Le infami liste degli USA

José Luis Méndez Méndez*  Resumen Latinoamericano

 (I)

La lista degli Stati Patrocinatori del Terrorismo (SSOT) è un meccanismo di politica estera degli USA, che sanziona i paesi che, la sua Segreteria di Stato, considera abbiano fornito sostegno ad atti di terrorismo internazionale.

Cuba fu, nuovamente, designata come SSOT il 12 gennaio 2021, appena una settimana prima dell’insediamento del democratico Joseph Biden, in uno degli ultimi strascichi del repubblicano Donald Trump, al tramonto della sua amministrazione.

Una nuova intenzione di tornare ad includere Cuba nell’infame SSOT fu annunciata dal perverso laccato uscente dalla voce del Segretario di Stato, il 30 dicembre 2020, che si sarebbe aggiunta al “gocciolamento” di misure punitive, della terminante amministrazione repubblicana, contro l’Isola. Generalizzate in 243, in un conteggio rigoroso, ma che copre solo quelle che trascesero il suo mandato, poiché minacce, pressioni, ricatti pullularono per strangolare l’irredenta Isola.

Eliminata da quella infame lista nel 2015, dall’amministrazione democratica di Barack Obama, rappresentò una giusta esclusione e favorì vie costruttive per distendere le tese relazioni storiche tra i due paesi. La sua ingiusta presenza, in questa denominazione, di un Paese, che non rappresenta una minaccia nemmeno per gli USA, non è nuova; ogni anno, il 30 aprile, il Dipartimento di Stato pubblica il suo rapporto sul comportamento globale del terrorismo, dal quale si esclude. Un rapporto del Pentagono, del 1998, riconosceva che Cuba non rappresentava una minaccia militare alla sicurezza nazionale USA.

Ai paesi qualificati come patrocinatori del terrorismo sono applicate una serie di rinnovate misure punitive. Adesso i cubani che viaggiano da Cuba agli USA saranno sottoposti a controlli straordinari. Per ironia della sorte, in più di sessant’anni, dal territorio nordamericano sono state lanciate centinaia di incursioni contro il territorio cubano, con la partecipazione di centinaia di terroristi, sono stati organizzati atti di terrore che hanno causato la morte di 3478 persone, ferite e conseguenze in altri 2099 e milioni tra perdite materiali, danni e lesioni.

I loro autori sono tornati alle loro basi in Florida e in altre città del Nord America senza essere disturbati, lì hanno trovato rifugio sicuro, tolleranza e capacità di agire. Attualmente invocano liberamente la violenza per raggiungere i loro chimerici obiettivi politici e realizzano pericolosi atti di terrore come, il non chiarito, attacco contro l’Ambasciata cubana a Washington.

Né sfuggono a queste misure di sicurezza, sostenibili a lungo raggio, secondo la nuova normativa -un’altra- dell’Amministrazione per la Sicurezza  del Trasporto, TSA, USA quei cittadini che provengano o abbiano attraversato paesi “certificati”, compresi i propri cittadini (USA ndt), che già hanno  limitati i loro diritti come cittadini per il divieto di poter recarsi a Cuba. Recentemente sono state applicate misure aggiuntive per quei cubani che hanno più cittadinanze e che si sono recati a Cuba, ai quali è vietato entrare negli USA e sono obbligati a ottenere visti, anche se detengono passaporti di paesi con cui esiste l’esenzione dal visto. Uno dei casi più noti è quello dei cittadini spagnoli di nazionalità cubana, che non possono entrare direttamente nel territorio USA senza previo avere il visto.

Le misure includono una “ferrea e perquisizione corporale completa e l’ispezione manuale degli effetti personali”, secondo i funzionari responsabili, che hanno presentato questo rafforzato controllo, che si avvarrà delle più recenti tecnologie di individuazione e rilevamento d’immagini.

