Il riconoscimento di Trump

Il riconoscimento di Trump degli oppositori in Venezuela scatenerà una valanga diplomatica

Wayne Madsen SCF – http://aurorasito.altervista.org

 

Il riconoscimento del 23 gennaio dell’amministrazione Trump del capo dell’Assemblea nazionale venezuelana, Juan Guaidó, a presidente del Venezuela, contro il presidente “de facto” e “de jure” del Venezuela Nicolas Maduro, minaccia una valanga di nazioni riconoscere capi di varie fazioni politiche in Paesi di tutto il mondo come governi legittimi. In reazione alla mossa di Trump,

Maduro interrompeva le relazioni diplomatiche con Washington e ordinava a tutto il personale diplomatico statunitense a Caracas di lasciare il Paese entro 72 ore. L’Assemblea nazionale del Venezuela, controllata dall’opposizione, dichiarava un governo di transizione in opposizione al governo di Maduro con Guaidó presidente ad interim.

Di recente Maduro aveva prestato giuramento per il secondo mandato a presidente del Venezuela, un’azione respinta dall’opposizione della destra venezuelana finanziata dagli Stati Uniti. Il vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, dichiarava “sostegno deciso degli Stati Uniti all’Assemblea nazionale del Venezuela ad unico organismo democratico legittimo del Paese”. Luis Almagro, segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani con sede a Washington (OAS), precedentemente definiva Guaidó “presidente ad interim” del Venezuela. I membri dell’OAS Canada, Colombia, Brasile, Perù e Argentina sono pronti a riconoscere Guaidó presidente di un governo d’opposizione venezuelano. Il Messico respingeva la posizione anti-Maduro del “Gruppo Lima”, blocco di Stati latinoamericani di destra che chiedeva la cacciata di Maduro. Potremmo presto vedere una situazione in cui i governi di Stati Uniti, Canada, Argentina, Brasile ed altri dichiarare il personale diplomatico venezuelano accreditato dal governo di Maduro espulso e le loro ambasciate consegnate ai lealisti del governo di Guaidó. Con la rottura delle relazioni venezuelane cogli Stati Uniti, l’amministrazione Trump potrebbe consegnare le chiavi dell’ambasciata venezuelana a Washington all’opposizione guidata da Guaidó. Una situazione simile fu vissuta dalla Siria. Nel 2013, l’opposizione siriana istituì un rivale “governo ad interim” con sede a Azaz, in Siria, in opposizione al governo “de facto” e “de jure” del Presidente Bashar al-Assad a Damasco. Il “governo ad interim” era sostenuto da Turchia, Stati Uniti, Arabia Saudita e altri, ma si dissolse completamente in seguito alla vittoria di Assad nella guerra civile siriana. Il governo di Assad mantenne il sostegno di Russia, Iran, Iraq, Cina, Corea democratica e Venezuela.

Ciò che fa presagire il Venezuela è una situazione che verrà rapidamente ripresa da altri Paesi che si affretteranno a riconoscere presidenti e governi d’opposizione, forse anche estendendo il sostegno all’istituzione di governi in esilio. Tali situazioni non faranno che aumentare la destabilizzazione delle relazioni internazionali che già permea il globo. Vi sono diversi “domini” diplomatici che seguono l’esempio del Venezuela.

La situazione più pressante è nella Repubblica Democratica del Congo, dove il capo dell’opposizione Félix Tshisekedi veniva dichiarato vincitore delle elezioni presidenziali contestate, ricevendo il 38,57% dei voti. Tshisekedi dovrebbe sostituire il presidente uscente Joseph Kabila. Tuttavia, i sostenitori di un altro candidato presidenziale, Martin Fayulu, definiscono l’ex-dirigente di ExxonMobil vincitore delle elezioni della RDC. Fayulu ottenne il 34,8 percento dei voti. Emmanuel Ramazani Shadary, terzo candidato, sostenuto da Kabila, aveva perso decisamente, ricevendo il 23,8% dei voti. Già, grazie all’esempio statunitense in Venezuela, vari Paesi si schierano a sostegno di Tshisekedi o Fayulu a capi di governi rivali della RDC. La Repubblica Democratica del Congo ha una storia torturata di governi rivali, a partire dall’indipendenza nel 1960. Dopo che il Primo Ministro Patrice Lumumba fu deposto con un colpo di Stato guidato dalla CIA nel 1960, il leader di sinistra e Primo ministro Lumumba Antoine Gizenga istituì lo Stato Libero del Congo a Stanleyville (ora Kisangani) in opposizione della Repubblica del Congo di Leopoldville (ora Kinshasa). Il governo di Gizenga fu riconosciuto da Unione Sovietica, Cina, Mongolia, Polonia, Germania democratica, Jugoslavia, Albania, Bulgaria, Ungheria, Cecoslovacchia, Cuba, Iraq, Repubblica Araba Unita, Ghana, Guinea, governo provvisorio algerino e Marocco. Il governo di Leopoldville continuò ad essere riconosciuto da Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Belgio e altri Oaesi occidentali. Lo stato secessionista del Katanga, guidato da Moise Tshombe e sostenuto da mercenari belgi, fu fondato a Elisabethville (ora Lubumbashi). Allo stesso tempo lo Stato del Kasai del sud fu proclamato a Bakwanga, con Albert Kalonji presidente. Sebbene alcuna nazione estese relazioni diplomatiche con Katanga o Kasai meridionale, ricevettero sostegno militare da Francia, Belgio, dal Sud Africa e Federazione Centrafricana (conosciuta anche come Federazione di Rhodesia e Nyasaland). In un caso di déjà vu, la presidenza Tshisekedi è sostenuta da Sudafrica, Zimbabwe, Nigeria, Algeria, Russia e Cina, mentre Fayulu ha il sostegno di Francia, Belgio, Regno Unito, Stati Uniti e Vaticano. Lo Zambia, il cui presidente in origine appoggiava Fayulu chiedendo un nuovo conteggio, ha cambiato posizione a sostegno di Tshisekedi. La RDC sembrava scivolare nella macchina del tempo, finendo nel 1960, con alcuni degli stessi attori stranieri schierati dalla stessa parte a sostegno di capi rivali congolesi.

