La scomparsa degli introiti per il turismo in due anni di pandemia e le 200 precedenti sanzioni imposte dal governo USA sono la causa diretta della durissima situazione economica che vive oggi il popolo cubano (1).
Il giocatore di baseball cubano Yariel Rodríguez giocava nella Lega professionale giapponese, con un contratto milionario, di cui riceveva la maggior parte e una piccola percentuale andava alla Federazione Cubana di Baseball, per lo sport di base sull’isola (1). Al giocatore è poi arrivata un’importante offerta da una squadra della Major League USA. Avrebbe avuto accesso al miglior baseball del mondo e, ovviamente, a un contratto ancora più milionario. Che potrebbe anche portare molti più soldi per gli sport di base o per il miglioramento delle strutture a Cuba.
La menzogna viaggia su un deltaplano da Cuba a Miami
José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación
È il telegiornale sportivo di un canale spagnolo, Antena 3: “Hanno scelto il giorno perfetto per compiere la loro missione: fuggire da Cuba. Sono scappati su un deltaplano motorizzato. (…) Il loro modo di guadagnarsi da vivere si è convertito nella loro via di fuga” (1).
Dall’Iraq a Cuba: dalla propaganda di guerra al giornalismo sovvenzionato
José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación
A vent’anni dall’invasione dell’Iraq, Wikileaks ricorda il suo famoso video dell’“assassinio collaterale” di “civili, compresi due giornalisti della Reuters” da parte dell’esercito USA (1).
È stato “un momento decisivo per la nostra comprensione” di ciò, afferma l’organizzazione, perché oggi, chi “rischia una condanna a 175 anni se è estradato” è il giornalista che ha pubblicato il video, Julian Assange, e non gli autori del crimine né i loro comandi (2) (3).
300 manifestazioni con più di 3 milioni di persone, 500 persone arrestate in un solo giorno (1). Se fosse Cuba, Bielorussia o Cina… i titoli sarebbero pieni di termini come “esplosione sociale”, “rivolta popolare”, “repressione”, “regime”… (2)
Immaginate che la squadra di baseball USA giochi a Cuba e, dalle organizzazioni della Rivoluzione cubana, si organizzino proteste contro di essa, per essere la “squadra dell’imperialismo e del blocco” contro l’isola. Immaginate che il governatore dell’Avana incoraggi la popolazione a riempire di manifesti lo Stadio Latinoamericano, e che la stampa e la televisione ripetano, incessantemente, che i giocatori di baseball rappresentano un impero genocida e assassino, una plutocrazia e un regime che viola i diritti umani.
Il giornalismo progressista e le “ceneri” della Rivoluzione
José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación
La casa editrice Libros del K.O. ha appena pubblicato “L’isola occulta: storie di Cuba”, di Abraham Jiménez Enoa (1). È l’ennesimo esempio di come, per uno scrittore cubano, optare per il privilegio di pubblicare su una casa editoriale straniera, comporti la riproduzione del discorso cliché: Cuba è dittatura, censura e repressione (2). Nel frattempo, centinaia di talentuosi scrittori/trici, sull’isola, continuano senza passare il filtro degli ideologi editoriali.
Asilo politico: il premio per rubare un aereo cubano
José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación
Se un aviatore di Haiti, Repubblica Dominicana o Giamaica giunge illegalmente negli USA, il titolo sarebbe: “Imprigionato sequestratore aereo negli USA” o “Arrestato ed estradato il pilota che rubò un piccolo aereo”. Ma poiché questo è cubano, la notizia e il modo di raccontarla cambiano radicalmente: “Il giudice (degli USA) concede asilo politico al pilota che scappò da Cuba su un aereo russo” (1).
Human Rights Watch: difendere la repressione in nome dei diritti umani
José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación
Il silenzio mediatico sulla repressione poliziesca e militare in Perù, che ha già causato, in due mesi di crisi politica, più di 65 morti è scandaloso.
Se passiamo in rassegna i titoli della stampa aziendale (El País, Le Monde, CNN, Miami Herald, El Comercio, El Mundo, ecc., ecc.) difficilmente leggeremo parole come “repressione”, “regime” o “diritti umani (1) (2). Tutto si riduce a “disturbi e alterchi” dopo il “fallito autogolpe di stato” dell’ex presidente Pedro Castillo (3).
Poco prima delle proteste del luglio 2021, il ricercatore USA William LeoGrande ha menzionato, in un articolo, la “minaccia di una crisi umanitaria” a Cuba.
“Cuba -ha detto- importa il 70% degli alimenti. Le sue entrate sono crollate a causa del taglio delle rimesse dettato da Trump e alla chiusura dell’industria turistica”.
L’assalto dei bolsonaristi alle sedi dei tre poteri in Brasile; la destituzione del presidente del Perù; la violenza golpista in Bolivia dal dipartimento di Santa Cruz; la sentenza giudiziaria che inabilita la vicepresidentessa argentina…
Sono segni della fragilità del modello di democrazia impiantato in America Latina, che non è mai stato vero potere del popolo.
Mike Pompeo: il gangster che voleva soffocare Cuba e Venezuela
Il Segretario di Stato sotto Donald Trump, ed in precedenza direttore della CIA, Mike Pompeo, ha appena pubblicato, con grande supporto mediatico, il suo libro di memorie “Never give an inch” (‘Mai cedere un millimetro’).
Boicottare il turismo (1), distruggere gli accordi medici che portano ingressi al sistema sanitario pubblico dell’isola (2), scoraggiare gli investimenti stranieri: questi gli obiettivi della guerra economica, degli USA, contro Cuba.
Alla domanda “perché l’America Latina è importante (per gli USA)?” Laura Richardson, capo del Comando Sud, ha risposto: “Per le sue ricche risorse, le sue terre rare, per il triangolo del litio”. Per l’esistenza delle “più grandi riserve di petrolio”, “il 31% dell’acqua dolce mondiale”; e “le risorse del Venezuela in petrolio, rame e oro”.