In passato, non pochi incidenti internazionali e di sovranità hanno portato all’esigenza di fotografare passeggeri provenienti da numerosi paesi, che ricevette corrispondenza, da parte di alcune autorità, che decisero di rendere reciproca questa misura con i cittadini nordamericani.

Anche le compagnie aeree USA e non, saranno soggette all’intenso controllo. L’istoriale degli atti di terrore compiuti dai gruppi estremisti di cubani stabiliti negli USA dimostra che essi hanno attaccato gli aeroplani di 12 compagnie aeree USA e, in 6 occasioni, contro i propri aeroporti civili.

Le successive amministrazioni nordamericane hanno annunciato un’apparente concezione, una filosofia, un’etica di lotta al terrorismo, che potrebbe sembrare giusta e con la quale si potrebbe essere d’accordo, se tali valori fossero un’onesta espressione della volontà politica delle sue autorità e fossero applicati in modo coerente. Ma gli interessi politici e la retorica hanno prevalso nella differenza tra quanto espresso e la realtà.

E’ stata un’incongruenza la presunta leadership che gli USA cercano di assumere e imporre nella loro lotta mondiale e nazionale contro il terrorismo e la pratica sistematica di permettere l’azione di gruppi terroristici di origine cubana nel proprio territorio, anche contro la manipolata e non rispettata Legge di Neutralità.

Questa lista, in cui l’inclusione cubana è infame fin dalla sua origine, è usata come pretesto per l’applicazione di misure coercitive unilaterali, volte a perpetuare il criminale blocco e ad impedire qualsiasi intesa volta ad armonizzare le relazioni, benché chi scrive sia convinto che gli USA non rinunceranno mai a rovesciare la Rivoluzione cubana, utilizzando tutti i mezzi e i metodi alla propria portata.  Avere un sistema politico socialista a novanta miglia di distanza è una sfida per quegli squali imperiali, che neppure si convertiranno in vegetariani e ammetteranno di convivere in pace e armonia con un Paese libero, indipendente e democratico, che è stata una preda appetibile da più di 200 anni.

La SSOT, contiene nella sua dichiarazione istitutiva la definizione di Stato sponsor; si fonda giuridicamente su tre leggi: la sezione 1754 © della Legge sull’Autorizzazione della Difesa Nazionale per l’anno fiscale 2019; la sezione 40 della Legge sul Controllo delle Esportazioni di Armi e la sezione 62OA della Legge sull’Assistenza Estera del 1961. Nel complesso, prevede quattro categorie principali di sanzioni derivanti dalla designazione (nella SSOT ndt), cioè al paese qualificato come tale si applicano: restrizioni sull’aiuto estero USA, un divieto di esportazioni e vendite di prodotti nel settore della difesa, alcuni controlli sulle esportazioni di prodotti a duplice uso e restrizioni finanziarie e di altro vario tipo. La designazione comporta anche un’ampia gamma di sanzioni che penalizzano gli individui e i paesi che realizzano determinati interscambi commerciali con gli sponsor designati del terrorismo.

Più di quaranta anni fa, nel 1979, Cuba fu inserita, dagli USA, nella lista dei presunti paesi che sponsorizzano il terrorismo. L’approvazione dell’Export Administration Act stabilì la presentazione da parte del Dipartimento di Stato di un rapporto annuale al Congresso sul terrorismo. Nello stesso anno fu pubblicata la prima lista di paesi che, secondo gli standard USA, sostenevano il terrorismo internazionale, in cui fu inclusa l’Isola.

Nel 1981 fu pubblicato il primo Rapporto Annuale sul Terrorismo Internazionale; Cuba apparve per la prima volta in questi rapporti nel 1982, in quell’occasione si affermò: “La ricezione sistematica da parte di Cuba di enormi quantità di armi sovietiche durante il 1981”.

In questi decenni, con pretesti banali, è continuata l’inclusione di Cuba nelle certificate liste nordamericane, che ignorano organizzazioni e terroristi di origine anticubana basati in territorio USA, nonostante abbiano compiuto più di 400 atti di terrore nel suo territorio, che hanno colpito interessi e cittadini di più di 35 paesi, in primo luogo il paese che li concepì e li ha protetti.

