Parole di Rogelio Polanco Fuentes

Parole di Rogelio Polanco Fuentes, Membro della Segreteria del Comitato Centrale del Partito Comunista e Capo del suo Dipartimento Ideologico, all’apertura del I Incontro Internazionale delle Pubblicazioni Teoriche dei Partiti e Movimenti di Sinistra.

Compagno Roberto Morales Ojeda, membro dell’Ufficio Politico e Segretario dell’Organizzazione del Partito Comunista di Cuba;

Abel Prieto Jiménez, presidente della Casa de las Américas, sede di questo evento;

Gentili delegati al I Incontro Internazionale delle Pubblicazioni Teoriche dei Partiti e dei Movimenti di Sinistra;

Dirigenti del Partito, del Governo, delle organizzazioni di massa e sociali cubane;

Compagni e compagni:

Ai dirigenti politici, editori, giornalisti e attivisti sociali presenti oggi all’Avana per questo I Incontro Internazionale delle Pubblicazioni Teoriche dei Partiti e dei Movimenti di Sinistra, ci riunisce l’urgenza delle gravi circostanze che affronta l’Umanità.

La presenza di un centinaio di delegati, di 68 testate di 36 Paesi, dimostra l’interesse che ha suscitato questa opportunità di incontrarci e dibattere sulla necessità di pensare e agire insieme. Grazie per aver accettato questa chiamata e per la vostra solidarietà militante.

Il mondo vive una crisi sistemica strutturale: economica, energetica, alimentare, ambientale, sociale, civilizzatrice. E non si intravedono risposte globali, perché il capitalismo non è capace di strutturarle, bensì è la causa del loro inasprimento, per cui ha davanti solo l’inasprimento dei conflitti bellici e la modernizzazione ed espansione dei suoi arsenali sempre più letali.

Le forme tradizionali di riproduzione del sistema capitalista e le regole della democrazia borghese diventano inoperanti: per sostenersi, il sistema le viola mediante la diffusione di mezze verità e di menzogne ​​plausibili, l’esecuzione di frodi, l’eliminazione di governi popolari con colpi di stato giudiziari o militari, e il perseguimento dei candidati del popolo in processi truccati. L’era della “post-verità” impone il cinismo.

A sua volta, la divisione digitale del mondo ha accelerato esponenzialmente le disuguaglianze. Piattaforme algoritmiche globali si appropriano impunemente dell’infinita ricchezza rappresentata dall’enorme accumulo di dati. Si sta preparando un cambiamento antropologico. L’esistenza stessa della specie umana è oggi più che mai in pericolo.

Come una scossa alle nostre coscienze, ce lo ricorda il dirigente storico della Rivoluzione cubana Fidel Castro: la battaglia è di idee, perché abbiamo bisogno della verità; l’imperialismo prescinde da essa.

Di fronte a sfide così colossali, non dobbiamo favorire spazi teorici immersi in un sapere libresco: la sinistra ha bisogno della teoria rivoluzionaria, ha bisogno di capire il mondo, non per ostentare il suo sapere, bensì per trasformarlo. Le pubblicazioni teoriche della sinistra sono strumenti di lotta per la giustizia sociale.

Dobbiamo studiare e partecipare, insegnare e imparare dagli altri, e soprattutto comunicare e comunicare bene le nostre idee, in un’era in cui ci assediano l’ istantaneo, il superficiale, il banale e la pigrizia  intellettuale.

Coltiviamo le convinzioni e i sentimenti, la ragione e la fede nella vittoria, perché senza di essa non riusciremo spostare le montagne. Le nostre verità scientifiche non dipendono dal prestigio delle riviste che le ospitano: si convalidano nelle strade, nel trionfo della giustizia sociale.

Questo Incontro deve aiutarci a identificare il nostro obiettivo comune, a condividere esperienze e conoscenze, a comprendere che isolati non otterremo la vittoria.

D’altra parte, se noi rivoluzionari rinunciamo a lottare per un mondo diverso (anticapitalista), e reclamiamo solo l’effettivo esercizio delle regole “democratiche” che il sistema abbandona, rimarremo intrappolati nelle sue reti simboliche. Se abbandoniamo i nostri simboli, il sistema se ne impadronirà, per riciclarci e svuotarli di contenuto.

