Questo 15 febbraio 2024 affronterò, in qualità di giornalista e coordinatore del media Cubainformación, insieme al rappresentante legale dell’associazione Euskadi-Cuba, l’entità che fino al 2020 deteneva la proprietà del dominio cubainformacion.tv, un processo penale a causa di una denuncia per diffamazione, calunnia e crimine d’odio, presentata da Javier Larrondo (JL), presidente dell’organizzazione Prisoners Defenders (PD), che chiede una condanna a sei anni di carcere per entrambi e una somma che, tra risarcimento e multe, sfiora i 70.000 euro.
Uso dell’evento giudiziario e criminalizzazione dei media
Nel settembre 2021, approfittando dell’ammissione di questa causa, il PD è riuscito a far pubblicare a diversi mezzi di comunicazione delle note falsità contro Euskadi-Cuba e Cubainformación, senza alcuna relazione – tra l’altro – con il motivo della causa, in un palese uso dell’evento giudiziario (1). Ad esempio, il quotidiano ABC ha riprodotto parti di un comunicato del PD, come il seguente: “il governo basco sta versando fondi europei all’associazione Euskadi-Cuba per minare le istituzioni e destabilizzare”; questi fondi sono “finalizzati a minare l’Europa e le sue istituzioni” o “l’obiettivo di questa associazione è destabilizzare l’Europa e la Spagna” (2). Il Nuevo Herald di Miami ha pubblicato l’accusa del PD secondo cui Euskadi-Cuba avrebbe utilizzato “fondi di cooperazione” per “lavori di intelligence” cubani (3).
Nessuno dei media che ha pubblicato le assurdità del PD ha dato spazio a Euskadi-Cuba per replicare. In un comunicato stampa, diffuso solo dai media digitali alternativi, ha spiegato come negli ultimi anni abbia ottenuto dalle istituzioni basche sovvenzioni per 18 progetti di cooperazione allo sviluppo, per un ammontare di 3.461.000 euro (4). E che questi fondi sono stati utilizzati per fornire a diverse cooperative agricole cubane sistemi di irrigazione, serre, attrezzi, trattori e macchinari forestali per migliorare le condizioni di vita di centinaia di migliaia di persone. La maggior parte dei progetti rientra nella strategia cubana di sovranità alimentare con un’attenzione di genere, con titoli che non lasciano spazio a dubbi sul “lavoro di intelligence”: “Empowerment delle donne nel programma di alberi da frutto per affrontare il cambiamento climatico in ecosistemi fragili a Baracoa”, “Sviluppo agroforestale sostenibile, un’opzione per l’empowerment delle donne a Guantánamo” o “Donne protagoniste del movimento di agricoltura urbana ecologica all’Avana”.
La causa, e il suo utilizzo nei media attraverso l’incorporazione di falsità come quelle sopra citate, persegue, a nostro avviso, due obiettivi: da un lato, distruggere economicamente Cubainformación, fino a forzarne la chiusura, per censurare un mezzo di comunicazione che è diventato uno strumento di consultazione per migliaia di persone in tutto il mondo, interessate a ricevere informazioni sull’isola lontane da quelle fornite dai media e dalle agenzie mainstream; dall’altro, mira a distruggere l’Ong Euskadi-Cuba e a vanificare il suo lavoro, sia nella cooperazione allo sviluppo che nell’invio di donazioni materiali agli ospedali di Cuba. Una sola informazione: questa ONG ha già dovuto pagare 50000 euro di cauzione a seguito della causa.
Ma qual è il motivo della causa? Rivediamolo. Il 5 ottobre 2020 ho pubblicato su Cubainformación un testo e un video dal titolo “Creare una crisi sanitaria a Cuba: obiettivo della guerra contro la sua cooperazione medica”, in cui denunciavo l’operato dell’organizzazione PD e JL nella distruzione, in coordinamento con il Dipartimento di Stato USA, dei programmi di solidarietà medica di Cuba in numerosi Paesi del mondo (5). In quella sede ho spiegato che, oltre a generare problemi diplomatici e di immagine per lo Stato cubano, l’obiettivo di PD e JL, con i loro rapporti e le loro pubblicazioni, è quello di collaborare all’attuazione del blocco economico imposto a Cuba dal governo USA, in particolare attaccando le entrate ottenute dal Ministero della Salute Pubblica cubano in alcuni Paesi – non in tutti, poiché L’Avana sostiene, nei Paesi più poveri, tutte le spese di cooperazione – e con le quali è riuscito a mantenere il sistema di salute pubblica dell’isola in uno scenario di severe sanzioni da parte di Washington.