Nel 1973, quando non esisteva alcuna collaborazione regionale per affrontare il terrorismo e la pirateria, Cuba sottoscrisse accordi efficaci per combattere queste piaghe con USA, Colombia, Venezuela e Messico. Questo atteggiamento, coerente e responsabile, del governo cubano fu valutato dalla CIA come il passo più efficace nella lotta al terrorismo nella regione. Nell’analisi valutativa della CIA, intitolata ‘International and Transnational Terrorism: Diagnosis y Prognosis’, codice PR 76 10030 dell’aprile 1976, appare, a pagina 26, un paragrafo dedicato alla volontà cubana di combattere il terrorismo.

La firma di questo accordo, tra le autorità cubane e nordamericane, ebbe luogo il 15 febbraio 1973 e rimase in vigore fino al 17 aprile 1977, quando fu denunciato dalla parte cubana per l’atteggiamento complice dell’amministrazione di Gerald Ford nei confronti di terroristi anticubani, che cospirarono per sabotare l’aereo civile cubano che esplose, il 6 ottobre 1976, nelle acque delle Barbados.

Durante l’amministrazione di Ronald Reagan e quelle successive, Cuba continuò ad essere inclusa nelle suddette liste, benché si chiarisse che non aveva partecipato ad alcun atto di terrorismo, ma -secondo loro- dava rifugio ad organizzazioni di paesi classificati, dagli USA, come terroristi. Paradossalmente, quando le autorità cubane seppero che si preparava un piano per assassinare il presidente Ronald Reagan trasferirono, in modo accurato tempestivo e concreto, negli USA i dati, cosa che permise di eliminare questa minaccia contro il presidente, dando un esempio tangibile di collaborazione antiterrorismo.

Il 22 gennaio 1988 ai professori cubani Consuelo Castañeda e Arturo Cuenca furono negati i visti; per la prima volta il Dipartimento di Stato li dichiarò dipendenti di un governo classificato come terrorista.

Nel 1990, nel già citato rapporto annuale sul terrorismo nel mondo, si riconosce l’“incapacità” di Cuba di partecipare o sostenere atti terroristici. Nel 1993 si fabbricano e appaiono nuove argomentazioni; sembra che, presumibilmente, l’isola dia rifugio a persone classificate dalle autorità nordamericane come terroristi. Pertanto, si forma e si implementa questa falsità, che continua fino ad oggi.

Le infami liste degli USA (II)

 

Durante l’amministrazione democratica di William Clinton, dal 1993 al 2000, si continuò l’infamia di mantenere Cuba (nella lista ndt), designata come Stato Sponsor del Terrorismo, con tutte le implicazioni che questa falsa classificazione comporta. Tra il 1994 e il 1997 si ripetono le logore argomentazioni dei precedenti rapporti sul tema adducendo, senza fondamento, la presenza di latitanti dalla giustizia nordamericana che, si ipotizza, risiedessero a Cuba.

Forse è necessario attualizzare che tra USA e Cuba esistono due accordi di estradizione, uno firmato nel 1904 e un altro nel 1926, e non fu Cuba a smettere di onorarli. In conseguenza dei profondi cambiamenti politici avvenuti dopo il 1° gennaio 1959, fuggirono dal paese criminali, malversatori, famigerati torturatori e assassini trovando tutti rifugio negli USA. Con solide argomentazioni e prove irrefutabili, le autorità cubane ne chiesero, dal 7 gennaio 1959, l’estradizione ma il Dipartimento di Stato respinse ripetutamente la richiesta e fece di più, diede loro protezione sostenendo che alcuni di questi soggetti avevano denunciato presunte irregolarità a Cuba.

