Estado, máxime un Estado socialista, administrando una barbería de un sillón, de dos o tres sillones, y cada determinada cantidad de pequeñas barberías, no muchas, un administrador y menciono esta por ser una de las primeras medidas que tomamos.

Decidimos hacer las cooperativas, probamos con algunas e inmediatamente nos lanzamos a hacer decenas de cooperativas de la construcción, ¿nadie ha analizado las consecuencias que eso trajo y los problemas que esa precipitación ha creado?, por mencionar una sola. Y como esas, hay unas cuantas. Eso es lo que quiero expresar en palabras sencillas y modestas, ¿De quién son esos errores? De nosotros principalmente, de los dirigentes que hemos elaborado esa política, aunque en consulta con el pueblo, con la aprobación del Parlamento, del último Congreso, de la última reunión que tuvimos aquí el pasado mes, para aprobar todos estos documentos que mencioné al principio de mis palabras. Esa es la realidad. No tratemos de tapar el sol con un dedo. Errores son errores, y son errores nuestros, y si vamos a medir por la jerarquía entre nosotros, son errores míos en primer lugar, porque soy parte de esa decisión. Esa es la realidad.

Sobre nuestra política exterior deseo expresar lo siguiente:

El pasado 16 de junio, el presidente de Estados Unidos, Donald Trump, anunció la política de su gobierno hacia Cuba, nada novedosa por cierto, pues retoma un discurso y matices del pasado de confrontación, que demostraron su rotundo fracaso a lo largo de 55 años.

Es evidente que el Presidente norteamericano no ha sido bien informado acerca de la historia de Cuba y de las relaciones con Estados Unidos, ni sobre el patriotismo y la dignidad de los cubanos.

La historia no puede ser olvidada, como a veces nos han sugerido hacer. Por más de 200 años, los vínculos entre Cuba y Estados Unidos han estado marcados, de una parte, por las pretensiones del vecino del Norte de dominación sobre nuestro país y, de otra, por la determinación de los cubanos de ser libres, independientes y soberanos.

A lo largo de todo el siglo XIX, invocando las doctrinas y políticas del Destino Manifiesto, Monroe y la Fruta Madura, diferentes gobernantes estadounidenses trataron de apropiarse de Cuba, y a pesar de la heroica lucha de los mambises, lo lograron en 1898, con la intervención engañosa al final de la guerra que por 30 años los cubanos libraron por su independencia, a la que las tropas norteamericanas entraron como aliados y luego se convirtieron en ocupantes: pactaron con España a espaldas de Cuba, ocuparon militarmente el país durante cuatro años, desmovilizaron al Ejército Libertador, disolvieron el Partido Revolucionario Cubano organizado, fundado y dirigido por José Martí e impusieron un apéndice a la Constitución de la naciente República, la Enmienda Platt, que les daba el derecho a intervenir en nuestros asuntos internos y a establecer, entre otras, la Base Naval en Guantánamo, que aún hoy usurpa parte del territorio nacional y cuya devolución seguiremos reclamando.

La condición neocolonial de Cuba, que permitió a Estados Unidos ejercer desde 1899 un dominio total de la vida económica y política de la Isla, frustró, pero no aniquiló, las ansias de libertad e independencia del pueblo cubano. Exactamente 60 años después, el primero de enero de 1959, con el triunfo de la Revolución encabezada por el Comandante en Jefe Fidel Castro, fuimos definitivamente libres e independientes.

Desde ese momento, el objetivo estratégico de la política de Estados Unidos hacia Cuba ha sido derrocar a la Revolución. Para ello, a lo largo de más de cinco décadas, recurrió a los más disímiles métodos: guerra económica, ruptura de las relaciones diplomáticas, invasión armada, atentados contra nuestros principales dirigentes, sabotajes, bloqueo naval, creación y apoyo a bandas armadas, terrorismo de Estado, subversión interna, bloqueo económico, político y mediático y aislamiento internacional.

Diez gobiernos pasaron por el poder hasta que el presidente Barack Obama, en su alocución del 17 de diciembre de 2014, sin renunciar al propósito estratégico, tuvo la sensatez de reconocer que el aislamiento no funcionó y que era hora de un nuevo enfoque hacia Cuba.

Nadie puede negar que Estados Unidos, en el intento de aislar a Cuba, finalmente se vio en una situación de profundo aislamiento. La política de hostilidad y bloqueo contra nuestro país se había convertido en un serio obstáculo para sus relaciones con América Latina y el Caribe y era rechazada casi unánimemente por la comunidad internacional; dentro de la sociedad norteamericana se había desarrollado una mayoritaria y creciente oposición a ella, incluyendo a buena parte de la emigración cubana.