Il lavoro, che menzionava l’interesse a creare una carenza di medicinali e altre risorse sull’isola, e persino una crisi sanitaria, era preveggente. Questa crisi si è verificata un anno dopo, quando, con la pandemia di Covid-19, si sono riuniti tutti gli elementi per una “tempesta perfetta”: la cessazione delle entrate a causa della rottura degli accordi medici che Cuba aveva con l’Ecuador, la Bolivia e il Brasile, poiché questi governi sono stati presi in mano da leader di destra, alleati del governo degli Stati Uniti; una batteria di oltre 200 nuove sanzioni contro l’isola, approvate dal governo di Donald Trump; e la riduzione a zero delle entrate di Cuba dal turismo, a causa della chiusura della pandemia (6). La situazione di mancanza di medicinali e di ogni tipo di forniture sanitarie continua ancora oggi nel Paese, e organizzazioni come Euskadi-Cuba fungono da rete per l’invio di tonnellate di aiuti sanitari (7). Per citare un solo esempio: nel 2021, questa ONG basca ha fornito i fondi per l’acquisto di 655000 dei quattro milioni di siringhe inviate sull’isola dal MESC (Movimento Statale di Solidarietà con Cuba), una piattaforma che riunisce più di 60 gruppi, per la vaccinazione di massa contro la Covid-19.
La guerra contro la cooperazione medica cubana
Nell’illustrare, nel citato lavoro giornalistico, l’attività di PD e JL nell’influenzare e fare pressione su governi e rappresentanti politici di vari Paesi, al fine di distruggere gli accordi medici internazionali di Cuba, sottolineo, come indica il titolo del lavoro, che stanno portando avanti una “guerra contro la cooperazione medica cubana”. Questo fa parte della “guerra economica” o blocco contro Cuba del governo statunitense, che a sua volta fa parte di una strategia di “guerra non convenzionale” o “guerra ibrida” che, attraverso una combinazione di diversi meccanismi di ingerenza (impoverimento delle condizioni di vita della popolazione cubana, pressione diplomatica, guerra psicologica, bombardamento delle comunicazioni, ecc.), cerca di forzare dall’esterno un “cambio di regime” politico in un Paese sovrano (8).
Dato che ritengo che PD e JL stiano lavorando allo sviluppo di queste formulazioni di “guerra”, che non è una guerra in senso stretto (guerra militare o guerra dichiarata), dato che questa non esiste, è perché, nell’ultimo paragrafo dell’opera, ha qualificato come “criminali di guerra” l’ex presidente Donald Trump, il senatore di ultradestra per lo stato della Florida Marco Rubio, architetto delle ultime 243 sanzioni contro il popolo cubano, e JL come collaboratore dei suddetti. Chiunque legga o ascolti l’opera capisce perfettamente che l’espressione è un’iperbole giornalistica e si riferisce a “criminali di guerra contro la cooperazione medica”, “criminali di guerra economica” contro Cuba o “criminali di guerra non convenzionali”.
JL e PD collaborano con il governo statunitense nella sua guerra contro la cooperazione medica cubana e, in particolare, contro le entrate che ne derivano per la sanità pubblica cubana. Queste entrate sono descritte da JL e PD come un “grande affare” del “regime” cubano (9). Cubainformación fornisce la versione opposta: una parte di queste entrate va a migliorare gli stipendi degli operatori umanitari e le condizioni di vita delle loro famiglie sull’isola, e un’altra parte viene utilizzata per mantenere il sistema sanitario pubblico gratuito dell’isola, nelle condizioni di un Paese economicamente, finanziariamente e commercialmente accerchiato (10). JL e PD non hanno mai presentato una sola prova che i funzionari o i leader cubani abbiano ricevuto un solo dollaro per questo, quindi il presunto “business” è un’assoluta falsità.
