Il Comitato Internazionale della Croce Rossa per USA e Canada (CICR) ha pubblicato il 21 aprile un rapporto che descrive lo stato di salute dei prigionieri della prigione illegale USA di Guantanamo, con prove di un rapido deterioramento fisico e mentale.
Il colonnello dell’esercito USA in pensione Ann Wright ha chiesto la chiusura della base navale attualmente mantenuta dal governo USA nel territorio cubano occupato illegalmente di Guantanamo Bay (est).
Per molte persone nel mondo, la parola Guantanamo è diventata sinonimo di tortura da quando gli Stati Uniti vi hanno aperto il loro centro di detenzione militare nel 2002. Da allora, oltre 780 persone catturate dalle forze statunitensi hanno subito massicce violazioni dei diritti umani da parte della CIA. Per il popolo cubano, una società che pone i diritti umani e il benessere al di sopra di tutto, si tratta di un orrore collettivo compiuto sul proprio suolo sovrano da un esercito straniero.
Da 120 anni gli USA mantengono illegalmente una base navale nella provincia cubana di Guantánamo, installata dopo la firma di un contratto di locazione bilaterale in un giorno come oggi, nel 1903.
L’Istituto cubano di amicizia con i popoli (ICAP) ha invitato oggi a partecipare a una giornata virtuale di denuncia delle basi militari degli USA e dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO).
Dopodomani, mercoledì 11 gennaio, il centro di detenzione statunitense in territorio cubano di Guantánamo entrerà nel suo ventiduesimo anno di attività, malgrado i ripetuti appelli per la sua chiusura. Aperto l’11 gennaio 2002 per interrogare, al riparo dalle protezioni internazionali, uomini di religione musulmana sospettati di far parte della rete globale del terrorismo, Guantánamo resta una macchia nella storia contemporanea degli Stati Uniti.
Dopo 18 anni di detenzione nel centro di torture installato dagli USA nell’illegale base navale di Guantánamo, senza un’accusa ufficiale, il cittadino del Pakistan Saifullah Paracha, di 75 anni, è tornato finalmente nel suo paese il 29 ottobre e si è riunito con la sua famiglia.
William Levy, Yotuel Romero e un Primo Maggio a Cuba
José Manzaneda, coordinatore di Cubainformacion
Cinque milioni di persone, le stesse che, quotidianamente, soffrono carenze e penurie, sono scese nelle strade di tutta Cuba, in modo festoso, questo Primo Maggio, a sostegno della Rivoluzione (1).
Ma chi portano davanti ai televisori per conoscere “l’opinione del popolo cubano”? Artisti multimilionari come Yotuel Romero (2) o William Levy, che da decenni non vivono nel loro paese natale e che, oggi, esaltano l’oppressore, gli USA, il regime che soffoca spietatamente l’Isola. Ma chi ha aiutato la famiglia di Levy a “iniziare una vita piena di opportunità” (3).
Con la presenza di 70 delegati di Cuba e di altri 23 paesi, inizia oggi, a Guantanamo, il VII Seminario Internazionale per la Pace e l’Abolizione delle Basi Militari Straniere.
Nel territorio dove le diverse amministrazioni USA hanno mantenuto, dal 1903, una base navale illegale contro la volontà del governo e del popolo cubano, la più antica del mondo, i partecipanti chiederanno l’eliminazione di queste enclavi e installazioni straniere nei paesi della regione latinoamericana e nel mondo.
Il 19 aprile 2022, dopo Pasqua, si terrà la 73ª sessione del Comitato delle Nazioni Unite (ONU) contro la tortura, nella quale l’oscura opposizione cubana cercherà, in mezzo a una serie di fallimenti dell’ONU, come la sospensione della Russia dal Consiglio dei Diritti Umani di quell’organizzazione e in mezzo al conflitto in Ucraina e alle sue rozze notizie da parte dei media cialtroni, di forgiare una ignominia contro Cuba.
Combattenti per la pace, nemici delle guerre e amici di Cuba, si riuniranno ancora una volta a Guantánamo, dal 4 al 6 maggio, per esigere l’eliminazione delle basi e delle installazioni stranere nei paesi della nostra regione e di tutto il mondo.
Contro decenni di occultamenti, c’è un’illustrazione drammatica della tortura a cui è sottoposta Cuba da sessant’anni, includendo la guerra terroristica di John F. Kennedy contro Cuba, che quasi sfocia in una guerra nucleare, nel 1962, e lo schiacciante blocco, a cui si oppone fermamente praticamente tutto il mondo, compresa la stragrande maggioranza degli statunitensi.
Da sempre i vicini del nord, nel loro piano espansionista, contemplarono impossessarsi di Cuba, in qualsiasi modo, per la sua posizione strategica. Non per niente chiamavano l’Isola “la chiave del Golfo”, tanto era l’importanza che i governanti dell’impero attribuivano a questo piccolo territorio insulare.
La quiete del mattino del 10 dicembre 1903 fu interrotta a Guantánamo Bay e stormi di anatre si alzarono in volo dalle mangrovie sulle sue rive ai 21 colpi di cannone sparati dalla moderna Corazzata Kearsarge, in saluto all’innalzamento della bandiera a stelle e strisce sul suo albero maestro, annunciando l’inizio della giurisdizione di una gran parte di quel territorio nell’Alto Oriente cubano come base navale e carbonifera.
In un suo notissimo tango, /Volver/, Carlos Gardel cantava: «vent’anni sono niente». Le centinaia di uomini che sono passati per la prigione di Guantánamo, durante questi due decenni non parlerebbero con tanta leggerezza del loro tempo trascorso lì.