Nello Yemen ci sono governi rivali sostenuti da Paesi rivali. Due leader affermano di esserlo della Repubblica dello Yemen. Uno è guidato dal presidente ad interim Abd Rabbuh Mansur Hadi, che governa dall’esilio in Arabia Saudita. L’altro, che occupa la capitale yemenita di Sana, è guidato da Muhamad Ali al-Huthi, Presidente del Comitato rivoluzionario dello Yemen. L’Arabia Saudita e le nazioni del Consiglio di cooperazione del Golfo, Quwayt, Bahrayn, Qatar, Emirati Arabi Uniti ed Oman, così come Stati Uniti, Egitto e Pakistan, riconoscono il governo di Hadi come legittimo governo dello Yemen. Iran, Siria e Hezbollah riconoscono al-Houthi come legittimo governo dello Yemen. I sostenitori dell’ex-Yemen meridionale indipendente prendevano il controllo di Aden nel gennaio 2018 istituendo il Southern Transitional Council che, pur non godendo di alcun riconoscimento diplomatico, gode del sostegno degli Emirati Arabi Uniti.

L’amministrazione Trump, che sembra prosperare nel caos ed instabilità in patria e all’estero, dava supporto ad altri governi rivali. Washington incoraggia i sentimenti nazionalisti, cinesi e taiwanese, a Taiwan. La “Repubblica di Cina” a Taiwan afferma di essere il governo della Cina. Tuttavia, la Repubblica popolare cinese considera Taiwan provincia rinnegata. Cina e Taiwan fecero a gara per sul vantaggio diplomatico impegnandosi nella “diplomazia di libretti degli assegni”. La Cina ebbe successo ne l far ritirare alle nazioni il riconoscimento di Taiwan offrendogli sostanziosi pacchetti di aiuti in cambio della creazione di relazioni con Pechino e del loro distacco da Taiwan. Coll’amministrazione Trump che avanza il concetto di estensione delle relazioni diplomatiche ai capi politici ribelli, presto si avvertiranno altri effetti di tale pericolosa politica in nazioni con centri di potere politico rivali o rivendicazioni secessioniste, come in Somalia, Libia, Repubblica Centrafricana, Afghanistan, Mali, Guinea Equatoriale, Vietnam, Laos, Gabon, Nigeria, Niger, Kenya, Zimbabwe, Madagascar, Myanmar, Etiopia, Turchia, Iran, Iraq, Sri Lanka, Egitto, Camerun , Nigeria e Comore. Estendere le relazioni diplomatiche a governi di oppositori, anche in esilio, raramente ha successo. Dalla caduta della Repubblica spagnola nel 1939 per mano delle forze fasciste del generalissimo Francisco Franco, la Repubblica spagnola istituì un governo in esilio, prima in Francia e poi in Messico. Durante l’esistenza in esilio, la Repubblica spagnola fu riconosciuta solo da Messico, Panama, Guatemala, Venezuela, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Jugoslavia, Romania e Albania. I piani dell’amministrazione Trump di riconoscere l’opposizione di destra in Venezuela come governo legittimo sono condannati come la Repubblica spagnola in esilio in Messico e altri governi in esilio falliti, come il governo del Turkestan orientale in esilio a Washington, il governo in esilio del Kurdistan occidentale a Londra e il governo della città libera di Danzica in esilio a Berlino. Ciò che Trump ha scatenato con le sue azioni rivolte al Venezuela è una situazione in cui i governi concorrenti lotteranno per i seggi alle Nazioni Unite, le ambasciate e i consolati all’estero e il diritto di parlare a nome del proprio Paese nei forum internazionali. È il tipo di pandemonio su cui Trump, orgoglioso distruttore di istituzioni, prospera.

Si dice sempre più che la Casa Bianca di Trump è composta da un gruppo di “deficienti” e “idioti”. Quando si parla della Casa Bianca che riconosce l’opposizione di destra venezuelana come governo del Venezuela, tali appellativi di Trump e sua amministrazione sonno davvero meritevoli.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.