I testimoni delle relazioni del PD su questo argomento sono presunti (anonimi) ex operatori sanitari cubani che, anni fa, si sono avvalsi della “Cuban Medical Professional Parole”, uno strumento del Dipartimento di Stato americano che, tra il 2006 (anno in cui è stato creato dall’amministrazione di George W. Bush) (11) e il 2017 (anno in cui è stato chiuso da Barack Obama) (12), ha concesso asilo politico a medici e professionisti cubani che ne hanno fatto richiesta nelle ambasciate o nei consolati statunitensi di tutto il mondo. Queste persone sono quelle che forniscono le “testimonianze” per i rapporti del PD che il Dipartimento di Stato utilizza poi per fare pressione su alcuni governi affinché annullino i loro accordi medici con Cuba. Anche se accettiamo che queste persone, sotto anonimato, esistano, esse rappresentano una minoranza interessata (per mantenere il loro status migratorio e professionale negli Stati Uniti), esigua e non rappresentativa: il PD presenta 600 testimonianze, quando ci sono stati più di 605.000 professionisti della salute cubani che hanno aiutato comunità impoverite in 165 Paesi del Sud globale (13).
Sostegno diretto al blocco statunitense
Ma non solo. JL ha sostenuto il blocco e le misure coercitive unilaterali (“sanzioni”) che Washington impone al popolo cubano, in dichiarazioni pubbliche. Nel 2020, in un’intervista rilasciata al media digitale ADN Cuba, un sito sostenuto da sussidi governativi statunitensi (14), ha dato il suo appoggio diretto alla politica di soffocamento di Cuba del governo di Donald Trump: “La politica di Trump – ha dichiarato – sta evidentemente avendo effetto, Trump ha diagnosticato il cancro dell’America Latina, che si trova nel regime cubano (…) La politica di controllo di Trump, dell’embargo, di agire sulle entrate illegali di Cuba è super efficiente, hanno un obiettivo molto chiaro e penso che lo stiano ottenendo in molti aspetti” (15).
Il 29 marzo 2023, JL ha partecipato a una sessione della Commissione per i diritti umani, l’uguaglianza e la giustizia del Parlamento basco nella città di Vitoria-Gasteiz e, in quella sede, ha difeso, davanti ai gruppi politici baschi, che “è chiaro che le sanzioni sono un meccanismo ampiamente utilizzato a livello internazionale, perché è una delle poche cose che può ridurre il margine di manovra di un ‘abusatore’” (16).
D’altra parte, l’attività di lobbying del PD nell’Unione Europea è attualmente incentrata sull’erosione – in vista della sua abrogazione – dell’attuale Accordo di dialogo politico e di cooperazione UE-Cuba (17). L’obiettivo evidente è che Bruxelles reintroduca un regime di sanzioni economiche simili a quelle dell’abrogata “Posizione comune dell’UE nei confronti di Cuba”, l’iniziativa attuata su proposta dell’ex presidente spagnolo José María Aznar nel 1996, che è stata mantenuta come una sorta di “secondo blocco” sull’isola per più di vent’anni.
Il blocco è una guerra
Il blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba è una violazione massiccia, sistematica e flagrante dei diritti umani (18) di oltre undici milioni di esseri umani a Cuba, condannata in 31 occasioni dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. L’ultima, il 2 novembre 2023, con 187 voti contro 2 (USA e Israele) (19).
Il blocco viene definito “guerra” o “guerra economica” da numerose fonti in ambito politico, accademico, giornalistico e legale. Non solo dal governo dell’Avana, il cui ministro degli Esteri, in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha dichiarato che “è un atto di guerra economica in tempo di pace” (20). Sempre davanti alle Nazioni Unite, il presidente cubano Miguel Díaz-Canel ha denunciato che l’isola sta subendo “una guerra economica extraterritoriale, crudele e silenziosa” (21).
Citeremo altre fonti, tra le tante. Sullo stesso palco dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Luis Arce, presidente della Bolivia, ha dichiarato che “è un crimine contro l’umanità” (22). L’ex ambasciatrice argentina a Cuba, Juliana Marino, ha definito il blocco statunitense “un atto di guerra” (23), espressione utilizzata anche dalla professoressa dell’Università di Glasgow Helen Yaffe in diversi suoi articoli e lavori accademici (24) (25), nonché dal giurista cubano residente negli Stati Uniti José Pertierra, che aggiunge che si tratta di “un atto di genocidio contro il popolo cubano, soprattutto durante una pandemia” (26).