Da allora e fino ad oggi, criminali, sequestratori, terroristi e violatori delle leggi cubane hanno avuto, nel sud della Florida, un covo protetto, non solo per ripararsi, bensì per agire da lì; la tolleranza non è altro che un incentivo a continuare nel loro agire.

Questi rapporti denunciano la presunta mancanza di cooperazione di Cuba nella lotta al terrorismo; abbondano gli esempi per confutare questa fallace accusa. Analisti e ricercatori della CIA non poterono ignorare il contributo dell’Isola alla lotta contro questo male globale.

Nel suo rapporto intitolato’ Research Study. International and Transnational Terrorism: Diagnosis and Prognosis’ dell’aprile 1976, (la CIA ndt) stimò: “Ad eccezione de… il memorandum d’intesa riguardo i sequestratori di aerei e navi firmato dagli USA e da Cuba, nel 1973, per la rapida estradizione di categorie specifiche di terroristi, la risposta internazionale al terrorismo è stata relativamente debole e inefficace”.

Questa valutazione, di quell’agenzia nordamericana, contrasta con l’atteggiamento delle amministrazioni nel tempo. In 40 anni, dal 1960 al 2000, 49 aerei, di cui 37 civili, furono sequestrati a Cuba e atterrarono negli USA. In totale si registrarono 54 atti di pirateria di questo tipo. Del totale di aerei sequestrati in territorio nordamericano, solo il 34% sono stati restituiti a Cuba, cioè 16 su 49.

Nel febbraio 1998, l’allora Commissione ONU per i Diritti Umani condannò, a Ginevra, l’uso di mercenari per realizzare atti terroristici a Cuba, ritenendo che ciò mettesse in pericolo il principale ed essenziale diritto umano dei cubani: il diritto alla vita.

La pubblicazione, nell’aprile di quell’anno, da parte del Dipartimento di Stato USA, del suo rapporto annuale sul comportamento del terrorismo nel mondo nel 1997, collocò, ancora una volta, Cuba, con sorpresa dell’umanità, tra i sette paesi che, allora, si supponesse sponsorizzassero il terrorismo sebbene non avesse altra alternativa, di fronte all’inequivocabile realtà, che ammettere che non avesse partecipato ad alcun atto terroristico.

Due mesi dopo, in giugno, una delegazione del Federal Bureau of Investigation, FBI, visitò Cuba dove ricevette informazioni, abbondanti e veritiere, sulle azioni terroristiche delle organizzazioni anticubane negli USA; venne a conoscenza dei piani e delle intenzioni in corso, ma non avvenne nulla, i criminali non furono disturbati.

Il successivo 12 settembre, diverse persone che stavano raccogliendo informazioni per conoscere, prevenire ed evitare atti di terrorismo provenienti dagli USA furono arrestate, processate in un processo parziale, in un ambiente ostile e condannate ingiustamente a enormi pene. Per più di un decennio furono prigionieri politici dell’Impero; costituirono baluardo ed esempio di dignità, stoicismo, convertiti in eroi nazionali e dell’umanità, paradigmi della lotta reale contro quel flagello.

Vale a dire che il paese aggredito per decenni diventa sponsor del terrorismo per totale volontà degli USA e di conseguenza gli si tenta applicare misure di ogni tipo che, a loro volta, generano terrore contro più di undici milioni di cubani minacciati da un sistematico e globalizzato blocco durato quasi mezzo secolo.

Il 30 aprile 2001 Cuba tornò, nuovamente, ad essere certificata come Paese terrorista in particolare con il pretesto di dare rifugio a persone perseguitate dagli USA. A tutte queste false argomentazioni le autorità cubane hanno dato una chiara ed opportuna risposta.

Un esempio della manipolazione della classificazione di Cuba come sponsor del terrorismo è quella che di 25 iniziative anticubane, al Congresso USA tra dicembre 2001 e aprile 2002, in 14 si fa menzione di questa condizione per giustificare l’applicazione di azioni punitive.