Siamo obbligati a forgiare nuovi valori e speranze per i nostri popoli, di fronte all’ondata di destra e fascista che cerca di trascinarli verso egoismi ancestrali.

Sebbene la pandemia di covid-19 abbia dimostrato che l’egoismo è un sintomo inequivocabile del sistema capitalista, ha anche causato uno scoppio spontaneo di solidarietà popolare in quasi tutti i paesi.

Cuba ha organizzato coscientemente questa solidarietà: far sì che le nostre istituzioni lavorassero insieme al fine di salvare vite. Il tesoro scientifico creato dalla Rivoluzione e dal genio di Fidel, la volontà dei nostri lavoratori scientifici e sanitari, la resistenza di un intero popolo e la perseveranza della dirigenza rivoluzionaria, guidata dal nostro Presidente, ci hanno salvato. La creazione dei nostri vaccini, la progettazione di respiratori artificiali e lo sviluppo di una massiccia campagna di vaccinazione che ha incluso i bambini dall’età di 2 anni ci hanno permesso di superare finalmente l’aggressività del virus.

Le poche risorse che il blocco e la paralisi dell’economia mondiale lasciavano al Paese sono state utilizzate interamente per salvare vite. Cuba ha offerto anche un esempio insolito: dal sud, da un paese bloccato, i nostri professionisti sanitari si sono recati al Nord per offrire i loro servizi solidali. Nel frattempo, le multinazionali farmaceutiche hanno tratto profitto dai loro vaccini e attrezzature mediche a spese dei paesi e dei cittadini più poveri.

L’imperialismo USA ha colto l’occasione per aumentare il blocco e le misure coercitive unilaterali contro paesi ribelli, come Cuba, Venezuela, Nicaragua e altre nazioni sorelle. Come il ginocchio del poliziotto sul collo di quel cittadino afroamericano detenuto che ne ha provocato la morte, così Cuba è stata sottoposta al soffocamento da parte del Governo USA nei momenti più duri della pandemia. Ma non hanno potuto né potranno. Eccoci qui, fermi e ribelli.

Compagne e compagni:

L’8 Congresso del Partito Comunista di Cuba ha stabilito come missioni dei rivoluzionari cubani la battaglia economica, la lotta per la pace, l’unità e la fermezza ideologica. Le nuove generazioni che hanno assunto la guida della Rivoluzione insieme alla generazione storica sono state forgiate nei principi che sono alla base della nostra ideologia rivoluzionaria: martiana, marxista, leninista e fidelista.

Affrontiamo una guerra non convenzionale che cerca di spezzare la volontà umana, fratturare l’unità nazionale e mostrare Cuba come uno “stato fallito”. Per la sovversione politica e la destabilizzazione, il governo USA continua a stanziare milioni di risorse finanziarie nel tentativo di provocare il tanto atteso “cambio di regime”. Ma le sue azioni sono destinate a fallire. Come ha predetto Fidel, Cuba non sarà sottomessa né dalla forza né dalla seduzione.

Amici ed amiche:

Il nostro Partito vi ringrazia profondamente per la vostra presenza a questo Incontro, che speriamo convocare annualmente. Siamo certi che i vostri preziosi contributi consentiranno di elaborare, approvare e attuare un piano d’azione comune ed efficace per le nostre lotte antiegemoniche.

L’immagine scelta come identità visiva della prima edizione di questo evento, che incorpora l’icona “condividi” (molto familiare nelle reti sociali), evoca la fotografia emblematica di uno dei più rilevanti fotografi della Rivoluzione, Roberto Salas. La foto originale si intitola “Primo giorno”. Fu scattata il 4 gennaio 1961 davanti all’ambasciata USA all’Avana. Il giorno precedente, il presidente USA, Dwight Eisenhower, aveva annunciato la rottura delle relazioni diplomatiche con Cuba. L’aggressione armata si stava preparando. Ma, di fronte alle minacce, un umile giornalaio dispiegava la prima pagina del quotidiano Revolución con un titolo di sfida: Viva Cuba libera! Il volto di quel cubano è il simbolo della ribellione e della classe con cui questo popolo ha affrontato i momenti più complessi della nostra storia.

Così affrontiamo oggi noi presenti: gli avversari dei popoli, gli odiatori e propagatori di menzogne, coloro che assimilano acriticamente la colonizzazione culturale che ci impone l’impero.

