Intervista inedita al C.te Che Guevara

L’11 aprile 1964, l’equipe dell’emissione ‘Punto’ della Radio Televisione Svizzera (RTS), diretta dal giornalista Jean Dumur, ebbe un incontrato con il C.te Ernesto Che Guevara all’Hotel Intercontinental, a Ginevra, in cui il C.te Guevara rispose a tutte le domande, in francese, ed affrontò temi come le relazioni di Cuba con gli USA e America Latina, tra altre questioni di attualità.

A quel tempo, il Che ricopriva la carica di Ministro delle Industrie ed era a Ginevra per la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD). Questo giovedì, 15 giugno, il nostro programma televisivo ‘La pupila asombrada’ ha offerto, per la prima volta, l’intervista che sarà integralmente trasmessa nello spazio ‘Mesa Redonda’ sabato 17 giugno alle 19:00 dal Canale Educativo 2. La traduzione per ‘La pupila asombrada’ l’ha realizzata, in modo volontario, Gloria González Justo. Per quanto sappiamo, è la prima volta che l’intervista è trascritta e pubblicata in spagnolo.

Jean Dumur: Ma secondo lei, qualcosa è cambiato nell’atteggiamento degli USA riguardo Cuba?

Comandante Guevara: Forse. E’ difficile risponderle direttamente.

In ogni caso, non determiniamo la nostra posizione, ascoltando, guardando ciò che fanno gli USA. Facciamo la nostra politica estera internazionale.

Naturalmente, guardiamo con attenzione quello che fanno poiché è nostro nemico, è vicino a noi ed è molto forte.

Pochi giorni fa, alcune voci nordamericane, le conosciamo, il senatore Fulbright per esempio, ha fatto un discorso completamente diverso. Ma immediatamente Dean Rusk e Thomas Mann fecero il solito discorso.

Non possiamo sapere se, realmente, l’atteggiamento di Fulbright corrisponde ad un cambiamento nella posizione USA, o se non è altro che una voce isolata.

J.D: Ha influenzato la vita, a Cuba, il blocco imposto dagli USA?

C.G: Sì, la fece cambiare. In primo luogo, cambiò completamente tutta la vita a Cuba.

Cambiamo le nostre fonti di approvvigionamento, che si trasferirono verso l’Europa, in particolare verso i paesi socialisti.

E abbiamo cambiato tutta la nostra vita, i beni di lusso, i beni di consumo a lungo termine, possiamo dire che quasi sono scomparsi a Cuba e mancavano molte cose.

Le nostre industrie attraversarono un periodo abbastanza lungo dove non avevamo pezzi di ricambio. A volte si fermavano e non riuscivamo a farle funzionare.

Ma queste stesse condizioni ci hanno costretto all’ industrializzazione nel settore meccanico.

In questo momento, siamo in grado di fornire la quasi totalità della fornitura, di tipo meccanico, essenziale, vale a dire i pezzi di ricambio, fatti da noi stessi.

E, naturalmente, ciò che non possiamo comprare nei paesi socialisti, nei paesi europei poiché dobbiamo considerare che Cuba è un paese in cui quasi tutta l’industria, tutta la tecnica, tutta la tecnologia dipendeva dagli USA, dalle fabbriche USA.

Cambiare tutto è abbastanza difficile. Abbiamo potuto farlo quest’ultimo anno. E ora il blocco è realmente un fallimento totale.

J.D. Ma Lei è soddisfatto della situazione economica a Cuba?

C.G: Mai si può essere soddisfatti. Aspiriamo a molto di più, ma l’anno scorso fu l’anno più basso, in particolare l’inizio dell’anno, quando l’economia era al suo punto più basso.

Da allora, la nostra industria ha cominciato a crescere, la nostra agricoltura. Si può dire che questa è la direzione generale che segue la nostra economia, cioè un sostenuto progressivo miglioramento.

Non è qualcosa meraviglioso, purtroppo, ma ogni giorno, sii può concretamente vedere quello che facciamo. E questo è incoraggiante per il popolo.

J.D: E’ necessario l’aiuto sovietico a Cuba?

C.G: Certo, certo che è necessario. Penso che abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti i popoli.

Se Lei vuole dire imprescindibile penso di no. Bisogna precisare quello che chiamiamo aiuto, perché c’è sempre qualche errore.

Ad esempio, gli americani parlano di aiuti sovietici, considerando il commercio, ed abbiamo commercio, su una base bilaterale con una parte d’Europa.

Ciò non è aiuto. L’aiuto sovietico sono alcuni accordi di lungo termine, ad esempio, l’accordo per la canna da zucchero e gli accordi per vendere fabbriche complete con prestiti a lungo termine.

E questo è molto importante per il nostro sviluppo.

