Il recente discorso del presidente cileno Gabriel Boric al vertice dei paesi sudamericani rende necessario a un dibattito su cosa significhi il termine “progressista”. Quella parola compare in quasi ogni riferimento al momento politico che vive l’America Latina e si parla di una “seconda ondata progressista” o si tenta di mettere sotto quell’ombrello un’ampia varietà di posizioni politiche.
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In politica nulla è casualità
Nei giorni scorsi il neoeletto presidente del Brasile, Luis Ignacio Lulada Silva, ha convocato una riunione dei presidenti sudamericani con l’obiettivo di unire i Paesi della regione per lavorare per il benessere dei popoli e della pace. Un aspetto significativo è stato l’invito al Presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, per reintegrare quella grande nazione nel blocco sudamericano, esclusa dalle pressioni e dalle sanzioni di Washington, per la posizione verticale di non sottomettersi ai dettami del regime yankee.
Il bene ed il male delVII Vertice CELAC
Più che per la sua dichiarazione finale, gli accordi raggiunti o gli interventi di presidenti e ministri degli Esteri, il valore specifico del VII Vertice della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC) a Buenos Aires è ricaduta sul fedele paesaggio che ha delineato sullo stato attuale dell’integrazione latinoamericana, con le sue sfide più pressanti. L’evento in sé, ciò che ha dimostrato, è la chiave fondamentale per ragionare sull’attuale scenario geopolitico, con la complessità che unisce e separa l’orizzonte della regione.
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Le bugie trionfano in Cile: bocciata la nuova Costituzione
Nel bel mezzo di un periodo di turbolenze politiche, la nuova Costituzione che avrebbe dovuto sostituire quella attuale ideata da Augusto Pinochet è stata ampiamente respinta dagli elettori.
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Gabriel Boric che non ti raccontano
Guglielmo Serafino, Mision Verdad 5 febbraio 2022
Nome del santo e cognome di origine croata. 36 anni. Il più giovane presidente del paese. Un gabinetto di governo senza precedenti, a maggioranza femminile. Governa in minoranza al Congresso cileno, e parallelamente riunisce una Convenzione Costituente, sullo sfondo di una grave crisi di legittimità dei partiti tradizionali. Gabriel Boric, nuovo presidente del Cile, assume il governo con una veste che gli regala automaticamente ovazioni.
Boric e la ‘nuova’ sinistra latinoamericana: l’inganno del progressismo
Sergio Rodríguez Gelfenstein – Mision Verdad
Come negli anni ’70 e ’80, quando l’America Latina e i Caraibi lottavano per scrollarsi di dosso le dittature di sicurezza nazionale made in Washington, il movimento popolare della regione sta discutendo l’orientamento politico e ideologico delle lotte contro il neoliberismo e l’imperialismo. Bisogna dire che questo è molto più di un dibattito teorico.
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Come ha vinto la sinistra del Cile?
Francisco Dominguez, Orinoco Tribune 23 dicembre 2021
La vittoria di Gabriel Boric in Cile è la rivendicazione del movimento di massa sceso in piazza nel 2019 e indica un Paese pronto a seppellire per sempre l’eredità di Pinochet. Poche settimane fa, quando il candidato neofascista José Antonio Kast stava vincendo al primo turno delle elezioni presidenziali del Paese, la ribellione del Cile del 2019, volta a seppellire il neoliberismo, sembrava essere alla fine. Ma fu rinvigorita dalla vittoria schiacciante del candidato Apruebo Dignidad (“I Vote For Dignity”) Gabriel Boric Font, che otteneva il 56 percento dei voti al secondo turno, quasi cinque milioni di voti e la più grande maggioranza nella storia del Paese.
Cile: sondaggi e notizie fake
Rete Solidarietà Rivoluzione Bolivariana
Quattro giorni dopo le elezioni presidenziali, che si sono concluse con la vittoria schiacciante del candidato delle sinistre Boric con quasi 12 punti di differenza, è necessario evidenziare la grande menzogna installata dalle società di sondaggi unite in coro con i grandi media sia cileni che internazionali.
Il Cile volta pagina
Fabrizio Casari www.altrenotizie.org
Scampato pericolo. Alle presidenziali cilene, 15 milioni di cileni erano chiamati a scegliere tra Josè A. Kast candidato fascista, apertamente nostalgico del dittatore Augusto Pinochet, e Gabriel Boric, candidato del centrosinistra largo. La destra uscente ha tentato in ogni modo e fino all’ultimo di spianare la strada al suo figlio prediletto, persino bloccando il sistema di trasporti pubblico per impedire alla gente di recarsi alle urne. Ma non è servito. I cileni a votare sono andati ed il verdetto è indiscutibile: sebbene si cerchino spiegazioni nella defezione dell’elettorato di Parisi, dieci punti di distanza tra il fascismo e la democrazia misurano il termometro politico cileno.
Cile vince il candidato di sinistra
E’ l’ora del Cile, in una domenica storica. La campagna è stata fortemente polarizzata con l’ex leader della protesta studentesca Gabriel Boric che sfida l’ultraconservatore José Antonio Kast, nostalgico del generale Pinochet.
Una vittoria con il 56% dei voti con una affluenza storica per il Cile, che ha visto le classi popolari respingere fermamente il candidato di estrema destra sostenuto dall’imperialismo USA e che continua a far soffiare forte il vento del cambiamento lungo tutto continente Centro e Sud Americano.