Gerald Condon, portavoce della ONG Veterans for Peace, composta da ex militari statunitensi, ha affermato nel gennaio di quest’anno che “il blocco è un atto di terrorismo contro Cuba” (27). L’eurodeputato Mick Wallace lo ha denunciato come “implacabile terrorismo economico” al Parlamento europeo (28). Il sociologo argentino e membro della Rete degli Scrittori in Difesa dell’Umanità, Atilio Boron, lo ha definito “un crimine di guerra” (29) e “un crimine contro l’umanità” (30), espressione utilizzata anche dalla Presidente dell’Honduras, Xiomara Castro, durante il 28° Vertice Iberoamericano (31), nonché dal Direttore del Centro Sean McBride dell’Università Nazionale di Lanús, l’intellettuale messicano Fernando Buen Abad (32).
L’ex sottosegretario generale delle Nazioni Unite per lo Sviluppo economico, Jomo Kwame Sundaram, in un articolo del luglio 2022, ha stabilito che le sanzioni unilaterali come quelle imposte dagli Stati Uniti sono “armi di fame di massa”, che significano uno stato di “assedio, un’antica tecnica di guerra” e che quelle imposte a Cuba “causano carenze di cibo, medicine e altri beni essenziali” (33). Perry Blanckson della rivista History Matters ha scritto che “il blocco è una guerra economica progettata per punire collettivamente un popolo per la sua indipendenza, e deve finire” (34). William LeoGrande, professore all’American University di Washington ed esperto di relazioni tra Cuba e Stati Uniti, ha dichiarato in un recente articolo che “la fame è stata un’arma nell’arsenale di Washington” contro Cuba “da quando Eisenhower era alla Casa Bianca” (35).
Alfred-Maurice de Zayas, esperto indipendente del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite per la promozione di un ordine internazionale democratico ed equo, in un’intervista rilasciata a Cubainformación nell’ottobre 2023, ha affermato che il blocco contro Cuba fa parte della “guerra ibrida, di guerra non convenzionale” ed è “una forma di genocidio”, che non mira ad “aiutare il popolo”, ma a realizzare “un colpo di Stato”, dopo aver creato nella popolazione “una situazione di fame, ansia e confusione”, portando a un’insurrezione popolare contro il governo (36). E “provoca morti dirette”: è il caso di persone che non ricevono una certa medicina – o la ricevono in ritardo – e muoiono, “proprio come se avessero sparato con un revolver”. Alla domanda se coloro che attuano il blocco contro il popolo cubano, siano essi appartenenti al governo statunitense o alle organizzazioni che lo sostengono, possano essere definiti “criminali di guerra”, ha risposto categoricamente: “Lo sono, ma non esiste un vero e proprio Tribunale penale internazionale” per giudicare questi crimini. In un’intervista precedente, ha sottolineato che “le sanzioni mal denominate” contro Paesi come il Venezuela o Cuba “implicano la consumazione di crimini contro l’umanità, alla luce dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale” (37).
E nell’agosto 2021, Alena Douhan, Obiora Okafor, Livingstone Sewanyana e Tlaleng Mofokeng, esperti indipendenti nominati dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, hanno dichiarato in una nota pubblica che “gli abitanti dei Paesi sottoposti a sanzioni, come il Venezuela, Cuba, la Siria e l’Iran, sprofondano nella povertà perché non possono ottenere servizi essenziali come l’elettricità, la casa, l’acqua, il gas e il carburante, per non parlare di medicine e cibo” (38).
Crimine contro l’umanità
La politica statunitense di asfissia economica nei confronti di Cuba non è un semplice “embargo” unilaterale, ma una politica di accerchiamento extraterritoriale da parte della prima superpotenza mondiale del reddito, del commercio e delle finanze di un piccolo Paese sottosviluppato del Sud globale. Per questo si parla di blocco economico, finanziario e commerciale che, secondo la Conferenza navale di Londra del 1909, viene definito “un atto di guerra” (39). In realtà, esso si basa sul cosiddetto Trading with the Enemy Act del 1917 che, ogni settembre, viene prorogato per un altro anno dalla firma del Presidente degli Stati Uniti (40).