Dico l’Unione Sovietica, non so se lei mi ha chiesto espressamente da parte dell’Unione Sovietica e dei paesi socialisti, ma abbiamo tali rapporti con tutti i paesi socialisti.

J.D: Ci sono ancora soldati sovietici a Cuba?

CG: Diciamo tecnici. Ci sono, sì.

J.D: Ne avete bisogno?

C.G: Sono nostri insegnanti in alcuni settori.

J.D: In quali settori?

C.G: Nel campo della tecnica più elevata della Difesa. Abbattemmo un U2. Questo lo ha fatto solo l’Unione Sovietica, Cina e noi. Naturalmente, si tratta di una tecnica molto difficile. Non la dominiamo in particolare.

J.D: Qual è la posizione di Cuba nel conflitto tra Mosca e Pechino?

C.G: Di questi problemi, siamo molto dispiaciuti, non parliamo ufficialmente sin ora

 J.D: Krusciov, desidera organizzare una conferenza comunista mondiale per risolvere, in un modo o nell’altro, questo conflitto. Se questa conferenza si realizza, vi parteciperà Cuba?

C.G: Questa domanda è parte della precedente. Non parliamo di questo tema, fino al momento giusto, in ogni caso.

J.D: Quali sono i rapporti di Cuba, attualmente, con i paesi dell’America Latina?

Sono pochi. Abbiamo relazioni diplomatiche con cinque paesi. E abbiamo rapporti commerciali con solo 2 o 3. Non sono importanti.

Il blocco americano si impose anche nei paesi dell’America Latina, penso che con maggiore efficacia che in altre regioni del mondo.

I paesi americani ci condannarono a Punta del Este in Uruguay in una conferenza, nel 1962.

Ci espulsero dalla Organizzazione degli Stati Americani.

Molti paesi ruppero le loro relazioni diplomatiche e commerciali con noi. Questa è la situazione in questo momento.

JD: Pensa che esiste, in questo momento, in America Latina paesi pronti ad una rivoluzione castrista, tipo cubano?

C.G In alcuni la lotta esiste. Qui non si parla di ciò, ma la lotta esiste in Venezuela, Guatemala, forse ci sono altri paesi dove il popolo lotta con le armi.

E quello che è successo a noi, abbiamo combattuto per due anni e ci furono lunghi periodi senza che nessuno parlasse di noi.

JD: Lei ha parlato del Venezuela e Guatemala, ma aiuta Cuba i rivoluzionari di questi paesi?

C.G: Solo moralmente. Cuba considera che la loro lotta è giusta, ma sin qui.


Entrevista inédita del Comandante Che Guevara

El 11 abril de 1964, el equipo de la emisión “Punto” de la Radio y Televisión Suiza (RTS), a cargo del periodista Jean Dumur, sostuvo un encuentro con el Comandante Ernesto Che Guevara en el Hotel Intercontinental, en Ginebra, en el que el Comandante Guevara respondió todas las preguntas en idioma francés y abordó temas como las relaciones de Cuba con Estados Unidos y América Latina, entre otros asuntos de actualidad.

En ese entonces, el Che ocupaba el cargo de Ministro de Industrias y se encontraba en Ginebra para la Conferencia de las Naciones Unidas sobre Comercio y Desarrollo (UNCTAD). Este jueves 15 de junio, nuestro programa de televisión La pupila asombrada estrenó la entrevista que será transmitida íntegramente en el espacio Mesa Redonda el sábado 17 de junio a las 7 pm por el Canal Educativo 2. La traducción para La pupila asombrada la realizó de manera voluntaria Gloria González Justo. Que conozcamos, es la primera vez que la entrevista se transcribe y publica en español.

Jean Dumur: Pero según usted, ¿algo ha cambiado en la actitud de EEUU respecto a Cuba ?

Comandante Guevara: Quizás. Es difícil contestarle directamente.

En todo caso, no fijamos nuestra posición, escuchando, mirando lo que hacen los EEUU. Hacemos nuestra política internacional.

Claro, miramos con atención lo que hacen porque es nuestro enemigo, está cerca de nosotros y es muy fuerte.

Hace unos días, algunas voces norteamericanas, las conocemos, el senador Fulbright por ejemplo, tuvo un discurso completamente diferente. Pero inmediatamente Dean Rusk y Thomas Mann tuvieron el discurso de siempre.

No podemos saber si realmente la actitud de Fulbright corresponde a un cambio en la posición de los EEUU o si no es más que una voz aislada.

J.D: ¿Afectó la vida en Cuba el bloqueo impuesto por los EEUU?

C.G: Sí, la hizo cambiar. En primer lugar, cambió por completo toda la vida en Cuba.

Cambiamos nuestras fuentes de abastecimiento, que se desplazaron hacia Europa, sobre todo hacia los países socialistas.

