Marìa Corina Machado forgiò il suo percorso verso l’esclusione politica

misionverdad.com 

Non è difficile elencare i motivi per cui la partecipazione di María Corina Machado alla vita politica del Venezuela rappresenta una seria minaccia per gli interessi nazionali.

In primo luogo, Machado ha pubblicamente sostenuto l’invasione straniera del Venezuela, invocando il Trattato Interamericano di Assistenza Reciproca (TIAR) e la Responsabilità di Proteggere (R2P), nonostante il fatto che il Venezuela non faccia parte di quel trattato dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA). Inoltre,  promosse e sostenne la strategia di un falso governo, e con esso il saccheggio e la confisca delle risorse del Paese.

Questi elementi si sono accumulati nel tempo, specialmente durante la “massima pressione” dell’amministrazione Trump. Tuttavia, il coinvolgimento di Machado in azioni che turbano la stabilità del Paese risale a diversi anni fa, una delle quali risalta perché le fece perdere, per merito suo, la carica di deputata all’Assemblea Nazionale (AN).

Come conseguenza della caotica disorganizzazione che regnava nell’opposizione venezuelana dopo la sconfitta elettorale del dicembre 2013, sommata agli aspri conflitti interni emersi tra i suoi rappresentanti, Leopoldo López, Antonio Ledezma e María Corina Machado imposero la strategia chiamata “La Salida” nel 2014. Senza esitazione, puntarono, spudoratamente, sul rovesciamento del governo del presidente Nicolás Maduro attraverso un’escalation di violenza nelle strade.

Durante questo periodo si registrarono disturbi e disordini dell’ordine pubblico, guidati da membri di Voluntad Popular, ma anche da María Corina Machado. Il governo USA espresse il proprio sostegno a tale mossa, ciò che portò all’espulsione di tre diplomatici USA accusati di organizzare e finanziare le rivolte. Questi eventi provocarono la morte di 43 persone e numerosi feriti.

Mentre Leopoldo López fu incarcerato per essere giudicato per la sua responsabilità ne “La Salida”, in particolare per i danni all’edificio dell’ufficio del procuratore venezuelano, María Corina avanzò verso la ricerca di appoggio internazionale, e cercò di utilizzare la piattaforma dell’OSA per ottenere un consenso regionale contro il Venezuela.

Il 18 marzo 2014, il governo di Ricardo Martinelli, a Panama, annunciò che avrebbe ceduto una rappresentanza alternativa, della nazione dell’istmo, nell’OSA alla deputata venezuelana María Corina Machado affinché potesse presentare la sua testimonianza sulla “crisi politica e dei diritti umani” in Venezuela davanti agli ambasciatori della regione.

L’ambasciatore panamense presso l’organizzazione, Arturo Vallarino, chiarì che avrebbero ottemperato a questa misura nel caso in cui si fosse tentato di bloccare la richiesta di partecipazione di Machado. Gli USA e Canada espressero il loro sostegno all’iniziativa di Panama.

“Abbiamo presentato questa proposta, ma sentiamo che ci sono molte resistenze perché parli la deputata Machado. Nel caso in cui questa richiesta di Panama venga respinta, allora Panama ha dichiarato di essere disposta a cedere il suo seggio alla deputata affinché dirigesse un breve messaggio al Consiglio Permanente dell’OSA”, disse Vallarino.

Il Consiglio Permanente dell’OSA, attraverso la mediazione di Panama, aveva programmato un incontro per discutere della situazione in Venezuela. Caracas prese la misura di rompere le relazioni politiche, diplomatiche ed economiche con Panama per detta ingerenza, e per la promozione di “sanzioni” nei suoi confronti da parte dell’OSA.

Il giorno successivo, 19 marzo 2014, María Corina Machado annunciò la sua partenza dal Venezuela per recarsi all’OSA in risposta all’invito di Panama a prendere il suo seggio. Attraverso le reti sociali, Machado ringraziò per “l’opportunità coraggiosa e solidale” che il governo di Panama gli offriva.

Prima della sua partenza, il settore chavista nell’AN presentò video e documenti che dimostravano il coinvolgimento di Machado in tentativi di colpo di stato e appelli all’intervento straniero. La si accusava di crimini come violenza, istigazione, terrorismo, tradimento della Patria e violazione della Costituzione venezuelana. Il parlamento venezuelano, con la maggioranza dei voti favorevoli, approvò una mozione per presentare le prove davanti alla Procura Generale venezuelana e aprire un’inchiesta e un processo preliminare di merito contro la deputata dell’opposizione.