Il 16 e 17 novembre 2023 si è tenuto a Bruxelles, presso il Parlamento europeo, il Tribunale internazionale sulle sanzioni statunitensi contro la Repubblica di Cuba, un evento simbolico che, nel suo verdetto, ha qualificato il blocco come un “crimine contro l’umanità”, secondo lo Statuto di Roma del 1998, in quanto costituisce un “attacco diffuso o sistematico contro la popolazione civile” e che, “sebbene lo chiamino embargo o sanzioni”, “ha già causato, direttamente e indirettamente, la perdita di numerose vite umane” (41). Aggiunge che “i blocchi sono una delle forme più infide, illegali e illegittime di condurre una guerra, anche se invocano trattati o leggi internazionali per camuffare le loro azioni”.
Inoltre, il suddetto Tribunale Internazionale cita la Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1948, per sottolineare che “l’atteggiamento” del governo statunitense di “mantenere misure che sono calcolate per portare a lungo termine alla distruzione fisica, almeno in parte, del popolo cubano”, “potrebbe costituire un crimine di genocidio” (42).
Nella suddetta frase emblematica, si indica che il blocco contro Cuba “viola il diritto internazionale”: la Carta delle Nazioni Unite sulla protezione della sovranità, dell’autodeterminazione e del divieto di intervento; la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948; il Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali del 1966; e le disposizioni dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) sulla protezione della libertà di commercio.
Lo Statuto della Corte Penale Internazionale del luglio 1998 indica che lo sterminio è “l’inflizione intenzionale di gravi privazioni e la privazione dell’accesso al cibo o alle medicine, tra le altre azioni” (43).
Tutto questo è il blocco contro Cuba, nella cui attuazione pratica sono coinvolti JL e PD.
“Criminale” di una guerra economica, non dichiarata e contro la cooperazione.
È per la sua partecipazione diretta a questa guerra che, nel lavoro giornalistico sopra citato, ho sottolineato che “Javier Larrondo (…) è, come Marco Rubio e Donald Trump, un criminale di guerra. E dovrebbe essere trattato come tale”. Una settimana dopo la pubblicazione (esattamente il 13 ottobre) ho ritirato quella frase dall’articolo, perché non era in linea con lo stile abituale e più misurato di Cubainformación, e perché rifletteva un carico di valore soggettivo aggiunto, del tutto inutile per la comprensione dei contenuti. Questa pratica di rettificare o migliorare i testi è continua in Cubainformación, come in qualsiasi altro media, ed è molto comune cancellare o modificare immagini, clip audio, interviste o frammenti di sceneggiature.
Tuttavia, con nostra sorpresa, pochi giorni dopo, il 21 ottobre, ho ricevuto un burofax in cui si chiedeva il ritiro dell’intero materiale, le scuse pubbliche e la rettifica dei contenuti. Non ho accettato e JL ha presentato una denuncia penale per diffamazione, calunnia e crimine d’odio, basata proprio sulla frase cancellata. Secondo la sua argomentazione, il materiale aveva raggiunto “migliaia di persone” e gli aveva causato “danni irreparabili”. Questo è poco credibile, quando sono stati proprio JL e PD che, attraverso un comunicato stampa, sono riusciti a far riprodurre la frase cancellata su media come ABC e El Correo (entrambi parte del Gruppo Vocento) e altri media digitali (44), forse per aumentare ulteriormente il “danno irreparabile” subito?
Nei 17 anni di esistenza di Cubainformación, ho pubblicato più di 1.500 articoli (in testo e in video) che analizzano la guerra mediatico-politica contro Cuba, oltre a circa 1.100 interviste (45). Da una posizione politica non neutrale, ma di sinistra, ho sempre difeso Cuba, la sua sovranità, la sua Rivoluzione e il suo tentativo di costruire il socialismo, con dati, argomenti e un linguaggio certamente contenuto, di fronte ad aggressori con molto potere, come – come vedremo più avanti – JL e PD.