Y cambiamos toda nuestra vida, los artículos de lujo, los artículos de consumo a largo plazo, podemos decir que casi desaparecieron en Cuba y faltaban muchas cosas.

Nuestras industrias atravesaron por un periodo bastante largo donde no teníamos piezas de repuesto. A veces se paraban y no podíamos ponerlas en marcha.

Pero estas mismas condiciones nos obligaron a la industrialización en el sector mecánico.

En este momento, podemos suministrar casi todo el abastecimiento esencial de tipo mecánico, es decir las piezas de repuesto, hechas por nosotros mismos.

Y claro, lo que no podemos comprar en países socialistas, en países de Europa porque tenemos que considerar que Cuba es un país donde casi toda la industria, toda la técnica, toda la tecnología dependía de EEUU, de las fábricas de EEUU

Cambiarlo todo es bastante difícil. Pudimos hacerlo este último año. Y ahora el bloqueo es realmente un fracaso total.

J.D: ¿Pero Vd. está satisfecho de la situación económica en Cuba?

C.G: Nunca se puede estar satisfecho. Aspiramos a mucho más, pero el año pasado fue el ano más bajo, sobre todo el principio del año, cuando la economía estaba en su momento más bajo.

A partir de entonces, nuestra industria comenzó a crecer, nuestra agricultura. Se puede decir que esta es la dirección general que sigue nuestra economía, es decir un mejoramiento progresivo, sostenido.

No es algo maravilloso, desgraciadamente, pero cada día, se puede ver concretamente lo que hacemos. Y eso es alentador para el pueblo.

J.D: ¿Es necesaria la ayuda soviética a Cuba?

C.G: Claro, claro que es necesaria. Pienso que necesitamos la ayuda de todos los pueblos.

Si Vd. quiere decir imprescindible, pienso que no. Hace falta precisar lo que llamamos ayuda, porque siempre hay algunos errores.

Por ejemplo, los americanos hablan de la ayuda soviética, considerando el comercio y tenemos comercio sobre una base bilateral con una parte de Europa.

Eso no es ayuda. La ayuda soviética son algunos acuerdos àa largo plazo, por ejemplo el acuerdo para la caña de azúcar y acuerdos para vender fabricas completas con créditos a largo plazo.

Y eso es muy importante para nuestro desarrollo.

Yo digo la Unión Soviética, yo no sé si usted me preguntó por la Unión Soviética específicamente y los países socialistas, pero tenemos ese tipo de relaciones con todos los países socialistas.

J.D: ¿Quedan soldados soviéticos en Cuba?

CG: .Decimos técnicos. Los hay, sí.

J.D: ¿Los necesitan ?

C.G: Son nuestros profesores en algunos sectores.

J.D: ¿En qué sectores?

C.G: En el sector de la técnica superior de la Defensa. Derribamos un U2. Esto solamente lo hizo la Unión Soviética, China y nosotros. Naturalmente, es una técnica muy difícil. No la dominamos especialmente.

J.D: ¿Cuál es la posición de Cuba en el conflicto entre Moscú y Pekín?

C.G: De estas cuestiones, lo sentimos mucho, no hablamos oficialmente hasta ahora

J.D: Kruschov, desea organizar una conferencia comunista mundial para resolver de una manera u otra este conflicto. Si esta conferencia se da, ¿participará Cuba?

C.G: Esta pregunta es parte de la anterior. No hablamos de esta cuestión, hasta el momento oportuno, en todo caso.

J.D: ¿Cuáles son las relaciones de Cuba actualmente con los países de América Latina?

Son pocas. Tenemos relaciones diplomáticas con 5 países. Y tenemos relaciones comerciales con sólo 2 o 3. No son importantes.

El bloqueo americano se impuso también en los países de América Latina, pienso con una mayor efectividad que en otras regiones del mundo.

Los países americanos nos condenaron a Punta del Este en Uruguay en una conferencia en 1962.

Nos expulsaron de la Organización de los Estados Americanos.

Muchos países rompieron sus relaciones diplomáticas y comerciales con nosotros. Esta es la situación en este momento.

C.G: ¿Piensa que existe en este momento en América Latina países preparados para una revolución de tipo castrista ¿de tipo cubano?

En algunos la lucha existe. Aquí no se habla de esto, pero la lucha existe en Venezuela, Guatemala, quizás hay otros países donde el pueblo lucha con las armas.

Es lo que pasó con nosotros, luchamos durante dos años y hubo largos períodos sin que nadie hablara de nosotros.

J.D: ¿Usted habló de Venezuela y Guatemala, pero ayuda Cuba a los revolucionarios de estos países?

C.G: Sólo moralmente. Cuba considera que su lucha es justa, pero hasta aquí.

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