Che i nostri esercizi critici di riflessione teorica si accompagni sempre la pratica trasformatrice della politica quotidiana, della resistenza popolare, dell’immaginazione creativa, levatrice dei nuovi orizzonti emancipatori dei popoli.

Molte grazie.

(Tratto dal sito del PCC)


Palabras de Rogelio Polanco Fuentes, Miembro del Secretariado del Comité Central del Partido Comunista y Jefe de su Departamento Ideológico, en la inauguración del I Encuentro Internacional de Publicaciones Teóricas de Partidos y Movimientos de Izquierda.

Cro. Roberto Morales Ojeda, miembro del Buró Político y secretario de Organización del Partido Comunista de Cuba;

Abel Prieto Jiménez, presidente de Casa de las Américas, sede de este evento;

Estimados delegados al Primer Encuentro Internacional de Publicaciones Teóricas de Partidos y Movimientos de Izquierda;

Dirigentes del Partido, el Gobierno, las organizaciones de masas y sociales cubanas;

Compañeras y compañeros:

A los líderes políticos, editores, periodistas y activistas sociales presentes hoy en La Habana para este Primer Encuentro Internacional de Publicaciones Teóricas de Partidos y Movimientos de Izquierda, nos convoca la urgencia de las graves circunstancias que afronta la Humanidad.

La presencia de un centenar de delegados, de 68 publicaciones de 36 países evidencia el interés que ha suscitado esta oportunidad de encontrarnos y debatir sobre la necesidad de pensar y actuar de conjunto. Gracias por aceptar esta convocatoria y por su solidaridad militante.

El mundo vive una crisis sistémica estructural: económica, energética, alimentaria, ambiental, social, civilizatoria. Y no se vislumbran respuestas globales, porque el capitalismo no es capaz de estructurarlas, sino que es el causante de su agudización, para lo cual sólo tiene ante sí la exacerbación de conflictos bélicos y la modernización y expansión de sus arsenales cada vez más letales.

Las formas tradicionales de reproducción del sistema capitalista y las reglas de la democracia burguesa se tornan inoperantes: para sostenerse, el sistema las viola mediante la difusión de medias verdades y de mentiras verosímiles, la ejecución de fraudes, la eliminación de gobiernos populares en golpes de estado judiciales o militares, y el encausamiento de los candidatos del pueblo en juicios amañados. La era de la “posverdad” impone el cinismo.

A su vez, el reparto digital del mundo ha acelerado exponencialmente las desigualdades. Plataformas algorítmicas globales se apropian impunemente de la riqueza infinita que representa la descomunal acumulación de datos. Un cambio antropológico se gesta. La propia existencia de la especie humana está hoy más en peligro que nunca antes.

Como un aldabonazo en nuestras conciencias nos lo recuerda el líder histórico de la Revolución Cubana Fidel Castro: la batalla es de ideas, porque necesitamos la verdad; el imperialismo prescinde de ella.

Frente a tan colosales desafíos no debemos prohijar espacios teóricos ensimismados en un saber libresco: la izquierda necesita de la teoría revolucionaria, necesita entender el mundo, no para lucir sus conocimientos, sino para transformarlo. Las publicaciones teóricas de la izquierda son instrumentos para el combate por la justicia social.

Hay que estudiar y participar, enseñar y aprender de los otros, y sobre todo comunicar y comunicar bien nuestras ideas, en una era en que nos asedian lo instantáneo, superficial, banal y la pereza intelectual.

Cultivamos las convicciones y los sentimientos, la razón y la fe en la victoria, porque sin ella no lograremos mover montañas. Nuestras verdades científicas no dependen del prestigio de las revistas que las acogen: se validan en la calle, en el triunfo de la justicia social.

Este Encuentro debe ayudarnos a identificar nuestro objetivo común, a compartir experiencias y saberes, a comprender que aislados no conseguiremos el triunfo.

Por otra parte, si los revolucionarios renunciamos a luchar por un mundo diferente (anticapitalista), y solo reclamamos el efectivo ejercicio de las reglas “democráticas” que el sistema abandona, quedaremos atrapados en sus redes simbólicas. Si abandonamos nuestros símbolos, el sistema se apoderará de ellos, para reciclarnos y vaciarlos de contenido.

Estamos obligados a forjar nuevos valores y esperanzas para nuestros pueblos, frente a la ola derechista y fascista que intenta arrastrarlos hacia egoísmos ancestrales.