Che, sotto la veste di “attivisti per i diritti umani”, partecipano a una delle più massicce, sistematiche e flagranti violazioni dei diritti umani: il blocco contro Cuba. Per questo ritengo – e qui spiego parte della frase cancellata – che “non debbano essere trattati” come tali, ma come agenti di una guerra non convenzionale che impone sacrifici e sofferenze ingiustificate a un popolo assolutamente innocente.
Chi c’è dietro Prisoners Defenders e questa operazione?
Ma chi c’è dietro il PD? Chi finanzia il PD? Così come è noto che altre organizzazioni e media “anticastristi”, anch’essi con sede in Spagna, come l’Osservatorio cubano per i diritti umani (46) o Diario de Cuba (47), sono sostenuti da fondi del governo statunitense (principalmente sovvenzioni USAID e NED), il PD non rende pubbliche le sue fonti di finanziamento.
Tuttavia, ci sono elementi che ci avvicinano alla deduzione di un presunto – a mio avviso, più che probabile – legame finanziario con il governo di Washington.
In primo luogo, il PD rappresenta ufficialmente, in Europa, l’Unione Patriottica di Cuba (UNPACU), un gruppo “dissidente” interno a Cuba, che è sostenuto finanziariamente dalla Fondazione Nazionale Cubano-Americana (CANF) di Miami, un’organizzazione che, a sua volta, riceve sovvenzioni dirette dal governo statunitense per programmi di interferenza politica a Cuba. La sezione del sito web della CANF intitolata “Gruppi che sosteniamo” elenca l’UNPACU (48), nonché l’Associazione Sindacale Indipendente di Cuba (ASIC), il cui rappresentante Iván Hernández Carrillo è anche membro del Consiglio di amministrazione del PD (49). In questo organo direttivo del PD c’è anche un rappresentante diretto della FNCA, Adolfo Fernández Sainz (50).
Va ricordato che la CANF è stata fondata nel 1981 dall’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan ed è stata presieduta per molti anni dal magnate Jorge Mas Canosa (51). Numerosi testimoni sottolineano che la CANF, negli anni ’90, ha finanziato attentati terroristici a Cuba, soprattutto contro strutture turistiche (52) e oggi compare nella Lista delle organizzazioni terroristiche, pubblicata dal governo cubano nel 2024 (53).
Sul precedente sito web del PD si leggeva che JL “ha contribuito a fondare l’UNPACU insieme a José Daniel Ferrer e Luis Enrique Ferrer, assumendo la responsabilità della Rappresentanza per l’Unione Europea” (54). E nel maggio 2019, in un’intervista al canale Televisión Martí, di proprietà del governo statunitense, lo stesso JL ha riconosciuto il legame organico tra il PD e l’UNPACU: “L’UNPACU è un’organizzazione spettacolare (…) E un’organizzazione così spettacolare nelle sue azioni ha bisogno di un meccanismo di difesa legale, di azione diplomatica, ecc. ecc. per sostenere tali azioni” (55). Il PD dovrebbe rispondere a questa domanda: riceve fondi dalla FNCA di Miami, un’entità che a sua volta è ampiamente sostenuta da “sovvenzioni” governative provenienti da Washington?
Due: negli ultimi tre anni l’USAID (l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale) ha istituito un programma specifico di sovvenzioni fino a 3 milioni di dollari per le organizzazioni che – secondo le parole del governo statunitense – “indagano, compilano e analizzano le informazioni relative alle violazioni dei diritti umani, compreso il lavoro forzato, del personale medico cubano esportato all’estero” (56). Il PD dovrebbe dichiarare se riceve fondi da questo programma.
Tre, il PD agisce in consorzio con altre organizzazioni per denunciare pubblicamente i programmi medici cubani all’estero (57). Ad esempio, nel maggio 2022, il PD ha organizzato eventi pubblici in Messico contro la presenza di medici specialisti provenienti da Cuba, insieme a Outreach Aid to the Americas, un’organizzazione con sede a Miami che riceve numerose sovvenzioni governative e che, ad esempio, nel 2019 ha speso 89.000 dollari per un programma chiamato “Indagine sistematica sulle violazioni dei diritti umani delle missioni mediche cubane” (58). Il PD dovrebbe indicare se questa organizzazione, sovvenzionata dalla Casa Bianca, ha finanziato o finanzia parte della sua attività.