Il 21 marzo 2014, il Consiglio Permanente dell’OSA approvò a maggioranza di tenere la sessione ordinaria a porte chiuse, in cui era previsto l’intervento di María Corina Machado.

La proposta di rendere privata la riunione fu presentata dal Nicaragua e ricevette il sostegno della maggioranza dei membri dell’OSA. Cile, Colombia, Costa Rica, USA, Guatemala, Honduras, Messico, Panama, Paraguay, Perù e Canada si opposero al provvedimento e chiesero di aprire un dibattito in merito.

In quell’occasione, la coesione dei Paesi caraibici fu decisiva per il raggiungimento dell’appoggio maggioritario all’iniziativa venezuelana. In seguito, il blocco caraibico continuerà ad essere decisivo per altri episodi di ingerenza sorti nell’OSA e in altre sedi.

L’ambasciatore peruviano, Juan Jiménez Mayor, richiese che fossero rese note le ragioni della decisione di tenere l’incontro a porte chiuse. La rappresentanza venezuelana argomentò che il regolamento dell’OSA permettevano una votazione sulla natura della riunione senza la necessità di un dibattito preliminare.

Dopo il voto, l’allora rappresentante del Brasile, Breno Dias da Costa, affermò che la chiusura della seduta non intendeva impedire il dialogo, bensì evitare uno “show” per un pubblico esterno.

Anche si eliminò dall’ordine del giorno il punto dedicato alla situazione in Venezuela.

Quella mattina Machado arrivò all’edificio dell’OSA accompagnata da Arturo Vallarino. L’oppositrice aspettò nella sala San Martín la risoluzione del dibattito che l’organismo stava sostenendo, circondata da giornalisti. Lì esigette dall’OSA che applicasse la Carta Democratica Interamericana contro il Venezuela.

L’intervento di Machado come rappresentante alternativa di Panama nel plenum si ridusse a due minuti, nei quali ebbe il tempo di “salutare e ringraziare il Consiglio”, secondo quanto detto dall’ambasciatrice USA Carmen Lomellín. Non poté mostrare nulla di quanto si era preparato per far propaganda, quindi non le rimase altra scelta che condividere quei contenuti attraverso le sue reti sociali.

L’ex ambasciatore venezuelano presso l’OSA, Roy Chaderton, avrebbe poi ricordato una situazione legata a Vallarino e all’intervento di María Corina Machado. Chaderton affermò che ad un certo punto il diplomatico panamense, praticamente, assicurò che Machado non avrebbe parlato del Venezuela. Tuttavia, Panama poi richiese la parola e, in una svolta inaspettata, Machado iniziò a parlare. Non appena pronunciò la parola “Venezuela”, fu sollevata una mozione d’ordine per l’irregolarità. Nelle parole di Chaderton, quella fu la fine dell’intervento dell’oppositrice venezuelana all’OSA.

A seguito di questi avvenimenti non fu necessario proseguire con l’iter del processo preliminare di merito che l’AN aveva richiesto per revocare la sua immunità parlamentare. L’articolo 191 della Costituzione venezuelana stabilisce che “i deputati/e dell’Assemblea Nazionale non potranno accettare o esercitare cariche pubbliche senza perdere la propria investitura, salvo in attività docenti, accademiche, accidentali o assistenziali, purché non comportino una dedizione esclusiva”. Mentre l’articolo 149 recita che “i funzionari pubblici e funzionarie pubbliche non potranno accettare cariche, onorificenze o ricompense da governi stranieri senza l’autorizzazione dell’Assemblea Nazionale”. María Corina violò entrambi esercitando funzioni di rappresentante alternativa di Panama, perdendo la carica di deputata.

Ciò che seguiva ora, secondo la Costituzione, era che il suo posto fosse preso dal deputato supplente, Ricardo Sánchez, che a quel tempo apparteneva al settore dell’opposizione, ma aveva rotto i legami con il MUD e aveva partecipato al processo di dialogo nazionale convocato dal presidente Maduro, nel febbraio dello stesso anno, come misura per ridurre la violenza nelle strade.

