Cuba sta combattendo, da più di 15 mesi, contro il Covid-19. Lo fa, a differenza di quasi tutti i paesi, in un contesto di marcata ostilità USA e di un inasprimento del blocco economico, commerciale e finanziario che Washington mantiene da 60 anni.
Agli effetti economici associati alla pandemia si aggiungono gli impatti della inasprita guerra economica condotta da Donald Trump, mantenuta dal democratico e presunto difensore dei diritti umani, Joe Biden.
Vergogna per una nazione che si auto definisce come un “paradiso della democrazia”, che meno di dieci persone possano incatenare la politica estera USA e gli impediscano di prendere decisioni sovrane nei confronti di Cuba, perché queste persone occupano posizioni rilevanti nel Congresso, grazie al denaro di gruppi di emigranti cubani che fanno della politica un fruttuoso affare.
In articoli e denunce, dell’anno scorso, ci sono i tentativi, tagliati dagli USA, a persone, movimenti e organizzazioni solidali che hanno dovuto innovare per far giungere la loro solidarietà all’Isola, eludendo così la politica di soffocante blocco, che quest’anno è stata, nuovamente, condannata dalla stragrande maggioranza delle nazioni che compongono l’ONU
Il progetto di solidarietà Puentes de Amor ha già raccolto 26000 firme per esigere dal governo USA di togliere il blocco economico contro Cuba, ha annunciato sui social l’attivista Carlos Lazo.
Due sono stati i pretesti più utilizzati dall’amministrazione Trump per far deteriorare all’estremo i rapporti con Cuba: gli “attacchi sonici” del governo cubano contro i diplomatici statunitensi all’Avana ed il sostegno al Venezuela “con 20mila militari”. Di nessuno è stata fornita prova alcuna. Al contrario, Washington sembra star valutando una nuova politica sul Venezuela e il massimo che si sa degli “attacchi sonici” è che non si sa nulla, tacitamente riconosciuto dal fatto che l’attuale amministrazione ha aperto una nuova inchiesta sul tema. .
Sono innegabili le devastanti conseguenze delle Misure Coercitive Unilaterali (MCU) degli USA per il funzionamento dello Stato venezuelano e il loro impatto sulla popolazione, soprattutto negli ultimi quattro anni, quando il blocco è stato amplificato comprendendo aree come energia, trasporti, servizi, salute, tra altre, vitali per lo svolgimento della vita quotidiana.
Nei suoi primi sei mesi, l’amministrazione Biden si è mossa per annullare molti dei danni fatti dall’unilateralismo “America first” del suo predecessore, riallineando le politiche statunitensi più strettamente con quelle dei suoi alleati occidentali e riprendendo alcuni degli approcci dell’ex presidente Obama alle questioni internazionali. Ma rimane un paese dove l’approccio dell’amministrazione sembra congelato nella gelatina: Cuba.
Il progetto Puentes de Amor, che continua il suo cammino da Miami verso la capitale degli Stati Uniti, ha fatto un appello oggi per un tweet mondiale domani, che esiga la revoca delle sanzioni di Washington contro la famiglia cubana.
Per molti sarà stata una sorpresa quando una settimana fa l‘Alto Rappresentante Ue per gli Affari Esteri Josep Borrell, il Segretario di Stato Usa Antony J. Blinken e il Ministro degli Esteri del Canada Marc Garneau hanno presentato un dichiarazione congiuntanella quale affermavano: “Un processo negoziale completo e vincolato nel tempo dovrebbe ripristinare le istituzioni del Paese e consentire a tutti i venezuelani di esprimersi politicamente attraverso elezioni […] siamo disposti a rivedere le politiche di sanzioni basate su progressi significativi in un negoziato globale.” (le sanzioni di cui parlano sono il blocco economico, commerciale e finanziario). Questa improvvisa apertura al dialogo ha sorpreso più di qualcuno ma non chi ha seguito alcuni recenti avvenimentiContinue reading “Venezuela, la giravolta di Usa, Ue e Canada: Maduro diventa interlocutore” »
Quella che segue è una traduzione del rapporto quotidiano del Samuel Robinson Institute del 2 luglio 2021.
Il 1° luglio il dipartimento di Stato nordamericano annunciò l’imposizione di “sanzioni” unilaterali contro entità politiche e istituzionali di El Salvador, Guatemala e Honduras, Paesi che compongono il cosiddetto Triangolo del Nord. Gli USA giustificavano tale misure con modalità selettiva ed egoistica per pretendere di combattere la corruzione in America Centrale. Le nuove sanzioni includono restrizioni all’ingresso negli USA per chi è considerato individuo “sanzionato”.
Ancora una volta il blocco limita lo sport rivoluzionario. La nazionale cubana di calcio non ha ricevuto i visti in tempo per viaggiare negli USA e non sarà in grado di partecipare alla fase preliminare della Coppa d’Oro. Dopo diversi tentativi, la squadra guidata da Pablo Elier Sanchez si è vista negare il visto dalle ambasciate USA in Guatemala e Nicaragua.
Si avvicina sempre di più l’inizio della fine delle sanzioni del governo USA contro la famiglia cubana, avverte l’attivista Carlos Lazo, coordinatore del progetto Puentes de Amor.
L’organizzazione USA Knowledge Ecology International (KEI) ha inviato un memorandum alla Casa Bianca chiedendo di chiarire la politica di sanzioni contro Cuba al fine di collaborare allo sviluppo di vaccini anti-Covid-19, hanno riferito oggi i media digitali.
Il lancio, a febbraio, da Miami, della canzone “Patria y Vida”, è stata parte di una strutturata operazione mediatica contro il governo cubano, complementare di altre azioni di guerra culturale, come il cosiddetto Movimento San Isidro (1).
Grazie a una breve e intensa campagna di marketing, la canzone ha riportato, ai suoi partecipanti, la visibilità e gli introiti che avevano perso con la pandemia. Ma la gioia, a quanto pare, è stata di breve durata. Alcuni di loro sono, ora, in lite sulla distribuzione degli utili (2). E Yotuel Romero, autore della canzone, è stato denunciato dai suoi due ex colleghi del gruppo Orishas, per uso non autorizzato del nome di detto gruppo (3).