Cuba diede una pronta ed efficace risposta all’appello dell’ONU, del 28 settembre 2001, che chiedeva agli Stati membri di informare sulle misure di lotta al terrorismo. Come previsto dal paragrafo dispositivo 6 della Risoluzione 1373 (2001) approvata dal Consiglio di Sicurezza ONU.

Lo Stato cubano stabilì, come ha sempre fatto, di sostenere una cooperazione internazionale veramente efficace, che permetta di prevenire e combattere tutti gli atti di terrorismo, eliminandone le cause, garantendo la cattura, il perseguimento o l’estradizione degli autori, organizzatori e sponsor di tali atti e azioni terroristiche, così come tutti coloro che le sostengono o le finanziano.

Inoltre sostiene e partecipa alla cooperazione internazionale contro il terrorismo internazionale sulla base di un quadro di legittimità internazionale, nel pieno rispetto dei principi del diritto internazionale e delle finalità e dei principi sanciti nella Carta dell’ONU e nel pieno rispetto dei diritti umani, in particolare, il diritto alla vita.

Il 29 novembre  2001 Cuba presentò al governo USA una proposta per un Programma Bilaterale di lotta al terrorismo, reiterata il 3 dicembre dello stesso anno. Il 12 marzo 2002 e il 17 dicembre dello stesso anno. Più di un anno insistendo per stabilire una seria ed efficace agenda di sicurezza bilaterale. A tutte queste proposte cubane, l’amministrazione repubblicana di George W. Bush diede un’incongrua, vana e priva di fondamento risposta negativa.

Questo atteggiamento diligente e rapido del governo cubano nella lotta al terrorismo è stato messo a tacere dai media controllati dentro e fuori degli USA.

Internamente, Cuba ha rafforzato il rigore delle leggi per punire gli atti di terrorismo. Si è rapidamente legiferato per creare strumenti più specifici per la lotta contro il terrorismo, di cui il paese ha abbondante e consolidata esperienza per affrontarlo da più di cinquant’anni.

Il 21 maggio 2002, quando il Dipartimento di Stato pubblicò una nuova lista mondiale dei paesi terroristi, Cuba venne nuovamente indicata come sponsor. Nel rapporto si elencavano le organizzazioni terroristiche più criminali del mondo (versione USA), ma nessuna delle organizzazioni anticubane o dei loro membri furono incluse. Non apparvero i nomi di Luis Posada Carriles,  né Orlando Bosch Ávila, né centinaia di altri, che ricevono rifugio nel suo territorio, nonostante la richiesta di diversi paesi affinché siano processati per i crimini commessi, alcuni dei quali contro l’umanità, ancora impuniti. Si è trattato di un caso di terrorismo interno, una minaccia interiore tollerata da più di tredici amministrazioni.

Se esistesse un qualche dubbio su questa affermazione, vengono a suo avallo dati indiscutibili che confermano che nel territorio nordamericano, i terroristi anticubani ivi rifugiati, hanno compiuto 330 atti di terrore, tutti consumati. Ad esempio, a Miami ne furono prodotti 204; a New York 81 e nel New Jersey 15, solo per citare quelli con l’incidenza più alta. In dieci città USA questi criminali hanno agito nella totale impunità, provocando morti, danni e panico.

Le leggi antiterrorismo degli USA, promulgate nel 1996 e dopo il 2001, prevedono severe sanzioni economiche per i paesi che presumibilmente sostengono il terrorismo; l’includere Cuba nelle loro certificazioni è un modo per giustificare il criminale blocco.

Le autorità cubane hanno ripetutamente proposto a quelle USA la cooperazione per contrastare anche il traffico di droga e il traffico di esseri umani, ma non hanno ricevuto risposta per poter incanalare questi sforzi.

(*) Scrittore e professore universitario. È autore, tra gli altri, del libro “Sotto le ali del Condor”, “Operazione Condor contro Cuba” e “Democratici alla Casa Bianca e il terrorismo contro Cuba”. Collabora con Cubadebate e Resumen Latinoamericano.

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