Operazione la cui direzione strategica è negli Stati Uniti
In un documento trapelato dalla ONG argentina “Cultura Democrática”, la cui autenticità non è stata smentita dall’organizzazione, che è legata alla destra del Paese e riceve fondi dal NED (National Endowment for Democracy), un’entità parastatale, con stanziamento organico e per legge, dal Congresso degli Stati Uniti, intitolato “Sostegno alla società civile cubana come metodo di pressione sui governi totalitari. La sua possibile applicazione alla Bolivia” (59), viene presentata una tabella intitolata “Piattaforma politica per il cambio di regime a Cuba”.
Si tratta di un organigramma operativo, in cui la direzione strategica dell’attuale offensiva contro Cuba sarebbe nelle mani di quelli che l’autore chiama “politici e finanziatori”. Cita, tra gli altri, i deputati cubano-americani di ultradestra dello Stato della Florida, come Marco Rubio e María Elvira Salazar; il sindaco di Miami, Francis Suárez; e l’ambasciatore statunitense presso l’OSA (Organizzazione degli Stati Americani), Carlos Trujillo. La tabella mostra come queste persone influenzino direttamente l’”Amministrazione Biden”, il suo “Dipartimento di Stato” e l’”Ambasciata USA all’Avana”. Quest’ultima sarebbe responsabile della “Preparazione degli agenti di cambiamento” a Cuba. Nel diagramma, il PD appare come una delle ONG incaricate, insieme alla suddetta Ambasciata, di lavorare alla suddetta “Preparazione di agenti di cambiamento”, nonché al lavoro di influenza su “Pubblici differenziati”, citando qui, tra gli altri, i “Media”, i “Politici in Europa” e l’emigrazione cubana.
Il documento spiega anche la chiara relazione tra la guerra economica (blocco) e la guerra comunicativa e politica contro il governo cubano: “ciò che fa funzionare questo sistema come un orologio svizzero inizia con la rete di sanzioni contro Cuba, che riguardano sia la sfera esterna che quella interna, oltre all’incastro di tutte le componenti del sistema”.
Lawfare e fenomeno SLAAP
Questa causa è un’altra delle numerose e diversificate azioni di guerra non convenzionale contro Cuba. Attacca un’organizzazione e un organo di informazione del Movimento Internazionale di Solidarietà con Cuba che, oggi, raggruppa già più di 1.600 collettivi di tutto il mondo.
Il 16 novembre 2023 sono stato convocato a Bruxelles dal suddetto Tribunale internazionale, di natura simbolica, sul blocco statunitense di Cuba, come testimone esperto in comunicazione (60). In quella sede, non solo ho spiegato la collaborazione di vari gruppi mediatici nel legittimare e collaborare direttamente al blocco. Ho anche denunciato che il motivo di questa causa è l’intimidazione, la criminalizzazione e la violazione della libertà di stampa di un media la cui voce critica e scomoda deve essere censurata.
Si tratta di una piccola espressione di lawfare, e di un esempio di ciò che è noto come SLAAP (Strategic Lawsuits Against Public Participation), ossia “azioni giudiziarie abusive contro la partecipazione dei cittadini a questioni di interesse pubblico”, che si manifestano, ad esempio, in una “accusa penale o in un procedimento penale”, in una “accusa penale o in una causa civile con l’obiettivo di impedire il completamento di un’indagine o la diffusione dei suoi risultati da parte dei media”, al fine di “paralizzare l’esercizio della libertà di espressione” e “spaventare coloro che intendono” “indagare su azioni che violano i diritti delle persone”, in questo caso la partecipazione delle organizzazioni civili al blocco statunitense contro Cuba.
L’obiettivo finale è, oltre a mandare in bancarotta finanziaria una Ong, Euskadi-Cuba, che da 30 anni coopera allo sviluppo a Cuba, provocare, a causa delle spese legali, la chiusura di un media modesto come Cubainformación.
Ma non ci riusciranno. Continueremo a denunciare il blocco contro Cuba come un crimine di guerra. E a puntare il dito contro i suoi agenti.
Fonte: Cubainformación
Traduzione: italiacuba.it