Si bien la pandemia de covid-19 evidenció que el egoísmo es un síntoma inequívoco del sistema capitalista, también provocó un estallido espontáneo de solidaridad popular en casi todos los países.

Cuba organizó conscientemente esa solidaridad: hacer que nuestras instituciones trabajaran de conjunto con el fin de salvar vidas. El tesoro científico creado por la Revolución y por el genio de Fidel, la voluntad de nuestros trabajadores de la ciencia y de la salud, la resistencia de todo un pueblo y la perseverancia de la dirección revolucionaria, encabezada por nuestro Presidente, nos salvaron. La creación de vacunas propias, el diseño de respiradores artificiales, y el desarrollo de una campaña de vacunación masiva que incluyó a niños a partir de los 2 años, posibilitaron que finalmente venciéramos la agresividad del virus.

Los pocos recursos que el bloqueo y la parálisis de la economía mundial dejaban al país, se emplearon íntegramente en salvar vidas. Cuba ofreció además un ejemplo inusitado: desde el Sur, desde un país bloqueado, nuestros profesionales de la salud viajaron al Norte para ofrecer sus servicios solidarios. Mientras, las transnacionales farmacéuticas lucraron con sus vacunas y equipos médicos a costa de los países y de los ciudadanos más pobres.

El imperialismo estadounidense aprovechó la oportunidad para incrementar el bloqueo y las medidas coercitivas unilaterales contra países rebeldes, como Cuba, Venezuela, Nicaragua, y otras naciones hermanas. Cual la rodilla del policía sobre el cuello de aquel ciudadano afroamericano detenido que provocó su muerte, así fue sometida Cuba a la asfixia por el Gobierno de Estados Unidos en los momentos más duros de la pandemia. Pero no pudieron ni podrán. Aquí estamos, firmes y rebeldes.

Compañeras y compañeros:

El 8vo. Congreso del Partido Comunista de Cuba estableció como misiones de los revolucionarios cubanos la batalla económica, la lucha por la paz, la unidad y la firmeza ideológica. Las nuevas generaciones que han asumido la conducción de la Revolución junto a la generación histórica se han forjado en los principios que fundamentan nuestra ideología revolucionaria: martiana, marxista, leninista y fidelista.

Enfrentamos una guerra no convencional que intenta quebrar la voluntad humana, fracturar la unidad nacional y mostrar a Cuba como un “estado fallido”. Para la subversión política y la desestabilización, el gobierno de Estados Unidos sigue destinando recursos financieros millonarios en el intento de provocar su anhelado “cambio de régimen”. Pero sus acciones están condenadas al fracaso. Como presagió Fidel, Cuba no será sometida ni por la fuerza ni por la seducción.

Amigos y amigas:

Nuestro Partido les agradece profundamente su presencia en este Encuentro, que esperamos convocar anualmente. Estamos seguros de que sus valiosas contribuciones permitirán elaborar, aprobar e implementar un plan de acción mancomunado y efectivo para nuestras luchas antihegemónicas.

La imagen escogida como identidad visual de la primera edición de este evento, que incorpora el ícono “compartir” (muy familiar en las redes sociales digitales), evoca la fotografía emblemática de uno de los más relevantes fotógrafos de la Revolución, Roberto Salas. La foto original se titula “Primer día”. Fue tomada el 4 de enero de 1961 frente a la Embajada de Estados Unidos en La Habana. En la jornada anterior, el presidente estadounidense Dwight Eisenhower había anunciado la ruptura de relaciones diplomáticas con Cuba. La agresión armada se gestaba. Pero, frente a las acechanzas, un humilde vendedor de periódicos desplegaba la portada del diario Revolución con un desafiante titular: ¡Viva Cuba libre! El rostro de aquel cubano es el símbolo de la rebeldía y el desenfado con que este pueblo ha arrostrado los más complejos momentos de nuestra historia.

Así encaramos hoy los aquí presentes a los adversarios de los pueblos, a los odiadores y propaladores de mentiras, a quienes asimilan acríticamente la colonización cultural que nos impone el imperio.

Que a nuestros ejercicios críticos de reflexión teórica les acompañe siempre la práctica transformadora de la política cotidiana, de la resistencia popular, de la imaginación creativa, partera de los nuevos horizontes emancipatorios de los pueblos.

Muchas gracias.

(Tomado de la página web del PCC)


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