Infine, il 1 aprile, la Corte Suprema di Giustizia (TSJ) del Venezuela emise un’approvazione che confermò la destituzione di María Corina Machado, sulla base dell’episodio dell’OSA. Secondo la Camera Costituzionale del TSJ, la rappresentanza di Machado nell’OSA era incompatibile con la sua funzione legislativa ed era in contraddizione con i suoi doveri di cittadina venezuelana e deputata.


MARÍA CORINA MACHADO FORJÓ SU CAMINO A LA EXCLUSIÓN POLÍTICA

 

No es difícil enumerar los motivos que argumentan por qué la participación de María Corina Machado en la vida política de Venezuela representa una grave amenaza para los intereses nacionales.

En primer lugar, Machado ha abogado públicamente por la invasión extranjera a Venezuela, invocando el Tratado Interamericano de Asistencia Recíproca (TIAR) y la Responsabilidad de Proteger (R2P), a pesar de que Venezuela no forma parte de ese tratado de la OEA. Además, promovió y apoyó la estrategia de un falso gobierno, y con ello el saqueo y la confiscación de recursos del país.

Estos elementos se han acumulado a lo largo del tiempo, especialmente durante la “máxima presión” de la Administración Trump. Sin embargo, la implicación de Machado en acciones que perturban la estabilidad del país se remonta a varios años atrás, siendo uno de ellos resaltante porque le hizo perder, por mérito propio, su cargo como diputada a la Asamblea Nacional (AN).

Como consecuencia de la caótica desorganización que reinaba en la oposición venezolana tras la derrota electoral de diciembre de 2013, sumada a los enconados conflictos internos que afloraron entre sus representantes, Leopoldo López, Antonio Ledezma y María Corina Machado impusieron la estrategia denominada “La Salida” en el año 2014. Sin titubeos, apostaron descaradamente por el derrocamiento del gobierno del presidente Nicolás Maduro mediante una escalada de violencia en las calles.

Durante este periodo, se registraron disturbios y alteraciones del orden público, encabezados por miembros de Voluntad Popular, pero también por María Corina Machado. El gobierno de Estados Unidos expresó su apoyo a ese movimiento, lo que llevó a la expulsión de tres diplomáticos estadounidenses acusados de organizar y financiar las revueltas. Estos eventos resultaron en la muerte de 43 personas y numerosos heridos.

Mientras que Leopoldo López fue llevado a prisión para ser juzgado por su responsabilidad en “La Salida”, específicamente por los daños al edificio de la fiscalía venezolana, María Corina avanzó hacia la búsqueda de apoyo internacional, e intentó utilizar la plataforma de la Organización de Estados Americanos (OEA) para obtener consenso regional en contra de Venezuela.

El 18 de marzo de 2014, el gobierno de Ricardo Martinelli en Panamá anunció que cedería una representación alterna de la nación istmeña en la Organización de Estados Americanos (OEA) a la diputada venezolana María Corina Machado para que pudiera presentar su testimonio sobre la “crisis política y de derechos humanos” en Venezuela ante los embajadores de la región.

El embajador panameño ante el organismo, Arturo Vallarino, dejó claro que acatarían esta medida en caso de que se intentara bloquear la solicitud de participación de Machado. Estados Unidos y Canadá expresaron su respaldo a la iniciativa de Panamá.

“Nosotros hemos presentado esta propuesta, pero sentimos que hay mucha resistencia para que hable la diputada Machado. En caso de que se nos niegue esta solicitud de Panamá, entonces Panamá ha manifestado estar dispuesta a ceder su silla a la diputada para que se dirija y de un mensaje breve al Consejo Permanente de la OEA”, dijo Vallarino.

El Consejo Permanente de la OEA, por mediación de Panamá, tenía prevista una reunión para discutir la situación en Venezuela. Caracas tomó la medida de romper relaciones políticas, diplomáticas y económicas con Panamá por dicha injerencia, y por la promoción de “sanciones” en su contra por parte de la OEA.

Al día siguiente, el 19 de marzo de 2014, María Corina Machado anunció su salida de Venezuela para acudir a la OEA en respuesta a la invitación de Panamá de tomar su curul. A través de las redes sociales, Machado agradeció la “valiente y solidaria oportunidad” que le brindaba el gobierno de Panamá.

Antes de su partida, la bancada del chavismo en la AN presentó videos y documentos que demostraban la implicación de Machado en intentos de golpe de Estado y llamados a la intervención extranjera. Se le acusaba de delitos como violencia, instigación, terrorismo, traición a la patria y violación de la Constitución venezolana. El parlamento venezolano, con mayoría de votos a favor, aprobó una moción para presentar las pruebas ante la Fiscalía General venezolana y abrir una investigación y un proceso de antejuicio de mérito contra la diputada opositora.