En la VI Cumbre de las Américas en Cartagena de Indias, Colombia, en el año 2012, Ecuador se negó a participar sin la asistencia cubana y todas las naciones latinoamericanas y caribeñas manifestaron su repudio al bloqueo y a la exclusión de Cuba de estos eventos. Varios países advirtieron que no habría otra reunión sin Cuba. De esa forma, llegamos en abril de 2015 —tres años después— a la VII Cumbre de Panamá, cuando por primera vez fuimos invitados.

Sobre la base del respeto y la igualdad, en los dos últimos años se restablecieron las relaciones diplomáticas y se lograron avances en la solución de problemas bilaterales pendientes, así como en la cooperación en temas de interés y beneficio mutuo; fue modificada de manera limitada la aplicación de algunos aspectos del bloqueo. Ambos países sentaron las bases para avanzar en la construcción de una relación de nuevo tipo, demostrando que es posible convivir de forma civilizada a pesar de las profundas diferencias existentes.

El presidente Obama terminó su mandato y se mantuvo el bloqueo, la Base Naval en Guantánamo y la política de cambio de régimen.

Los anuncios realizados por el actual Presidente el pasado 16 de junio significan un retroceso en las relaciones bilaterales. Así lo consideran muchas personas y organizaciones en Estados Unidos y en el mundo, que abrumadoramente han expresado un rotundo rechazo a los cambios divulgados. Así también lo expresaron nuestra juventud y las organizaciones estudiantiles, las mujeres, obreros, campesinos, los comités de Defensa de la Revolución, intelectuales y agrupaciones religiosas, en nombre de la inmensa mayoría de los ciudadanos de esta nación.

El gobierno norteamericano ha decidido recrudecer el bloqueo, mediante la imposición de nuevas trabas a su empresariado para comerciar e invertir en Cuba y de restricciones adicionales a sus ciudadanos para viajar a nuestro país, justificando estas medidas con una retórica vieja y hostil, propia de la Guerra Fría, que se escuda en una supuesta preocupación sobre el ejercicio y disfrute por el pueblo cubano de los derechos humanos y la democracia.

Las decisiones del presidente Trump desconocen el apoyo de amplios sectores estadounidenses, incluyendo la mayoría de la emigración cubana, al levantamiento del bloqueo y la normalización de las relaciones y solo satisfacen los intereses de un grupo de origen cubano del sur de Florida, cada vez más aislado y minoritario, que insiste en dañar a Cuba y a su pueblo por haber elegido defender, a cualquier precio, su derecho a ser libre, independiente y soberano.

Reiteramos hoy la denuncia del Gobierno Revolucionario a las medidas de endurecimiento del bloqueo y reafirmamos que cualquier estrategia que pretenda destruir a la Revolución, ya sea mediante la coerción y las presiones o recurriendo a métodos sutiles, fracasará.

De igual forma, rechazamos la manipulación del tema de los derechos humanos contra Cuba, que tiene mucho de qué enorgullecerse por los logros alcanzados y no tiene que recibir lecciones de Estados Unidos ni de nadie (Aplausos).

Deseo repetir, como ya expresé en la Cumbre de la CELAC, celebrada en República Dominicana en enero de este año, que Cuba tiene la voluntad de continuar negociando los asuntos bilaterales pendientes con los Estados Unidos, sobre la base de la igualdad y el respeto a la soberanía y la independencia de nuestro país, y de proseguir el diálogo respetuoso y la cooperación en temas de interés común con el gobierno norteamericano.
Cuba y Estados Unidos pueden cooperar y convivir, respetando las diferencias y promoviendo todo aquello que beneficie a ambos países y pueblos, pero no debe esperarse que para ello Cuba realice concesiones inherentes a su soberanía e independencia y hoy agrego, o que negocie sus principios o acepte condicionamientos de ningún tipo, como no lo hemos hecho nunca en la historia de la Revolución.

Con independencia de lo que el gobierno de Estados Unidos decida hacer o no, seguiremos avanzando en el camino escogido soberanamente por nuestro pueblo.

Vivimos en una coyuntura internacional caracterizada por crecientes amenazas a la paz y la seguridad internacionales, guerras de intervención, peligros para la sobrevivencia de la especie humana y un orden económico internacional injusto y excluyente.

