Vent’anni di solidarietà con Haiti

Quando l’uragano George, 20 anni fa, devastò Haiti e tolse la vita a 230 persone, i medici cubani giunsero in questa piccola e sfortunata isola del Caraibi con la cosa più preziosa che ha Cuba: la sua solidarietà.

Cominciava così la storia della collaborazione tra due nazioni unite dalla vicinanza geografica e dalla storia comune di lotte liberatrici.

Definito dalla autorità haitiane “l’aiuto più importante che hanno ricevuto”, la collaborazione tra Cuba e Haiti compie in questo 2018 due decenni di lavoro ininterrotti per cercare di cambiare il panorama del paese più povero del mondo.

Compiendo 20 anni, la solidarietà di Cuba non si ferma, ma si rinnova e continua ad essere come voleva il Comandante in Capo della Rivoluzione cubana, Fidel Castro Ruz, disinteressata, umanista e animata dalla fraternità che unisce i due popoli.

Fu precisamente Fidel, che fomentò la collaborazione con la prima nazione dell’America Latina e dei Caraibi, che si liberò dal giogo coloniale e dichiarò la sua indipendenza.

Fu Fidel che nel dicembre del 2010 assicurò che noi cubani “saremmo stati con il popolo haitiano in tempi d’intervento, occupazione o epidemia”, e furono i medici cubani i primi ad assistere gli haitiani quando quel feroce terremoto cercò di cancellarli dalla carta geografica, non perché giunsero più rapidi, ma perché stavano già là.

La cooperazione cubana con Haití data dal 1998 e in questi 20 anni più di 6.000 collaboratori cubani hanno realizzato milioni di visite mediche.

«Cuba sta aiutando Haiti, ha affermato a Prensa latina, Aviol Fleurant, ministro di Pianificazione e Cooperazione Esterna, ma non solo nell’ambito della salute, ma anche nella cultura, che è molto importante per il paese.

La collaborazione con la Maggiore delle Antille include anche la formazione dei giovani e sino ad oggi più di mille si sono laureati nell’arcipelago cubano, soprattutto in medicina.

Inoltre è stato in Haiti dove si è messo in pratica per la prima volta il metodo cubano di Alfabetizzazione “Io sì che posso”, grazie al quale più di 200.000 persone adulte hanno appreso a leggere e scrivere.

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