El 21 de marzo de 2014, el Consejo Permanente de la OEA aprobó por mayoría celebrar a puerta cerrada la sesión ordinaria en la que se esperaba la intervención de María Corina Machado.

La propuesta de hacer privada la reunión fue presentada por Nicaragua y recibió el respaldo de la mayoría de los miembros de la OEA. Chile, Colombia, Costa Rica, Estados Unidos, Guatemala, Honduras, México, Panamá, Paraguay, Perú y Canadá se opusieron a la medida y pidieron abrir un debate al respecto.

En esa ocasión fue decisiva la cohesión de los países del Caribe para lograr el apoyo mayoritario a la iniciativa venezolana. Más adelante, el bloque caribeño seguiría siendo determinante para otros episodios de injerencia que surgieron en la OEA y en otros foros.

El embajador de Perú, Juan Jiménez Mayor, solicitó que se conocieran las razones detrás de la decisión de hacer la reunión a puerta cerrada. La representación venezolana argumentó que el reglamento de la OEA permitía realizar una votación sobre la naturaleza de la reunión sin necesidad de un debate previo.

Tras la votación, el representante de Brasil en ese tiempo, Breno Dias da Costa, afirmó que cerrar la sesión no buscaba impedir el diálogo, sino evitar un “show” para una audiencia externa.

También se eliminó de la agenda el punto dedicado a la situación de Venezuela.

Machado llegó esa mañana al edificio de la OEA, y la acompañaba Arturo Vallarino. La opositora quedó esperando en el Salón San Martín la resolución del debate que tenía el organismo, rodeada de periodistas. Allí exigió a la OEA que aplicara la Carta Democrática Interamericana en contra de Venezuela.

La intervención de Machado como representante alterna de Panamá en el pleno terminó reduciéndose a dos minutos, en los que tuvo tiempo para “despedirse y agradecerle al Consejo”, según dijo la embajadora estadounidense Carmen Lomellín. No pudo mostrar nada de lo que tenía preparado para hacer propaganda, por lo que no le quedó otra opción que compartir esos contenidos a través de sus redes sociales.

El exembajador venezolano ante la OEA, Roy Chaderton, recordaría más tarde una situación relacionada con Vallarino, y la intervención de María Corina Machado. Chaderton afirmó que en algún momento el diplomático panameño prácticamente aseguró que Machado no hablaría sobre Venezuela. Sin embargo, Panamá luego solicitó la palabra y, en un giro inesperado, Machado comenzó a hablar. Apenas pronunció la palabra “Venezuela”, se levantó una moción de orden debido a la irregularidad. En palabras de Chaderton, ese fue el final de la intervención de la opositora venezolana en la OEA.

Tras estos eventos, no fue necesario seguir con el proceso de antejuicio de mérito que la AN había solicitado para revocar su inmunidad parlamentaria. El artículo 191 de la Constitución venezolana establece que “los diputados o diputadas a la Asamblea Nacional no podrán aceptar o ejercer cargos públicos sin perder su investidura, salvo en actividades docentes, académicas, accidentales o asistenciales, siempre que no supongan dedicación exclusiva”. Mientras que el artículo 149 reza que “los funcionarios públicos y funcionarias públicas no podrán aceptar cargos, honores o recompensas de gobiernos extranjeros sin la autorización de la Asamblea Nacional”. María Corina violó ambos al ejercer funciones como representante alterna de Panamá, perdiendo su cargo de diputada.

Lo que procedía ahora, según la Constitución, era que su lugar lo tomara el diputado suplente, Ricardo Sánchez, quien en ese tiempo pertenecía a la bancada de la oposición, pero había roto vínculos con la MUD y había participado en el proceso de diálogo nacional convocado por el presidente Maduro en febrero de ese año, como medida para desescalar la violencia en las calles.

Finalmente, el l 1 de abril, el Tribunal Supremo de Justicia (TSJ) de Venezuela emitió un aval que confirmó la destitución de María Corina Machado, basándose en el episodio de la OEA. Según la Sala Constitucional del TSJ, la representación de Machado en la OEA era incompatible con su función legislativa y estaba en contradicción con sus deberes como ciudadana venezolana y diputada.

 

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