Se conoce que desde el año 2010, Estados Unidos puso en práctica el concepto de “Guerra no convencional” concebido como un conjunto de actividades dirigidas a explotar las vulnerabilidades sicológicas, económicas, militares y políticas de un país adversario en el propósito de promover el desarrollo de un movimiento de resistencia o la insurgencia para coaccionar, alterar o derrocar a su gobierno.

Ello fue ensayado en el norte de África, e incluso en Europa, y ha provocado decenas de miles de muertos, la destrucción de Estados, el desgarramiento de sociedades y el colapso de sus economías.

“Nuestra América”, que se proclamó como Zona de Paz en 2014, enfrenta ahora condiciones adversas.
La República Bolivariana de Venezuela sufre una guerra no convencional —que no empezó ahora, empezó mucho antes— impuesta por el imperialismo y sectores oligárquicos golpistas que ha provocado la violencia en las calles y actos fascistas, como las espantosas escenas difundidas sobre jóvenes quemados vivos.

La intervención extranjera contra la Revolución Bolivariana y Chavista debe cesar. La violencia terrorista y golpista debe ser condenada inequívocamente. Todos debieran sumarse al llamado al diálogo y abstenerse de actos que contradicen las intenciones que se proclaman de manera manipuladora y demagógica.

La Organización de Estados Americanos (OEA) y su Secretario General, deben cesar en su agresión contra Venezuela y en la manipulación selectiva de la realidad.

Debe respetarse el legítimo derecho de Venezuela a solucionar pacíficamente sus asuntos internos sin ninguna injerencia externa. Solo compete al soberano pueblo venezolano el ejercicio de la autodeterminación y encontrar soluciones por sí mismo.

Reiteramos nuestra solidaridad al pueblo venezolano y a su unión cívico-militar, encabezada por el presidente constitucional, Nicolás Maduro Moros.

La agresión y la violencia golpista contra Venezuela dañan a toda “Nuestra América” y solo benefician los intereses de quienes se empeñan en dividirnos para ejercer su dominación sobre nuestros pueblos, sin que les importe generar conflictos de consecuencias incalculables en esta región, como los que estamos presenciando en diferentes lugares del mundo.

Alertamos hoy que quienes pretenden derrocar por vías inconstitucionales, violentas y golpistas a la Revolución Bolivariana y Chavista asumirán una seria responsabilidad ante la historia.

Al compañero Luiz Inácio Lula da Silva, víctima de persecución política y maniobras golpistas, le expresamos nuestra solidaridad ante el intento de impedir su candidatura a elecciones directas, con una inhabilitación judicial. Lula, Dilma Rousseff, el Partido de los Trabajadores y el pueblo brasileño tendrán siempre a Cuba de su lado.

Compañeras y compañeros:

El pasado 14 de junio el Consejo de Estado acordó convocar a elecciones generales, mediante las cuales serán elegidos los delegados a las asambleas municipales y provinciales y los diputados a la Asamblea Nacional del Poder Popular, quienes elegirán al Consejo de Estado y la Presidencia del Parlamento.

Al propio tiempo, fueron constituidas las comisiones electorales que dirigirán el proceso en las diferentes instancias y quedaron conformadas las comisiones de candidatura.

No es ocioso destacar la trascendente importancia política que reviste este proceso electoral, que debe constituir un acto de reafirmación revolucionaria por parte de nuestro pueblo, lo que exige una ardua labor de todas las organizaciones e instituciones.

Estamos seguros, como lo ha demostrado este pueblo en ocasiones anteriores, que las elecciones serán un ejemplo de verdadero ejercicio de democracia, sustentado en la amplia participación popular, la legalidad y transparencia del proceso electoral, en el que no concurren partidos políticos ni se financian campañas, sino que la base para proponer y elegir a los candidatos es el mérito, la capacidad y el compromiso con el pueblo.
Por otro lado y para concluir, compañeras y compañeros, restan apenas 12 días para celebrar el 64 aniversario del asalto a los cuarteles Moncada y Carlos Manuel de Céspedes. En esta ocasión el acto se celebrará en la provincia de Pinar del Río y el orador principal será el Segundo Secretario del Comité Central, compañero José Ramón Machado Ventura (Aplausos).

Al celebrar el Día de la Rebeldía Nacional, por primera vez sin la presencia física del Comandante en Jefe de la Revolución Cubana, Fidel Castro Ruz, propongámonos enfrentar los nuevos retos bajo la guía de su ejemplo, intransigencia revolucionaria y la fe permanente en la victoria.

Muchas gracias.

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One thought on “Discorso Raul Castro all’ANPP”

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